In tempi di crisi e in risposta a logiche di mercato non sempre condivisibili, iniziative come quella del modello inglese o addirittura l’intervento privato attraverso formule vicine alla sponsorizzazione e al mecenatismo potrebbero mai diventare una strada percorribile per incentivare e promuovere la musica nel nostro Paese? Queste pratiche vengono già attuate per finanziare manifestazioni e progetti di vario tipo, ma ben più raramente per sostenere progetti di singoli artisti.
La questione è decisamente articolata e coinvolge una quantità di aspetti di diversa natura, dalla concezione stessa della musica e il ruolo che essa riveste culturalmente fino al regime fiscale vigente nel nostro Paese, ma cercando di immaginare possibili scenari futuri, quali ricadute avrebbe sulla musica un’apertura di questo tipo? In quali modi delle eventuali "partnership di investimento" pubbliche e private potrebbero dare spazio ad artisti lasciati fuori dalle impietose dinamiche del mercato discografico? L’artista sarebbe più o meno soggetto a restrizioni estranee al fatto artistico?
In un momento storico in cui gli artisti non esitano a ricorrere alle raccolte-fondi fai-da-te con
Music Raiser (piattaforma di crowdfunding musicale attiva da qualche mese attraverso la quale una band chiede ai propri fans di finanziare, appunto, un progetto), non pare più così insensato pensare ad altre forme di sponsorizzazione.
In un'ottica di innovazione, perché non prendere spunto da Paesi in cui, per esempio, l’intervento privato viene applaudito come uno sviluppo e non disdegnato come un ripiego poco dignitoso per l’artista?
The times they are a-changin'... Forse dovrebbero cambiare anche le cose.