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Piegare il plettro ai propri voleri
Piegare il plettro ai propri voleri
di [user #910] - pubblicato il

Se si analizza l'impostazione di molti virtuosi del plettro ad alta velocità, è possibile notare delle sostanziali differenze rispetto alla posizione considerata tradizionale. Un piccolo plettro fai-da-te può aiutare a non cambiare abitudini e godere dei benefici dell'approccio da velocista.
Se si analizza l'impostazione di molti virtuosi del plettro ad alta velocità, è possibile notare delle sostanziali differenze rispetto alla posizione considerata tradizionale. Un piccolo plettro fai-da-te può aiutare a non cambiare abitudini e godere dei benefici dell'approccio da velocista.

Alla continua ricerca di ogni minimo dettaglio che possa agevolare il nostro playing, consentendoci di ottenere la suonabilità che sognamo possibilmente con la minor fatica (e spesa) possibile, dedichiamo molto tempo ad apprendere tutti i segreti del setup del nostro strumento. Raggiature, action, regolazioni delle ottave e del capotasto, scelta del tipo di tasti, del legno della tastiera o della sua finitura, delle corde e così via.
Come è giusto che sia, a intervalli regolari si chiama in causa anche la reale interfaccia uomo-chitarra, la cui scelta non è poi così scontata perché può riservare parecchie sorprese: il plettro. E ci si scatena con tutti gli esperimenti possibili con forme, spessori, materiali e… colori, finché si individua quel pezzetto di plastica (o altro) che ci fa suonare comodamente, risponde bene ai nostri movimenti e magari produce anche un suono piacevole. Ma si può sempre migliorare.

Osservando chi suona, si nota facilmente come, nella maggioranza dei casi, il plettro sia tenuto in una posizione che determina un angolo più o meno importante con l'asse del manico, e quindi delle corde. Questo comporta che in downstroke la corda tocchi il bordo esterno del plettro, mentre in upstroke la corda viene sollecitata dal bordo interno (verso il palmo della mano, per intenderci).

Piegare il plettro ai propri voleri

Le conseguenze di questa premessa sono più di una:
- il bordo del plettro, a seconda del materiale e della lavorazione, produce una sorta di "zing" che arricchisce il suono di armonici e l'effetto può essere controllato, migliorando l'espressività della plettrata. Oppure, in altri casi, può dare fastidio
- lavorando trasversalmente, il plettro non si limita a pizzicare la corda, ma ha anche un seppur breve scivolamento sulla stessa. Nei passaggi molto veloci può interferire con la velocità di esecuzione
- la sollecitazione e il suono derivante sono sensibilmente diversi in downstroke e in upstroke. Di solito questo è un bene, perché consente di aumentare l'espressività e la dinamica, ma a volte può essere un limite: per esempio, quando si usa la plettrata alternata per fraseggi molto veloci.

Ecco: la velocità. È a questo proposito che le caratteristiche del plettro diventano davvero importanti. E chi corre (non certo io...) lo sa bene. Ho osservato molti chitarristi veloci, e ho notato come il loro approccio al plettro sia sostanzialmente diverso da quello più comune.
Il modo di impugnarlo è diverso, più rigido e saldo, e diventa fondamentale la ricerca di una posizione che, anche a costo di suonare con mano e polso rigidamente bloccati, mantenga il plettro il più possibile perpendicolare all'asse delle corde, su tutte e sei (o sette, o otto), ovviando fisicamente al fatto che la mano o l'avambraccio si muoverebbero naturalmente seguendo dei semicerchi, colpendo le corde di traverso.

Ma se il problema è che il plettro è in qualche modo "storto" rispetto alle corde, perché non intervenire su di esso... raddrizzandolo?
Non è un'idea mia, e risale a molti anni fa. Ma, nonostante non abbia avuto successo (come siamo tradizionalisti), penso che a qualcuno potrebbe tornare utile.
Anche perché non costa nulla e possiamo arrangiarci da soli.

