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Tutta la saggezza del Quaio!
Tutta la saggezza del Quaio!
di [user #116] - pubblicato il

Didatta, turnista ed esteta del suono Michele Quaini è un chitarrista con le spalle larghe e una mano fatata. Suona tutto, conosce tutto: un'enciclopedia ambulante della chitarra. Per noi di Lickit! ha realizzato una serie di lezioni che si muovono tra tanti generi, sempre in bilico tra ritmica e solistica. Ce li facciamo raccontare...
Didatta, turnista ed esteta del suono Michele Quaini è un chitarrista con le spalle larghe e una mano fatata. Suona tutto, conosce tutto: un'enciclopedia ambulante della chitarra. Per noi di Lickit! ha realizzato una serie di lezioni che si muovono tra tanti generi, sempre in bilico tra ritmica e solistica. Ce li facciamo raccontare e ne approfittiamo per parlare di strumentazione, didattica e i suoi progetti...

Esiste un denominatore comune tra tutte le frasi che hai scritto per Lickit!?
Non so se esiste davvero un denominatore comune negli shot che ho registrato per Lickit! Ci sono diversi aspetti in comune nei vari stili che ho affrontato. Questi aspetti sono gli argomenti che consiglierei di approfondire a uno studente che li approccia: suono, timing, attenzione ai dettagli, cognizione armonica di ciò che sta accadendo e comunicazione. Alcuni dei lick proposti non hanno nessun tipo di difficoltà velocistica ma abbisognano di tempo e pratica per esser raccontati nel modo giusto. Non basta suonare una nota o la nota giusta... bisogna saper raccontare una storia, come ci hanno insegnato i grandi della musica. È questo il denominatore comune: non accontentatevi delle note giuste, raccontate una storia.

C’è una tipologia ideale, per genere o livello, di chitarristi al quale pensi siano rivolti?
Credo che chiunque abbia un minimo di background alle spalle possa affrontare queste mini composizioni. Ma sono sicuro che anche i chitarristi più navigati potranno divertirsi studiandole. In quanto al genere diciamo che galleggiano sempre in un limbo a cavallo tra rock, pop, funk e blues. Il trucco per suonar bene ogni cosa è di farla e rifarla fino alla nausea, ma sempre prestando attenzione ai dettagli, senza mai stancarsi perché il risultato arriverà.

Ci sono degli aspetti tecnici o armonici che raccomanderesti di avere ben chiari e freschi sotto le dita e prima di mettersi al lavoro le mani coi tuoi lick?
Come ho detto prima, ci vuole un minimo di background alle spalle; non sapere cos’è un pull off o un bending renderebbe quasi impossibile qualsiasi tentativo di esecuzione. Ma chiunque suoni la chitarra da qualche anno sarà in grado di cimentarsi con la maggior parte dei lick. L’aspetto armonico è altrettanto importante per la comprensione del linguaggio e della propria espressività melodica. E’ perfettamente inutile (a parte per rari casi di talento puro) studiare mille assolo alla perfezione se non sai cosa sta accadendo mentre li suoni. La conoscenza di intervalli scale, accordi e regole è alla base di qualsiasi barlume di razionalità musicale (anche se non tutti ne hanno bisogno per scrivere grandi cose…ma questi sono casi). Ignorarli perché ‘”tanto la pentatonica mi salva sempre” è un errore di pigrizia che troppo spesso vedo commettere dai giovani d’oggi…e di ieri. Sapere che quando atterri sulla sensibile di un accordo Maj stai guardando il Gran Canyon dall’alto è pari solo al volo pindarico che la quarta aumentata può regalarti al suo interno…e tutto grazie alla Lydian Aerlines! (risate) 

Tutta la saggezza del Quaio!

Con che strumentazione sono stati registrati?
Ho utilizzato come chitarra sempre la Strato (a parte in un fat rock bastard riff in cui ho sfoderato il gold top).E’ una Cruz – Cunetto anni 90 con pick up Flametone (italiani). In alcuni brani avrei fatto meglio a usare un humbucker e magari un Floyd Rose…ma che ci vuoi fare: ormai sono un single coil dipendente. Poi, era una scusa per vedere se una strato old sound era in grado di cimentarsi anche in qualche contesto più tortuoso. Come ampli il Divided by 13 e come pedali …Mmm….non ricordo onestamente! Sicuramente nel lead con la leva ho usato l’ Oracle (KOR) ma per gli altri sound qualche sporcatore pescato nel mucchio. Non ho lavorato al suono come se fosse una produzione vera e propria; è una minilezione e, come tale, ho acceso il l’ampli, piazzato il 57 e suonato il lick due, tre volte. A fine sessione ho scelto il migliore di ognuno e via.

