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Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in
Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"
di [user #65794] - pubblicato il

Monica Barbaro si è avvicinata alla chitarra per esigenza di copione, ma il destino aveva altri piani per lei. Da Hollywood al folk, la sua storia dimostra che, a volte, è la musica a scegliere noi.
C’è chi si avvicina alla chitarra per passione, chi per caso e chi... per lavoro. Monica Barbaro, nota per il suo talento sul grande schermo, ha scoperto il fascino della sei corde interpretando Joan Baez in A Complete Unknown e ora sembra non riuscire più riuscire ad abbandonare la chitarra “Porto sempre con me il mio finger pick, mi ricorda che voglio continuare a suonare la chitarra...” ed è qualcosa di molto interessante, soprattutto se si pensa che fino a poco tempo fa la Barbaro non aveva mai imbracciato una chitarra.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"

Da Hollywood al folk: una trasformazione inaspettata
Quando Monica Barbaro ha ottenuto il ruolo di Joan Baez, l’idea di dover imparare a suonare la chitarra l’ha colta di sorpresa. Quando ho saputo di aver ottenuto la parte, ho pensato: "Perché non ho mai imparato a suonare la chitarra? Perché mi sono fatta questo?!’” ha raccontato ridendo in un’intervista. Eppure, anziché farsi scoraggiare, si è lanciata a capofitto nello studio dello strumento, sviluppando un vero e proprio amore per il fingerpicking.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"

L’esperienza non si è fermata alla "sola" recitazione: la Barbaro ha scavato in profondità nella vita di Joan Baez, studiando il timbro della sua voce, e ovviamente anche il suo modo di suonare. Ha persino avuto l’occasione di parlarle al telefono, scoprendo con sorpresa che anche Joan, da giovane, si addormentava abbracciata alla sua chitarra così come successo a lei durante la preparazione del film. Per A Complete Unknown, gli attori hanno eseguito personalmente le performance musicali dei loro personaggi.

Timothée Chalamet, che interpreta Bob Dylan, ha cantato e suonato dal vivo tutte i brani durante le riprese, registrando le proprie parti di chitarra e di armonica. Lo stesso hanno fatto, Monica Barbaro (Joan Baez), Edward Norton (Pete Seeger) e Boyd Holbrook (Johnny Cash), contribuendo in maniera fondamentale al raggiungimento di quell'autenticità che James Mangold ha rincorso quasi maniacalmente per la realizzazione del film.



Una Martin per accompagnare il cambiamento
Joan Baez è una delle figure più influenti nella storia della musica (e non soltanto per quanto riguarda il mondo folk), capace di trasformare la sua voce cristallina e il suo fingerpicking raffinato in un’arma di protesta e di poesia potentissima. La musica della Baez, radicata nella tradizione americana, ha attraversato decenni di storia, accompagnando movimenti per i diritti civili, campagne contro ogni tipo di conflitto e movimenti di attivismo dalle tematiche trasversali.
Uno degli elementi più affascinanti della cantautrice originaria di Staten Island, New York, è però quello di aver portato avanti un'opposizione intellettuale e poetica profonda e mai scontata, riuscendo a non alzare mai la voce e portando sempre alta la bandiera di ideali universali ben radicati. 

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"

A fare da supporto e da mezzo narrativo per la Baez si sono alternate soprattutto chitarre acustiche Martin, marchio al quale l'artista si è legata fin dai primi anni della sua carriera. Nello specifico, sono due modelli "0" a spiccare fra quelli che hanno elevato e alimentato la musica di Joan Baez, ovvero una 0-45 del 1929 e una 0-40 del 1880.

0-45, una piccola chitarra con un grande retaggio
Il modello 0-45 faceva parte della prestigiosa serie Style 45 introdotta da Martin nei primi decenni del XX secolo. Queste chitarre erano realizzate con materiali di altissima qualità e presentavano intarsi raffinati e caratteristiche sonore eccezionali. Nonostante le sue dimensioni ridotte, il modello “0” produceva un suono sorprendentemente pieno e articolato, rendendolo perfetto per i chitarristi fingerstyle e i cantautori che cercavano uno strumento capace di accompagnare la voce senza sovrastarla.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"

Quando Joan Baez entrò in possesso della sua Martin 0-45 del 1929, lo strumento era già un gioiello vintage. Tuttavia, fu il suo utilizzo costante durante gli anni ’60 e ’70 a renderlo leggendario. Questa chitarra, infatti, divenne la sua principale compagna durante il movimento per i diritti civili, le proteste per la pace e alcuni dei momenti più iconici della musica folk.

