di coccia [user #2436] - pubblicato il 20 luglio 2007 ore 11:12
Ripredendo un discorso iniziato da Locke nel suo diario, e in attesa di avere sufficiente organizzazione per farne magari un articolo, ecco alcuni freddi dati su tutto quanto indicato nel titolo qui sopra...1. note e frequenzeQuando l'aria vibra, giunge al nostro orecchio sottoforma di rumore o di suono. Nel primo caso, la vibrazione è irregolare, nel secondo caso, la vibrazione è stabile (es: la 5a corda a vuoto vibra 110 volte al secondo, stabilmente).Le vibrazioni al secondo sono anche dette hertz e costituiscono la frequenza (solito es: la frequenza della 5a corda a vuoto è di 110 hertz (abbreviati: hz.
Più alta è la frequenza, più acuta è la nota. Più bassa è la frequenza, più grave è la nota (deduzione geniale!).
In realtà le cose sono un po' più complesse di così, e ci torniamo tra poco... per ora questo ci basta.2. il concetto di ottavaE' più o meno universale. In tutte le culture musicali conosciute (dalla tradizione colta europea all'africa subshariana, dai maori all'India, dalla Cina al Sudamerica...), note con frequenze raddoppiate o dimezzate hanno lo stesso nome. Es: la 5a corda a vuoto (110hz) è un LA; la 3a corda al II tasto è di nuovo un LA (220hz); la 1a corda al V tasto è ancora un LA (440hz).
Lo stesso vale ovviamente per tutte le note.3. la divisione dell'ottava oggiQui inizia il problema. Nel nostro sistema (temperato; o meglio: "a temperamento equabile") l'ottava è divisa in 12 parti uguali, dette semitoni: tra una corda a vuoto e la sua ottava ci sono 12 tasti! Questo, stando al nostro punto 2, significa che al XII tasto la frequenza della corda viene raddoppiata (e infatti il segnaposizione è doppio!!;)): non a caso, il XII tasto divide la parte vibrante della corda (da capotasto a ponte) in due metà esatte.
Il fatto che noi dividiamo l'ottava in 12 parti uguali non significa che questo sia un fatto "naturale". Altre culture hanno divisioni diverse: 17, 19, 21 parti uguali... oppure 5 parti disuguali... oppure... le possibilità storicamente accertate sono davvero tante.4. come fa l'aria a sapere chi l'ha mossa?Sembra una belinata. Finché non ci pensi, e allora ci impazzisci. Se con una nota LA l'aria viene comunque mossa 110 volte al secondo... come faccio a distinguere che strumento ha suonato questa nota??! Insomma, l'aria che arriva al mio orecchio non può "sapere" chi è stato a muoverla! Quindi: come faccio a distinguere un pianoforte da un'arpa, o un'ocarina da un LesPaul+MarsahllFullStack? Se tutto fosse semplice come indicato al nostro punto 1, il problema non si porrebbe: semplicemente, non sentiremmo differenza. L'aria si muove tot volte al secondo, e questo è quanto.
Nel mondo reale, però, le cose sono come sempre mooolto più complesse di come sembrano...5. del perché è difficile confondere un corno inglese con una BC Rich...Premessa: il discorso che stiamo per fare vale per qualsiasi corpo in movimento (no... non quel tipo di corpo... restiamo in topic, please!), che sia l'aria nella canna di un organo o la corda di una strato nel mezzo di un assolo. Peccato che parlare della corda è più semplice, perché l'organo ha un suo fascino perverso...
Suono il mio solito LA, 5a corda a vuoto. 110 hz. Alt! Effettivamente, la corda vibra su un arco che va dal ponte al capotasto, e su questo arco vibra 110 volte al secondo. E' per questo che è un LA. Però io sento che è un LA suonato da una chitarra, mica un LA qualunque!
