Ian Fraser Kilmister, detto "Lemmy", musicista heavy metal inglese: poche informazioni che insieme sono tutto e niente, ma che fra le righe nascondono la storia di uno degli uomini che, fra alti e bassi nella sua carriera, ha segnato l'ultimo quarto di secolo e oltre della storia della musica, metal e non.
So che arrivo in ritardo di almeno sei o sette anni sulla prima pubblicazione della sua autobiografia, "La sottile linea bianca" (orribilmente tradotto da "White line fever"), edito da Baldini Castoldi Dalai, tuttavia spero si posso giustificare questa mia mancanza col fatto che ai tempi della prima edizione fossi poco più che un ragazzino: nonostante tutto mi sono ripromesso di fare ammenda, quindi, ieri mattina, armato di abbondante tempo da perdere, mi sono fatto il giro delle librerie della mia zona in cerca del suddetto libro. Così, dopo averlo rinvenuto sepolto sotto cumuli di altre storie di gente perlopiù morta (non crederete mai a quante biografie non ufficiali di Cobain c'erano in quel posto), me lo sono portato a casa e letteralmente divorato in poco più di mezza giornata!
Intendiamoci, non è certo "La montagna incantata", sia come spessore fisico che culturale, inoltre Lemmy non è un "simpatico" nel senso che comunemente si da a questo termine: certo esistono personaggi pubblici anche molto importanti che hanno dalla loro simpatia e cortesia, ma la forza del suo racconto è proprio quella di non avere alcun pudore nel dire ciò che va detto, anche se spesso in modo non proprio politicamente corretto. A leggere le storie che lui racconta sembra quasi di sentire parlare della sua giovinezza un vecchio zio un pò - passatemi il termine - cazzarone, che non si capisce dove termina la realtà e inizia la leggenda. Solo che, nella fattispecie, questo vecchio zio ha visto cose e conosciuto persone che neanche se dovessi vivere dieci esistenze riuscirei ad eguagliare come importanza: a partire da Hendrix, di cui fu roadie in inghilterra, per passare dai Rolling Stones (che, a suo parere, in confronto ai Beatles erano "delle collegiali"), Clapton, un giovanissimo Lars Ulrich e poi tutti i Metallica, in un periodo di tempo che va dalla beat generation ai giorni d'oggi. Il tutto copiosamente annaffiato con abbondanti dosi di Whisky e droghe varie.
Cito un breve passo sperando di poter rendere l'idea del personaggio:
"[...]attorno al 1980 decisi di farmi fare un ricambio completo di sangue [...] processo che si dice si sia fatto fare Keith Richards. [...] Così io e il mio manager andammo da un dottore, che mi fece l'esame del sangue e ritornò con cattive notizie. [...] <<Lei non ha più sangue umano nelle vene. E non può nemmeno donare sangue [...] ucciderebbe una persona normale da quanto è tossico>>".
Insomma il libro fin dal titolo (seppur pessimamente tradotto, come ho già detto) è tutto un programma. Mi sento di consigliarvelo caldamente, non per incitarvi all'uso di sostanze più o meno lecite, ma per avere un quadro completo e personale di un viaggio musicale che ha portato alla nascita di una band che, nel bene e nel male, ha posto i fondamenti per molto dell'Heavy contemporaneo, i mai abbastanza osannati Motorhead, insieme alla carriera del mai abbastanza osannato Lemmy Kilmister.
Lemmy e Janiss Garza, "La sottile linea bianca", Baldini Castoldi Dalai, Euro 7,90.
Buona lettura!