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Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
di [user #12444] - pubblicato il

La chiusura di Hamer da parte di Fender, che l'aveva acquisita come branca di Kaman da qualche anno, ha segnato la fine di uno dei costruttori di strumenti elettrici più innovativi e originali. Fender non è nuova all'acquisto a scopo dismissione di marchi gloriosi ma non più in auge come Sunn e De Armond. Nel caso di Hamer, tuttavia, si tratta di un marchio giovane e legato a strumenti di altissimo profilo, e di un pezzo rilevante della storia più recente della chitarra elettrica.
Hamer ha rappresentato, alla fine degli anni '70, un nuovo modo di progettare e costruire chitarre elettriche. Proprio mentre Fender e Gibson si convertivano alla produzione di massa, un gruppo di piccoli costruttori americani cercava strade nuove per un prodotto che aveva conquistato il mondo sulle ali del rock: c'erano gli innovatori in cerca di nuove soluzioni tecnologiche (Alembic, Kramer, Travis Bean, Dan Armstrong), coloro che puntavano sull'estrema personalizzazione costruendo componenti da assemblare ispirandosi alla filosofia "hot rod" (Charvel e Shecter delle origini). Qualcuno invece, come Paul Reed Smith e Hamer, si rifaceva al passato e cercava di creare strumenti moderni ma costruiti con cura artigianale, recuperando quell'attenzione alle esigenze dei musicisti professionisti che aveva fatto il successo dei modelli storici di Fender e Gibson, esigenze che nel frattempo erano indubbiamente cambiate nel quarto di secolo cruciale per la storia della chitarra che aveva visto la nascita del rock.

Quella che sarebbe diventata Hamer Guitars nacque nei primi anni '70 nei pressi di Chicago. I fondatori, Paul Hamer e Jol Dantzig, erano musicisti appassionati di strumenti vintage convinti che la produzione contemporanea di Gibson e Fender non fosse all'altezza di quella dei decenni precedenti. Sapendo che molti altri erano della stessa opinione, cominciarono a girare gli USA con una station wagon rispondendo agli annunci dell'usato, alla ricerca di strumenti da rivendere per arrotondare le entrate. Ben presto, quando l'attività di compravendita di strumenti usati divenne la loro principale attività, affittarono un magazzino nel quale Dantzig, il più ferrato in materia, riparava e restaurava gli strumenti da rivendere. Con l'ulteriore espansione delle vendite fu aperto un negozio vero e proprio che offriva il servizio di riparazioni anche alla clientela. Dantzig si rivolse a un esperto riparatore, tale John Montgomery, che entrò in società mettendo a disposizione il proprio laboratorio, e in breve tempo i due si fecero una fama tale che Gibson, insospettita dalla quantità di parti di ricambio richieste da quel piccolo negozio di strumenti usati, li contattò e, constatato che la richiesta di ricambi rispecchiava l’effettiva attività di riparazione, propose loro di diventare il primo centro di assistenza ufficiale autorizzato Gibson. Ciò comportò per Dantzig e Montgomery uno specifico training presso la fabbrica di Kalamazoo e l'acquisizione di uno scatolone di pickup usati pronto per la discarica del quale vi dirò in seguito.
In quel periodo, Dantzig decise di provare a costruire un intero strumento e realizzò per sé un basso decisamente fuori del comune: voleva qualcosa di mai visto ma al contempo di familiare, e così scelse la forma della Flying V e realizzò un basso a scala corta travestito da chitarra, con una finta leva del vibrato (si trattava della leva di una SG a un ponte per basso Gibson).
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
 
Il basso attirò l'attenzione di molti clienti del negozio (tra i quali Rick Nielsen dei Cheap Trick, avido collezionista di strumenti vintage) e ciò convinse i soci a tentare la produzione di una piccola serie di strumenti originali costruiti con la cura e l'attenzione al dettaglio tipiche delle Gibson degli anni d'oro: nel 1974 la società di Hamer, Dantzig e Montgomery divenne Hamer Guitars (Hamer suonava bene come marchio, secondo i soci) e iniziò la produzione in pochi esemplari della Standard.
 
