VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Otto Martin da raccontare
Otto Martin da raccontare
di [user #16466] - pubblicato il

Ogni chitarra ha una storia, e per giustificare l'acquisto di otto chitarre acustiche della stessa marca è bene che le loro storie siano succose, il loro sound eccellente e l'estetica impeccabile. È il momento di raccontare le storie delle Martin D18V, HD28V, D35, J40, M38, 00015SM, OM28V e 0028VS.
Ogni chitarra ha una storia, e per giustificare l'acquisto di otto chitarre acustiche della stessa marca è bene che le loro storie siano succose, il loro sound eccellente e l'estetica impeccabile. È il momento di raccontare le storie delle Martin D18V, HD28V, D35, J40, M38, 00015SM, OM28V e 0028VS.

Come alcuni accordiani sanno, ho la fortuna di avere alcune chitarre Martin. Talvolta, parlando con amici o con appassionati di chitarra, mi vengono fatte essenzialmente due domande: la più scontata è "ma ti servono tutte?" e la risposta è ovviamente "no". Altri invece mi chiedono se alla fine c’è effettivamente tutta questa differenza tra un modello e l’altro della stessa marca. In questo caso cerco di spiegare le differenze tra i vari modelli di questo favoloso marchio. È ovvio che in parte devo giustificare anche a me stesso l’acquisto di un numero eccessivo di strumenti, esaltando le specificità di ognuna per non dover ammettere che la piccola collezione soddisfa innanzitutto la mia GAS.
Vorrei però fare qualcosa di utile approfittando di questo ben di Dio che possiedo e riassumere qui di seguito le specificità che a mio parere rendono ogni modello molto attraente.
In questa sede vorrei fare una specie di descrizione comparativa degli otto strumenti disponibili, per dare a chi è interessato una panoramica veloce sulle caratteristiche intrinseche delle chitarre, con l’aggiunta di qualche impressione personale e, quando ne so qualcosa, qualche cenno sulla loro storia.
Per comodità espositiva ho pensato di suddividere le otto chitarre in tre gruppi, una scelta dettata dalle peculiarità da me rilevate e che mi hanno portato nel tempo a suddividerle mentalmente in questo modo.

Le "Martin Martin": D18V, HD28V, D35
Il primo gruppo è composto di tre strumenti che hanno nel loro DNA l’essenza del marchio. Già la forma Dreadnought vuol dire Martin, e il suono di queste tre non lascia dubbi, è esattamente quello dei dischi degli anni settanta prodotti nella west coast americana.

Otto Martin da raccontare

D18V: Chitarra da tenere assolutamente in considerazione per il rapporto qualità prezzo, anche se è fuori produzione dal 2012 se ne trovano molte in giro. La serie standard di questo modello, che è un cavallo di battaglia Martin da sempre, è stata recentemente ridisegnata modificando la posizione delle catene e la larghezza del manico. In tal modo la serie Standard, a parte il manico più largo e con profilo Performing Artist e il ponte compensato, ha assunto i criteri costruttivi della serie Vintage.
È uno strumento leggero, molto spartano e, almeno nel mio caso, non rifinito e curato come nella tradizione di casa Martin. Infatti, quando l’ho vista sono rimasto un po’ deluso: un pezzetto di binding non perfetto e troppo residuo di legno al suo interno. Quando l’ho suonata, però, è stato amore. Ha tutte le caratteristiche di abbondanza di bassi e volume tipici della Martin D, ma con un suono più dolce. Ciò è dovuto senz’altro al mogano di fondo e fasce, ma il suono è veramente pieno, sempre delicato e brillante. Ho trovato una suonabilità eccellente. Una delle migliori chitarre che ho in casa.

HD28V: che dire, questa è "la chitarra". Quando prendi in mano questo strumento il suono è talmente pieno, corposo e ricco di sfumature che sembra di suonare un’orchestra intera. È forse l’unica chitarra che fa sentire gli armonici a ogni passaggio. È sicuramente uno strumento che, per ricchezza di profondità e dinamica complessiva, nasconde anche molti difetti di un suonatore scarso come il sottoscritto. L’unica accortezza è di suonarla almeno 15 minuti per poterla apprezzare. All’inizio soddisfano molto il volume, i bassi e gli armonici. Dopo un po' senti anche i campanellini, e gli acuti spiccano il volo. Godimento puro.

