Sarebbe un buon utilizzo dello strumento?
Risponde Fabio Marazzi fonico residence di : Il dbx 166 (differente dai successivi 166a e 166xl) è un compressore/limiter/gate che presenta comandi piuttosto semplificati.
La sezione di compressione ha solo due impostazioni, la threshold (soglia, cioè il livello sonoro oltre il quale la macchina inizia a lavorare) e la ratio (la proporzione fra livello in entrata oltre la soglia e livello in uscita applicata dall'unità).
Questo significa che i tempi di attack e release del compressore (in soldoni, quanto velocemente inizia e smette di lavorare) non sono regolabili e dipendono dal segnale in entrata.
L'ultima manopola sulla destra di ogni canale è l'output gain, una semplice regolazione di volume in uscita per compensare l'attenuazione applicata dal compressore e completarne l'effetto.
Il problema dei larsen è dovuto appunto a questo: applicando un guadagno dopo la compressione, fondamentalmente, si alza di livello tutto il segnale audio, comprese le porzioni di segnale con meno energia fra le quali anche i rientri dalle spie colpevoli del fenomeno. In situazioni di palco problematiche, il consiglio è quindi quello di utilizzarlo con parsimonia (ergo non farlo lavorare troppo, attestandosi attorno ai 4dB max di gain reduction) e se possibile di concentrarsi sul posizionamento e sull'equalizzazione delle spie.
In linea teorica utilizzare il compressore sul main out può avere l'effetto "collante" che descrivi (ed è una pratica diffusissima), ma anche in questo caso starei attento perché con un uso scorretto è facile ottenere più danni che benefici (suono ovattato, effetto "pumping", distorsione…).
Esiste inoltre un'unica manopola "peakstop limiter" che consente di specificare la soglia di lavoro del limiter integrato (una sorta di "muro" che impedisce al segnale di superare in uscita la soglia impostata), ma sconsiglio di sovraccaricarlo in quanto spesso si tratta di circuiti assai poco "musicali" concepiti più che altro come eventuale protezione.
Il 166 è sicuramente un compressore "colorato", che modifica cioè leggermente le caratteristiche timbriche del suono. Buono sul basso elettrico, è utilizzabile anche su altre sorgenti, ma dipende come detto da caso a caso.
Un'idea interessante potrebbe essere quella di applicare il compressore su un sottogruppo/stem per poi utilizzarlo direttamente o, in modo più gustoso, per una compressione in parallelo.