Nel 1984, un piccolo film chiamato This Is Spinal Tap si fece strada nel panorama cinematografico e musicale americano. Nato come una parodia dei documentari rock, quello che sembrava un progetto di nicchia è diventato, col tempo, uno dei film più amati e influenti della cultura popolare del settore. Con l’annuncio del sequel, previsto per settembre 2025, è il momento giusto per ripercorrere la storia di questo mockumentary e di capire perché è un amplificatore che si spinge fino a 11 ha saputo ridefinire un genere e coinvolgere svariate generazioni di fan.

La genesi di This Is Spinal Tap
L’idea di This Is Spinal Tap nasce nei primi anni ’80 dalla mente del regista Rob Reiner, insieme agli attori Michael McKean, Christopher Guest e Harry Shearer. La loro ispirazione arriva dopo aver notato l’assurdità crescente delle rock band britanniche di fine anni ’70 e inizio anni ’80, con i loro eccessi, il machismo imperante, i capricci da star e l’assoluta serietà con cui venivano affrontati temi a dir poco ridicoli.
Tutto prende il via da uno sketch all'interno dello show televisivo The TV Show, una band creata, introdotta in maniera a energica da Wolfman Jack si esibisce con il brano Rock'n'Roll Nightmare. Alla fine di un'esibizione dai tratti onirici, tutta la band è sdraiata a terra in attesa che la macchina del fumo li avvolga, ma invece tutto si conclude in una colata d'olio bollente che porta via tutto il gruppo. È l'esordio degli Spinal Tap, il resto è...
Rob Reiner, che all’epoca non aveva ancora firmato un lungometraggio, immaginava un falso documentario, sulla scia di quelli resi famosi dalla BBC, che raccontasse la parabola discendente di una band hard rock. L’intento era quello di riflettere sull’assurdità del mondo del rock, esasperandone i clichè, ma mantenendo la verosimiglianza tipica del documentario.
Il progetto prese vita quando il gruppo si riunì per girare un cortometraggio pilota di 20 minuti, destinato a raccogliere i fondi per proseguire nell'impresa.
Questo primo filmato fu la scintilla capace di convincere Norman Lear, famoso produttore televisivo, a finanziare l’intero lungometraggio.
Un set dominato dall’improvvisazione
Il copione di This Is Spinal Tap era in realtà poco più di un canovaccio. Reiner e i tre protagonisti avevano delineato una trama e i principali snodi narrativi, ma i dialoghi furono quasi interamente improvvisati. Ogni attore si calò nel proprio personaggio, reagendo alle situazioni in modo naturale, e nel corso degli anni il trio più sgangherato del rock, così come lo stesso Bob Reiner, hanno vestito più volte i panni dei loro personaggi anche in occasione di interviste ufficiali e di incontri televisivi.
Michael McKean interpretava il cantante/chitarrista David St. Hubbins, Christopher Guest il chitarrista solista Nigel Tufnel, mentre Harry Shearer era il bassista Derek Smalls. Il batterista, come noto, era destinato a cambiare spesso, data l’assurda “maledizione” che colpiva ogni percussionista dei Tap. Le riprese durarono circa cinque settimane, ma il montaggio fu un processo molto più lungo. Si stima che Reiner e il montatore Kim Secrist abbiano dovuto visionare oltre 60 ore di materiale improvvisato per ottenere il film di 82 minuti che conosciamo oggi.
La "trama" di This Is Spinal Tap
NIgel Tufnel, David St. Hubbins e Derek Smalls sono "all'apice" del loro successo, e pertanto decidono di fare il salto "over the pond." This Is Spinal Tap, segue le disavventure della band rock più esagerata della storia durante il grande momento dell'approdo negli Stati Uniti. Nel corso del film, il regista fittizio Marty DiBergi (interpretato dallo stesso Rob Reiner) intervista i membri della band e li accompagna dietro le quinte, mostrando il contrasto tra la loro immagine ribelle sul palco e le situazioni surreali (e spesso ridicole) che affrontano nella vita di tutti i giorni: dai contrasti con i produttori al flop del tour stesso, senza dimenticare i bizzarri problemi tecnici – come gli assurdi incidenti scenografici o un minuscolo modellino di Stonehenge che arriva sul palco per errore.

A complicare la situazione contribuiscono anche le tensioni interne tra i componenti principali del gruppo, il cantante/chitarrista David St. Hubbins e il chitarrista solista Nigel Tufnel, spesso in disaccordo sulle scelte artistiche. Al gruppo si aggiungono poi musicisti che vanno e vengono in modo rocambolesco, in particolare i batteristi, che hanno una “maledizione” che li porta a fare una fine sempre più assurda e misteriosa.
Man mano che il tour procede e le date si fanno sempre meno affollate, la band deve affrontare la possibilità del proprio declino, con gag che prendono in giro gli stereotipi del mondo rock (loghi giganti, liti dietro le quinte, ambizioni artistiche sopra le righe). Tuttavia, l’indomabile spirito da rockstar dei componenti della band risorge proprio quando tutto sembra perduto, garantendo un nuovo colpo di scena e chiudendo il documentario in maniera a dir poco ironica.
L’uscita al cinema e il flop al box office
Nonostante l’entusiasmo del team creativo, This Is Spinal Tap ebbe un esordio molto difficile al botteghino. Uscito nella primavera del 1984, il film fu distribuito in maniera limitata e non ottenne grande attenzione dal pubblico.