D35: uno strumento che ho preso in sostituzione di un modello Martin assai raro e costoso che ho rifiutato, in quanto non di mio gradimento (preferirei non dilungarmi, è troppo doloroso). Quando acquisti una chitarra che non desideri non sei molto ben disposto, ma questa chitarra, relativamente economica, è una forza della natura. È molto semplice, leggera e ben suonabile. Il suo suono è esattamente quello che senti nei dischi di CSN o nelle prime cose di Young. Questi grandi artisti non la utilizzavano spesso, si tratta infatti di un modello con fondo diviso in tre parti per poter utilizzare pezzi più piccoli del brasiliano che si utilizzava un tempo, e sicuramente gli artisti affermati dell’epoca potevano permettersi ben altro. Comunque, se non erro, la utilizzava John Fahey, e ho detto tutto. La chitarra ha una botta incredibile, bassi molto avanti, ma con medi e alti sufficienti a riprodurre un suono che nei dischi è ovviamente equalizzato. Credo che, se un chitarrista ama il plettro, la D35 potrebbe essere la chitarra definitiva, senza problemi e senza complessi di inferiorità verso alcuno strumento a corda.

Le "Martin diverse": J40, M38, 00015SM
Questi tre modelli sono molto diversi tra loro,  la 15 anche nel prezzo, e a mio avviso sono chitarre che hanno caratteristiche tali da renderle anomale nella produzione di un marchio che ha stabilito uno standard del suono con i suoi modelli storici e gli strumenti di cui sto parlando. A parte la 000-15, hanno caratteristiche non tradizionali per casa Martin e sono state progettate abbastanza recentemente.

Otto Martin da raccontare

J40: un chitarrone bello e poderoso. La sua forma è certamente inusuale per il marchio. Infatti, è frutto di un progetto degli anni ottanta dall’allora giovane Christian Frederick Martin lV. È la prima Jumbo del marchio e originariamente si chiamava J-40M. Il suo corpo ha la forma di una Grand Auditorium con fasce da D. Un bonus del modello, puramente estetico, consiste nel logo alla paletta con la scritta in verticale, modifica introdotta nel 1996, quando il nome divenne J-40 senza la M. È inoltre dotata di segnatasti in stile 45, solo leggermente più piccoli.
Nonostante le dimensioni mi sono subito trovato bene, ha una ottima suonabilità. Quello che impressiona è però la potenza complessiva del suono. Vi assicuro che sembra di sentire l’aria spostarsi. I bassi sono impressionanti e se utilizzi il palm muting esce veramente un tuono. Gli americani, mi pare, lo chiamano booming ed è una caratteristica non sempre apprezzata, ma assai utile per alcuni generi musicali. Comunque, anche se potrebbe apparire strano, lo strumento suonato normalmente è complessivamente bilanciato. La definizione migliore e che riporto definisce la J40 una OM con gli anabolizzanti. Se questa caratteristica piace, fateci un pensiero.

M38: chitarra con una storia strana. Ho letto che deriva da una cannibalizzazione di un modello poco riuscito di casa Martin con le buche a F. È stato sostituito il top e ne è venuta fuori una Jumbo con le fasce da OM, una meraviglia di maneggevolezza ed estetica. Il modello è stato adottato da David Bromberg che ha firmato anche delle signature. Ora è fuori produzione, mi pare che sia prodotta solo la M36, con fasce e fondo in mogano, meno costosa e molto apprezzata in America. Certo è uno strumento piuttosto raro e non ne capisco il motivo. Se si cerca la chitarra unica, che deve valere per molti generi diversi, la M38 risponde sempre molto bene. Tra l’altro si adatta molto bene al suono amplificato poiché la cassa bassa innesca molto meno. Casa Martin ha dotato questa standard con un top dal tono vintage e un filo di abalone alla buca che la rendono veramente bella. Una chitarra divertente e semplice da suonare, sempre pronta.

00015SM: vi piacciono le all mahogany? Prendetela. Questo modello è in mogano massello e non in sapele, come alcune della serie 15. La finitura satinata e la paletta finestrata la rendono molto bella, con il suo corpo un po' allungato come tutte le 12 tasti fuori, regala dei bassi molto gradevoli e presenti. Il suono legnoso ed essenziale del mogano ti fa immediatamente venir voglia di modificare lo stile, la pennata e anche il genere musicale. Questa è una caratteristica piacevole in uno strumento, vuol dire che il suono è intrigante e ispira. Si tratta veramente di un suono basico, asciutto e molto bilanciato, con poca proiezione ma con buone sfumature sui medi. Chitarra dal suono semplice, come la sua estetica. È il suono della grande depressione degli anni '30, epoca in cui Martin ha lanciato chitarre costruite con materiali economici. È il suono del deserto e del caldo degli Stati del Sud. Quanta musica è stata creata con queste chitarre. L’unica cosa che cambierei sono le meccaniche, funzionali ma veramente bruttine. Se si vuole spendere poco, si trovano anche usate, e si ottiene una chitarra di rango, che mantiene il valore e suona bene. È un’ottima soluzione.