Parliamo di strumentazione: qui su Accordo sei un riferimento per i test degli strumenti. E ti vediamo sempre sommerso tra chitarre, ampli e pedalini. Poi alla fine quanto e cosa usi veramente?
Per essere onesto sono abbastanza un maniaco delle attrezzature. O meglio: amo possedere suoni che danno piacere alle mie mani e al mio cuore. E’ quasi un’ossessione. Devo dire che ho diverse chitarre che uso spesso. Le Strato le uso sempre tutte in continuazione ma non rinuncio a settimane intere in cui la Telecaster diventa un’inseparabile amica. E poi ci sono i pomeriggi con il Gold Top o le serate più intime col volume a tre della 335. Come ampli ho diversi boutique (Divided, Toneking, Fargen, Dangelo) e sono quasi tutti Fender oriented, anche se con sfaccettature e comportamenti diversi tra loro. Ti garantisco che li uso tutti a turno! Ho posseduto Vox, Marshall, Fender, Mesa, Orange…Il Kemper e l’ Axe Fx erano a casa mia quando ancora la maggior parte degli italiani ne ignoravano l’esistenza o quasi. Insomma se potessi sarei circondato da almeno cento amplificatori! Coi pedalini la storia è ancora più complicata: per questo amo gli ampli neutri come i Fender: posso lanciagli dentro ogni cosa e so che risponderà quasi sempre al meglio delle sue potenzialità. Di conseguenza anche per i pedali amo circondarmi dei suoni che ho ascoltato nei dischi, vecchi e nuovi. Penso di avere un centinaio di pedali circa e ce ne sono una ventina a cui non rinuncerei mai. Nella mia top list metto overdrive, i fuzz, tremolo, delay e rotary.

Che differenza c’è – se c’è – tra la tua strumentazione quando suoni per i tuoi progetti personali e solistici e quella che utilizzi come turnista?
Per ciò che riguarda le chitarre nei miei progetti uso prevalentemente Strato, mentre in studio in tour e nel lavoro in generale uso la chitarra che serve in quel momento. Per il resto uso sempre la stessa attrezzatura (nel senso che amplificatori pedali e chitarra sono intercambiabili secondo le esigenze del lavoro o del mio progetto) anche se ovviamente in studio o in tour metto a disposizione la strumentazione che serve senza le limitazioni logistiche e di spazio che esistono quando ti muovi da solo con i tuoi progetti. Per le mie situazioni ho una pedaliera abbastanza ridotta, nel senso che è un looper Vintek TB5 cui attacco dai dieci ai quattordici pedali in una pedaltrain morbida. Per i tour utilizzo una pedaliera molto più grande e robusta coninterno una Vintek TB10 e i pedali che mi servono. Possono arrivare fino a venti.

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Sei una figura altrettanto autorevole sia come turnista sia come didatta. Spassionatamente, non credi che a volte certi ragazzi restino intrappolati nella gabbia dorata nello studio? E anziché cimentarsi nella musica suonata continuino a studiare e basta?
Secondo me, il problema è a metà tra ciò che hai detto e il fatto che una buona metà delle persone che studiano senza uscire dal buco forse non studiano neanche in maniera corretta. Ho visto persone muovere le dita a 200 bpm e crollare di fronte a un accordo alterato; ho ascoltato musicisti che per anni hanno studiato scale minori melodiche senza coglierne l’essenza o senza aver curato la parte espressiva e tecnica del proprio strumento. Questi estremi sono sbagliati: la musica si deve evolvere dentro di te in maniera costante e completa, sia dal punto di vista fisico (che richiede molti più sforzi all’inizio) che dal punto di vista dell’applicazione delle nozioni teoriche (che richiede invece più sforzi dopo qualche anno). E’ ovvio che dopo 4-5 anni di duro lavoro sullo strumento è giusto iniziare ad affrontare il campo di battaglia e quindi muovere i primi passi su un palco. Questo significa iniziare a cimentarsi con brani, strutture, arrangiamenti, sonorità, interazione con altri musicisti…Ci sono alcune cose che solo la strada ti può insegnare, nessuno te le può raccontare e non esiste nessun pacchetto sorprese che si può comprare in autogrill che le contenga! Confrontarsi con altri musicisti è essenziale per la propria crescita…ascoltarli mentre suonano è altrettanto importante mentre percuoti il tuo strumento con l’amplificatore a manetta nelle orecchie!

Quali sono gli aspetti tecnici e teorici troppo spesso sottovalutati dai ragazzi che scelgono di tentare la via del professionismo come turnisti?
Troppo spesso si sottovaluta l’importanza della propria cultura musicale, della velocità nel capire e nel valorizzare i contesti musicali attraverso la preparazione e l’esperienza; si sottovaluta la lettura a prima vista, la ritmica! Si sottovaluta l’importanza della conoscenza degli stili musicali, si sottovaluta lo studio della chitarra acustica e tante altre cose tra cui il saper gestire le emozioni che impari solo percorrendo quella strada. Quindici anni fa muovevo le manine sicuramente più velocemente e più ferocemente di oggi ma ti garantisco che non sarei mai stato in grado di affrontare un tour o un turno in studio con i giusti risultati (…ovviamente io pensavo di essere oltremodo in grado di farlo perché sapevo suonare quasi tutti i pezzi di Passion and Warefare.)