Si trattava di un progetto ambizioso: Dantzig voleva creare un ibrido tra i due modelli più rari e ricercati di casa Gibson, l'Explorer (forma di corpo e paletta e disposizione dei controlli) e la Les Paul Standard del '59, (costruzione del corpo in mogano con top in acero fiammato, finitura Cherry Sunburst), destinato a coloro che possedevano strumenti vintage autentici e non riscontravano la medesima qualità nelle Gibson più recenti.
I pickup dei primissimi esemplari erano autentici Gibson PAF degli anni '50 trovati nello scatolone recuperato da Dantzig a Kalamazoo, privati della copertura in metallo palesemente usata. In effetti Hamer fu il primo costruttore a vendere i propri strumenti con humbucker scoperchiati, e anche in ciò fece tendenza. In seguito vennero utilizzati ricambi Gibson appositamente riavvolti da Larry Di Marzio su specifiche Hamer e infine, quando la produzione assunse volumi tali da indurre Gibson a non fornire parti di ricambio a un potenziale concorrente, specifici modelli costruiti in esclusiva da Di Marzio per Hamer, sostanzialmente delle varianti del Di Marzio PAF, a sua volta una riproduzione dei vecchi Gibson contenuti nel famoso scatolone.
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop

Nel 1975, in occasione della propria prima partecipazione al NAMM in uno stand condiviso con Di Marzio, Hamer propose il proprio secondo modello, più convenzionale ed economico. Costava meno della metà della Standard. Era la Sunburst, con corpo a doppia spalla mancante in mogano di ispirazione Les Paul, top piatto in acero e ponte tipo Fender con le corde ancorate sul retro del corpo.
In poco tempo il nuovo modello acquisì una notevole popolarità anche grazie a endorser del calibro di Martin Barre (Jethro Tull) e Andy Summers (in alcuni video dei Police si vedono anche una Standard, una Prototype e un basso Hamer a otto corde).
Per un prezzo inferiore a quello di una Les Paul nuova, la Sunburst offriva la qualità di una d'epoca con in più caratteristiche moderne, quali il pickup al ponte leggermente più potente, un manico più agile, meccaniche più affidabili. Lo stesso spirito ironico che aveva suggerito il basso a V e la Standard indusse Hamer a mantenere la denominazione Sunburst anche quando vennero introdotte finiture non sfumate.
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop
 
Nel '78 Hamer Guitars si trasferì in un laboratorio più grande e assunse nuovo personale. Un nuovo socio, Frank Untermyer, apportò capitale e affiancò Paul Hamer come responsabile delle vendite, occupandosi dell’esportazione (fino ad allora Hamer aveva guardato quasi esclusivamente al mercato USA). Il successo fu tale che dopo soli due anni fu necessario un ulteriore trasloco in un grande capannone, sempre nei pressi di Chicago.
Negli anni '80, la produzione divenne industriale e nacquero nuovi modelli, alcuni dei quali, come la T51 e la T62 (interpretazioni Hamer dei classici Fender), furono prodotti per un breve periodo, altri -come un incredibile basso a dodici corde, la Prototype con humbucker e single coil affiancati, la Chaparral, che strizzava l'occhio alla nascente moda delle "super-Strat" mantenendo una sua originalità, e la Special, una Sunburst tutta in mogano con due P90 - divennero dei piccoli classici.

Mentre l’offerta di strumenti di serie si ampliava, una particolare attenzione veniva destinata agli strumenti custom realizzati su richieste specifiche dei clienti: tra costoro spicca il solito Rick Nielsen, che a varie riprese si fece realizzare da Hamer una serie di strumenti decisamente fuori del comune, tra i quali si notano un mandoloncello elettrico (a cui è addirittura dedicato un brano dei Cheap Trick, "Mandocello"), una Standard a scacchi, una chitarra a cinque manici e una doppio manico soprannominata Uncle Dick a forma di... Rick Nielsen (il progetto originale, mai ultimato, prevedeva le facce intercambiabili di tutti i membri dei Cheap Trick).