Basta prendere un plettro qualsiasi (magari facendo i primi esperimenti su plettri vecchi), "clamparne" la punta in una morsa e piegare il resto con l'ausilio di una pinza. Con qualche tentativo si arriverà facilmente a capire il punto migliore dove effettuare la piega e di quanto ruotare.

Piegare il plettro ai propri voleri

I primi approcci con il "nuovo" plettro saranno un po' strani, perché non siamo abituati a questa sensazione. Ma sarà subito evidente come il plettro lavori in un modo diverso, producendo un suono più preciso e pulito, maggiormente bilanciato tra upstroke e downstroke. Quello che serve per una veloce pennata alternata, insomma. In questo modo credo che si possa impugnare l'oggettino in modo più naturale, magari stringendolo con maggiore forza, ma senza costringere muscoli e tendini a prolungate posizioni innaturali.
Sicuramente non andrà bene per tutti e per tutto, ma se per qualcuno può essere di aiuto... perché no? È gratis.

Piegare il plettro ai propri voleri

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

Piegare il plettro ai propri voleri
fai da te plettri
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Magari...!!!!!
di invioinvio [user #30752]
commento del 20/10/2013 ore 09:52:45
...bastasse storcere i miei plettri! ahahah Grazie per le dritte! bell'articolo!
Rispondi
Interessante. Per lo ...
di waterdog [user #12638]
commento del 20/10/2013 ore 10:04:50
Interessante.

Per lo studio della tecnica al plettro mi rifaccio e consiglio sempre il magnifico trattato di una grande chitarrista... fingerpicker, cioè Tuck Andress (Tuck and Patti).

Potete trovare lo scritto (purtroppo solo in inglese) all'indirizzo:

