... un amico, tiene una piccola newsletter. Quello che segue è tratto dall'ultima che mi è arrivata.
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3 Maggio: nuovo processo
Ci risiamo. Il 3 maggio nuovo processo per reato d’opinione (ore 11 II° piano Tribunale di Trieste stanza 278). E’ l’ottavo procedimento penale nei miei confronti in otto anni. Ma probabilmente non sarà l’ultimo. Più resisti e difendi la legalità senza cedere alle varie pressioni e intimidazioni, più forte è l’aggressione nei tuoi confronti. Aggressione che spesso segue la strada privilegiata dell’azione giudiziaria. I tuoi nemici hanno un sacco di soldi, spesso pubblici, che possono utilizzare a loro piacimento per distruggerti, o perlomeno tentare di farlo. E ad ogni modo tenerti inchiodato per anni nelle aule giudiziarie è un buon sistema per demotivarti (le spese te le devi pagare tu anche se vieni assolto) e farti ripensare alle tue malefatte (difendere i diritti civili in questo Paese è equiparabile ad un reato....).
Finire sotto processo nel Paese dei 4,5 milioni di errori giudiziari (impuniti) non è certo piacevole. Finire sotto processo nel Paese delle correnti politiche in Magistratura non è certo rassicurante (a me è già capitato di essere giudicato e condannato da un Giudice che aveva svolto regolarmente attività politica nel partito dei querelanti). Ma quali altre possibilità hai per difendere legittimamente i tuoi diritti e quelli della collettività?
Però qualche volta (più di qualche volta a dir la verità) ti domandi se quello che stai facendo vale la pena. Se vale la pena sacrificare la tua vita per il bene degli altri. Già, perché non stai lottando per i tuoi interessi particolari, ma per quelli della collettività. Lotti duramente per consentire a tutti di potere vivere in una società in cui venga garantito il rispetto dei diritti fondamentali (ad esempio di poter vivere in un ambiente salubre e non inquinato), ma ti scontri troppo spesso con l’indifferenza generale. E quando ti trovi nei corridoi del Tribunale in attesa di essere processato per i “gravi reati” da te commessi (ad esempio, come a me è capitato, per avere segnalato pubblicamente la presenza di una discarica abusiva di rifiuti tossico nocivi sopra la quale era stata realizzata un’area giochi per bambini: l’accusa era di avere offeso la reputazione degli inquinatori) e sei lì da solo contro il “sistema”, questa indifferenza te la senti tutta addosso e quindi rifletti molto sull’utilità delle tue azioni.
Finire nel tritacarne della Giustizia italiana non è un’esperienza piacevole. E se ti trovi in una zona come Trieste dove per ragioni di Stato si devono coprire tutte le porcherie commesse nel passato (che sono davvero tante), l’esperienza è ancora meno raccomandabile. Come ambientalista poi sei un bersaglio prediletto. Fanno a gara per farti fuori e magari vengono pure premiati. Che promozioni e onoreficenze in questo Stato all’incontrario non si risparmiano per i repressori dei diritti civili e della legalità.
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