Qualche giorno fa, non importa quando, stavo ascoltando Tommy Emmanuel; ogni volta, sentendo ciò che esce da due mani e una Maton consumata, la tentazione è forte: da una parte, stordito di fronte a tanta perfezione, la voglia di appendere la chitarra al chiodo; dall’altra, il desiderio irrefrenabile di imbracciarla, per lasciare che le mie dita sulla tastiera percorrano le corde, in costante ricerca.
Chiudo gli occhi e penso, sogno, immagino miliardi di universi e galassie di note. Sono elettricità, una scarica che percorre il vuoto alla velocità della luce, sospeso in una sensazione di tempo in bilico, svuotato da ciò che mi circonda per immergermi in me, per congiungermi con il tutto, sentirmi musica, Uno, energia. E le sue dita divengono infinite, sei corde l’intera orchestra, musica cuore pulsante. Tutto il mondo attorno si unisce: il mio respiro, il suono dei passi sul terreno, le auto che passano, le nuvole fumanti, il vento che soffia, il battito cardiaco, il sangue nelle vene, il caos roboante della città, il tacito silenzio dell’aria, la luce che piove dai lampioni e il verde attorno, giallo, rosso nero blu caleidoscopio.
Mi chiudo in me e nel contempo mi apro, mi immergo nelle profondità per riemergere, respirando l’aria più pura.
Cosa rende l’uomo unico e infinito? Come può l’australiano stabilire un contatto con ognuno, un filo invisibile che unisce sé e chi lo ascolta? Nessuna parola, nessuna lingua, solo il codice delle note, il suono vibrante che trasmette un segnale; non capiamo bene cosa esso significhi, ma ne siamo rapiti e trascinati con esso. E in quel momento, in quel preciso momento, io divengo lui e lui me, cu uniamo in un abbraccio, fusi. Gli devo la vita, il mio essere, come lui mi deve la sua. Senza di me non avrebbe nulla da trasmettere né alcuno a cui inviare il segnale, come un cono mosso nel vuoto, nell’assenza d’aria che impedisce ogni contatto. Amo la musica: senza di essa non avrei le chiavi della mia interiorità, non avrei coscienza né di esistere né di poter allacciarmi a ciò che è fuori. Solo così posso sentirmi Giovanni, Django, Tommy, Gary, Eric, Miles, Jaco, Chad, David, Steve.
Il pezzo è finito, ma io resto. Sono più consapevole, ho messo in gioco la mia parte più vera e ardua da svelare. Mi sono fatto carico di un messaggio, del Bicordo perfetto, del Grido da urlare al mondo, della Canzone da suonare.
Dovunque tu sia, ti troverò per amarti. Stanne certa.