vai al link

Ad aver voglia di studiarselo si trova veramente tutto quello che è stato detto e fatto sull'argomento e le impostazioni dei grandi chitarristi nella storia dello strumento.
Rispondi
Re: Interessante. Per lo ...
di Oliver [user #910]
commento del 20/10/2013 ore 12:34:54
Grandissimo Tuck.
Grazie per l'interessantissimo link.
(occhio che così com'è non funziona: bisogna togliere il punto finale ;)
Rispondi
Re: Interessante. Per lo ...
di waterdog [user #12638]
commento del 20/10/2013 ore 13:32:06
Grazie, fatto.
Rispondi
Ho un dubbio.
di Rothko61 [user #32606]
commento del 20/10/2013 ore 10:08:03
Il mio maestro e molti amici shredder mi dicono che per ricercare la velocità occorre che il plettro attacchi le corde con un certo grado di inclinazione, non perpendicolarmente. Questo per incontrare una resistenza minore.
L'esatto contrario di quello che affermi tu nel tuo bell'articolo.
Credo tu abbia aperto un bel dibattito.
Rispondi
Re: Ho un dubbio.
di kirschak [user #32705]
commento del 20/10/2013 ore 10:48:15
esattamente....
Rispondi
Re: Ho un dubbio.
di Oliver [user #910]
commento del 20/10/2013 ore 12:31:11
Come immaginavo, le impostazioni (e le convinzioni, anche) possono essere molte e a volte addirittura antitetiche, seppur con il medesimo obiettivo e, alla fine, con il medesimo risultato.
Il mio approccio è sostanzialmente diverso da quello della maggior parte dei partecipanti alla discussione: non suono veloce (non ne sono capace e finora non mi sono mai esercitato per sviluppare questo aspetto tecnico), ma sono interessato all'influenza della mano destra sulla sonorità.
Si può analizzare il fenomeno "plettrata" da diversi punti di vista, a seconda delle proprie priorità: vedo che alcuni privilegiano la velocità e la meccanica, quindi scelgono plettri "da corsa", smussati in modo da ridurre al minimo il contatto con la corda (sacrificando così un po' di attacco e nitidezza), altri invece puntano alla pulizia del suono accettando di fare un po' di fatica in più, quindi optano per plettri appuntiti, tenuti perfettamente paralleli alla corda. E poi ci sono tutte le soluzioni intermedie.
La discussione si fa sempre più interessante :)
Rispondi
Re: Ho un dubbio.
di dissident [user #3486]
commento del 20/10/2013 ore 13:27:49
Infatti credo che il metodo proposto dall'OP sia più indicato per ottenere un suono più omogeneo fra upstroke e downstroke, mentre per la velocità pura potrebbe portare ad avere una resistenza troppo elevata imho.
Rispondi
fico...(non Raffaella)
di brucelucio utente non più registrato
commento del 20/10/2013 ore 10:18:25
...ma per me il metodo migliore rimane sempre quello di arrotondare la punta del plettro, un classico triangolo isoscele e modificarlo con carta vetrata e lima, come fanno Norman Blake e Tony Rice. In questo modo si smussa la punta che serve solo di intralcio e si limano i contorni della punta. Dalla punta alla parte arrotondata, cioe', in maniera progressiva. Il suono e' anche piu' rotondo...a me almeno piace cosi'. Mi infastidisce quel suono troppo ting ting, o troppo chiaro o troppo pieno di armoniche. Insomma, da isoscele il triangolo lo rendo un po' piu' equilatero, accorciandolo ed arrotondandolo un po'.
Rispondi
Re: fico...(non Raffaella)
di charry_red_wine [user #16585]
commento del 20/10/2013 ore 10:30:37
mi prenderete per pazzo ma io ho ovviato con i plettri da mandolino. Punta molto arrotondata, piccoli al punto da consentire al pollice di angolarli a mia scelta e di toccare la corda come meglio mi pare per "fare quei bei fischi da metallaro" :D
Rispondi
Re: fico...(non Raffaella)
di Oliver [user #910]
commento del 20/10/2013 ore 11:50:54
Quindi è qualcosa di simile all'utilizzo di un plettro standard... al contrario, sostanzialmente.
Mi capita a volte di girare -intenzionalmente- il plettro per usarne la parte più arrotondata, ma io (che non sono assolutamente capace di suonare veloce e non ci ho mai nemmeno provato) lo faccio quando mi serve un suono più morbido e rotondo, tipicamente più "jazzy".
La cosa che mi sorprende è che evidentemente più di qualcuno cerchi proprio questa caratteristica per suonare alle alte velocità. Pensavo, da profano "lento", che l'attacco e la nitidezza della nota fossero l'elemento più importante per riuscire a tradurre la precisione e l'intellegibilità del suono, soprattutto ad alti livelli di gain invece, almeno così mi pare di capire, si tende a privilegiare la semplicità di utilizzo dell'attrezzo: la punta deve affondare un po' di più, la corda oppone più resistenza e questo rallenta il movimento, quindi si accorcia e si arrotonda la punta.
Giusto, ci sono sempre almeno due modi di affrontare un problema.
Molto interessante.
Rispondi
Re: fico...(non Raffaella)
di herrdoctor [user #18849]
commento del 20/10/2013 ore 12:31:2
Proverò a fare quanto avete detto....
Rispondi
Rapporto costo beneficio.
di Giovanni Ghiazza [user #31]
commento del 20/10/2013 ore 10:23:17
Considerando il costo di un plettro (di materiale plastico, ovviamente...) ed il fatto che sia una modifica fattibile in casa corro a provare. Mi viene da aggiungere:
- se non si possiede una morsa, si può lavorare con due pinze;
- scaldare un pochino il plettro (es. con il phon da capelli) dovrebbe agevolare;
- il plettro deve essere almeno di medie dimensioni (mi viene difficile pensare di piegare quello che è il mio preferito, cioè il J. Dunlop jazz III che è proprio piccolino). Farò sapere.
Rispondi
per raggiungere lo stesso risultato ...
di NorwegianWood [user #18676]
commento del 20/10/2013 ore 10:48:32
per raggiungere lo stesso risultato ho semplicemente sviluppato una impostazione diversa.
Suono con un angolo vicino allo zero rispetto alle corde, con il plettro "di piatto".