Il fatto è che, oltre alla vibrazione principale (il termine tecnico è "fondamentale"), si generano delle "contro-vibrazioni", un po' come quando si muove una corda con movimento di braccio e nel frattempo le si imprimono delle "onde" col polso... Attività vagamente "fru-fru", ma rende l'idea...
Queste "controvibrazioni" seguono uno schema preciso, muovendosi su archi che dividono la corda in 2, in 3, in 4, e così via... Ovviamente, anche loro producono dei suoni, che però non sono percettibili a... orecchio nudo, oscurati come sono dalla nota fondamentale. Però questi suoni ci sono, eccome! E' come se ogni singola nota che viene suonata si portasse sempre appresso tutta una serie di "amiche invisibili", le note determinate dalle controvibrazioni: queste note (che chiamiamo armonici non si sentono, è vero; ma ci sono. E qui torniamo al titolo di questo punto: ogni strumento enfattizza diversamente armonici diversi! Il timbro deriva dalla somma della nota fondamentale con i suoi armonici, ed ecco spiegato il perché io riesca a distinguere un 335 rispetto a uno xilofono: ciascuno dei due strumenti agisce diversamente sugli armonici.Conseguenza n°1: gli armonici sono frutto di vibrazioni su archi via via più piccoli; questo significa che la loro durata è via via più breve; il massimo splendore di tutti gli armonici di una nota è perciò nei primi millisecondi dall'attacco, ed è per questo che l'attacco è così importante!Conseguenza n°2: strumenti che enfatizzano in maniera simile armonici simili si distinguono quasi esclusivamente nell'attacco: se per esempio ascolto la radio e cambio stazione, arrivando dove sta già suonando una nota lunga e ininterrotta iniziata prima che io mi sintonizzassi lì, beh, potrei avere problemi a dire se è una chitarra satura, un sax, un flauto... (ovviamente il genere del brano qui mi aiuta molto più del puro timbro); basta che anche la stessa nota venga ri-suonata, e allora tutto diventa immediatamente chiaro, perché ho gli armonici a mia disposizone in seduta plenaria... to be continued...
Ripredendo un discorso iniziato da Locke nel suo diario, e in attesa di avere sufficiente organizzazione per farne magari un articolo, ecco alcuni freddi dati su tutto quanto indicato nel titolo qui sopra...
1. note e frequenze
Quando l'aria vibra, giunge al nostro orecchio sottoforma di rumore o di suono. Nel primo caso, la vibrazione è irregolare, nel secondo caso, la vibrazione è stabile (es: la 5a corda a vuoto vibra 110 volte al secondo, stabilmente).Le vibrazioni al secondo sono anche dette hertz e costituiscono la frequenza (solito es: la frequenza della 5a corda a vuoto è di 110 hertz (abbreviati: hz.
Più alta è la frequenza, più acuta è la nota. Più bassa è la frequenza, più grave è la nota (deduzione geniale!).
In realtà le cose sono un po' più complesse di così, e ci torniamo tra poco... per ora questo ci basta.
2. il concetto di ottava
E' più o meno universale. In tutte le culture musicali conosciute (dalla tradizione colta europea all'africa subshariana, dai maori all'India, dalla Cina al Sudamerica...), note con frequenze raddoppiate o dimezzate hanno lo stesso nome. Es: la 5a corda a vuoto (110hz) è un LA; la 3a corda al II tasto è di nuovo un LA (220hz); la 1a corda al V tasto è ancora un LA (440hz).
Lo stesso vale ovviamente per tutte le note.
3. la divisione dell'ottava oggi
Qui inizia il problema. Nel nostro sistema (temperato; o meglio: "a temperamento equabile") l'ottava è divisa in 12 parti uguali, dette semitoni: tra una corda a vuoto e la sua ottava ci sono 12 tasti! Questo, stando al nostro punto 2, significa che al XII tasto la frequenza della corda viene raddoppiata (e infatti il segnaposizione è doppio!!;)): non a caso, il XII tasto divide la parte vibrante della corda (da capotasto a ponte) in due metà esatte.