La Marcia su Washington (1963)
Il 28 agosto 1963, durante la storica Marcia su Washington, Joan Baez accompagnò con la sua Martin 0-45 il canto di “We Shall Overcome”, in sostegno al movimento per i diritti civili. La sua esibizione rimane una delle immagini più potenti accanto al discorso “I Have a Dream” di Martin Luther King Jr.

Il Newport Folk Festival
Baez si esibì più volte al Newport Folk Festival, debuttando nel 1959. Nel 1963, presentò un giovane Bob Dylan, esibendosi con lui in brani come “Blowin’ in the Wind”, segnando l’inizio della loro collaborazione artistica e del legame con la 0-45.



Woodstock (1969)
A Woodstock, il 16 agosto 1969, Baez, incinta di sei mesi, offrì una performance intensa e intima con brani come “Joe Hill” e “We Shall Overcome”. Il suono delicato della sua 0-45 contrastò con l’energia elettrica del festival, lasciando un segno profondo nei presenti.

Concerti per la Pace e la Giustizia Sociale
Negli anni ’70 e ’80, Baez continuò a suonare la Martin 0-45 in eventi per i diritti umani e il disarmo nucleare, tra cui il Live Aid 1985 e concerti per Amnesty International, confermando il suo impegno musicale e sociale.

Le caratteristiche della Martin 0-45
La 0-45 del 1929 di Joan Baez fu costruita in un periodo in cui C.F. Martin & Co. produceva alcune delle migliori chitarre acustiche al mondo. Non che oggi le cose siano cambiate poi molto, ma il periodo pre-bellico è tutt'ora considerato l'Età d'Oro del brand.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"
  • Costruzione interamente in legno massello, con fondo e fasce in palissandro brasiliano e top in abete Adirondack.
  • Intarsi in abalone su corpo, rosetta e tastiera.
  • Formato piccolo (0-size), ideale per il fingerpicking e l’accompagnamento vocale.
  • Paletta con fessure (slotted headstock), tipica delle Martin prebelliche.
  • Ponte e binding in avorio, materiale utilizzato prima della Seconda Guerra Mondiale.
Nonostante le dimensioni ridotte, la 0-45 offriva un suono caldo, bilanciato e definito, perfetto per la voce eterea e il delicato arpeggio della Baez.
Nel 1997 Martin ha presentato la prima versione della 0-45 Joan Baez Signature, basata ovviamente sull'esemplare del 1929 reso famoso dalla cantautrice. Tutt'oggi il catalogo Martin continua a includere un modello signature dedicato all'artista.

La Martin 0-40 di Joan Baez: una voce fuori dal coro
Si tratta sempre di un body "0", ma in questo caso è una 0-40 del 1880, ovvero "l'altra" grande alleata della poetica di Joan Baez. Questa piccola chitarra, infatti, con il suo suono caldo e la sua estetica elegante, è stata testimone di momenti cruciali della carriera della Baez, fino a trovare casa nel Martin Museum dove è conservata per ricordare il suo straordinario percorso artistico.



Un incontro destinato a cambiare la storia
L’incontro tra Joan Baez e la sua Martin 0-40 avvenne nel 1966, quando la cantante si imbatté nello strumento grazie a una studentessa di Berkeley. Questa chitarra, che era appartenuta alla nonna della ragazza, colpì immediatamente la Baez per il suo timbro caldo e bilanciato. Tanto fu l’entusiasmo dell’artista, che offrì in cambio due delle sue chitarre. La piccola Martin divenne presto protagonista dei suoi concerti e delle registrazioni, accompagnandola in un periodo cruciale della sua carriera.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"

Tra gli album in cui l’artista impiegò questa chitarra, spicca con forza David’s Album (1969), dedicato all’ex marito David Harris, attivista per la pace. Un disco intimo e potente, che riflette l’impegno sociale e la sensibilità musicale della Baez. La Martin 0-40 suonò anche dal vivo, come testimoniato dalla copertina dell’edizione giapponese di un live tratto dallo stesso album.