Svantaggio: Non ho quello "zing".
Primo vantaggio: ho un attacco che definito è dir poco. Nessuna sbavatura.
Secondo vantaggio: praticamente nessuna differenza di attacco in downstroke e upstroke.
Terzo vantaggio: riesco a trasmettere alla corda TUTTA la forza che imprimo.
A tutto vantaggio della dinamica. Passo dai pianissimi ai fortissimi con il solo movimento del polso, senza chiamare in causa l'avambraccio per i fortissimi, ad esempio.

Quello che dice Rothko è vero.
Maggiore inclinazione, meno resistenza. Sviluppare velocità in plettrata alternata con il plettro inclinato è più facile. Lo so per esperienza personale.

Ma non è impossibile sviluppare velocità con il plettro "piatto".
E' decisamente più dura, è vero. Ma si può fare.

Non tornerei mai indietro.
Preferisco avere un attacco con una botta allucinante e tanta dinamica in più che fare i sedicesimi a 200 bmp.

Non c'è una regola. E' una questioni di gusti.
E il mio gusto mi ha portato a ricercare quell'attacco.
Rispondi
Re: per raggiungere lo stesso risultato ...
di Oliver [user #910]
commento del 20/10/2013 ore 12:01:49
Naturalmente ho provato anch'io, seppur nella mia "buzzurraggine" di assoluto dilettante senza particolari mire tecnico-artistiche, a controllare e modificare la posizione del plettro. Poi, appena mi distraggo, ricado miseramente nella solita posizione che mi è più naturale.
Anche nel mio caso non si tratta di una ricerca di velocità, ma di suono. Saranno anche sfumature, forse lo sento solo io, ma la pulizia dell'attacco o al contrario, quando serve, la rotondità del suono, sono quelle piccole soddisfazioni che mi fanno divertire mentre suono.
Rispondi
Re: per raggiungere lo stesso risultato ...
di NorwegianWood [user #18676]
commento del 20/10/2013 ore 13:47:26
==Poi, appena mi distraggo, ricado miseramente nella solita posizione che mi è più naturale==

lo credo bene, capita!
in compenso posso dire, avendone cambiate tante di impugnature del plettro e posture, che è tutta una questione di esercizio.
Esercitarsi allo sfinimento fin quando la mano non sentirà più naturale e immediata l'impugnatura scelta.
A me non andava bene il suono che avevo. Ho capito cosa andava cambiato e l'ho fatto.
Se a te va bene il suono che hai non hai motivo di cambiare.

Fra l'altro Gilbert insegna che per avere un attacco con una botta assurda non è necessario suonare per forza con plettro di 2 mm o superiori.
Io uso un 1,2 in nylon.
Lo preferisco alla plastica perché acquisto in rotondità, visto che suono quasi esclusivamente con il pick up al ponte della strato.

