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Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
di [user #12444] - pubblicato il

La chiusura di Hamer da parte di Fender, che l'aveva acquisita come branca di Kaman da qualche anno, ha segnato la fine di uno dei costruttori di strumenti elettrici più innovativi e originali. Fender non è nuova all'acquisto a scopo dismissione di marchi gloriosi ma non più in auge come Sunn e De Armond. Nel caso di Hamer, tuttavia, si tratta di un marchio giovane e legato a strumenti di altissimo profilo, e di un pezzo rilevante della storia più recente della chitarra elettrica.
Hamer ha rappresentato, alla fine degli anni '70, un nuovo modo di progettare e costruire chitarre elettriche. Proprio mentre Fender e Gibson si convertivano alla produzione di massa, un gruppo di piccoli costruttori americani cercava strade nuove per un prodotto che aveva conquistato il mondo sulle ali del rock: c'erano gli innovatori in cerca di nuove soluzioni tecnologiche (Alembic, Kramer, Travis Bean, Dan Armstrong), coloro che puntavano sull'estrema personalizzazione costruendo componenti da assemblare ispirandosi alla filosofia "hot rod" (Charvel e Shecter delle origini). Qualcuno invece, come Paul Reed Smith e Hamer, si rifaceva al passato e cercava di creare strumenti moderni ma costruiti con cura artigianale, recuperando quell'attenzione alle esigenze dei musicisti professionisti che aveva fatto il successo dei modelli storici di Fender e Gibson, esigenze che nel frattempo erano indubbiamente cambiate nel quarto di secolo cruciale per la storia della chitarra che aveva visto la nascita del rock.

Quella che sarebbe diventata Hamer Guitars nacque nei primi anni '70 nei pressi di Chicago. I fondatori, Paul Hamer e Jol Dantzig, erano musicisti appassionati di strumenti vintage convinti che la produzione contemporanea di Gibson e Fender non fosse all'altezza di quella dei decenni precedenti. Sapendo che molti altri erano della stessa opinione, cominciarono a girare gli USA con una station wagon rispondendo agli annunci dell'usato, alla ricerca di strumenti da rivendere per arrotondare le entrate. Ben presto, quando l'attività di compravendita di strumenti usati divenne la loro principale attività, affittarono un magazzino nel quale Dantzig, il più ferrato in materia, riparava e restaurava gli strumenti da rivendere. Con l'ulteriore espansione delle vendite fu aperto un negozio vero e proprio che offriva il servizio di riparazioni anche alla clientela. Dantzig si rivolse a un esperto riparatore, tale John Montgomery, che entrò in società mettendo a disposizione il proprio laboratorio, e in breve tempo i due si fecero una fama tale che Gibson, insospettita dalla quantità di parti di ricambio richieste da quel piccolo negozio di strumenti usati, li contattò e, constatato che la richiesta di ricambi rispecchiava l’effettiva attività di riparazione, propose loro di diventare il primo centro di assistenza ufficiale autorizzato Gibson. Ciò comportò per Dantzig e Montgomery uno specifico training presso la fabbrica di Kalamazoo e l'acquisizione di uno scatolone di pickup usati pronto per la discarica del quale vi dirò in seguito.
In quel periodo, Dantzig decise di provare a costruire un intero strumento e realizzò per sé un basso decisamente fuori del comune: voleva qualcosa di mai visto ma al contempo di familiare, e così scelse la forma della Flying V e realizzò un basso a scala corta travestito da chitarra, con una finta leva del vibrato (si trattava della leva di una SG a un ponte per basso Gibson).
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
 
Il basso attirò l'attenzione di molti clienti del negozio (tra i quali Rick Nielsen dei Cheap Trick, avido collezionista di strumenti vintage) e ciò convinse i soci a tentare la produzione di una piccola serie di strumenti originali costruiti con la cura e l'attenzione al dettaglio tipiche delle Gibson degli anni d'oro: nel 1974 la società di Hamer, Dantzig e Montgomery divenne Hamer Guitars (Hamer suonava bene come marchio, secondo i soci) e iniziò la produzione in pochi esemplari della Standard.
 
