di eriktulissio [user #28153] - pubblicato il 07 febbraio 2014 ore 13:00
In una recente lezione Simon Phillips ci ha parlato del suo approccio ai tempi dispari. L’occasione è ottima per ripassarli attraverso le lezioni esclusive del gigante della batteria moderna, Marco Minneman. Minnemann sarà a breve nuovamente in Italian in tour con gli Aristocrats.
In una recente lezione Simon Phillips ci ha parlato del suo approccio ai tempi dispari. L’occasione è ottima per ripassarli attraverso le lezioni esclusive del gigante della batteria moderna, Marco Minneman. Minnemann sarà a breve nuovamente in Italian in tour con gli Aristocrats.
L'approccio ai tempi dispari di Phillips e Minnemann è differente.
Nel confronto tra queste due modalità di approccio sensibilmente diverse è bene osservare come poggino comunque su un obbiettivo comune. Sia per Minneman che per Phillips la preoccupazione è garantire, anche su tempi composti, una pulsazione fluida e gradevole del ritmo. Lo sforzo è di cercare di impostare i tempi dispari – per loro stessa natura spigolosi e astrusi – nella maniera più armoniosa possibile. La gestione dei tempi dispari di Simon Phillips ècome si diceva, parecchio diversa da quella di Marco Minnemann. Phillips affronta questi ritmi con un piglio più matematico. Insistendo sul fatto di trattare ogni materiale ritmico composto come se fosse un quattro; certo che, prima o poi, qualunque tempo tornerà a cadere sul battere di un quattro. Nella sua lezione si cimentava su 7/8 che con una serie di accorgimenti riusciva a far scorrere fluido come un 4/4
L’approccio di Marco Minneman tradisce una visione più moderna. Il tempo composto non viene riletto in relazione o in funzione del 4/4. Minnemann intende i tempi composti pensandoli come una linea di basso che si snoda lungo una serie di accenti irregolari. La sua caratteristica è scomporre i gruppi irregolari in combinazione numeriche più semplici e facili da contare.
Affrontiamo tre tempi differenti:
Il 7/8 è il primo tempo dispari affrontato da Minnemann che sceglie di iniziare da questo portamento, perché - a detta sua - è il più semplice.
La gestione del 13/16 è uno spettacolare dimostrazione della geniale creatività di Minnemann che trasforma questo tempo impossibile in una sorta di groove da disco music.
Infine, l’analisi si conclude con un portamento in 5/16 riletto in chiave funk. Qui la difficoltà è suddividere gli accenti in un intervallo di tempo così ristretto.
Da ultimo, suggerisco l’approccio ai tempi dispari che generalmente utilizzo e propongo ai miei allievi. Questo, vicino alla filosofia di Minnemann, consiste nel trovare il modo più congeniale di suddividere e contare un tempo a seconda di come cadono gli accenti nella musica. Per esempio, se dovessi suonare un 23/16, lo conterei come suddiviso in una battuta da tre quarti, una da due quarti più 3 sedicesimi. Diventerebbe 1-2-3,1-2, 1-2-3. Nel caso invece la musica di questo 23/16 avesse degli accenti disposti differentemente, potrei contarla come una sequenza di una battuta da quattro quarti e una da un quarto più 3 sedicesimi. Quindi 1-2-3-4,1,1-2-3.