Ho ricevuto delle lamentele dalle mie ex colleghe...
ingiustamente mi sono dimenticato di ricordarle nel mio " amarcord " de " L'officina del Giuseppino".
Rimedio subito:
L'ufficio commerciale era il punto di forza: ben 5 - 6 donne che si dividevano i clienti...
ehi, mi raccomando, non pensate male! Se li dividevano solo telefonicamente.
Le cinque impiegate cercavano di farli stare buoni dato che eravamo sistematicamente in ritardo di consegna.
Il nome più ricorrente in "Usorini" era Piera.
Se chiamavi " Piera " ti rispondevano almeno in quattro... tant'è vero che si voleva cambiare il giorno della festa del patrono con S. Pietro e Paolo.
Al commerciale vi erano come avevo già detto anche le due figlie che oggi guidano ancora l'azienda.
Mi ricordo ancora il tremendo " ruggito " del Giuseppino di quando c'era qualcosa di storto: " Pieraaaaaaaaaaa!"
Senza il " venga qui per favore " significava guai in vista !
Il problema era che non si capiva mai di che Piera avesse bisogno!
C'era la Piera più Piera di tutte che era il secondo l'occhio e il secondo braccio del Giuseppino.
Seguiva gli acquisti, le paghe, la ferramenta e si precipitava per ogni " Pieraaaaaaa "...
ma molte volte non era per lei.
A ruota seguivano le addette alla contabilità ( qui non c'erano Piere ) e la Giancarla al centralino.
Mi son dimenticato di dire che gli uffici erano staccati dall'officina e disposti nella vecchia casa di famiglia su tre piani.
Io e gli altri che avevano a che fare con "gli uffici" scorazzavamo su e giù per la strada interna dello stabilimento.
Che bello non avevano ancora inventato la posta elettronica...
e durante il passaggio officina - uffici si doveva passare davanti al collaudo: un covo di matti.
Subito dopo c'era il tremendo rumore incessante della macchina delle barrette e la voce della Giovanna
che sovrastava nonostante tutto il rumore delle macchine.
Credo l'unica donna che abbia mai superato il livello della soglia dei 120 decibel.
Apro una parentesi per chi di voi non ha mai sentito il rumore di un officina dove lavorano più di 20 presse da viteria...
Si potevano immaginare tutti i ritmi possibili: la Boltmaker 5/8 batteva a 60 bpm e creava un basso cavernoso con effetto surround... ( bulloni da 20 mm ! )
Il gruppo delle "Ceva" si occupava del reparto percussivo e di rumori vari di aggeggi, le esagonatrici con quel rumore "Twang !" sembravano a delle Telecaster in contropennata.
70 bpm il battito di un cuore...Poi si saliva agli 80 bpm, 90 bpm e 100 bpm la mia preferita... la National 56 che poteva andare anche
a 150 bpm...bello tirato come ritmo !
Poi c'erano i ritmi impossibili delle presse veloci ( ma bastava tagliare le battute a metà ) fino a 250 bpm !
Le rullatrici e i vibratori contribuivano a creare un tappeto musicale compatto ed omogeneo sul quale i vari solisti ( le presse ) eseguivano i loro " a soli " che sconfinavano quasi sempre nel free jazz...
La pressa soprannominata "battello del Missisipi" per l'enorme volano, pestava come una pazza a 90 bpm
facendo tremare ogni cosa nel suo raggio d'azione, un vero colpo allo stomaco!
Penso che un 4 x 12 tirato a manetta con un Mesa rectifier non fa tutto sto bordello.
Ne sapevano qualcosa i vicini di casa che non riuscivano a tener fermi i bicchieri sul tavolo.
Le nuove presse Sp17 - Sp37 - Sp260 faticavano un po' ad uscire dal mix generale,
erano già con cabina antirumore ed entravano anche loro nel tappeto sonoro...
Il fumo che rimaneva a 2 metri da terra e si sprigionava fuori dai convogliatori creava giochi di luce stupendi e l'olio sul pavimento metteva a dura prova l'antipattinamento dei muletti e degli addetti...
Si raggiungeva l'apice quando la nebbia fuori era così fitta che entrava dai portoni dell'officina
facendo impallidire gli effetti speciali dei Pink Floyd !
A quel punto si attaccavano gli aspiratori sul tetto e si aggiungeva al tutto anche l'effetto elicottero...e partiva " Speak to me " seguito a ruota da " Breathe..."
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Con l'aiuto di Wikipedia: (cito testualmente ed aggiungo le presse compatibili col genere musicale)
I bpm divennero molto importanti del periodo della disco music perché era fondamentale per i DJ per poter mixare i brani con un tempo compatibile; rimangono quindi molto utili nella musica da discoteca come la dance o la musica elettronica.
Esempi di tempi indicativi per generi musicali moderni:
Hip-hop: 70 - 110 bpm :presse National Boltmaker 5/8" - National 56 - Sp35 - SP2 & Ceva (molto trash)
House music: 110 - 140 bpm :presse National Boltmaker 1/2", National 56 (ottima anche per Drum'n'Bass)
Sacma SP 31
Dance: 115 - 130 bpm : come sopra bene la SP31 che batte due volte !
Disco music: 120 - 140 bpm : presse Sp31 + la 5/8" che batte a 60 o 70 bpm ( cassa )
Drum'n'Bass: 140 - 190 bpm : presse medio-veloci di 20 anni fa...
Extreme Metal: 200 - 300 bpm : Presse Sacma Sp17 - Sp260 - Sp160 - Sp21 doppio colpo...
Speedcore: 200 - 700 bpm : qui dai 400 in su, Carlo Salvi Dl330, e 476, 550 un po' più sotto 300 - 400 bpm
Sacma Sp21: 200 bpm Sp1 a 350 bpm
nota: le presse ultraveloci a 2 colpi fanno oltre 500 pz al minuto ma i bpm sono 1000 !!
Non ci sta dietro neanche il più veloce chitarrista metallaro incallito !
Quando uno ha la passione per la musica la sente in qualsiasi posto, non è vero che moltissimi brani sono nati grazie allo sferragliare dei binari e degli scambi della ferrovia?
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Negli uffici vi era una vera e propria " agnà " (in dialetto nido) di donne.
E l'unico gallo era proprio il Giuseppino!
( Che era piuttosto conosciuto per le sue doti...amatorie...)
Io e il mio amico Luis ci siam trovati in quella azienda come una perfetta coppia comica della quale non si sa ancora oggi chi è la spalla.
Dopo trent'anni siamo ancora insieme, ormai non guardiamo neanche più il copione, dove finisce uno inizia l'altro.
Vi assicuro che preparavamo certi scherzi ... ma forse li racconterò più avanti.
Alle cene aziendali non mancava mai nessuna donna e si rideva e si scherzava fino al mal di pancia.
Per concludere il cerchio, nella Ferramenta c'erano molte donne ormai vicine all'età della pensione.
Facevano lavori per i quali necessitava veramente la precisione e la calma e confezionavano il prodotto completamente a mano.
In effetti quel reparto era il più vecchio, compresi anche i macchinari e le attrezzature e sembrava di passare nei reparti di meccanica del museo della scienza e della tecnica.
Penso che il Giuseppino fece fatica a prendere la decisione di chiuderlo.
Il ricordo di suo padre e sua madre aleggiava lì dentro e nei ricordi delle sue operaie.
Beh, adesso credo di aver aggiustato un pò la storia coinvolgendo anche le mie ex colleghe...
A posto ?
Però potreste anche rispondermi sul diario...ecchecazzo !
P.s non fateci caso...care colleghe, qui si usano questi epiteti !
Paolo.