In termini di incasso, il film guadagnò poco più di 4 milioni di dollari. Un risultato modesto, considerando le aspettative di Embassy Pictures e di Norman Lear. Molti spettatori rimasero confusi dalla natura del mockumentary: alcuni credevano che gli Spinal Tap fossero una vera band britannica, altri non colsero l’ironia del progetto e trovarono - anzi - sminuente la parodia messa in atto ai danni del rock. L'apice della confusione arrivò grazie ai media: il New York Times recensì il film come un vero documentario musicale, senza accorgersi minimamente della farsa.
La rivalutazione critica e l’impatto culturale
Col passare degli anni, This Is Spinal Tap è stato rivalutato fino a diventare un punto di riferimento nella satira musicale e nella commedia in generale. L’American Film Institute lo ha inserito nella lista delle 100 commedie migliori di sempre, e molti artisti rock, da Metallica a U2, hanno dichiarato di aver visto nel film un ritratto inquietantemente realistico delle dinamiche interne alle band.
L’espressione “goes to eleven”, riferita all’amplificatore i cui controlli arrivano fino a 11 invece che a 10, è entrata nel linguaggio comune di gran parte dei chitarristi, diventando una metafora per ogni cosa che viene esasperata e portata al massimo livello. Il termine "mockumentary", del quale This Is Spinal Tap è probabilmente l'esponente più carico di significato, ha trovato dignità propria, spianando la strada per successive perle come Borat, A Mighty Wind, Popstar: Never Stop Never Stopping, per arrivare oggi a personaggi come quello di Philomena Cunk.
Rob Reiner: la passione per la musica e la chitarra
Prima di diventare un regista di successo, Rob Reiner aveva una profonda connessione con il mondo della musica. Cresciuto nella Los Angeles degli anni ’60, figlio del regista e comico Carl Reiner, ha vissuto circondato da artisti e musicisti fin dall'infanzia. Reiner ha sempre dichiarato di essere un chitarrista dilettante, e durante le riprese del film spesso si intratteneva con Guest, McKean e Shearer suonando insieme a loro nei momenti di pausa. Inutile dire che è stata proprio la sua conoscenza dell’ambiente musicale a rendere This Is Spinal Tap una satira accurata e paradossalmente molto fedele alla verità, evitando le trappole di un umorismo superficiale.
Dopo Spinal Tap, Reiner ha diretto pellicole cult come Stand by Me e The Princess Bride, ma il legame con la musica è rimasto saldo. In numerose interviste, ha raccontato di non essersi mai separato dalle sue chitarre, anche se ha ammesso di non essere mai andato “oltre il livello amatoriale”.
Curiosità e aneddoti dal set
- Il Marshall che “goes to eleven” - Il celebre amplificatore Marshall modificato per il film è stato un’idea di Christopher Guest, ovvero Nigel Tufnel. La scritta “11” fu incollata su un normale controllo di volume da 10 e la scena fu completamente improvvisata e non era prevista nel copione.
- I membri della band suonavano davvero - Guest, McKean e Shearer erano (e sono) musicisti capaci. Nel film, tutte le parti strumentali furono suonate realmente da loro, senza controfigure o sovraincisioni. La colonna sonora fu registrata dalla band stessa, e Smell the Glove (l’album “black” dei Tap) è oggi disponibile su vinile e CD.
- Cameo e presenze future - Nel film appaiono molti attori oggi celebri. Dana Carvey (futuro Garth di Wayne’s World - Fusi di Testa) e Billy Crystal sono i mimos nella scena del catering. Fran Drescher, che poi sarà la protagonista Francesca Cacace in La Tata, interpreta la pubblicista Bobbi Flekman.
- I disastri sul palco - Le gag dei concerti dei Tap – come la Stonehenge ridicolmente piccola o i pupazzi gonfiabili che si afflosciano – furono ispirate a incidenti realmente avvenuti. La scena di Stonehenge fa riferimento diretto a un concerto dei Black Sabbath, durante il quale le scenografie giganti resero impossibile la loro installazione sul palco.
Il culto di Spinal Tap
Il tempo ha reso This Is Spinal Tap un fenomeno di culto, e la band, pur essendo fittizia, è andata realmente in tour. Nel 1992, gli Spinal Tap pubblicano Break Like the Wind, un disco vero e proprio supportato da una tournée mondiale, con ospiti del calibro di Jeff Beck e Steve Lukather. Il merchandising della band, dalle magliette ai poster, è andato a ruba negli anni ’90 e 2000. Ancora oggi, durante il NAMM Show, non è raro imbattersi in stand carichi di merchandising dedicato agli Spinal Tap.
Nel 2002, il film è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, riconosciuto come “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo”.
Spinal Tap II: cosa aspettarsi
Con l’uscita di , i protagonisti storici torneranno a vestire i panni dei loro iconici personaggi. Rob Reiner ha dichiarato che la nuova pellicola sarà ambientata 40 anni dopo il film originale, raccontando il ritorno dei Tap per un ultimo concerto, spinti da un manager che li convince a rimettersi in gioco.
Il film promette di mantenere lo spirito del predecessore, con nuove gag ispirate all’attualità del rock e un’ironia ancora più consapevole. |