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Joe Bonamassa e la truffa del deepfake: “È tutto finto, state attenti”
Joe Bonamassa e la truffa del deepfake: “È tutto finto, state attenti”
di [user #116] - pubblicato il

Joe Bonamassa finisce nel mirino dei truffatori digitali: un video deepfake circolato in rete simula la sua voce con un messaggio romantico destinato a una fan. Il chitarrista denuncia il caso e mette in guardia i follower: “È tutto falso, create per ingannare”. La vicenda riaccende l’allarme sul fenomeno AI e la manipolazione mediatica delle celebrità.
Nel 2025 la realtà sembra sempre più confusa. Lo sa bene Joe Bonamassa, protagonista, suo malgrado, di un nuovo caso di truffa digitale alimentata dall’intelligenza artificiale. L’1 giugno, il celebre chitarrista blues ha pubblicato sul proprio profilo Instagram un video per smentire un contenuto deepfake creato appositamente per ingannare i suoi fan.

Qui il video deepfake.
Qui il video originale del 2021.

Joe Bonamassa e la truffa del deepfake: “È tutto finto, state attenti”


Il filmato, inizialmente condiviso in rete da ignoti, mostra Bonamassa apparentemente impegnato a registrare un messaggio video per una fan di nome “Lizzie”. L’atmosfera è intima, la voce suona familiare ma leggermente rigida, come se stesse leggendo da un copione. In realtà, si tratta di un clip del 2021 — girato a Bay City, Michigan — manipolato con tecnologie guidate dall'AI, che includono una ricostruzione vocale per simulare la voce dello stesso Bonamassa.

Nel messaggio contraffatto, il chitarrista dichiara il proprio amore per Lizzie, rievoca aneddoti personali — come un concerto agli esordi a Buffalo, New York — e conclude con un acceso “Ti amo così tanto, Lizzie”. Tutto, ovviamente, completamente inventato partendo da unde-contestualizzazione di un video con finalità completamente diverse.
Sono senza parole. Questo è davvero assurdo”, ha scritto Bonamassa su Instagram. “È un contenuto generato con l’AI, creato appositamente per truffare e ingannare le persone. Per favore, fate attenzione”. L’artista ha voluto ringraziare pubblicamente il collega Jimmy Vivino, che lo ha avvertito della circolazione del video dopo essere stato contattato da un amico. “Il 2025 è un anno spaventoso, amici miei”.

La vicenda ha suscitato reazioni forti anche tra altri musicisti. Alex Skolnick ha commentato amaramente: “E visto il comportamento degli oligarchi della Silicon Valley ultimamente, perché mai dovremmo preoccuparci? (Yikes)”. Non è il solo.
Brian May, in un’intervista a Guitar Player del 2023, aveva lanciato un monito profetico: “Nel giro di un anno, non sapremo più distinguere cosa è stato creato da umani e cosa dall’intelligenza artificiale. Potremmo ricordare il 2023 come l’ultimo anno dominato dalla musica umana”. Anche Paul McCartney ha preso posizione firmando, insieme ad altri 400 artisti, una lettera che si oppone ai cambiamenti proposti alle leggi sul copyright statunitensi, accusate di favorire le aziende AI a discapito dei creativi.

E se alcuni, come Pete Townshend, provano a sdrammatizzare — “potrei usare l’AI per scrivere nuove hit degli Who”, ha detto — altri, come Elvis Costello, preferiscono l’autoironia. “Nessuno vuole essere me, quindi non credo che un algoritmo mi replichi. Io vivo in un universo diverso da quello dell’AI”.

Joe Bonamassa e la truffa del deepfake: “È tutto finto, state attenti”

Il caso Bonamassa non è certo l'unico a evidenziare i pericoli di una tecnologia che, sebbene affascinante e potenzialmente molto utile, può essere facilmente sfruttata per fini ingannevoli. Quando a essere manipolati sono volto e voce di un musicista tanto riconoscibile, il danno d’immagine è dietro l’angolo. Ma la questione va oltre la reputazione: si tratta di proteggere il pubblico da truffe e di preservare la fiducia in un sistema sempre più esposto alla distorsione del reale.