Si trattava di un progetto ambizioso: Dantzig voleva creare un ibrido tra i due modelli più rari e ricercati di casa Gibson, l'Explorer (forma di corpo e paletta e disposizione dei controlli) e la Les Paul Standard del '59, (costruzione del corpo in mogano con top in acero fiammato, finitura Cherry Sunburst), destinato a coloro che possedevano strumenti vintage autentici e non riscontravano la medesima qualità nelle Gibson più recenti.
I pickup dei primissimi esemplari erano autentici Gibson PAF degli anni '50 trovati nello scatolone recuperato da Dantzig a Kalamazoo, privati della copertura in metallo palesemente usata. In effetti Hamer fu il primo costruttore a vendere i propri strumenti con humbucker scoperchiati, e anche in ciò fece tendenza. In seguito vennero utilizzati ricambi Gibson appositamente riavvolti da Larry Di Marzio su specifiche Hamer e infine, quando la produzione assunse volumi tali da indurre Gibson a non fornire parti di ricambio a un potenziale concorrente, specifici modelli costruiti in esclusiva da Di Marzio per Hamer, sostanzialmente delle varianti del Di Marzio PAF, a sua volta una riproduzione dei vecchi Gibson contenuti nel famoso scatolone.
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop

Nel 1975, in occasione della propria prima partecipazione al NAMM in uno stand condiviso con Di Marzio, Hamer propose il proprio secondo modello, più convenzionale ed economico. Costava meno della metà della Standard. Era la Sunburst, con corpo a doppia spalla mancante in mogano di ispirazione Les Paul, top piatto in acero e ponte tipo Fender con le corde ancorate sul retro del corpo.
In poco tempo il nuovo modello acquisì una notevole popolarità anche grazie a endorser del calibro di Martin Barre (Jethro Tull) e Andy Summers (in alcuni video dei Police si vedono anche una Standard, una Prototype e un basso Hamer a otto corde).
Per un prezzo inferiore a quello di una Les Paul nuova, la Sunburst offriva la qualità di una d'epoca con in più caratteristiche moderne, quali il pickup al ponte leggermente più potente, un manico più agile, meccaniche più affidabili. Lo stesso spirito ironico che aveva suggerito il basso a V e la Standard indusse Hamer a mantenere la denominazione Sunburst anche quando vennero introdotte finiture non sfumate.
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
 
Nel '78 Hamer Guitars si trasferì in un laboratorio più grande e assunse nuovo personale. Un nuovo socio, Frank Untermyer, apportò capitale e affiancò Paul Hamer come responsabile delle vendite, occupandosi dell’esportazione (fino ad allora Hamer aveva guardato quasi esclusivamente al mercato USA). Il successo fu tale che dopo soli due anni fu necessario un ulteriore trasloco in un grande capannone, sempre nei pressi di Chicago.
Negli anni '80, la produzione divenne industriale e nacquero nuovi modelli, alcuni dei quali, come la T51 e la T62 (interpretazioni Hamer dei classici Fender), furono prodotti per un breve periodo, altri -come un incredibile basso a dodici corde, la Prototype con humbucker e single coil affiancati, la Chaparral, che strizzava l'occhio alla nascente moda delle "super-Strat" mantenendo una sua originalità, e la Special, una Sunburst tutta in mogano con due P90 - divennero dei piccoli classici.

Mentre l’offerta di strumenti di serie si ampliava, una particolare attenzione veniva destinata agli strumenti custom realizzati su richieste specifiche dei clienti: tra costoro spicca il solito Rick Nielsen, che a varie riprese si fece realizzare da Hamer una serie di strumenti decisamente fuori del comune, tra i quali si notano un mandoloncello elettrico (a cui è addirittura dedicato un brano dei Cheap Trick, "Mandocello"), una Standard a scacchi, una chitarra a cinque manici e una doppio manico soprannominata Uncle Dick a forma di... Rick Nielsen (il progetto originale, mai ultimato, prevedeva le facce intercambiabili di tutti i membri dei Cheap Trick).

Nel 1987 Paul Hamer lasciò la società, che si affidò per la distribuzione interna e internazionale a Kaman, casa madre di Ovation, e finì con l’essere acquistata da quest’ultima. Dantzig restò con Hamer fino al 1993, quando intraprese un’attività di progettista freelance. L’acquisto da parte di Kaman vide l’introduzione di serie economiche prodotte in estremo oriente (la serie Slammer by Hamer e la serie XT, che riproponevano in versione economica le linee dei modelli americani e qualche copia generica di modelli di altre case) e di nuovi modelli made in USA, tra i quali particolare importanza assume la Duo Tone, la prima chitarra prodotta in serie a utilizzare un pickup piezo (naturalmente Ovation) miscelabile con gli usuali pickup magnetici. La Duo Tone era inoltre dotata di camere tonali scavate nel corpo in mogano e di una tavola in abete solido (con fori circolari di derivazione Adamas in luogo delle consuete f), caratteristiche che avrebbero trovato posto in alcuni modelli successivi. Anche nel caso delle camere tonali, oggi diffusissime, si deve riconoscere ad Hamer la prima riproposizione in chiave moderna di una modalità costruttiva che sembrava dimenticata dai tempi degli storici progetti di Roger Rossmeisl per Rickenbacker e Fender.
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop

