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Ventiquattro pollici e mezzo di goduria
Ventiquattro pollici e mezzo di goduria
di [user #26262] - pubblicato il

Non è detto che una buona single cut debba per forza arrivare da Nashville. La produzione coreana di Paul Reed Smith fa sentire la sua voce con la SE 245, l'ascia da rock a scala corta secondo PRS.
Non è detto che una buona single cut debba per forza arrivare da Nashville. La produzione coreana di Paul Reed Smith fa sentire la sua voce con la SE 245, l'ascia da rock a scala corta secondo PRS.

Travolto da un'insolita passione sotto l'azzurro cielo di agosto. Chi l'avrebbe mai detto?
Raggiunta l'età della maturità chitarristica, superata la soglia del "mezzo del cammin della mia vita", eccomi qua ad affrontare infatuazioni passeggere e amori travolgenti, così come solitamente accade in età adolescenziale. Solo che l'oggetto dei miei desideri non è l’altra metà del cielo (lo sarebbe anche, se la mia vecchia carcassa me lo consentisse), ma una sinuosa donzella a sei corde.
Oltre tutto, questa insana mania accade in tempi duri, dove ogni soldo faticosamente guadagnato dovrebbe essere, forse, maggiormente centellinato.
Ma così è la vita e, come diceva un mio vecchio commilitone ai tempi (ormai giurassici) della leva: "vuoi mica morire col materasso pieno di soldi?"
Fu così che, dopo oltre trent'anni di onorata carriera di chitarraio dedito esclusivamente agli strumenti di casa Fender (inizialmente Strocasterista integralista, poi folgorato anche dalla bellezza selvaggia e ruvida della Telecaster), è iniziato un periodo di tormento esistenzial-chitarristico e di ricerca di uno strumento Les Paul style.
Qualcosa di non razionalmente spiegabile mi ha sempre reso diffidente nei confronti delle serie Studio di casa Gibson e, men che meno, verso le LPJ, ma non posso permettermi niente di più costoso.
Tempo fa acquistai una Epiphone LP Ultra III. Dopo un primo momento di entusiasmo (il fascino della novità) la chitarra finì per essere relegata a prendere la polvere in un angolo oscuro della casa. Legni ed elettronica di qualità davvero bassa. Così tornai ad imbracciare le mie fedeli Stratocaster e Telecaster, anche perché - col tempo e dopo vari upgrade - ritengo che siano diventati strumenti di ottima qualità.
Però, ormai, l'insana passione è esplosa e mi travolge, il rassicurante tepore delle mura casalinghe rappresentate dalle forme conosciute (ma senza più segreti) delle mie chitarre non basta più.
Il mio sguardo cade inevitabilmente sulle altre, furtivamente e non senza vergogna e sensi di colpa. Guardo filmati, fotografie. Mi soffermo davanti alle vetrine dei negozi finché, in un’afosa giornata di fine luglio, complice il gran caldo e l'avvenuta vendita della Epiphone, prendo una decisione quasi disperata. Come un appuntamento al buio, nessuna prova, nessun preliminare, ordino la mia nuova chitarra on-line.

Ha gli occhi a mandorla, arriva dalla Corea, che bomba!
Mi sono fatto convincere dagli innumerevoli commenti più che positivi che ho letto. Almeno una volta nella vita si può azzardare una scelta, no?
Si chiama PRS SE 245.

Ventiquattro pollici e mezzo di goduria

Alla prima impressione è un po' minuta. Sono un omone di un metro e novanta e sono abituato a una scala ben più lunga, però dopo un po' di pratica il feeling è subito ottimo.
La chitarra è pesante, fatta bene, finiture più che buone.
I materiali sono tutt'altro che scadenti, ho scelto la finitura tobacco sunburst che rende la chitarra molto piacevole alla vista.

Mogano per body e manico, acero fiammato per il top, manico bello cicciotto (ma comodissimo) con tastiera in palissandro da 22 tasti, i mitici uccelli come segnatasti, switch a tre vie, potenziometri Alpha da 500 K, pickup zebra coil progettati da PRS.

Ventiquattro pollici e mezzo di goduria

Passati oltre due mesi dall'acquisto, non posso che esprimere un parere più che positivo.
La chitarra suona bene in tutte le posizioni, i pickup sono di buona qualità, i suoni sono convincenti sia sui puliti sia sui distorti. La definirei perfetta per spaziare in tutti gli ambiti rock e rock-blues.
Il set up di fabbrica è preciso e confortevole, il truss rod non necessita modifiche (almeno per ora) e l’action è conforme al mio gusto.

Non è certamente esente da difetti.
Le meccaniche sono più che dignitose, ma un upgrade sarà sicuramente consigliato in futuro.
Il ponte è forse la parte che mi lascia più perplesso. È uno stoptail che non mi entusiasma e che sarà molto difficile da migliorare se non con interventi invasivi sulla chitarra, ma perché cambiarlo se funziona?
In conclusione: Stratocaster e Telecaster sono la mia famiglia (in senso musicale) e non ho motivi per abbandonarle, ma - a questo punto - posso senz'altro affermare che la poligamia strumentale è entrata a far parte del mio stile di vita.

Sample 1 - senza base


Sample 2 - con base


Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

Ventiquattro pollici e mezzo di goduria
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