Caro il mio diario, io uso una vecchia chiave usb da 128mb.
Si è proprio lì che scrivo.
E' un piccolo scrigno dei gioielli che posso portare in tasca dove voglio.
Questa magia mi affascina; quando ho cominciato a lavorare sui computer, mi sembravano un deserto inesplorato
10 Mb di spazio sull'hard disk, oggi mi porto in tasca dieci volte tanto.
E lasciamo perdere i nuovi Ipod da 20, 30, 40 gb.
Non è solo nostalgia,sono solo ricordi.
Questa volta non sono qui per raccontare di me, ma di mio padre.
Se oggi io sono quel che sono, lo devo anche a lui.
Mio padre mi ha trasmesso la stupenda passione per la musica e per la chitarra.
E' per questo che c'è e ci sarà sempre un posto per lui qui nel mio diario.
Però lui mi lascia molte volte ammutolito per quel senso "civico" che ormai è raro vedere.
Mio padre ha ottant'anni è grazie al cielo è ancora vispo e presente .
Nel nostro piccolo paesino di Cameri (Novara) grazie ad una intelligente iniziativa era nato
un giornale locale sponsorizzato dalla proloco.
In questo giornale scrivevano molte persone che si impegnavano nel tentativo di recuperare e tramandare i ricordi ed
i valori culturali del mio " piccolo borgo ".
A causa di un reimpasto della precedente proloco, sono cambiati i personaggi e le regole sono state reinventate.
Il giornale che era assolutamente libero è stato giudicato inadeguato.
Non solo: dei precedenti collaboratori nessuno è stato confermato.
Non vi sembra un po' la situazione dei nostri governi?
Io direi uguale.
Questo è lo sfogo di mio padre, un musicista che ragiona con il suo spirito di uomo libero e soprattutto con quella
logica di chi "non ci sta" e non condivide queste "logiche" assurde.
Io dico, non perchè è mio padre, averne di uomini così!
Qui sotto la sua lettera di protesta. Io spero che sia d'accordo (scusatemi l'assonanza col sito) perchè non gli ho
detto nulla e la pubblico.
Comunque lui nel suo piccolo "si incazza" e la farà pubblicare anche sui giornali locali. (Se qualcuno avrà il
coraggio di farlo...)
E' uno lo sfogo di un uomo che fondamentalmente è un musicista...e vede le cose con quella purezza d'animo che mi
incanta ogni volta.
Ed ecco la sua protesta:
In difesa della Ruja
periodico trimestrale camerese.
Come decano della Ruja invio anzitutto un cordiale saluto ai suoi lettori. Parlo anche a nome di figlia, nipote e
nuora che come me collaborano alla stesura del trimestrale. Il sottoscritto, impegnato a far rivivere la memoria
storica del luogo natio, aveva nei giorni scorsi già preparato l’articolo per il prossimo numero della Ruja,
sennonché, come fulmine a ciel sereno, gli è giunta la notizia che la pubblicazione era sospesa.
Ora sorge la domanda se c’entri la polis del luogo. Non lo escludo, benché finora non si è mai fatto della politica.
Anzi, quando nei giorni del crack di Cirio e Parmalat avevo rispolverato l’ASINO di Pedrecca e Galantera, il
direttore, proprio l’amico Antonio Cottone, mi censurò giustamente e il mio articolo quella volta non uscì.
Ma torniamo al nostro loco. La Cameri d’una volta sepulta est e a ricordarla non resteranno che i dipinti dei
nostri bravi pittori.
Al ‘mio borgo selvaggio’ hanno levato tutto: non soltanto i selciati e i graniti delle vie centrali (veri gioielli
che Novara ha invece conservato rispettando il passato), non soltanto la roggia con ponticelli e lavatoi. Hanno
tolto anche il meglio, che era dentro di noi, come la tranquillità, la cordialità, l’asciutta consapevolezza di ciò
che è bene e di ciò che è male.
Furiosi come cani, ruspe e caterpillar hanno distrutto puntéi, puléi, suléi, corti, puzz, stali, ort e vigni,
perfino le più tipiche botteghe artigiane e le linde trattorie con tanto di pergolato, capaci di stuzzicare l’
appetito dei passanti con gli odorini dei nostri piatti rustici.
Un vero terremoto che ha lasciato pochi sparuti cimeli: una ruota da mulino con relativo immondezzaio; qualche
muraglia; un pozzo ad argano, l’arco di un portone. Ma quanta pena fanno questi miseri resti soffocati come sono nel
grigiore dei casermoni condominiali fra il viavai assordante dei motori.
Pure il dialetto mortus est.
Santa Maria? Al Pizz? Vaisëi? Da Cört? Muntrüca? Mulìc?
No. Oggi i quartieri si chiamano Cavallo, Pantera, Serpente, Aquila.
Parafrasando Genocchio mi vien da dire che: “L’è ‘na roba che pudì cuntala ai povar mort, i disan ch’l è ‘na bala”.
traduzione : "E' una cosa che raccontarla ai poveri morti dicono che è una presa in giro...."
Eppure dal vecchio campanile potrebbe giungere ancora qualche voce genuina, ma – ahimè – pare che le campane
disturbino il sonno dei ‘bei da caté’.
traduzione... : " impossibile da tradurre: è così e basta...."
E così, sperando di non essere contestato, gradirei che il nostro loco fosse sempre e soltanto preceduto da un pro.
Ma dal nuovo comitato verso la Ruja creata da Cottone e dai suoi collaboratori si scambia volentieri il pro con il
contro, modificando un giornale che voleva restituire a Cameri la sua identità.
Ed io aggiungo: qualunque riferimento non è puramente casuale, per cui chi ha il coraggio si faccia avanti !