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Il rig punk di Gianni Rojatti
Il rig punk di Gianni Rojatti
di [user #116] - pubblicato il

Il concerto Anti-Shred Night ha visto due shredder di professione e un bassista di estrazione jazz rock alle prese con un repertorio punk dei più sporchi e cattivi. Per venire incontro alle necessità del set punk, unirvi i propri gusti e aggiungere la versatilità necessaria per suonare anche con i suoi Dolcetti nella stessa serata, Gianni Rojatti ha scelto un setup molto particolare.
Il concerto Anti-Shred Night ha visto due shredder di professione e un bassista di estrazione jazz rock alle prese con un repertorio punk dei più sporchi e cattivi. Per venire incontro alle necessità del set punk, unirvi i propri gusti e aggiungere la versatilità necessaria per suonare anche con i suoi Dolcetti nella stessa serata, Gianni Rojatti ha scelto un setup molto particolare.

Lo scorso 4 maggio Gianni Rojatti, Giacomo Castellano e Lorenzo Feliciati sono saliti sul palco insieme a Erik Tulissio e Claudia Costantino per dar vita a un concerto all'insegna del punk più selvaggio.
Per trovare un punto d'incontro tra il progetto punk e l'avventura con i Dolcetti, che avrebbero suonato la stessa sera, Gianni Rojatti ha elaborato un doppio setup su misura per la serata.

Due chitarre sul palco per Gianni, entrambe delle Ibanez RG ma con dotazioni elettroniche decisamente sopra le righe.
Insieme alla RG nera che lo accompagna in tutti i suoi concerti con i Dolcetti, per l'avventura punk Gianni ha portato Chiquita: una RG550 del 1992 con due DiMarzio Tone Zone piazzati a manico e ponte.

Nel video che segue Gianni ci mostra la strumentazione usata per il repertorio punk, comprendente la mostruosa testata Laney rigorosamente con gain al massimo. Ma non prima di averci presentato il suo sistema brevettato per piazzare gli accordi sulla tastiera digitale che usa con i Dolcetti!


Dei suoni sul palco e in sala si è occupato Enrico Sesselego, che ha curato anche parte del setup di Gianni con i Dolcetti. La particolarità del rig, come Enrico spiegherà in video, è quella di non prevedere alcun amplificatore, affidando tutta la costruzione dei suoni a una pedaliera digitale Zoom G3.


Enrico ha completato di recente, come fonico, il tour europeo con Paul Gilbert e Thomas Lang, per poi partire subito per una serie di date in giro per l'Italia con i Dolcetti che hanno affiancato Andy Timmons nel suo ultimo tour italiano.
Abbiamo chiesto a Enrico di parlarci delle due situazioni musicali, decisamente differenti per strumentazione e volumi utilizzati i quali, se per Paul arrivano da due Marshall tenuti a cannone sul palco, per i Dolcetti sono minimi grazie alla scelta di entrare silenziosamente in diretta nel mixer.

Enrico Sesselego: Effettivamente le due situazioni, Gilbert e Dolcetti, sono diametralmente opposte: Paul utilizza due ampli combo Marshall con notevole volume sul palco mentre il suono di chitarra dei Dolcetti viene dall'uscita bilanciata di uno Zoom G3, senza passare da nessun cabinet o speaker di qualsiasi tipo, caratterizzando un palco eccezionalmente silenzioso. Quindi, la gestione di queste due situazioni è nettamente diversa.
Con Paul, nel caso di club più modesti di dimensione, il mio lavoro era più di bilanciamento tra quello che arrivava diretto dai suoi amp con ciò che mandavo al P.A. (public address, ndr).
Quindi bilanciavo il basso (comunque anche questo in uscita da amp stack), la batteria ma soprattutto le tre voci e le tastiere, con le chitarre, comunque sempre microfonate con dei Beyerdynamic M88.
Per quel che riguarda i Dolcetti invece, il mix in P.A. risulta decisivo anche per la chitarra altrimenti inesistente. C'è da sottolineare che i Dolcetti hanno un repertorio più moderno grazie all'utilizzo anche di drum machine ma soprattutto di sequenze, rendendo obbligatorio un buon mix dinamico da parte del FOH (front of the house, ndr).
Aggiungo che una particolarità è che in realtà ci sono invece delle analogie tra le due band dato che entrambe utilizzano un sistema molto simile di monitoraggio, ovvero tutto in cuffia e niente in spia!


Il rig punk di Gianni Rojatti

Redazione: Nelle due situazioni, oltre a curare il mix mandavi anche effetti alle chitarre?
ES: Anche qui situazioni differenti. Paul, come ho detto, utilizza due ampli Marshall ma non tanto per creare un effetto stereo di alcun tipo ma solo per caratterizzare il suo sound molto tagliente e presente, "allargandolo" con due MXR Phase 90, uno per ogni amp e con un settaggio leggermente differente, appunto per dare più movimento al suo timbro. Da notare la totale assenza di riverberi o delay (se non uno utilizzato in un solo brano, per un finale) nella sua pedaliera: solo booster, distorsioni/overdrive di vario tipo ed EQ.
Quindi a volte dalla console sceglievo di mettere un riverbero o un delay di ambiente, sempre molto leggeri, su alcuni brani o soli, come per esempio sul lungo solo finale della cover di "Still Got the Blues" di Gary Moore. 
Di contro Gianni, nei Dolcetti, mi propone sempre dei suoni "pronti all' uso" direttamente in uscita dalle patch opportunamente programmate per ogni brano - anzi per ogni sezione di ogni brano -  nel suo Zoom.
Abbiamo perciò delle distorsioni, dei compressori e soprattutto degli effetti di riverberazione, ritardo  o quant'altro, già confezionati.
Il mio lavoro in quel senso consiste nel dare un giusto timbro a quei suoni, non tanto dal punto di vista chitarristico, dato che i suoni risultano molto ben costruiti, ma quanto a una equalizzazione, a volte on the fly, per inserirlo bene nel mix con gli altri strumenti, virtuali e non, soprattutto considerando il fatto che ogni club ha un P.A. differente e quindi è sempre necessario adeguare i suoni delle sequenze o diretti della chitarra al sistema in uso in un determinato show.


Redazione: Prossimi impegni e progetti?
ES: La collaborazione coi Dolcetti è destinata a proseguire a quanto pare! A giugno li seguirò come fonico in un paio di showcase che faranno per Ibanez e Tama al MIS di Bologna. L'occasione è ghiotta vista che si sarà anche Tosin Abasi, degli Animals As Leaders. Quindi mi occuperò delle registrazioni delle batterie tanto del nuovo disco dei Dolcetti quanto del progetto che Rojatti e Castellano stanno architettando a quattro mani. Registreremo a Cagliari, nello studio del Cellino presso l'Accademia di Musica Fanny, dove sono fonico residente. Anni fa mi occupai del mix del primo disco di Rojatti, con Gregg Bissonette alla batteria. Sono felice di tornare a collaborare!
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