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Vintage V100 AFD Paradise
Vintage V100 AFD Paradise
di [user #10210] - pubblicato il

Per un prezzo contenuto, grazie a Vintage è possibile portarsi a casa una copia di Les Paul ispirata allo storico chitarrista dei Guns n Roses che saprà dire la sua anche confrontata con marchi più noti sulla stessa fascia di prezzo.
Da infelice possessore, da circa un anno, di una Epiphone Les Paul Ultra III, ero alla ricerca di una Les Paul originale. Mentre aspettavo di trovarne una da provare nel mio solito negozio di fiducia, mi sono imbattuto in una Vintage V100 AFD Paradise usata.
Premetto che non conoscevo nulla di questa marca, né che avesse fatto una copia della Gibson di Slash, quindi ho effettuato una breve ricerca sul web e ho valutato di andarla a provare.
Dato che l’attesa per provare una Gibson si faceva sempre più lunga, ho deciso di andare a provare questa AFD Paradise, nome non dei più originali, ma di sicura presa, infatti così è stato.

In una fredda mattina di gennaio mi sono recato al negozio, e ho chiesto di provare questa chitarra. Con le dita un po’ rattrappite dal gelo mi sono messo a strimpellare qualche accordo e qualche arpeggio, tipo l’intro di "Knockin' on heaven's door" e di "Don't Cry" per provare il pickup al manico e "Paradise City" giusto per provare il pickup al ponte. Solo suoni puliti, riservandomi di provare i suoni distorti solo in seguito.
Al primo impatto la chitarra mi è piaciuta subito, sia come estetica sia come peso, molto vicino a quello di una Epiphone Les Paul Custom, sempre presente lì in negozio. Il manico verniciato è molto scorrevole, e la tastiera ha una buona action e, a un primo impatto, mi ha dato un buon feeling. Siccome il tempo stringeva (dovevo andare al lavoro) ho deciso di prenderla, bloccandola e decidendo di passare poi a riprenderla.

Prima di parlare di come suona una breve descrizione è d’obbligo.
Il corpo dell’AFD è realizzato in mogano, anche il manico è in mogano, con tastiera in palissandro e 22 tasti di media altezza. Le meccaniche sono in stile Wilkinson con la classica forma a tulipano.
La tastiera ha intarsi madreperla. Il body è dotato di top in acero intagliato, con finiture ambra fiammate veramente belle a vedersi. Il manico e il corpo hanno anche un binding che fa molto vintage ed è davvero ben curato.
I controlli sono i soliti, comprendenti un selettore a tre vie a levetta per la selezione pickup più due potenziometri per il volume e due controlli di tono.
Vi è un classico ponte Tune-O-Matic. La chitarra dispone anche di un paio di humbucker Wilkinson Zebra in Alnico II.
Sono inclusi anche due strap lock, una feature molto bella per una chitarra di questa fascia di prezzo.

Da spenta dà delle buone vibrazioni, il ché non è mai un cattivo segno, anzi. Non è troppo pesante, ma ha un body abbastanza corposo per produrre un suono vibrante e risonante anche senza amplificatore.
Il manico dà  una bella sensazione, le finiture sono di qualità elevata, senza spigoli sui tasti. Devo dire che il tatto e il setup di questa chitarra coprirebbero di vergogna molte marche più costose e rinomate.

Vintage V100 AFD Paradise

Premettendo che è sempre difficile spiegare con le parole quello che si percepisce con le nostre orecchie, cercherò di essere il più preciso possibile nella descrizione del suono.
Una volta attaccata la chitarra al mio Blackstar HT5R, inizio con il canale clean e il pickup al manico. Il suono è caldo e gonfio e le note sono molto intellegibili, il volume è buono e, devo dire la verità, mi aspettavo un suono molto più sottile.
Passando al pickup al ponte, inizio con l’arpeggio di "Paradise City" e qui il discorso cambia, sono infatti sorpreso in quanto il volume sia inferiore e i suoni più sottili, ma nel complesso il pickup si comporta bene e ha una discreta reattività.
Con il canale overdrive il discorso si inverte. Il pickup al ponte ha molta grinta e gli accordi e i power chord escono che è un piacere, è anche bello graffiante e gli armonici artificiali riescono con facilità. Per quanto riguarda il pickup al ponte, usandolo in determinati fraseggi tipo l’intro di "Swet child o’mine", si comporta abbastanza bene, certo nn ha un grande sustain, ma d’altronde cosa pretendiamo, non sono mica i Seymour Duncan.
Ecco, se proprio dobbiamo trovare un difetto, mentre entrambi i pickup vanno molto bene per le ritmiche e gli accordi soprattutto a capotasto, il discorso è molto diverso per i solo, le note singole e per le note più alte, dove non hanno un grande sustain e sono alquanto sottili.
Altro difetto: il potenziometro del volume al ponte non chiude il volume al 100%, d’altronde da qualche parte dovevano pur risparmiare.
Il manico mi dà una sensazione di gran comodità. Certo non come quello di una Stratocaster, ma neppure come quello della terribile Epiphone Ultra III. La tastiera è abbastanza scorrevole anche se in qualche punto è poco confortevole, ma ho volutamente lasciato il setup con cui l’ho comprata proprio per essere il più obbiettivo possibile e non ho neppure cambiato le corde, per valutare la tenuta dell’accordatura che per inciso è molto buona. Solo la corda del Sol tende a scordarsi di tanto in tanto.

Vintage V100 AFD Paradise

In definitiva è una buona chitarra per la fascia entry level, che supera ampiamente il confronto con la Epiphone, almeno quella in mio possesso, e che sono sicuro mi riserverà delle piacevoli soddisfazioni una volta effettuato l’upgrade. Credo inoltre che non me ne libererò con facilità neppure quando avrò trovato la “mia” Gibson, anzi sono sicuro che la terrò al fianco della futura sorellona.
Non vedo l’ora di portarla dal mio liutaio di fiducia per fargli cambiare i pickup e montare gli Slash Pro di Seymour Duncan, già in mio possesso, per sostituire i potenziometri del tono e del volume e fare un setup come si deve.
Spero di essere stato d’aiuto a chi volesse valutare l’acquisto di questa simil Les Paul, che stravince il suo confronto con Epiphone e che, per uno street price di circa 400 euro, si lascia suonare con grande soddisfazione.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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