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Dweezil Zappa - L'intervista - Chitarre ottobre 2010
di [user #17844] - pubblicato il

Buon sangue non mente, così direbbero alcuni. Dweezil Zappa è la personificazione di questo modo di dire: da cinque anni stringe le redini dell'azienda di famiglia potendo contare su una grande professionalità e simpatia, tra un concerto, un disco e un'intervista.
Non ha bisogno di presentazioni il secondogenito di Frank Zappa, chitarrista talentuoso nonché leader del progetto Zappa Plays Zappa, band che propone, dal 2006, un tributo alla visionaria musica di Frank filtrata attraverso le notevoli capacità artistiche dei vari musicisti che, negli anni, hanno affiancato Dweezil in questo suo tour senza fine, che in luglio ha fatto tappa anche in Italia.

È stato il museo MADRE di Napoli a ospitare la formazione durante una rassegna musicale durata alcuni giorni, occasione troppo ghiotta per lasciarsi scappare esecuzioni magistrali di grandi artisti prestatisi, tra l'altro, con inaspettata complicità ai curiosi microfoni di Chitarre e Accordo.
E' Dweezil Zappa a farci da cicerone attraverso un mondo tutt'oggi avveniristico seppur raccolto a piene mani da una musica nata quarant'anni fa. Ci mette a nostro agio, ci guida in un tour attraverso la sua strumentazione e il suo stile musicale, intrattenendosi, infine, a parlare con noi dei suoi obiettivi futuri e di "Return of the son of…", l'ultima fatica del progetto Zappa Plays Zappa. Apre le danze Ciro Dell'Aglio, caro amico intervenuto per l'occasione.

Dweezil Zappa - L'intervista - Chitarre ottobre 2010

Sei qui con una lineup completamente nuova, com'è nata l'attuale formazione?
Tutti i musicisti hanno fatto delle audizioni per entrare nella band eccetto il batterista e il chitarrista ritmico. Il batterista è Joe Traver, suona con me da venti anni quindi sapevo che era in grado di fare il lavoro (sorride), mentre Jamie Kime, il chitarrista, è un mio vecchio amico, conoscevo le sue credenziali. Quando ho messo insieme la band Joe disse "hey, voglio prima sentirlo suonare", lo sentì suonare per circa un minuto e acconsentì (scimmiotta) "Yeah, he's fine!". Le altre audizioni sono state più difficoltose, chiedevo di fare cose molto complicate. I musicisti dovevano sul serio volere il lavoro, non semplicemente entrare e… sprecare il nostro tempo! Credo che questa cosa abbia aiutato a trovare la gente giusta, in quanto le audizioni sono state così difficili da permetterci di scegliere tra una piccola lista di potenziali membri, invece che tra centinaia di candidati.

Cosa puoi dirci del nuovo lavoro discografico del progetto Zappa Plays Zappa?
Il nuovo CD si chiama "Return of the son of…" ed è suonato dalla band Zappa Plays Zappa. Voglio dire, siamo noi che suoniamo la musica di Frank, ma il disco è firmato a nome mio, è "Dweezil Zappa - Return of the son of…". La ragione per la quale ho messo il mio nome nel titolo è che questo è il quinto anno che portiamo avanti il progetto e stiamo continuando a evolverci. La mia musica, sulla quale comincerò di nuovo a lavorare presto, deriva da questo cammino e sarà inserita nella scaletta del progetto Zappa Plays Zappa. Voglio che si capisca che l'attuale è la mia band che suona pezzi di Frank, e a breve anche brani originali. E' per questo che il nome è cambiato.
L'album è composto da due CD, tutte performance live. Contiene brani già presenti nel DVD del 2006, ma in nuove versioni. Ci sono brani eseguiti da formazioni diverse in quanto descrive anche il cammino della band dal 2006 a oggi.

Il lavoro che avete fatto e continuate a programmare è innegabilmente tanto, ma quanto spazio lascia e cosa restituisce questo progetto a Dweezil Zappa come autore?
Come solista ho fatto un po' di roba, cominciai quando avevo 17 anni. Avrò fatto cinque album, credo, ma negli ultimi sette anni ho lavorato così tanto sulla musica di Frank che in qualche modo ha influenzato anche il mio modo di suonare. Era necessario cambiare per suonare la musica di Frank, e la cosa ha anche migliorato drasticamente il mio livello tecnico, quindi sono curioso di scoprire cosa verrà fuori quando arriverà il momento di fare di nuovo della musica mia, sul prossimo disco. Per ora posso dire di preferire la musica strumentale rispetto a quella cantata, non so ancora come sarà il prossimo lavoro ma, in un prossimo futuro, mi piacerebbe molto dedicarmi più alla composizione di colonne sonore.

Tornando al progetto Zappa Plays Zappa, quando e perché è nata l'idea di fare un tributo a Frank Zappa?
Quando mi sono reso conto che molte persone sotto i quarant'anni non sapevano nulla della musica di mio padre. Circa sette anni fa, quando ho cominciato a lavorare su questa cosa, trovavo fastidioso pensare che se avessi parlato a un ragazzo di Frank Zappa mi avrebbe risposto "chi?" (ride). Secondo me il contributo che mio padre ha dato alla musica è sottovalutato e merita di essere esplorato, approfondito. I più giovani non sanno cosa si sono persi, non hanno idea di avere la possibilità di ascoltare certa musica. Ma il progetto intende anche educare all'ascolto le persone che già conoscevano la musica di mio padre, ma che si limitano all'aspetto comico e, quando lo sentono nominare, pensano "oh è il tizio divertente con le canzoni buffe e i figli dai nomi assurdi" e non riconoscono le sue abilità di chitarrista o di compositore classico, o anche solo come arrangiatore. Ho solo pensato che fosse giusto dare l'opportunità a questa musica di essere ascoltata da un'altra generazione e far notare ai giovani che non è musica nostalgica, ma molto moderna, è senza tempo.

Qual è la risposta del pubblico a questo progetto?
Il progetto è stato accettato davvero bene, universalmente. La gente apprezza molto, e la cosa che il pubblico nota di più, oltre la musica in sé, è che i membri della band hanno abilità del tutto individuali e complementari, quindi se stiamo improvvisando si sente questo forte contrasto stilistico. In una serata hai dato così tante idee musicali differenti che doni forza vitale all'esecuzione. Puoi sentire, per mancanza di un termine migliore, i musicisti conversare in quel momento. E' un'esperienza di un'altra epoca, del tutto nuova per i ragazzi più giovani, abituati a musica programmata, dove tutto è come sarebbe dovuto essere. Nei concerti moderni c'è davvero poco spazio per l'improvvisazione, hai il corpo di ballo, gli effetti pirotecnici che devono entrare in gioco al momento giusto… Noi non abbiamo nulla del genere, è solo musica.



E' impressionante quanto possano essere modesti e disponibili alcuni artisti di un certo calibro, tanto da prestarsi giocosamente alla dimostrazione chiara e approfondita di alcuni licks tipici del proprio stile e, in seguito, descrivere in video punto per punto uno sconfinato rig da palco, mostrando alcune delle innumerevoli possibilità offerte dagli apparecchi accatastati in pedaliere e rack, lasciando trasparire la stessa soddisfazione che si legge sul viso del giovane aspirante chitarrista che mostra agli amici i propri ultimi acquisti, ma con un non trascurabile genio musicale ereditato da uno dei migliori.
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