Hai una routine di riscaldamento che pratichi? C’è differenza tra come ti riscaldi quando devi iniziare una sessione di studio e quando invece devi fare un concerto?
Non ho una routine standard di riscaldamento.Di solito prendo in mano lo strumento e comincio a suonare in maniera morbida e rilassata e, piano, piano, cresco come intensità muscolare. Però, consiglio sempre a tutti di fare lavori semplici…un dito alla volta per partire, quindi scale, arpeggi… ma suonati lentissimi per una decina di minuti; massaggiare dita e tendini per qualche minuto prima e dopo le fatiche chitarristiche.
Ovviamente, se devo registrare delle take tecnicamente impegnative, suono almeno un’ora prima di incidere. Devo entrare davvero in confidenza con lo strumento e devo essere molto concentrato: quindi è giusto prendersi il proprio tempo per raggiungere il miglior risultato possibile. Diversamente se devo salire su un palco in tour o comunque per una serata più pop oriented mi basta un’oretta di sounceck per prendere confidenza con lo strumento dopo il viaggio. Quindi, cinque minuti prima di salire suono un blues in camerino. Anche se, ricordo che qualche anno fa in tour, il concerto cominciava con un pad in crescendo e una schitarrata alla Pink Floyd lunga qualche minuto…devo dire che quell’estate mi scaldavo almeno venti minuti prima di salire!

In quali progetti sei coinvolto?
Ho appena finito il tour estivo di Chiara (X Factor). E’ stata un’esperienza molto bella e stimolante perché lei è davvero forte a cantare e i brani sono tutt’altro che la solita minestra riscaldata; inoltre mi sono dovuto cimentare con elettriche, acustiche, classiche e ukulele… il tour riprenderà nei teatri a ottobre per la stagione invernale.


Poi ci sono i Clanfunk…una superband con una spiccata vena funk che si diverte a suonare sia brani insoliti sia grandi classici rivistati. Adoro questa formazione, mi auguro a ottobre di ricominciare a suonare siccome avevamo appena lanciato il progetto prima del tour. 


Infine, da oltre un anno suono in un quintetto tutto strano e strumentale: batteria, chitarra, tastiere, basso e tromba. Tutti musicisti eccellenti davvero. Suoniamo una miscela esplosiva di temi mariachi e musica balcanica infarcita di tempi dispari. Facciamo fatica a incontrarci per i vari impegni di tutti ma, prima o poi, usciremo allo scoperto E poi a breve dovrebbe partire una nuova situazione di cui non voglio dir nulla perché sono scaramantico ma prometto di aggiornarvi quando sarà pronta!

Raccontaci un aneddoto in cui l’esperienza, la preparazione e il sangue freddo hanno giocato un ruolo fondamentale.
Ne racconto uno recente: accade che mentre siamo in macchina, direzione Giffoni (Salerno) per suonare al “Giffoni Film Festival” riceviamo telefonata dell'artista che ci chiede se abbiamo voglia di suonare “La Cura” di Battiato la sera stessa. Ovviamente, appena messo giù il telefono, abbiamo estratto il Macbook e iniziato a trascrivere il brano che non era particolarmente impegnativo se non per una struttura alla Battiato (che si diverte a giocar con i numeri come i poeti)... Il tema di chitarra certo bisognerebbe conoscerlo: ma io l’ho suonato una volta sola, dieci anni fa! Nell’arco di 4-5 ascolti ognuno si è tirato giù ciò di cui aveva bisogno (senza strumenti ovviamente). Abbiamo fatto la partitura e spedita alla produzione. Appena scesi dalla macchina abbiamo ricevuto le parti stampate e siamo andati sul palco a tirar fuori un arrangiamento un po’ più fresco e suonato dell'originale. In neanche mezzora tutto era pronto, suoni compresi. Insieme all'artista l'abbiamo provata in tre tonalità per sceglier la migliore.Sono occasioni nelle quali non puoi dire: “Datemi cinque minuti che la ri-trascrivo”… Il tuo lavoro è saper dire: “Ah, ok in C#m' e suonare senza sbagliare, senza esitazioni. Quella sera abbiamo suonato il brano davanti a oltre 5000 persone e l'abbiamo suonato come se avesse fatto parte del repertorio da sempre! In quei casi, quando premi col piede il suono lead e parte il tema che sfocia in un solo, non puoi avere esitazioni o indecisioni: devi farlo bene e basta.

interviste michele quaini
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