Il ritorno a casa della 0-40
Nonostante l’importanza che la Martin 0-40 ebbe nella sua vita musicale, Joan Baez prese una decisione sorprendente nel 1968: restituire la chitarra alla sua proprietaria originaria. La ragazza che gliel’aveva ceduta iniziò infatti a provare rimorso per essersi separata dallo strumento della nonna, e Baez, con grande generosità, accettò di renderglielo. 

La storia della Martin 0-40 non si è conclusa con la restituzione alla sua proprietaria originaria. Nel 2015, infatti, la chitarra riapparve all’asta presso Freeman’s di Philadelphia, dove venne acquisita dalla Martin Guitar Company. Oggi, la 0-40 è esposta nel Martin Museum, accanto ad altri strumenti dalla storia ineguagliabile. Un dettaglio affascinante della chitarra è la setlist scritta a mano da Baez e incollata sul lato del body, una pratica abituale per l’artista, che la rende un’ulteriore testimonianza della sua storia.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"

Una carriera tra cinema e musica
Monica Barbaro ha costruito la sua carriera nel mondo del cinema e della televisione, distinguendosi per versatilità e talento. Dopo aver studiato danza, si è avvicinata alla recitazione, ottenendo ruoli in serie di successo come UnREAL e Chicago Justice. La sua popolarità è esplosa con Top Gun: Maverick, dove ha interpretato la pilota Phoenix, dimostrando di avere grinta da vendere. Ora, con A Complete Unknown, ha aggiunto una nuova dimensione al suo percorso: quella di musicista.

A Complete Unknown: Bob Dylan secondo Hollywood, tra leggende e rivoluzioni
Bob Dylan che incontra Timothée Chalamet. Un’accoppiata improbabile? Forse, ma A Complete Unknown è il biopic che nessuno sapeva di volere e che ora tutti vogliono giudicare. Diretto da James Mangold, il film conduce nella New York degli anni ’60, nel pieno fermento della scena folk, dove un giovane Dylan – armato di chitarra, armonica e una buona dose di ambizione – è pronto a diventare la voce del futuro.



Chalamet si cimenta con il personaggio più sfuggente della storia della musica e, incredibilmente, non sfigura. Suona, canta e imita quella voce nasale che ha diviso il mondo per decenni, dimostrando di aver fatto i compiti a casa. Ma il vero colpo di scena è Monica Barbaro nei panni di Joan Baez: elegante, credibile e - letteralmente - guidata da una nuova ossessione per il fingerpicking. Il film esplora il loro rapporto artistico e sentimentale, tra duetti emozionanti e sguardi complici, ma senza mai scivolare nella soap opera (cosa assai gradita soprattutto dal pubblico più coinvolto nel mondo musicale).

Mangold gioca con la narrazione, evitando la classica struttura del biopic condotto sulla triade ascesa/caduta/riscatto. La musica è protagonista assoluta e il Greenwich Village di quegli anni è ricostruito con cura, tra caffè fumosi, chitarre Martin sempre in bella vista e ideali rivoluzionari. Certo, qualche licenza artistica è inevitabile (non aspettatevi il Bob Dylan più ruvido e sarcastico), ma la pellicola riesce a restituire il senso di un’epoca in cui un accordo di Sol poteva (e riusciva nell'intento) cambiare il mondo.
A Complete Unknown fa il suo dovere: intrattiene, emoziona e, soprattutto, fa venir voglia di riascoltare Blowin’ in the Wind almeno dieci volte di fila. Hollywood ha vinto la scommessa? Forse non del tutto, ma una cosa è certa: il film fornisce almeno una buona scusa per esplorare nuovamente un repertorio di grande peso.

Monica Barbaro, Joan Baez e le sue Martin in "A Complete Unknown"
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