Nel 1987 Paul Hamer lasciò la società, che si affidò per la distribuzione interna e internazionale a Kaman, casa madre di Ovation, e finì con l’essere acquistata da quest’ultima. Dantzig restò con Hamer fino al 1993, quando intraprese un’attività di progettista freelance. L’acquisto da parte di Kaman vide l’introduzione di serie economiche prodotte in estremo oriente (la serie Slammer by Hamer e la serie XT, che riproponevano in versione economica le linee dei modelli americani e qualche copia generica di modelli di altre case) e di nuovi modelli made in USA, tra i quali particolare importanza assume la Duo Tone, la prima chitarra prodotta in serie a utilizzare un pickup piezo (naturalmente Ovation) miscelabile con gli usuali pickup magnetici. La Duo Tone era inoltre dotata di camere tonali scavate nel corpo in mogano e di una tavola in abete solido (con fori circolari di derivazione Adamas in luogo delle consuete f), caratteristiche che avrebbero trovato posto in alcuni modelli successivi. Anche nel caso delle camere tonali, oggi diffusissime, si deve riconoscere ad Hamer la prima riproposizione in chiave moderna di una modalità costruttiva che sembrava dimenticata dai tempi degli storici progetti di Roger Rossmeisl per Rickenbacker e Fender.
 
Hamer: ascesa e caduta del primo custom shop

Il successo di Hamer era dovuto proprio all’approccio artigianale e "vintage" alla costruzione di strumenti elettrici, e il tentativo di Kaman di renderla un produttore di massa in grado di competere con Fender e Gibson non ebbe successo, specialmente in un momento in cui proprio Fender e Gibson aprivano i propri Custom Shop per tornare a quella qualità che era venuta a mancare negli anni '70.
Nel 1997 Frank Untermyer, che nel frattempo aveva fatto carriera in Kaman, decise di rilanciare la casa nella quale aveva mosso i primi passi nel settore degli strumenti musicali: riassunse Jol Dantzig come progettista e direttore tecnico, e propose ai dipendenti più esperti di trasferirsi, con le proprie famiglie, da Chicago a New Hartford, cittadina rurale del Connecticut, vicino al quartier generale Ovation, per iniziare una piccola produzione di strumenti di alta qualità. Aderirono in dieci. Il nuovo corso vide l’introduzione di nuove serie tra le più interessanti prodotte da Hamer.
Dantzig si concentrò in particolare su strumenti cavi o con camere tonali e buche a f, e  rispolverò la tendenza a fondere caratteristiche diverse di modelli del passato già evidente nei suoi primissimi progetti. 
Tra i modelli più interessanti della nuova produzione vi sono le variazioni sul tema della Sunburst (solitamente denominate Artist, ma il nome è cambiato nel corso degli anni) con camere tonali e una sola buca a f, la Newport, con corpo in mogano dell’Honduras interamente cavo, top bombato in abete massello, P90 travestiti da humbucker (i Phat Cat di Duncan, progettati appositamente per questo specifico modello Hamer e poi resi disponibili al pubblico) e tremolo Bigsby, il tutto condito da una sgargiante finitura arancione trasparente che strizza l’occhio a Gretsch, e la Monaco III, semisolida (scavata dal pieno) dall'aspetto gibsoniano, ma con scala e timbriche da Stratocaster (i pickup sono apparentemente P90, ma realizzati da Duncan su specifiche Hamer) tavola in abete e Bigsby. L’ultimo modello progettato da Dantzig prima delle definitive dimissioni, la Talladega, è una perfetta fusione tra due estremi come Telecaster e Les Paul.  Alla produzione in serie fu affiancata un’attività di vero e proprio custom shop per la realizzazione di modelli unici a richiesta dei clienti, un altro ritorno alle origini.
Al nuovo corso risale anche l’adozione, su alcuni modelli, dei segnatasti a forma di V, i cosiddetti "victory inlays", diventati una caratteristica Hamer. Ideati al controverso scopo di celebrare la vittoria americana nelle prima guerra del Golfo (Kaman è un società che ha nell’industria aerospaziale e bellica la propria principale attività), i "victory inlays" hanno infastidito una parte della clientela e suscitato un bel po' di discussioni sui forum in rete.
Nel 2007 Fender acquistò Kaman Music, il ramo musicale del gruppo Kaman, e apparentemente non vi fu nessun intervento su Hamer. Tuttavia nel 2010 Dantzig lasciò definitivamente per dedicarsi alla costruzione di strumenti unici o in serie strettamente limitata (Jol Dantzig Guitar Design).
All’inizio di quest’anno Fender ha annunciato la cessazione della produzione Hamer, ma la fabbrica non è stata chiusa e i dieci dipendenti Hamer che nel 1997 avevano accettato di cambiare letteralmente vita traslocando con le famiglie dalla grande città a un luogo in mezzo ai boschi a centinaia di chilometri di distanza sono diventati i responsabili del Custom Shop Guild e producono, con l’abilità e l’esperienza maturate in casa Hamer, la serie American Patriarch, versioni curatissime e rigorosamente identiche agli originali di tre modelli Guild vintage, con prezzi a partire da 7.499,99 dollari.

