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Il primo amore non si scorda mai
Il primo amore non si scorda mai
di [user #34807] - pubblicato il

Si ha sempre un ricordo speciale per la prima chitarra e l'idea di separarsene quando arriva uno strumento migliore crea sempre una certa sofferenza. Anche una vecchia chitarra economica può trovare la propria collocazione in un setup, talvolta regalando discrete soddisfazioni al suo affezionato e nostalgico padrone.
Si è tanto detto e straparlato delle Squier e in particolare della serie Affinity, chitarre amate e odiate per il loro prezzo contenuto e una qualità su cui si esprimono pareri contrastanti. Come idea di base io ho sempre la stessa: ogni chitarra è diversa e ha una storia a sé.
La chitarra di cui vi parlerò in particolare è stata la mia prima elettrica in assoluto, per l'appunto una Squier Stratocaster Affinity.

Comprata per la cifra di 130 euro dal mio negozio di fiducia qui a Roma nel 2011, ma prodotta nel 2008, è di un colore rosso metallizzato molto gradevole all'occhio.
È stata la chitarra con cui ho affrontato i primi concertini e con la quale ho suonato anche otto ore al giorno, quando ero alle primissime armi per imparare i rudimenti della tecnica.
A parte l'enorme legame affettivo che ho con lo strumento, ho capito col tempo quanto sono stato fortunato al momento dell'acquisto. Uno zio intenditore mi aiutò a sceglierla, dal momento che, all'inizio, il mio orecchio inesperto non percepiva grandi differenze tra una chitarra e l'altra.
La piccola suona veramente bene. Per un prezzo irrisorio ho portato a casa un oggettino che mi ha regalato sensazioni forti per diverso tempo e sopratutto, cosa più importante, suonava (e suona) da Stratocaster con la "s" maiuscola.
La cosa a cui faccio più caso quando provo una simil Stratocaster non di casa Fender è ascoltare le posizioni intermedie dello switch. Se quelle suonano bene, e sopratutto se quando si usa lo switch in generale si percepisce la tipica variazione di tono, siamo già un passo avanti, e con questa Squier ciò accade sicuramente. Inoltre, dalla sua, questa piccola chitarra ha un manico manegevolissomo e un'ergonomia pressoché perfetta.
Ma si sa, si cresce come chitarristi e spesso si sente il richiamo della casa madre, così passai un anno a risparmiare aspettando il giorno in cui sarei entrato di nuovo nel fidato negozio per prendere finalmente una "vera"  Stratocaster, col nome Fender stampato in bella vista sulla paletta. Complice della scelta, anche un certo razzismo chitarristico verso il nome Squier provato quando mi presentavo a un concerto con la mia amata. Le persone spesso aprono la bocca prima di ascoltare, bruttissimo vizio.

Finì quindi che la povera Squier venne lasciata immeritatamente da parte, a vantaggio di una meravigliosa Fender Stratocaster Mexico Classic '60, scelta dopo aver provato una decina di Stratocaster anche e sopratutto americane, spendendo una mattinata in negozio.
Ora la Fender è la mia chitarra principale e ha un suono che non scambierei con nessuna al mondo. Almeno al mio orecchio, ancora non sono riuscito a trovarle una degna rivale.

C'era però una cosa che mi aveva sempre infastidito: ogni volta che suonavo brani di chitarristi come Hendrix o Stevie Ray Vaughan (quindi quasi sempre), dovevo spostare tutto di un semitono a causa dell'accordatura in Mib, cosa che rendeva quasi impossibile suonare canzoni che utilizzano corde a vuoto. D'un tratto mi venne in mente: "Hey, io ho una Squier Stratocaster che suona dannatamente bene!".

Detto fatto, mi precipitai a comprare una scalatura di corde più spessa, ma quando ero lì lì per montarle sulla chitarra, un altro lampo di genio: "rendiamola un po' più personale!". E fu così che la reliccai un pochino sul corpo. Il battipenna di plastica scadente si era già ingiallito di suo, cancellai la scritta Squier dalla paletta con l'intenzione di inserirci una decalcomania (lavoro in corso) e via dicendo con piccole modifiche.

Il primo amore non si scorda mai

Il risultato estetico finale mi piace molto (prima o poi mi invento qualcos'altro), ma tralasciando le finezze veniamo al pezzo forte. Montai le corde più spesse, non con poche difficoltà: sono delle .011 che per il manico della Squier è come montare delle corde per basso.
Dopo un'accordatura abbastanza sbrigativa la collegai  all'ampli e... magia, il suono sembrava rigenerato, più bello, tondo, definito più blues e più Strat.
Essendo comunque partiti da una base decente, il cambiamento è stato tanto radicale che all'inizio pensavo qualcuno vi avesse montato dei pickup nuovi a mia insaputa. E invece no, una Squier tutta originale di serie, buona chitarra in partenza che diventa un piccolo gioiellino con cui passo ore a divertirmi con un semplice cambio d'accordatura.
A volte non è indispensabile spendere centinaia di euro per una seconda chitarra, basta un po' di inventiva.


Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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