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Roots & Wings - Stef Burns mette le ali
Roots & Wings - Stef Burns mette le ali
di [user #16167] - pubblicato il

Ali e radici, un connubio interessante soprattutto quando le radici e le ali sono quelle di Stef Burns. Lo aspettavamo al varco, pronti a vedere cosa avrebbe messo nel suo ultimo album solista. Ci aspettavamo del buon blues, qualche svisa e un po’ di pop a condire il tutto, invece no.
Ali e radici, un connubio interessante soprattutto quando le radici e le ali sono quelle di Stef Burns. Lo aspettavamo al varco, pronti a vedere cosa avrebbe messo nel suo ultimo album solista. Ci aspettavamo del buon blues, qualche svisa e un po’ di pop a condire il tutto, invece no.

Un album fresco e godibile dalla prima all’ultima canzone, che sembra raccogliere un po’ tutta l’esperienza e la storia di Stef Burns, un chitarrista che i più conoscono al fianco di Vasco Rossi, ma che ha calcato la scena anche al fianco di Alice Cooper. Un musicista che ha collezionato un numero talmente elevato di collaborazioni da diventare difficile perfino per Wikipedia riportarle tutte. In generale Roots & Wings è un album omogeneo e compatto nonostante spazi da lente ballad a brani rock puri e crudi.

Se c’è una caratteristica universalmente riconosciuta a Stef è la capacità di tirare fuori dalla sua Strat bianca e dal suo Marshall uno dei suoni di chitarra più fighi di sempre. Sia che stia suonando "Rewind" o il solo di "Home Again" quarto brano di questo album, il suo suono è sempre carico, tosto e soprattutto riconoscibile, non a caso è da molti invidiato. Come si poteva facilmente intuire Roots & Wings è suonato e registrato alla perfezione, come ogni ottimo album dovrebbe essere, mix curati e variegati, assolo più in faccia nei brani rock e più indietro in quelli più smaccatamente pop.

Apre le danze "What doesn't Kill Us", primo singolo estratto dall’album corredato da un videclip che ci restituisce uno Stef Burns energico e ragazzino. Un feedback crescente e un riffaccio di chitarra lanciano un brano dal sapore un po’ anni ’90, decisamente apprezzato. Ottimo lavoro oltre che di Stef anche del resto della Stef Burns League per il tiro davvero fenomenale.


Arpeggi, chorus e pad ci riportano indietro di una decade per "Something Beautiful", una ballad romantica e malinconica che sul ritornello si carica ma senza diventare cattiva. Fanno capolino le tastiere di Fabio Valdemarin che ritroveremo con un ruolo ben più marcato in altri brani a seguire.

"Miracle Days" più grunge e scarna, un basso granitico quello di Roberto Tiranti. Dà l’impressione di essere un treno che si muove lentamente, facile da seguire ma impossibile da fermare, con la sua stazza. Più melodico e arioso il ritornello, orecchiabile e cantabile, un ottimo secondo singolo a nostro giudizio.

Un orchestra apre il quarto brano: "Home Again", violoncelli e violini per un intro che lascia subito spazio alla chitarra acustica, profonda e sfacciata e alla voce di Stef, graffiante, per un brano che si presenta come struggente. La seconda metà è però quella su cui vogliamo puntare la nostra attenzione, quella occupata da uno dei più begli assolo dell’album. Un connubio di frasi dal sapore Beckiano, quel mix di melodicità e pentatoniche incazzate, aperture e continui ritorni al minore, una goduria.

Più simpatico e scherzoso "Paper Cup", più sull’onda nineties, un po’ Extreme, sarà per il suono più carico e l’ampia parentesi funk. Fantastico come il suono della Strat sia sempre il principe di tutto il mix e riesce a bucare tutto con impertinenza.

"Cover You" sia fatto il blues. In realtà non abbiamo per niente a che fare con un vero blues, anzi un brano che strizza non poco l’occhio al pop. L’intenzione dei riff però è proprio quella più rustica e sbragata del blues. Ammettiamo che gli archi ci lasciano un filo perplessi, forse sono un filo troppo pop per il brano nel complesso, ma son scelte.

"Sky Angel" il brano più da guitar hero di tutto Roots & Wings, che non poteva certo mancare in un album del genere. Sapienti giochi di leva e un sound pazzesco, accompagnato da una batteria leggera e un tappetone di tastiere, un campo di battaglia perfetto per un chitarrista smaliziato come Stef Burns che ha scritto un brano davvero cool, che non ci venga però a dire che Beck non l’ha ispirato!
Ritornano i riff dopo le svise, per ridestarci un po’ dalla tranquillità in cui ci aveva cullato con il brano precedente. Decisamente carico, particolarmente rock. Un arrangiamento curato, pieno di chitarre, zeppo di cambi di ritmiche in grado di sorprendere sempre pur restando semplice da ascoltare. Lo chiude un solo bello blues, anche se lasciato un po’ basso nel mix ma che è decisamente una ciliegina sulla torta per un brano bello e ben riuscito.

All’alba del nono pezzo ecco la title track, "Roots & Wings", con il riff forse più riuscito di tutto l’album. Carico, aggressivo, bluesy al punto giusto. Il tiro garantito da una sezione ritmica capitanata da Juan Van Emmerlot, che picchia duro e dà supporto a tutto il pezzo rendendo il treno lento di prima un convoglio lanciato a tutta birra.

Roots & Wings - Stef Burns mette le ali

"Us", noi, un intro di pianoforte, l’ideale per un brano languido e delicato, con un solettino di chitarra vibrante, volutamente libero e slegato dalla ritmica serrata degli accordi di piano. Anche qui Stef si dedica alla sola chitarra per un brano più tirato e dal sapore più jazzy, con obbligati ritmici. Certo il nostro resta sempre un rockettaro quindi non aspettatevi un brano fusion.

Chiude il discorso "Patience" un brano molto Queen, arioso ma piccato, che si impunta nella strofa quasi a diventare una marcia, per diventare più melodioso e largo nel ritornello. Fantastico il solo introdotto da un crescendo d’orchestra.

Roots & Wings, in definitiva un ottimo lavoro, realizzato con cura e sufficientemente variegato in grado di catturare l’attenzione dell’ascoltatore dalla prima all’ultima nota. Probabilmente qualcuno avrebbe preferito meno cantato, altri meno assolo, la verità solitamente sta nel mezzo no?

Roots & Wings - Stef Burns mette le ali
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