Le Martin fuori classe: OM28V, 0028VS
Ora proverò a descrivere ciò che personalmente ritengo al vertice della liuteria industriale. Sono chitarre dal corpo piccolino e tanta, tanta potenzialità.

Otto Martin da raccontare

OM28V: inizio con un piccolo aneddoto. Il giorno che l’ho portata a casa, forse complice il gran freddo di quei giorni, sono rimasto deluso. Abituato alla forma D mi sono trovato appollaiato su uno strumento piccolo, con fasce strette e con un suono che faticavo a gestire. Cerco di spiegarmi. I bassi non erano bassi e gli acuti sembravano avere troppe armoniche. Dopo una breve strimpellata ho richiuso la custodia perplesso. Il giorno dopo ho trovato una chitarra diversa. Forse doveva acclimatarsi al tepore domestico, ma un cambiamento così radicale mi è rimasto impresso. Devo dire che anche ora, quando faccio un cambio corde, per qualche ora non sento lo strumento perfetto. Poi posso godere della chitarra più completa che io conosca. Del resto è un vero must di casa Martin: la sua storia è nota, si tratta di uno strumento che deriva dalle triplo 0, molto usate nelle orchestrine americane degli anni trenta. Per andare incontro alle abitudini dei banjoisti è stata la prima Martin dotata di 14 tasti fuori dal corpo. Ne è uscita una chitarra modernissima ancora oggi, forse la forma di acustica meglio riuscita. Se fossi capace di montarle e sapessi bene cosa ordinare, le regalerei delle meccaniche Waverly, le meriterebbe.

0028VS: chitarra desiderata e cercata dal sottoscritto con grande fatica. Si tratta di una chitarrina con 12 tasti fuori e un manico largo da 1-7/8. Lo strumento è un capolavoro di liuteria. Sobria, semplice e curatissima, è dotata dalla fabbrica di meccaniche Waverly. La paletta finestrata garantisce una particolare pressione delle corde sul manico. Questa è la caratteristica che emerge subito in questa doppio 0. La chitarra sembra esplodere nelle mani. Come la sfiori emette note gradevoli, ben definite, non so se rendo l’idea, ma le note escono distinte, senza molti armonici. Il suono è proiettato fuori dalla buca in modo incredibile, con un volume inatteso. È chiaramente una chitarra che non perdona il più piccolo errore, una pasta sonora veramente sempre a fuoco.
Quando l’ho presa ho immaginato di tenerla sempre pronta vicino al divano, con la cassa piccolina e un suono potente e veramente completo pensavo di poterla utilizzare in ogni momento libero. E invece le cose sono andate diversamente. Ora spiego. Il mix tra 12 tasti fuori, nut largo e scala corta mi ha messo subito in difficoltà. In pratica ho una chitarra bella e costosa che non riesco a sfruttare come meriterebbe. È la mia dannazione. Altro che divano. Per suonarla ho bisogno di essere seduto comodo su uno sgabello, e non è finita qui. Ho detto che il tono complessivo dello strumento è molto bello, ma per poterlo apprezzare pienamente devo letteralmente piegarmi in avanti. Solo così rimango praticamente stordito dal volume di suono che spara e ne percepisco il suono complessivo veramente meraviglioso, ma è impossibile suonare decentemente con tale postura. In pratica sentita da spettatore è veramente incantevole però le mie orecchie non apprezzano tutte le sfumature che emette se sono io a suonarla. Chi l’ha provata mi prende in giro e dice che ho problemi di udito, ma è l’unica chitarra che mi crea questo effetto. Insomma mi piace molto di più da spettatore che da suonatore, un bel problema. Forse l’unica chitarra di cui forse potrei fare a meno.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

Otto Martin da raccontare
chitarre acustiche martin
Mostra commenti     21
Altro da leggere
In video le rarità vintage del museo Martin Guitar
TravelMate: acustica smart in carbonio da Harley Benton
L'acustica come non l'hai sentita: Cort Masterpiece e SpiderCapo all'opera
La fenomenale chitarra a cinque corde di Jacob Collier
Le entry level in alluminio e altre stranezze all’asta
Le grandi donne dietro grandi chitarre
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964