Il successo di Hamer era dovuto proprio all’approccio artigianale e "vintage" alla costruzione di strumenti elettrici, e il tentativo di Kaman di renderla un produttore di massa in grado di competere con Fender e Gibson non ebbe successo, specialmente in un momento in cui proprio Fender e Gibson aprivano i propri Custom Shop per tornare a quella qualità che era venuta a mancare negli anni '70.
Nel 1997 Frank Untermyer, che nel frattempo aveva fatto carriera in Kaman, decise di rilanciare la casa nella quale aveva mosso i primi passi nel settore degli strumenti musicali: riassunse Jol Dantzig come progettista e direttore tecnico, e propose ai dipendenti più esperti di trasferirsi, con le proprie famiglie, da Chicago a New Hartford, cittadina rurale del Connecticut, vicino al quartier generale Ovation, per iniziare una piccola produzione di strumenti di alta qualità. Aderirono in dieci. Il nuovo corso vide l’introduzione di nuove serie tra le più interessanti prodotte da Hamer.
Dantzig si concentrò in particolare su strumenti cavi o con camere tonali e buche a f, e  rispolverò la tendenza a fondere caratteristiche diverse di modelli del passato già evidente nei suoi primissimi progetti. 
Tra i modelli più interessanti della nuova produzione vi sono le variazioni sul tema della Sunburst (solitamente denominate Artist, ma il nome è cambiato nel corso degli anni) con camere tonali e una sola buca a f, la Newport, con corpo in mogano dell’Honduras interamente cavo, top bombato in abete massello, P90 travestiti da humbucker (i Phat Cat di Duncan, progettati appositamente per questo specifico modello Hamer e poi resi disponibili al pubblico) e tremolo Bigsby, il tutto condito da una sgargiante finitura arancione trasparente che strizza l’occhio a Gretsch, e la Monaco III, semisolida (scavata dal pieno) dall'aspetto gibsoniano, ma con scala e timbriche da Stratocaster (i pickup sono apparentemente P90, ma realizzati da Duncan su specifiche Hamer) tavola in abete e Bigsby. L’ultimo modello progettato da Dantzig prima delle definitive dimissioni, la Talladega, è una perfetta fusione tra due estremi come Telecaster e Les Paul.  Alla produzione in serie fu affiancata un’attività di vero e proprio custom shop per la realizzazione di modelli unici a richiesta dei clienti, un altro ritorno alle origini.
Al nuovo corso risale anche l’adozione, su alcuni modelli, dei segnatasti a forma di V, i cosiddetti "victory inlays", diventati una caratteristica Hamer. Ideati al controverso scopo di celebrare la vittoria americana nelle prima guerra del Golfo (Kaman è un società che ha nell’industria aerospaziale e bellica la propria principale attività), i "victory inlays" hanno infastidito una parte della clientela e suscitato un bel po' di discussioni sui forum in rete.
Nel 2007 Fender acquistò Kaman Music, il ramo musicale del gruppo Kaman, e apparentemente non vi fu nessun intervento su Hamer. Tuttavia nel 2010 Dantzig lasciò definitivamente per dedicarsi alla costruzione di strumenti unici o in serie strettamente limitata (Jol Dantzig Guitar Design).
All’inizio di quest’anno Fender ha annunciato la cessazione della produzione Hamer, ma la fabbrica non è stata chiusa e i dieci dipendenti Hamer che nel 1997 avevano accettato di cambiare letteralmente vita traslocando con le famiglie dalla grande città a un luogo in mezzo ai boschi a centinaia di chilometri di distanza sono diventati i responsabili del Custom Shop Guild e producono, con l’abilità e l’esperienza maturate in casa Hamer, la serie American Patriarch, versioni curatissime e rigorosamente identiche agli originali di tre modelli Guild vintage, con prezzi a partire da 7.499,99 dollari.

Le chitarre Hamer sono sempre state un prodotto di culto. Al pari di certe marche di auto o di moto (o di certe razze di cani), Hamer ha sempre avuto un pubblico di fedelissimi estimatori. La qualità dei materiali e della manodopera è elevatissima, paragonabile a quella dei prodotti custom shop dei soliti noti. Per contro, le Hamer più interessanti e originali hanno proprio nell’originalità il proprio limite (i chitarristi, si sa, sono abitudinari e difficilmente si avventurano oltre quei soliti quattro modelli storici Gibson e Fender e relativi cloni). L’eccesso di modelli (davvero tanti per una produzione così limitata) probabilmente non ha giovato all’affermazione del marchio su larga scala, e ciò è una delle cause del basso prezzo dell’usato: nonostante la rarità e l’altissima qualità costruttiva, una Hamer usata in ottime condizioni difficilmente supera la metà del prezzo di listino e, a prezzi che variano dai 750 ai 1800 euro a seconda dei modelli, costituisce indubbiamente un ottimo affare, anche se con la cessazione della produzione le cose potrebbero cambiare, portando il marchio al totale oblio o al contrario scatenando collezionisti e appassionati in una corsa al rialzo.
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