Rispondi
io uso plettri in carbonato
di Actarus_the_Ufo [user #37848]
commento del 20/10/2013 ore 10:55:18
praticamente carbonio , non si consumano mai
Rispondi
Re: io uso plettri in carbonato
di Oliver [user #910]
commento del 20/10/2013 ore 12:08:15
Devo provarli, li cercherò.
Che feel hanno, rispetto a quelli in carbonio?
Ho nella mia collezione alcuni plettri in carbonio (che si consumano), che però non mi sono piaciuti molto perche sono veramente troppo rigidi e producono un suono molto ricco di alte frequenze al contatto con la corda.
Rispondi
Re: io uso plettri in carbonato
di herrdoctor [user #18849]
commento del 20/10/2013 ore 12:32:57
Quei plettri mi danno un bel feeling come presa ( a me che sudano le mani)
ma come Oliver li trovo troppo rigidi e con la strato, troppe alte frequenze.
Rispondi
ciao
di adsl36 utente non più registrato
commento del 20/10/2013 ore 11:28:31
hai aperto un bel dibattito, apparentemente "banale" ma, in realtà, importantissimo per i giusti motivi da te ben descritti. personalmente sono d'accordo con te e, se mi consenti, ci vorrei soltanto aggiungere una cosa perchè proprio in questo periodo sto facendo un sacco di prove per realizzare un plettro su giusta misura per me, operazione questa che ho tentato più volte nel corso degli anni ma che non ho mai pienamente portato a termine: sempre qualche imperfezione indelebile o incontentabilità da parte mia...il modo di prendere il plettro è molto importante, infatti, oltre all'inclinazione, il materiale ecc. ad esempio, io non sono mai riuscito a suonare con i plettri rigidi, non fanno per me perchè si bloccano durante le plettrate alternate e il suono che ne esce è troppo tondo. quelli pieghevoli e più sottili, invece, quando ci faccio la plettrata alternata si adagiano da soli sulle corde, perchè è la loro elasticità a fare il lavoro! preferisco, però, impugnarli a mo' di gambale, cioè col pugno chiuso (anche se a volte mi scappa di tenerlo aperto), perchè dà una presa migliore: provare per credere. inoltre, il gioco del polso è molto importante perchè, possibilmente, deve ruotare soltanto lui e bisognerebbe cercare di non muovere tutto il braccio...certo, alla fine, poi, ognuno può dire che gli va bene o meno perchè c'è anche parecchio di personale nel modo di impostare le mani, ma credo che se l'avambraccio si potesse tenere distaccato dal corpo della chitarra e il pugno chiuso senza poggiarlo sulle corde ma facendo in modo che sia soltanto la punta del plettro (elastico) a toccare le corde, chissà...in ultimo, e questo credo sia scontato, ricordiamoci che più punta del plettro si poggia sulle corde, più sarà difficoltosa la plettrata perchè ci sarà più plastica adagiata sulla corda del momento, per cui ci vorrà più forza per farlo scorrere su e giù senza farlo inceppare.
Rispondi
guardate questo video dopo i ...
di NorwegianWood [user #18676]
commento del 20/10/2013 ore 13:35:46
guardate questo video dopo i 2:10.