Il fatto che noi dividiamo l'ottava in 12 parti uguali non significa che questo sia un fatto "naturale". Altre culture hanno divisioni diverse: 17, 19, 21 parti uguali... oppure 5 parti disuguali... oppure... le possibilità storicamente accertate sono davvero tante.
4. come fa l'aria a sapere chi l'ha mossa?
Sembra una belinata. Finché non ci pensi, e allora ci impazzisci. Se con una nota LA l'aria viene comunque mossa 110 volte al secondo... come faccio a distinguere che strumento ha suonato questa nota??! Insomma, l'aria che arriva al mio orecchio non può "sapere" chi è stato a muoverla! Quindi: come faccio a distinguere un pianoforte da un'arpa, o un'ocarina da un LesPaul+MarsahllFullStack? Se tutto fosse semplice come indicato al nostro punto 1, il problema non si porrebbe: semplicemente, non sentiremmo differenza. L'aria si muove tot volte al secondo, e questo è quanto.
Nel mondo reale, però, le cose sono come sempre mooolto più complesse di come sembrano...
5. del perché è difficile confondere un corno inglese con una BC Rich...
Premessa: il discorso che stiamo per fare vale per qualsiasi corpo in movimento (no... non quel tipo di corpo... restiamo in topic, please!), che sia l'aria nella canna di un organo o la corda di una strato nel mezzo di un assolo. Peccato che parlare della corda è più semplice, perché l'organo ha un suo fascino perverso...
Suono il mio solito LA, 5a corda a vuoto. 110 hz. Alt! Effettivamente, la corda vibra su un arco che va dal ponte al capotasto, e su questo arco vibra 110 volte al secondo. E' per questo che è un LA. Però io sento che è un LA suonato da una chitarra, mica un LA qualunque!
Il fatto è che, oltre alla vibrazione principale (il termine tecnico è "fondamentale"), si generano delle "contro-vibrazioni", un po' come quando si muove una corda con movimento di braccio e nel frattempo le si imprimono delle "onde" col polso... Attività vagamente "fru-fru", ma rende l'idea...
Queste "controvibrazioni" seguono uno schema preciso, muovendosi su archi che dividono la corda in 2, in 3, in 4, e così via... Ovviamente, anche loro producono dei suoni, che però non sono percettibili a... orecchio nudo, oscurati come sono dalla nota fondamentale. Però questi suoni ci sono, eccome! E' come se ogni singola nota che viene suonata si portasse sempre appresso tutta una serie di "amiche invisibili", le note determinate dalle controvibrazioni: queste note (che chiamiamo armonici non si sentono, è vero; ma ci sono. E qui torniamo al titolo di questo punto: ogni strumento enfattizza diversamente armonici diversi! Il timbro deriva dalla somma della nota fondamentale con i suoi armonici, ed ecco spiegato il perché io riesca a distinguere un 335 rispetto a uno xilofono: ciascuno dei due strumenti agisce diversamente sugli armonici.
Conseguenza n°1: gli armonici sono frutto di vibrazioni su archi via via più piccoli; questo significa che la loro durata è via via più breve; il massimo splendore di tutti gli armonici di una nota è perciò nei primi millisecondi dall'attacco, ed è per questo che l'attacco è così importante!
Conseguenza n°2: strumenti che enfatizzano in maniera simile armonici simili si distinguono quasi esclusivamente nell'attacco: se per esempio ascolto la radio e cambio stazione, arrivando dove sta già suonando una nota lunga e ininterrotta iniziata prima che io mi sintonizzassi lì, beh, potrei avere problemi a dire se è una chitarra satura, un sax, un flauto... (ovviamente il genere del brano qui mi aiuta molto più del puro timbro); basta che anche la stessa nota venga ri-suonata, e allora tutto diventa immediatamente chiaro, perché ho gli armonici a mia disposizone in seduta plenaria...