LE PORTE DELL'ANIMA
Camminava da ore ed iniziava a sentire la fatica , aveva girato tanto perché non riusciva a stare fermo….cercava le risposte….si rincorreva dentro.
Si fermò sulla spiaggia e si perse come inebriato dai pensieri , dalle riflessioni , da musica e canzoni, ma in breve apparve nella sua mente il solito ritmo incessante , come se qualcuno stesse bussando alla porta…..la sua porta….per entrare….per uscire.
Piantò il collo della bottiglia nella sabbia e guardò i movimenti creati dalla luce….. verde , poi blu , rosa , viola , giallo…pensò che molte cose nella sua vita cambiavano , come quei colori , a seconda della luce…dei momenti….degli umori.
Avrebbe potuto guardare quella bottiglia a lungo , traendone spunto per un’infinità di riflessioni ma quel bussare incessante , quel giorno , proprio lo infastidiva….perché era quasi un lamento, straziante e tenero, duro e freddo, come quello di un bambino che sta per diventare adulto.
Prese fuori dalla giacca quella specie di sigaretta e dopo nemmeno 10 minuti si addormentò.
Si risvegliò che iniziava il tramonto , si avvicinava la sera , aveva ancora il sapore del vino sulle labbra ma almeno quel rumore nella testa sembrava scomparso , si alzò e si diresse in riva al mare dove si accovacciò per rinfrescarsi il viso e poi flemmatico si incamminò verso casa…ma forse casa era una parola grossa , era più giusto definirla un luogo di riferimento poichè lui non aveva casa e tutti lo sapevano , era un marinaio che si spostava tra i diversi pensieri, tra melodie e dolori, che combatteva contro ciò che per le persone era il normale vivere….lui era una “provocazione viaggiante” o forse semplicemente una persona alla ricerca dei suoi sogni.
Ormai era conosciuto in tutta Venice ed anche in moltissimi altri punti della Terra, ma questo non lo aveva cambiato , non gli aveva fatto dimenticare il suo obbiettivo….il suo desiderio, doveva ancora aprire molti occhi prima di sentirsi soddisfatto, voleva ancora continuare a parlare alla gente dando sfogo a se stesso…. anche se faceva male rigirare quella lama nelle sue viscere, scavare nel profondo non sapendo per quanto scendere.
Anche perché poi a volte non bastava semplicemente urlare….cantare….
A volte pensava di esser un grandissimo egoista….lui poteva dar sfogo ai suoi pensieri mentre le persone che lo ascoltavano non avevano il coraggio di farlo, eppure più si confrontava con questa situazione più aveva voglia di sputare in faccia a quei poveretti quanto fossero stupidi…ciechi….illusi.
Doveva svegliarli!
Poi di nuovo quel rumore, ormai era insopportabile, come se gli volesse ricordare che doveva sbrigarsi , che non poteva perdere tempo….doveva compiere il suo dovere.
“Apri le porte , apri le porte!!!”
Non pensava di averne ancora molte chiuse dentro di sé, dopo tutto quello che aveva fatto e provato, comunque voleva lasciare a quella voce il beneficio del dubbio. Si fermò in un negozio di liquori a comprare la solita bottiglia, solo la terza di quella giornata, poi andò da un suo amico per i canonici 20gr di erba e con calma si avviò verso l’appartamento di una sua amica.
La notte arrivò in fretta e, come tutte le notti degli ultimi due anni , fu sua completamente….carnalmente…
Aveva imparato da tempo a capire la bellezza delle tenebr , del silenzio dei vicoli o della confusione dei locali, dell’inesauribile ispirazione che gli davano le stelle o la paura…pericoli…il buio….lui la notte non la viveva solo ma la studiava , la vivisezionava e soprattutto la completava , e così facendo il suo fascino aumentava esponenzialmente.
Una volta rincasato scrisse tutto quello che aveva sentito, imparato, compreso e vissuto sulla sua pelle; vomitò parole su parole, contrapposizioni e misteri, sorrisi e lacrime, angosce e speranza, e quando ebbe finito, in mezzo ad un foglio annotò:
“Quale deve essere la prossima porta?”
Il giorno seguente fece più fatica del solito ad alzarsi ma alla fine ci riuscì , due o tre caffè per smaltire le tracce rimanenti di droga ed alcool e poi finalmente di nuovo in strada a far su e giù per il Sunset , poi la spiaggia , il vino , i locali….sempre alla ricerca di una risposta, sempre con un cappio in torno alla gola, sempre con quel rumore stressante nel cervello.
Anche quella notte fece campeggiare quella domanda sull’ultimo foglio che aveva scritto, anche quel giorno fece terra bruciata della vita intorno a sé, arse pensieri e situazioni, fece turbinare note e colori comandandole come un dio in un apparente caos senza fine.
Nei mesi seguenti la storia continuò sempre uguale a se stessa come un’infernale routine, ma il colpo decisivo lo ebbe quando iniziò a capire che le persone a cui parlava non lo ascoltavano più per ciò che diceva, per l’importanza dei messaggi che dava, per la completezza delle emozioni che descriveva, quanto per il nome quasi leggendario che portava ed il corpo affascinante nel quale era incastrato.
Non aveva più porte da aprire……o non glielo avrebbero più permesso……nessuno l’avrebbe mai lasciato andare imprigionandolo in un unico triste momento.
Prese con se il suo ultimo sorriso, lo lucidò ben bene ed andò dalla sua unica vera amica dove si trattenne fino a tardi a bere ed a parlare di frivolezze; le raccontò che gli sarebbe piaciuto fare un viaggio a Parigi e ne fantasticarono insieme ma poi ad un tratto si alzò, quasi si svegliasse da un dolce torpore, la strinse forte tra le braccia come mai aveva fatto prima, la salutò dolcemente cercando di penetrare il suo cuore come per lasciarle un ricordo e poi scese in strada….. di corsa fino in fondo al suo Sunset….fino a sparire nella sua incredibile notte.
Da quel giorno solo pochissimi dicono di averlo rivisto e molti non ci credono…….
Ma a me piace ricordarlo così….
In ricordo di JIM…..
MATTEO