Le chitarre Hamer sono sempre state un prodotto di culto. Al pari di certe marche di auto o di moto (o di certe razze di cani), Hamer ha sempre avuto un pubblico di fedelissimi estimatori. La qualità dei materiali e della manodopera è elevatissima, paragonabile a quella dei prodotti custom shop dei soliti noti. Per contro, le Hamer più interessanti e originali hanno proprio nell’originalità il proprio limite (i chitarristi, si sa, sono abitudinari e difficilmente si avventurano oltre quei soliti quattro modelli storici Gibson e Fender e relativi cloni). L’eccesso di modelli (davvero tanti per una produzione così limitata) probabilmente non ha giovato all’affermazione del marchio su larga scala, e ciò è una delle cause del basso prezzo dell’usato: nonostante la rarità e l’altissima qualità costruttiva, una Hamer usata in ottime condizioni difficilmente supera la metà del prezzo di listino e, a prezzi che variano dai 750 ai 1800 euro a seconda dei modelli, costituisce indubbiamente un ottimo affare, anche se con la cessazione della produzione le cose potrebbero cambiare, portando il marchio al totale oblio o al contrario scatenando collezionisti e appassionati in una corsa al rialzo.
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Bell'articolo
di Fritz [user #333]
commento del 12/05/2013 ore 09:31:59
MI piacciono queste storie, e finalmente un articolo che non parla di Musik Messe o SHG, onestamente non se ne poteva proprio più...
Rispondi
Re: Bell'articolo
di GuitarMan.Y [user #34936]
commento del 12/05/2013 ore 14:39:10
Quoto
Rispondi
Sempre stato attratto dalle Hamer,grazie ...
di Zado utente non più registrato
commento del 12/05/2013 ore 09:57:37
Sempre stato attratto dalle Hamer,grazie per avene narrato la storia cosi al dettaglio,non ne ero a conoscenza.

p.s. Oh, le Jol Dantzig a quanto vedo son chitarroni spettacolosi!

