"Infanzia disgraziata ed instabile? Ce l’ho. Genitore alcolizzato e violento? Ce l’ho. Assurdità religiose oppressive? Ce l’ho. Alcolismo, tossicodipendenza, vagabondaggio? Ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho. Devastanti delusioni artistiche e professionali? Ce l’ho. Disintossicazione? Ce l’ho (diciassette volte). Esperienza di pre-morte? Ho anche quella".
Inizia cosi il libro che ho appena finito di leggere e che ha come titolo semplicemente “Mustaine” (edito in Italia da Arcana Edizioni).
Il soggetto a cui si riferisce l’autobiografia è ovviamente uno dei co-fondatori dei Metallica, cacciato prima che la band facesse il “botto”, discograficamente parlando, e che poi ha fondato e portato al successo con pugno di ferro il suo supergruppo: i Megadeth.
Il libro è, come molte altra biografie di rock star, il racconto romanzato di una vita difficile, iniziata in una famiglia divisa, proseguita sotto il segno di un'iper-religiosità e sfociata nei vizi e negli eccessi di alcool – droga e promiscuità senza confine.
Il viaggio è molto complesso per quest’uomo, che inizia da ragazzino a mantenersi fuori casa spacciando droga per poi finire preda di alcolici demoni che ne mutano fortemente il carattere e lo buttano tra le braccia di eroina, crack, cocaina e tranquillanti.
I momenti bui son ben descritti quindi, ma si lascia anche ampio spazio ai vari episodi di rinascita e alle conquiste musicali e sociali oltre che a svariati aneddoti di cui alcuni anche abbastanza divertenti.
Quello che mi ha colpito di più è la franchezza con cui Dave Mustaine sottolinea i suoi errori e le riflessioni che decide di condividere man mano con i lettori.
E la musica? Beh quella è il filo conduttore, la base latente anche se non sempre predominante nelle pagine in cui, passo passo, vengono incontrate anche le varie figure di spicco della scena metal in cui il frontman sviluppa la sua arte: Lars Ulrich, James Hetfield, Cliff Burton, Kerry King, Scott Ian, Alice Cooper, Axl Rose e chi più ne ha più ne metta.
L’unico difetto che ho trovato in questa biografia, e che sottolineo esser comune a quasi tutte le altre che ho letto (Slash, Ron Wood, Jimmy Page, Keith Richards, Eric Clapton...), è il misero spazio lasciato alla descrizione del “mondo del chitarrista” inteso come strumentazione (gusti, utilizzi ecc.), metodi di allenamento o composizione, esercizi e tutte quelle informazioni accessorie che un appassionato dello strumento si aspetterebbe/vorrebbe sapere da un genio come Mustaine.
Insomma anche qui si parla dell’uomo, dei problemi della sua vita, di abusi ed eccessi e non si menzionano i fattori tecnici e le peculiarità che hanno accompagnato la sua ascesa di musico.
A mio avviso è strano ed è un peccato perché, in un libro così corposo, si aveva lo spazio e il tempo da poter dedicare a qualche chicca tecnica che avrebbe ingolosito sicuramente gli appassionati più minuziosi, ma forse non era importante per l’autore che sicuramente tramite questa pubblicazione cerca di aggiungere un nuovo ulteriore passo sulla strada che lo porta alla redenzione.