vai al link


con più inclinazione c'è un suono brushin' come lo definisce il buon Paul.
a 2:36 invece lo mette "piatto"....e il suono cambia completamente.
Rispondi
Re: guardate questo video dopo i ...
di Oliver [user #910]
commento del 20/10/2013 ore 17:13:16
Molto interessante, soprattutto la conclusione.
E ho scoperto di tenere il plettro come Gilbert. Ovviamente le similitudini finiscono lì :)
Rispondi
Ma che succede se a ...
di giambu [user #4070]
commento del 21/10/2013 ore 06:25:33
Ma che succede se a me, invece piace tenerlo inclinato rispetto alle corde? In effetti mi rendo conto che il suono è meno pulito ma è proprio l'attacco che genera a piacermi arricchendo gli armonici, come osserva Oliver. D'altra parte la velocità proprio non mi interessa...
Al massimo, se voglio un suono più pulito lo ruoto e colpisco la corda con una spalla del plettro, più rotonda della punta.
Rispondi
Re: Ma che succede se a ...
di Oliver [user #910]
commento del 21/10/2013 ore 08:42:52
Ho anch'io lo stesso approccio, anche se mi diverto a sperimentare un po', più che altro per curiosità.
Se dai un'occhiata al video linkato da Norwegianwood, anche Paul Gilbert (e se non è veloce lui...) predilige lo "zing" prodotto dal plettro usato di traverso.
Rispondi
dopo 25 anni di fai ...
di fender64 [user #14522]
commento del 21/10/2013 ore 08:42:39
dopo 25 anni di fai da te..sperimentando e suonando ho scoperto che in quel brano quando mettevo il pletro in quella posizione si chiamava antani e in quell'altra supercazzola....comunque saperle prima ste cose è molto utile e trovo questo dibattito aperto molto interessante ed educativo ma non dimentichiamoci mai di esplorare e sperimantare facendo prendere solo dall'anima e dalla musica....escono fuori delle cose incredibili!!
Rispondi
Variabili in gioco...
di vanhandren [user #25556]
commento del 21/10/2013 ore 08:57:1
Ciao , bell' articolo! In generale mi sento di affermare che è molto difficile ottenere un perfetto allineamento tra plettro e corde, anche piegandone la plastica..basta variare la lunghezza della tracolla e già il polso si vedrebbe costretto a rettificare lo scostamento. Inoltre sono del parere che una buona plettrata , debba mettere in conto una buona dose di decisione , grazie alla quale non esisterebbero ostacoli di sorta, anzi. L' inclinazione è essenziale nella meccanica della plettrata alternata , proprio perchè rende più breve la corsa della punta tra una corda e l'altra e dando alla corda il lato favorevole del plettro allo scorrimento. Specie quando si suona dal vivo o alle prove con una band, nei momenti di pura esaltazione, la forza impressa dal plettro aumenta a dismisura (basta vedere un plettro dopo un live come diventa!) , e se questa non avesse modo di "sfogare" , ci si pianterebbe alla seconda plettrata. Un plettro morbido può assecondare questo problema, ma se si vuole andare molto veloci, un minimo di punta e rigidità possono aiutare. In ogni caso , la possibilità di mettere il plettro di piatto ci è data dal polso, e quando serve una bella mazzata, bè..è l'unica via !
Rispondi
Re: Variabili in gioco...
di Claes [user #29011]
commento del 21/10/2013 ore 19:18:30
Grazie per la tua spiegazione ergonomica! Aggiungo: vi sono plettri in plastica che hanno una zona di "presa"per le dita molto spessa. Insomma, si può variare il sound mentre si suona dal vivo, girandolo di 180 gradi - l'effetto funziona anche per qualsiasi plettro e bisogna cmq abituarsi a tenere un plettro al contrario.
Rispondi
per me
di uallarone [user #36443]
commento del 21/10/2013 ore 09:03:01
per me il modo migliore resta accendere l'ampli, attaccare la chitarra e suonare. o almeno non perdere tempo a storcere plettri, guardarmi video esplicativi, o fissarmi su certe cose. detto ciò, gli spunti per le discussioni sono sempre utili
Rispondi
Esistono già in commercio!
di F1_PICK utente non più registrato
commento del 21/10/2013 ore 10:42:27
Ebbene si, si chiamano Sik pik:

vai al link

Pare che i chitarristi più veloci al mondo ne siano endorser...Io ho comprato il set conpleto, con tutte le angolazioni, dopo 2 settimane di regolare uso, penso che siano totalmente inutilizzabili..
Ma è solo il mio parere soggettivo...
Rispondi
Re: Esistono già in commercio!
di Oliver [user #910]
commento del 21/10/2013 ore 18:35:29
Quello che avevo visto (e comprato) io si chiamava "Speed Pick" e risale ad una quindicina di anni fa.
Però vedo che quello che hai linkato funziona in un modo ancora diverso: se non ho interpretato male le foto direi che colpisce le corde perfettamente di taglio, quindi con un angolo di 90° rispetto allo Speed Pick al quale mi sono ispirato. Questa è una vera novità.
Riguardo all'efficacia effettiva, sono d'accordo sul fatto che sia una questione molto soggettiva. Anch'io mi trovo meglio con i plettri normali, se non altro per abitudine, ma immagino che qualcuno riesca a tirar fuori qualcosa di buono da questi plettri... deformi :)
Rispondi
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