p.s.2 Si scrive sChecter! :D
Rispondi
ottimo articolo ...
di giuseppe40 [user #18743]
commento del 12/05/2013 ore 10:41:29
ottimo articolo
Rispondi
Grazie, davvero interessante e ben ...
di Oliver [user #910]
commento del 12/05/2013 ore 12:33:16
Grazie, davvero interessante e ben scritto.
Magnifiche le foto.
Rispondi
Re: Grazie, davvero interessante e ben ...
di scrapgtr [user #12444]
commento del 12/05/2013 ore 14:37:09
Grazie a voi tutti per i commenti, e soprattutto alla redazione che ha cercato e scelto le migliori illustrazioni possibili.
Rispondi
è un po una vergogna ...
di JackDynamite [user #14761]
commento del 12/05/2013 ore 23:14:12
è un po una vergogna che Fender gestisca così male certi marchi.
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di scrapgtr [user #12444]
commento del 13/05/2013 ore 17:09:32
Fender è una società che l'anno scorso puntava alla quotazione in borsa, che produce strumenti fatti essenzialmente da macchine in fabbriche situate in vari continenti. Ha un catalogo immenso, ma per la stragrande maggioranza legato ad un design e ad una tradizione che è inconfondibilmente Fender, dotato di un'identità molto precisa (tant'è vero che la forma delle palette è registrata come marchio). Hamer al contrario produceva a mano strumenti di qualità che nella stragrande maggioranza erano agli antipodi, per concezione e design, di quelli da sempre prodotti da Fender, e soprattutto privi di un'identità precisa (anzi, il sincretismo e il gusto della citazione di modelli storici altrui sono sempre stati tratti distintivi dei progetti di Dantzig): a mio parere proprio la mancanza di un'identità precisa ha impedito ad Hamer di avere il meritato successo. Dal punto di vista della Fender dunque la chiusura di Hamer è stata una mossa opportuna...
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di JackDynamite [user #14761]
commento del 13/05/2013 ore 21:05:51
si può tranquillamente mantenere un marchio attivo con pochi modelli, poca pubblicità ecc. non avrebbe costi per fender, solo rinnovare il marchio ogni tot anni. comunque, nel mondo si son sempre vendute.... ancora peggio quando chiuse la Guild, stesso discorso. si vendevano, le guild sono apprezzatissime, anche le elettriche, orami anche le solidbody, ricercatissime.
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di scrapgtr [user #12444]
commento del 14/05/2013 ore 01:29:0
...infatti Guild, dopo una parentesi solo cinese, é tornata, e guarda caso con un custom shop in casa Hamer!
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di JackDynamite [user #14761]
commento del 14/05/2013 ore 14:27:20
non è più lo stesso, mi spiace, e chitarre da 7000 dollari sono troppo. mi sento preso per il culo. han perso il know how, e ora si appoggiano a aziende esterne per molte componenti. è triste.
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di rockit [user #11557]
commento del 14/05/2013 ore 09:44:03
Privi di identità precisa O_O ??
A parte il design diverso per alcuni modelli, hanno un'identità chiarissima e chiaramente di impronta Gibson. Dopodiché per fortuna non si sono sempre fermati alla copia sputata - vedi la spettacolare Talladega, che hai ragione è un riuscito mix di design diversi, ma standard, vector e tutta la serie double cut sono gibson sputate pure nel design ;-)
La confusione c'era, è verissimo, anni fa nel periodo dei modelli "metallari" (californian e simili), in questi ultimi anni invece la tendenza gibsoniana delle origini era stata recuperata decisamente, senza ambiguità di nessun tipo, anche i modelli "nuovi" (monaco e talladega) sono chiaramente improntati a quel tipo di costruzione e sonorità.
Proprio per quello pare assurda l'idea di Fender di sacrificare un marchio perfettamente in grado di concorrere col suo maggiore competitor, vero che Guild ha un prestigio tutto suo, ma si tratta di acustiche e archtop, sul solid body hamer era proprio il marchio giusto per dare grattacapi dalle parti di Nashville, peccato per la scelta...di certo la Studio è più alternativa a una les paul di fascia alta che non una tele con due humbucker.

