Per la prima volta nella mia esperienza di fonico, lunga e abbastanza variegata per quanto dilettantistica, mi ritrovo a preparare uno spettacolo preceduto da svariate prove, abbastanza complesso (chitarre, voci, arpa, contrabbasso, viola, violino, percussioni e coro) e a contatto con musicisti molto eterogenei come formazione e preparazione, dall'autodidatta al professore d'orchestra.
Lo spettacolo consiste, in pratica, nella riproposizione integrale della Buona Novella di Fabrizio De Andrè, riarrangiata per i sopracitati strumenti e integrata da una parte teatrale; a livello personale la cosa si è rivelata molto più formativa di quanto immaginassi, avere il tempo e la possibilità di microfonare strumenti acustici sperimentando con calma è impagabile, ma soprattutto si scopre che i musicisti "veri", non fraintendete i termini fra virgolette, sono assai più umili, flessibili e disponibili di molti "virtuosi" e di molti "artisti", che la differenza fra "tocco" e "tecnica" è una balla e che ci sono ancora persone capaci di commuoversi davanti alla poesia di una canzone, anche dopo decine di prove.