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JLOTH: una Explorer di nome Giovannona
JLOTH: una Explorer di nome Giovannona
di [user #31091] - pubblicato il

La nascita della prima chitarra interamente fatta in casa è un evento speciale. Il progetto, la scelta dei materiali, spesso di recupero, e qualche accorgimento per rendere speciale la propria primogenita sono un'esperienza che vale sempre la pena condividere.
La nascita della prima chitarra interamente fatta in casa è un evento speciale. Il progetto, la scelta dei materiali, spesso di recupero, e qualche accorgimento per rendere speciale la propria primogenita sono un'esperienza che vale sempre la pena condividere.

Vi è mai capitato di desiderare, realizzare o comperare uno strumento per il semplice gusto di riempire quel vuoto lasciato dalla curiosità di un nuovo feel?

Questa realizzazione è nata sotto tale auspicio che si concretizza e appaga in maniera totale quel desiderio. Insomma non mi aspettavo di certo di realizzare uno strumento che suonasse alla perfezione e intonato al centesimo su tutti i tasti, come non mi aspettavo che avesse un gran bel suono. Io non avevo mai provato un'explorer e, essendo un'amante sia delle Gibson sia delle Fender, ai primi assaggi mi è sembrato di sentirle entrambi (chi ne possiede una confermi o smentisca se sbaglio) e infine non mi aspettavo di trovare quel feeling sotto ogni aspetto.
Corpo agile, manico sempre alla portata e scorrevole (beh, su quello in realtà ci ho lavorato un bel po'). Risulta anche molto comoda nel mio caso, che le ho sempre portate in postura ascellare di fantozziana memoria: scopro con sorpresa che posso suonarla sulle ginocchia!

Lo ammetto, sono sorpreso ed emozionato. Vorrei dire una valanga di cose, ma sono talmente tante che mi s'intraversano e non vengono fuori, quindi passo alla cronaca dei fatti.

JLOTH: una Explorer di nome Giovannona

Lunedì 24/03/2014 alle ore 18:00 circa emette i primi vagiti. È femmina (come tutte le chitarre insomma) e pesa 4.200 g, ha un bel caretterino, strilla e vuol stare sempre in braccio (strilla più in braccio in realtà).
Tutto sommato neanch'io riesco a staccarmene, infatti da allora non ho più trovato il tempo per scrivere questo articolo, per cui approfitto mentre dorme. Shhhhh!
È mora e si chiama JLOTH(Acronimous Joan Longleg On The Handrail) N°Serie 10834001. Il nome descrive in maniera metaforica (e neanche troppo) il suo aspetto e sopratutto la sua natura! Infatti deriva dall'unione dell'anima di Giovanna che ci ho messo imprecando su un pezzo di mogano proveniente dal telaio di una porta che che ho incollato su un corpo, sempre in mogano, a sua volta ricavato da assi di un corrimano (un vero puzzle) che non a caso imprime come un marchio il significato della parola "handrail", anche sul manico che è veloce come la pista di Indianapolis.

È stata realizzata a partire da zero (rappresenta la mia prima realizzazione in tal senso). Tutte le parti, a parte elettronica e meccaniche/hardware, sono state realizzate o lavorate dal sottoscritto compresi battipenna e cavetteria. È una cosa di cui vado particolarmente fiero, anche per il risultato, che comunque rimane migliorabile su tutti gli aspetti, sopratutto sulla lavorazione che è stata sufficientemente funzionale ma altrettanto spartana.
Del resto l'Explorer un po' spartana lo è di suo, ma ha un cuore enorme.

JLOTH: una Explorer di nome Giovannona

Nonostante abbia montati due "hamburger" da 25 euro cad. che vanno da spento ad acceso senza alcuna escursione e con un'uscita abbastanza limitata (per i miei gusti), il suo carattere traspare e son sicuro che, mettendone un paio all'altezza, verrebbero fuori armoniche a chili.
Il manico, come ho prima descritto, è molto agile e mette insieme sia le caratteristiche da chitarra moderna, cioè fret consistenti, trussrod a doppia azione ed ergonomia, sia caratteri vintage come il radius da Stratocaster 9,5", tastiera in ebano, dot e side color bianco avorio e capotasto in osso.

Anche il battipenna è artigianale. Non mi son fidato a prenderlo standard per via dei dubbi sulle misure progettuali, che sono verosimili ma non precise al millimetro (insomma non volevo trovarmi in braghette corte). Anch'esso deriva da materiali di scarto, per l'esattezza un pannello plafoniera in plexiglass che era stato sottoposto per lunghi anni a temperature elevate, per cui molto duro e cristalloso (ho sudato freddo per non creparlo), quindi scelto appositamente perché risulti a sua volta "phonoconduttore".
Meccaniche e stoptail sono cromati, Gotoh, mentre il ponte e un Resomax Graph Tech, Tune-o-Matic (con sellette in grafite) e piloncini magnetici.

L'elettronica è costituita da tre alpha pot da 500k (due volumi, un tono), speed knob neri e un condensatore Orange Drop da 22uf.
Un particolare ringraziamento a tal proposito va all'amico accordiano Daniele (Pinus) che mi ha rimediato questi ultimi (hardware e wiring). Tuttavia i tempi si sono un po' dilungati a causa del ripensamento sul colore dell'hardware. Infatti all'inizio, con la chitarra in lavorazione, le aspettative sul colore finale erano diverse (volevo ispirarmi all'Explorer tipo Allen Collins, per intenderci) e invece, data la prima mano di vernice, mi son reso conto che l'hardware oro non mi piaceva più e ringrazio ancora Daniele che, dopo averlo avvertito sul colore che aveva preso la chitarra, ha avuto il coraggio di dirmi quello che io per paura non osavo pensare, cioè che avrebbe fatto ca**re! Sui gusti ci prendiamo alla grande. Ragion per cui siam riusciti a cambiare le carte in gioco con conseguenti ritardi nella consegna del materiale, però ne è di molto valsa la pena.
Che son soddisfatto forse si è capito, e adesso tagliamo corto. Ecco a voi la storia di questa avventura chiamata"Giovannona Coscialunga"!


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