In compenso si è liberato completamente Dantzig, non so se hai visto cosa fa adesso, è uno spettacolo...vai al link

Ciao
Lorenzo
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di scrapgtr [user #12444]
commento del 14/05/2013 ore 11:10:40
Sono d'accordo, l'ispirazione di fondo è Gibson, almeno per gran parte della produzione, ma la presenza di troppi modelli apparentemente simili non giova ad un marchio che non ha ancora una grande presenza sul mercato. E per quanto sia sempre stato un grande appassionato di Hamer (da giovane sognavo la sunburst, oggi sono proprietario di una Newport e comprerei di corsa Monaco III , Talladega, Special e Prototype) non penso che Hamer sotto l'ala di Fender sarebbe stata un valido concorrente per Gibson per due motivi: il primo è che negli ultimi anni Hamer era ridiventata un custom shop, con una produzione troppo limitata nei numeri e troppo elitaria nella qualità, il secondo è che Gibson, come Fender, gode di una posizione di preminenza pressochè inscalfibile: il prestigio e la storia del nome hanno il loro peso anche in presenza di modelli o singoli esemplari di qualità discutibile, e permettono agli strumenti di mantenere un valore nel mercato dell'usato che qualsiasi altro marchio si sogna. Capita di vedere sotto i 1500 euro modelli Hamer che da nuovi ne costavano 3000, in condizioni perfette, e con una qualità paragonabile a modelli Gibson di fascia alta e altissima; chi compra una Les Paul o una 335 sa di poter contare su una svalutazione minima in caso di rivendita, ha per le mani uno strumento uguale a quello del suo guitar hero, e che anche i non chitarristi riconoscono come "quello di (riempire con un nome a caso)", il che per molti è rassicurante. Recentemente ho provato la Godin Progression, una chitarra di evidente derivazione Stratocaster con una spiccata personalità e un rapporto qualità prezzo in grado di impensierire Fender... se non fosse Fender! Quanto a Dantzig, fa degli strumenti incredibili, ma mi sembra che si rivolga fin troppo dichiaratamente ad un mercato di collezionisti più che di musicisti, ed è un peccato, visti i suoi inizi.
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di rockit [user #11557]
commento del 14/05/2013 ore 12:04:30
Hai perfettamente ragione, anche se secondo me la questione della svalutazione-insuccesso di mercato è verissima in Italia, un po' meno altrove, anche su GBase negli usa trovi più modelli che tengono il prezzo da usati piuttosto che occasioni, sulle Hamer.
Insomma, diciamo che la concorrenza, più che a Gibson tout-court (che tra l'altro si espande sempre più in fascia bassa) sarebbe stata al gibson custom/art/historic (o come si chiama ora, insomma il custom shop) o a una fabbrica come PRS.
Secondo me nell'ottica di gruppo sarebbe stato un modo molto migliore di valorizzare il marchio, piuttosto che farlo sparire...anche perché appunto si tratta di dieci dipendenti, quindi puntare su un prodotto "top di gamma" non sarebbe stata poi un'impresa!

In ogni caso io di hamer ho una prototype, una bomba, ne vendettero un discreto numero pare (cinque-seimila se non erro). Certo non sono numeri "da fender" ma potevano essere rispolverati...

