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Mesa Boogie Mark V: un mostro in cantina
Mesa Boogie Mark V: un mostro in cantina
di [user #36862] - pubblicato il

O lo si odia, o lo si ama. Il Mark V è uno degli amplificatori più distintivi presenti sul mercato e, contrapposta a una platea di adoratori, non mancano i detrattori. A volte il giudizio dipende tal tempo e dal modo con cui ci si approccia. Ecco cosa riserva il Mesa Boogie all'utente intenzionato a carpirne i segreti.
Illuminato dall’articolo recentemente scritto da Mark80, ho deciso di riportare le mie impressioni (totalmente diverse) rispetto a un amplificatore da lui analizzato: parliamo di Mesa Boogie Mark V.
È bene però riportare alcune premesse: tutto iniziò quando, nel luglio del 2009, il babbo tornò a casa con una piccola sorpresa per il suo figlioletto maturando. Sentendo la sua voce chiamarmi dal garage, cominciai a scendere le scale convintissimo di doverlo aiutare a cambiare una lampadina o a praticare qualche altro tipo di lavoro manuale. Invece eccolo lì, me lo trovai davanti in bella vista: l’amplificatore dei miei sogni.
Inutile parlare della frenesia e della gioia provata in quel momento, avevo in casa l’amplificatore del mio idolo, il signor Petrucci.

Il Mark V si presenta come un combo pesantissimo, ricco di switch e controlli di vario tipo. La pedaliera in dotazione inoltre potrebbe benissimo fare parte di un addobbo natalizio, con tutte le lucine che ha.
Sarò sbrigativo nell’analisi tecnica dell’aggeggio, poiché online potrete trovare tutte le informazioni che vi servono: sono presenti tre canali, un boost applicabile su ognuno di essi, un equalizzatore grafico a cinque bande e un altro equalizzatore a tre manopole, un riverbero analogico a molla con controllo indipendente per ogni canale, send return, tasto mute, una serie di switch per cambiare modalità nei canali.
Ma torniamo al fanciullo estasiato che scarta il suo pacco e lo attacca alla corrente.

Posso dirvi che nel giro di dieci minuti tutto il mio entusiasmo è andato scemando: un orrore, una ciofeca, un amplificatore squilibratissimo e inutilizzabile. Ci avevo smanettato tutta la giornata, per somma gioia dei vicini, senza riuscire a cavarci fuori un suono decente. Si riusciva tuttavia a percepire che l’attacco e la botta valvolare erano presenti e ottimi, ma il suono proprio non riusciva a soddisfarmi.

Mesa Boogie Mark V: un mostro in cantina

Ve la faccio breve: il Mesa è un amplificatore che deve essere gestito, compreso e studiato a fondo. Le possibilità e le sfumature che riesce a buttare fuori sono qualcosa di eccezionale, che solo pochi altri amplificatori possono eguagliare. Non vi nego che nel corso degli anni ho pensato più e più volte di mandare al diavolo tutto e di rivenderlo, addirittura preso da degli scatti di rabbia ha rischiato di essere lanciato fuori dalla finestra ma alla fine, complice anche la mia formazione musicale e tecnica migliorata, il suono è riuscito a maturare pian piano.
Dopo tre anni, e ripeto tre anni, sono riuscito a tirare fuori il sound che ho sempre voluto.
Chiariamoci, il mio periodo mettallozzo è finito, e ora i Dream Theater sono più una musica onirica rispetto al passato, le mie capacità si sono concentrate sul rock, l’hard rock e l’heavy metal vecchio stampo.
Il Mark V non perdona: se una nota la si sbaglia, o una corda la si prende male l’errore non viene coperto, ma anzi sembra quasi essere amplificato. Le armoniche e le note vengono contraddistinte talmente bene che la precisione, nell’utilizzo di un’ascia, deve essere minimale.
Sono scettico riguardo quelle prove che vengono effettuate da persone che testano l’amplificazione per non più di due ore, soprattutto in questo caso.

È doveroso inoltre segnalare che la bestiola deve necessariamente essere utilizzata con l’equalizzatore attivo. Pena? Ritrovarsi con un amplificatore uguale, se non peggiore, di uno che sul mercato si può trovare intorno ai mille euro.
Un errore comune è considerarlo solo come un rappresentante della musica metal: niente di più sbagliato. È vero che la tendenza dei suoni che se ne tirano fuori sono più orientati al sound americano, ma giocando con la manopolina del Presence e sull’equalizzazione eccolo li: si tira fuori Hendrix, Page, Gilmour, Sabo, BB King, Clapton e chi ne ha e più ne metta.
So che è difficile, ma provare per credere.

Mesa Boogie Mark V: un mostro in cantina

Forse sono un po’ di parte, essendone un felice possessore, ma è inevitabile che qualche nota dolente vi sia:
- l’amplificatore tende a dare una determinata timbrica a tutti gli strumenti. Nel senso che tutte le chitarre sembrano suonare alla stessa maniera. È chiaro che nel caso di una Stratocaster e una Les Paul i suoni saranno diversi, ma non è difficile trovare delle somiglianze fra loro, soprattutto nell’ambito high gain
- le distorsioni Mesa o vi piacciono o non vi piacciono
- questo ampli è dannatamente difficile da usare, è difficile da gestire, può darvi addirittura qualche problema in ambito live se dovete smanettare con i controlli per variare un po’ il suono: basta spostare di due millimetri una manopola e si sfasa tutto
- è metereopatico! Anche se è un problema che più o meno affligge tutti gli amplificatori a valvole
- pesa, diamine se pesa (parlo del combo) e la vostra schiena potrebbe rischiare un sonoro crack se non lo munite di rotelline
- inizialmente potrebbe lasciarvi spiazzati, inoltre dovrete tenere conto che ogni cosa, a partire dall’utilizzo a seconda dei watt, fino alla regolazione del volume master e del volume di uscita, influenzerà (e non è detto positivamente) il suono della vostra macchina.
- non ama gli overdrive e i distorsori delle altre marche.

In conclusione vi illustro le mie personali impressioni sui singoli canali.
Il primo canale dispone di tre modalità utilizzabili: un clean, una modalità fat e una tweed. Se le prime due sono chiaramente di stampo Fenderistico e il suono si presenta come buono e discreto (con un humbucker non è vero che la chitarra tende a crunchare, basta regolare il gain con coscienza), è la modalità Tweed il vero mostro di questo canale. Hendrix, Hendrix e ancora Hendrix. Il suono che se ne tira fuori è eccezionale, la chitarra vibra e possiamo sentire scorrere nelle nostre vene tutta la bellezza degli anni ‘60 e ‘70.
Il secondo canale dispone anch’esso di tre modalità. Su questo punto non posso che concordare con la recensione di Mark80: la versatilità è enorme, grazie ai tre switch ci si riesce a tirare fuori veramente di tutto, da riff soft blues a ritmiche metal più pesanti. È un mondo da scoprire.
Il terzo canale è dedicato all’high gain, sempre con tre modalità. Passiamo dal sound alla Led Zeppelin ai suoni più cattivi della storia della musica. È vero che la riserva di gain non è eccessiva, ma basta aggiungere un boost alla pedaliera oppure alzare oltre la metà corsa l'uscita dell’amplificatore e "boom", anche per le vostre orecchie. Il sustain aumenta a dismisura.

Il Mark V è, come l’aveva definito la redazione di Accordo qualche tempo fa, uno degli amplificatori definitivi e più versatili mai creato.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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