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The Kordz - Tra rock e suoni tribali
The Kordz - Tra rock e suoni tribali
di [user #22363] - pubblicato il

Forse per alcuni di voi questo nome suonerà del tutto nuovo, per altri magari no. Il sestetto libanese ha da poco iniziato a farsi conoscere in Italia, grazie anche al passaggio su qualche radio del primo singolo “Deeper In” tratto dal loro album di debutto “Beauty & the East”. I ragazzi sono in pista da diversi anni, anni di duro lavoro che li ha portati poi ad acquisire una certa fama in Medio Oriente e nelle zone del Mediterraneo.
Forse per alcuni di voi questo nome suonerà del tutto nuovo, per altri magari no. Il sestetto libanese ha da poco iniziato a farsi conoscere in Italia, grazie anche al passaggio su qualche radio del primo singolo “Deeper In” tratto dal loro album di debutto “Beauty & the East”.
I ragazzi sono in pista da diversi anni, anni di duro lavoro che li ha portati poi ad acquisire una certa fama in Medio Oriente e nelle zone del Mediterraneo.

A volte ci si sofferma a pensare in merito alle diversità tra la cultura occidentale e quella medio orientale. Sono molte, davvero tante, ma per fortuna, come spesso accade la musica diventa un denominatore comune e va al di là di ogni pregiudizio.
The Kordz - Tra rock e suoni tribali

Il loro impegno li ha portati a esibirsi come gruppo spalla di artisti del calibro di Placebo, Robert Plant e infine dei Deep Purple, con i quali hanno condiviso alcune date in Germania durante il tour del 2011.
La loro capacità, e originalità, è senz’altro quella di riuscire a fondere, in modo armonico, elementi della musica araba con elementi di alternative rock, grunge, heavy metal.

La prima cosa che salta all’orecchio dell’ascoltatore, è senza dubbio la somiglianza della voce di Moe Hamzeh con quella di Layne Staley, voce inconfondibile dei mitici Alice in Chains che non a caso, vengono annoverati dai The Kordz tra le loro principali influenze.
Si notano inoltre i perfetti innesti tribali che vengono posti in primo piano, assieme alle tastiere e alla bella voce di Hamzeh.
La sezione ritmica viene lasciata (credo volutamente), leggermente dietro a tutto ciò e direi, con un ottimo risultato, con un suono piuttosto caldo, ma mai aggressivo.
I testi vengono definiti da loro stessi ...un'autobiografia che descrive le speranze e i timori di chi vive da questa parte del mondo. Crediamo che le tematiche che trattiamo valgano anche per altri luoghi. Sono temi universali.”

Questa scelta sui testi si riflette in maniera positiva su tutto il resto, anche perché troppa politica non giova mai alla musica, la musica è, e deve rimanere universale, di tutti, qualunque sia la propria razza, etnia o religione.

La scaletta si compone di 16 brani, che spaziano dal puro rock grunge di Deeper In, Insomnia Kid, fino a pezzi che ricordano maggiormente le loro origini, ma comunque altrettanto accattivanti, quali per esempio il bellissimo brano Beauty & The East.
Forse non sono uno di quei gruppi che entrano in testa al primo ascolto, ma di certo dopo qualche ascolto aggiuntivo sono certo che ne resterete quantomeno affascinati.
L’auspicio per il 2013 è quello di riuscire a vederli dal vivo in Italia, sperando che il pubblico italiano, riesca a carpirne la validità e non accada come per band quali (ahimè) i Manic Street Preachers che vengono, giustamente, osannati all’estero, ma che in Italia non si esibiscono dal lontano 1998.

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