Dantzig si rivolge con tutta evidenza ai collezionisti, ormai può permetterselo, ma sono vere opere d'arte, fa cose incredibili...e a differenza di concorrenti che coprono le chitarre di madreperla, le sue paiono comunque funzionare anche come "chitarre da suonare", non solo come soprammobili!
Rispondi
Re: è un po una vergogna ...
di scrapgtr [user #12444]
commento del 14/05/2013 ore 12:34:01
Sui prezzi dell'usato in USA e in Canada ho potuto constatare anni fa che la situazione è simile all'Italia: ho trovato delle Sunburst in buone condizioni intorno ai 500/600 dollari a Boston come a Montreal e a Toronto (e mi mangio le mani per non averne apprifittato allora). Nella fascia top di gamma i tentativi di altri marchi noti di far concorrenza a Gibson (vedi Larrivee e Taylor) non hanno avuto un gran successo, data l'esiguità del mercato e l'ingombrante presenza di PRS e, in una fascia più alta, di Collings, di qualche costruttore europeo (tra tutti Huber), e di molti artigiani con clientela locale.
Pienamente d'accordo sulle Dantzig, chitarre raffinatissime e dall'estetica elaborata, che però rifugge dai soliti luoghi comuni della decorazione chitarristica (abalone a chili, dorature ecc.) in favore di interventi decorativi a tema (come già ai vecchi tempi dei Cheap Trick) in cui la raffinatezza dell'esecuzione sostituisce la mera ostentazione di materiali costosi e appariscenti, ma a mio parere i progetti più riusciti di Dantzig sono proprio le "chitarre per chitarristi che lavorano" come Sunburst, Newport, Monaco, Talladega e Prototype.
Rispondi
che peccato...
di mrtn1976 [user #30929]
commento del 13/05/2013 ore 12:19:22
possiedo con somma gioia una Centaura Deluxe primi anni '90, comprata a Milano ex demo ad un prezzo davvero di favore, senza sapere nulla del marchio. nel corso degli anni ho capito di essermi (inconsapevolmente) comprato una chitarra stupenda. ancora oggi, tanti anni dopo e nonostante le altre chitarre acquistate nel frattempo, resta sicuramente la più affidabile e quella che suona meglio! RIP Hamer...
Rispondi
Re: che peccato...
di Zado utente non più registrato
commento del 15/05/2013 ore 00:29:13
grandissima chitarra,ne vende una un negozio vicino casa mia :) se non fosse che non ho posto per altri strumenti e che preferirei tagliarmi un braccio piuttosto che dar soldi al negoziante,sarebbe gia con me
Rispondi
purtroppo
di lospilung [user #18940]
commento del 15/05/2013 ore 14:18:58
Purtroppo e' la dura legge del mercato,ma la Explorer rossa con paletta reverse del trittico in foto,
e' da INFARTO!!!!!!
Rispondi
richiesta di consulenza su una hamer
di sandorurano [user #37166]
commento del 17/05/2013 ore 10:41:49
salve, sono alessandro di cosenza.
suono da poco. ho comprato delle chitarre, tra le quali una hamer "slammer series" made in korea.
dovrebbe essere una "diablo". posso fornire foto.
sembra una ottima chitarra (la aveva adocchiata, in negozio, un amico intenditore).
mi sono documentato ed ho trovato che la produzione koreana, "slammer series" appunto, si avvicinava a quella americana.
mentre la ancora più recente produzione cinese, "slammer by hamer", non eccelleva in quanto a qualità.
potete confermarmi queste notizie?
la mia hamer "slammer series" ha un suono bellissimo, le americane saranno incredibili!!
grazie
Rispondi
Re: richiesta di consulenza su una hamer
di scrapgtr [user #12444]
commento del 17/05/2013 ore 11:25:5
Non ho mai provato le coreane, ma dubito che possano avvicinarsi alle americane. Infatti a differenza di G&L, che monta sui modelli orientali gli stessi pick up delle americane, e usa grosso modo materiali simili (ma non le stesse tecniche di costruzione) Hamer ha semplicemente licenziato nome e design estetico a strumenti abbastanza standard, che dunque prendono dalle originali americane solo aspetti estetici quali la forma del corpo e della paletta. La diablo potrebbe essere un'eccezione, ed essere più simile alla sua omologa americana, trattandosi di uno strumento bolt on nel quale le sottigliezze costruttive tipiche della produzione Hamer non venivano applicate nemmeno nella versione americana. Ho provato una Hamer cinese (una sunburst con P90) e mi è parsa una chitarra del tutto ordinaria, piuttosto pesante, con un