di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 01 aprile 2014 ore 07:00
Dopo il video di unboxing per vedere cosa si cela nella grossa scatola del GLXD-16 è giunto il momento di sentire come si comporta e soprattutto di vedere quanta differenza c’è tra il segnale digitale sparato in orbita dallo Shure e un cavo di buona qualità.
Dopo il video di unboxing per vedere cosa si cela nella grossa scatola del GLXD-16 è giunto il momento di sentire come si comporta e soprattutto di vedere quanta differenza c’è tra il segnale digitale sparato in orbita dallo Shure e un cavo di buona qualità.
La sigla GLXD-16 in realtà è la somma, non proprio esatta, di GLXD-1 e GLXD-6. Il primo, il body pack non è proprio una novità 2014, anzi era già compreso nel sistema GLXD-14, anch’esso parte come quello in prova oggi della serie beta digital ovvero il top di gamma per quanto riguarda Shure. Il punto di forza della serie Beta rispetto alla PG e SM, decisamente più economiche è la trasmissione in digitale, simboleggiata dalla D nel nome, una miglioria certo da non sottovalutare e che non è certo sottovalutata nemmeno dal prezzo su cui si attesta questo sistema. Tornando a bomba sul contenuto del pacchetto ecco il GLXD- 6, vera novità per quest’anno. Alla Shure hanno pensato bene che molti chitarristi dovendo usare per necessità o vezzo un sistema wireless, trovandosi però scomodi con il formato da mezza unità rack standard difficile da infilare in pedaliera, avrebbero sicuramente apprezzato la possibilità di infilare il tutto in pedaliera risparmiando spazio grazie alla possibilità di togliere l’accordatore, non certo perché chi usa i wireless ami suonare scordato, ma perché il GLXD-6 al suo interno contiene anche un accordatore cromatico. Il peso considerevole di questo oggettino fa subito intuire che il materiale usato per realizzare il case esagonale è del solido metallo. Dall’aspetto resistente e duraturo anche i pulsanti che attorniano il piccolo LCD. Standard invece il footswitch con cui si muta il segnale e si attiva l’accordatore. Mentre c’è poco da dire sull’accordatore, ben realizzato, con possibilità anche di selezionare la frequenza per l’accordatura, qualche parola va spesa per il sistema di ricezione in se.
Nonostante le dimensioni compatte al suo interno racchiude niente meno che tutto ciò che prima era contenuto nel formato mezzo rack, compreso il true digital diversity, ovvero una doppia antenna per garantire un’ottima ricezione in ogni condizione. Ottimo e comodo anche l’automatic frequency management, in parole povere la ricerca automatica del trasmettitore e della frequenza migliore su cui trasmettere. Per quanto riguarda il body pack poco da dire. Un piccolo trasmettitore dalle dimensioni di un pacchetto di sigarette, realizzato in metallo, con sistema di fissaggio robusto e resistente, in grado di restare incollato al chitarrista anche durante un concerto in bungee jumping, l’antenna digitale è inoltre nascosta all’interno e non spunta pronta a incastrarsi sempre nei vestiti come nei sistemi PG e SM con antenna analogica. Al posto della solita batteria da 9v il GLXD-1 ha al suo interno una batteria al litio in grado di garantire una durata di nove ore, ricaricabile tramite caricatore o anche con una porta USB. Certo, la comodità dell’usare batterie standard è che se ci si scorda quella nuova a casa e si resta a secco si può sempre chiedere al fonico oppure trovare dal ferramenta più vicino, che sicuramente non avrà una batteria al litio per lo Shure. La possibilità di ricaricare tramite porta USB però aumenta le chance di salvarsi.
Dopo tutta questa pappardella di descrizione possiamo ascoltare come suona, o meglio come speriamo non suoni il Beta GLXD-16. Dai sistemi wireless ci si aspetta infatti estrema trasparenza, si spera che una volta inseriti tra la chitarra e la pedaliera o l’ampli il suono a cui siamo abituati non cambi, non venga incupito o schiarito, non si perda in dinamica o volume. Accendiamo quindi il body pack e il ricevitore. Senza nemmeno dover premere un pulsante i due comunicano all’istante. Diamo un’accordata con il comodo tuner e siamo pronti. La prima cosa che si nota è che in effetti qualcosa di diverso c’è, si sente un lieve incremento del volume, una cosa da poco, correggibile semplicemente modificando il guadagno direttamente dal pedale, un’operazione che necessita circa dieci secondi. Se l’aumento di volume invece ci aggrada tanto meglio. A partità di eq e settaggi non si nota nessun cambiamento vero e proprio. In nessun modo ci viene la tentazione di toccare l’eq perché sentiamo la mancanza di qualche cosa, anzi una mancanza la sentiamo, il cavo in effetti non c’è. La prova in effetti potrebbe finire così, tutti contenti e a casa! Abbiamo però pensato che un test AB avrebbe potuto mettere in luce meglio eventuali difetti che a un primo ascolto ci erano sfuggiti. Abbiamo quindi collegato tramite cavo Reference RIC-01 la chitarra ad una AB box, all’uscita A il body pack in quella B un cavo identico. In questa maniera abbiamo più o meno simulato in modo abbastanza realistico l’uso con pedaliera che implicherebbe ben più di due cavi. Alle vostre orecchie lasciamo le conclusioni.
Veniamo ora al tasto dolente, il prezzo. Lo Shure GLXD-16 ha un prezzo che si attesta attorno ai 500 euro. Ricordiamo però che siamo di fronte al top di gamma per quanto riguarda il marchio americano di microfoni. Un sistema che può essere considerato professionale e che quindi si orienta verso un pubblico pro e non certo verso chi si vuole togliere lo sfizio di provare un sistema wireless. La qualità della realizzazione e le caratteristiche sonore però non lasciano dubbi e fanno pensare che il prezzo è sicuramente adeguato al prodotto. Se quello che cercate è un sistema wireless senza compromessi in grado di non far rimpiangere in alcun modo il caro e vecchio cavo il GLXD-16 fa sicuramente al caso vostro.
Prossimamente testeremo anche il sistema GLXD-14 e faremo una breve comparativa con i pro e i contro di entrambi.