Nel frattempo, Bonamassa si prepara all’uscita del suo nuovo album Breakthrough, prevista per il 18 luglio, album nel quale a parlare è solo la sua vera voce.
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di MM [user #34535]
commento del 03/06/2025 ore 17:44:44
E siamo solo all'inzio... e forse ancora prima dell'inizio.
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di Francescod [user #48583]
commento del 03/06/2025 ore 18:14:31
E' tutto molto semplice nella sua infinita tristezza: non esiste ambito sociale che non sia regolamentato dalla legge. Entrate in un bar, accendete una sigaretta, e la legge prevede la fattispecie di reato e la sanzione. Camminate per strada, urinate contro un cancello e... già previsto: fattispecie e sanzione. Denudatevi in piazza, andate in autostrada a 150 km/h, mettetevi in volo con un aeromobile non registrato, andate a pesca in zona non autorizzata ecc. ecc. ecc.
Poi è nata la Rete e il legislatore si è calato le braghe. E' un ambito giovane, certo, ma andava da subito disciplinato. E invece...
Con la AI peggio mi sento: posso immettere in giro fandonie sempre più verosimili ma la regolamentazione ancora manca. E mancherà sempre, anche quando qualche regoletta arriverà, perché da anni il legislatore (leggasi i poteri pubblici) si è calato le braghe e ha silenziosamente alzato bandiera bianca, mentre una serie di potenti gruppi privati ha preso il controllo di alcune tecnologie, della loro sperimentazione, della loro commercializzazione ecc., e le opinioni pubbliche saranno usate come cavie, gregge belante inerme. Non per un oscuro complotto dei poteri forti e caxxate varie, ma per la latitanza di chi avrebbe il compito di regolamentare un ambito che invece non vuole regolamentare.
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di MTB70 [user #26791]
commento del 03/06/2025 ore 18:24:09
Aggiungi l’aggravante che quando commetti fisicamente un reato sei in un luogo in cui si applica una determinata legislazione; un reato su Internet si perde prima di tutto perché in molti casi manco si riesce a stabilire in modo univoco dove sia stato compiuto e quale legge debba essere rispettata.
E comunque anche se smentisci hai creato per un certo periodo quella confusione (“sarà vero?” “Ci posso credere?”) per cui all’inizio ci faremo trascinare ma tra un po’ smetteremo di credere a qualunque cosa per principio, lasciando a zero la credibilità di internet che diventerà per molti solo un regno di fantasia/panzane.
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di Francescod [user #48583]
commento del 03/06/2025 ore 18:41:07
E' qui la gravità della latitanza del potere pubblico di fronte al gigante privato: sembra quasi ineluttabile che non si possa fare nulla perché tanto non sai dove l'atto è stato compiuto e chi l'abbia compiuto. Non è così per forza. La regolamentazione che non c'è determina questo come conseguenza. Ma se il proprietario della piattaforma fosse indotto ad adeguarsi a una normativa, stai sicuro che dovrebbe obbligatoriamente dotarsi di tutti gli strumenti necessari per non essere continuamente sanzionato. E vedresti cosa accadrebbe se una pluralità di sanzioni iniziassero a piovere in una pluralità di Stati per una pluralità di violazioni. Probabili conseguenze? Fine dell'anominato su internet e un chiaro codice di comportamento. Attualmente invece è come circolare in autostrada, nelle statali, in mare, sui fiumi, in cielo con mezzi senza targa e conducenti senza documenti di identità e patente.
Ripeto, gli ambiti sociali sono tutti regolamentati tranne la Rete.
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di MTB70 [user #26791]
commento del 03/06/2025 ore 18:50:
Concordo, però sono molto meno ottimista sulla