suono anonimo, ma rifinita e regolata in modo impeccabile, soprattutto in relazione al prezzo davvero basso; probabilmente il punto debole sono i pickup, ma anche i legni non sono il massimo. La tua diablo è certamente superiore per materiali e componenti alle cinesi ed in linea con il meglio della produzione coreana (probabilmente viene dalla stessa fabbrica che produce i modelli top di Washburn), e pur non avendo molto a che vedere con le Hamer americane (discorso che comunque vale anche per la diablo americana) è una buona chitarra che presumibilmente hai pagato meno di strumenti inferiori per qualità ma con nomi più noti sulla paletta.
Rispondi
Re: richiesta di consulenza su una hamer
di sandorurano [user #37166]
commento del 17/05/2013 ore 11:35:30
ti ringrazio per la tua tempestività ed accuratezza nella risposta.
credo che sia proprio come dici tu.
sono un principiante, ma comincio a capire la differenza di suono di chitarre più o meno performanti.
ancora grazie
Rispondi
Hamer Steve Stevens
di Claes [user #29011]
commento del 17/05/2013 ore 15:24:01
Su ne scovate una è da acquistare a occhi chiusi. Fantavolosa!
Rispondi
Re: Hamer Steve Stevens
di scrapgtr [user #12444]
commento del 24/05/2013 ore 07:04:37
Ne ho vista una usata ieri da Crismusic a Milano.
Rispondi
Re: Hamer Steve Stevens
di Claes [user #29011]
commento del 24/05/2013 ore 11:01:40
Se sei in zona, dovresti provarla! Se a prezzo stracciato, non esitare!!!
Rispondi
hamer duotone
di elmacri [user #17279]
commento del 18/05/2013 ore 07:01:41
per una ventina d'anni sono stato felice possessore di una "Duo Tone" dotata di camere tonali scavate nel corpo in mogano e di una tavola in abete solido (con fori circolari di derivazione Adamas in luogo delle consuete f)", venduta/barattata un paio d'anni fa per una Telecaster.
Malgrado in Italia, Hamer non fosse molto commercializzata, era un gran strumento e molto equilibrato la parte elettrica (molto più di gibson), la parte piezo acustica era un po' scadente (probabilmente il mio 1991 era uno dei primi modelli), ed inoltre, un altro limite era il ponte fisso non regolabile tipo chitarra acustica, quindi per regolare intonazione ed action bisognava sempre ricorrere ad un liutaio con costante esborso economico, magari un tun-o-matic ....
Appena attaccata ad un ampli qualsiasi, faceva sentire di che pasta era fatta, e lasciava strabiliati gli astanti.
Peccato!
Mauro
Rispondi
Complimenti per l'articolo !!!
di franc15 [user #39428]
commento del 16/12/2013 ore 00:08:1
Molto bello e appassionante !!! Vorrei chiedervi se sapreste dirmi qualcosa in più sulla mia Hamer Centaura che comprai nel 1990 . Monta due humbucker e un single coil , mentre tutti i modelli di Centaura che vedo su internet montano un humbucker e due single coil . In sostanza non ne sono mai riuscito a trovare una uguale alla mia !!! le foto potete trovarle a questo indirizzo
vai al link
e a questo
vai al link
Vi ringrazio da adesso del tempo che mi dedicherete . A presto .
Franco ( ah ovviamente è americana :-))
Rispondi
Re: Complimenti per l'articolo !!!
di scrapgtr [user #12444]
commento del 16/12/2013 ore 17:13:46
Hamer ha sempre funzionato come un custom shop; a volte lo stesso modello veniva proposto in varianti fatte solo per un rivenditore (in USA), oppure venivano messi in vendita prototipi di modelli che non sarebbero entrati in produzione. La Centaura, come altre chitarre da shredder prodotte da Hamer all'epoca, era disponibile con paletta dritta o reverse e con tastiera in acero (rara); non escludo che anche la configurazione dei pickup potesse essere variata (di certo la configurazione HSS era la più popolare).
Rispondi
Re: Complimenti per l'articolo !!!
di franc15 [user #39428]
commento del 16/12/2013 ore 21:53:18
Capito , grazie mille !!!
Rispondi
di BrownJenkin80 [user #46586]
commento del 21/03/2017 ore 17:12:55
Mi chiedevo che fine avessero fatto le Hamer, che vedevo suonare da Glenn Tipton. Peccato che si vada sempre di più verso una globalizzazione del marchio o meglio di marchi di buona qualità e piccoli che vengono fagocitati dal gigante di turno... un po' come le birre, quasi tutte divorate da una grande multinazionale.
Rispondi
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