possibilità di cambiare qualcosa. Esempio banale: se voglio, navigo facendo risultare il mio IP come se io fossi, che so, alle Barbados. La polizia italiana si attiverebbe per un crimine magari piccolo commesso da un cittadino di un altro Paese all’altro capo del mondo? Oppure chiederebbe alla polizia delle Barbados di intervenire? Le Barbados hanno leggi che puniscono quel reato? Se le ho scelte, probabilmente no. E se anche fosse, come si potrebbe dimostrare in tribunale che quello che ha fatto quella cosa ero proprio io, considerando con quale facilità di rubano identità e hackerano profili, magari adesso pure con l’aiuto dell’AI? Temo che ci siamo cacciati come l’apprendista stregone in qualcosa che non sappiamo minimamente gestire.
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di MTB70 [user #26791]
commento del 03/06/2025 ore 18:57:59
Nel frattempo, per tornare a casa dall’ufficio mi sono fatto una vasc coi mezzi pubblici di un’ora e quaranta, quando dovrebbe bastare la metà di quel tempo. E se non sappiamo far funzionare neppure le cose più semplici…
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di Francescod [user #48583]
commento del 03/06/2025 ore 19:20:39
Non ti sto dicendo che basta una minima regolamentazione e tutto è risolto. Non è che non c'è da essere ottimisti perché infinite possono essere le scappatoie. Il punto è che non c'è da essere minimamente ottimisti perché manca persino la regolamentazione base, quella minima, ovvero l'identità dell'utente e la sua responsabilità in tutta una serie di fattispecie banali. Cioè oggi non c'è nemmeno bisogno di travisarsi: non serve cambiare l'IP e tutto il resto. Puoi già fare come caxxo ti pare in tutta una serie di situazioni. Quando e se verrà introdotta una regolamentazione generale; quando e se le piattaforme dovranno adempiere a normative piuttosto precise, già avrai risolto una quantità enorme di problemi. Ovviamente ne persisteranno altre, quelle dei malitenzionati, certo. Ma intanto hai messo in regola la popolazione generale, che avrà più remore a contravvenire, mentre oggi è un po' una giungla libera.
Non parliamo poi dell'AI. Oggi le aziende che sviluppano questi prodotti fanno un po' come gli pare, e il potere pubblico va al seguito come un cagnolino. Come se nulla potesse fare per decidere cosa va bene e cosa non va bene, cosa può sviluppare e come, cosa riteniamo pericoloso e cosa no.
Ormai siamo in una situazione in cui abbiamo dei privati più ricchi e potenti di uno Stato (cosa che sarebbe potuta accadere anche in passato, ma non accadeva perché non era consentita), di privati che organizzano lanci spaziali, come solo nei film di James Bond, mentre il programma spaziale pubblico non ha fondi. Questo significa abdicare al potere regolatorio.
Non la sto mettendo sul piano politico, sto cercando di rimanere nell'ambito giuridico. Non mi interessa giudicare singoli soggetti di una parte politica o di un'altra.
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di MTB70 [user #26791]
commento del 03/06/2025 ore 19:35:55
Tutti gli Stati hanno un desiderio matto di essere sul treno vincente e hanno paura che se non li lasciano fare quelli della Silicon Valley se ne andranno altrove coi loro lavori ben pagati che generano tasse e pace sociale e loro rimarranno con un pugno di mosche. Non è che abbiamo politici con la schiena particolarmente dritta, intendiamoci.
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di Guycho [user #2802]
commento del 04/06/2025 ore 09:24:36
Mi auguro che di questo passo, la rete venga, infine, relegata per quello che ormai è: un giocattolo senza alcun valore reale.
Rispondi
di Aleinaccordo [user #41248]
commento del 04/06/2025 ore 11:29:22
L'IA è l'inizio della moderna torre di babele, nessuno sarà più in grado di sapere cos'è reale e cosa no. E le conseguenze sono già note
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