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CHITARRA DIDATTICA ONSTAGE RITMI NEWS SHOP

Ubi Maior
Ubi Maior

di Mario Monteleone [user #10] - pubblicato il 18 aprile 2014 ore 08:00
Pensate: mi ero preparato un intervento tutto intellettuale, che parlava della neuroestetica, dei sistemi limbico e mesolimbico, di come le emozioni positive che ci vengono dalla musica siano di fatto dei procedimenti chimici e meccanici che possono spingerci a migliorare il mondo intorno a noi.
Pensate: mi ero preparato un intervento tutto intellettuale, che parlava della neuroestetica, dei sistemi limbico e mesolimbico, di come le emozioni positive che ci vengono dalla musica siano di fatto dei procedimenti chimici e meccanici che possono spingerci a migliorare il mondo intorno a noi.

E poi anche delle opinioni che Platone, Shakespeare e Darwin avevano espresso sul contributo che la musica, e il linguaggio naturale, hanno dato all’evoluzione degli esseri umani; di come ne hanno plasmato la sensibilità e l’amore per il concetto di bellezza, e per la sua descrizione e riproduzione.

Ma mi ero colpevolmente scordato che sabato eravamo a Napoli, posto in cui le chiacchiere intellettuali stanno a zero (quelle di tutti, non solo le mie), e l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Soprattutto, che l’imprevisto a Napoli entra di lungo e si mette di chiatto.

Nel nostro caso, l’imprevisto (formidabile per altro) di sabato ha avuto un nome e un cognome: Edoardo Bennato. Inizialmente era seduto dietro di me, fra il pubblico, e quando il nostro Gianni Rojatti lo ha invitato ad intervenire, si è schernito dicendo più o meno: “È meglio se non parlo.” Poi dietro l’invito gentilmente pressante di Alberto, ha deciso di intervenire. Ed ha raccontato, in modo divertente ma anche altamente empatico, quello che avete potuto ascoltare in streaming. Un intervento giustamente lungo, perché le cose che diceva erano importanti prese di posizione, e andavano documentate nel dettaglio. Il suo intervento è stato una fortuna per me, perché mi ha tolto quello spazio in cui avrei detto delle amene fesserie. Perciò, grazie a Edoardo Bennato, e non solo per le storie che ci ha raccontato.

E poi è arrivato Zard, e lì i tempi si sono allungati ancora di più, perché ne è nato un divertentissimo siparietto proprio con Bennato. Si è capito subito che in quel momento, in quel dialogo nonostante tutto cortese ed educato, si consumava l’ennesimo scontro fra chi fa musica e chi invece deve venderla; uno scontro che da sempre si nutre di domande spinosamente cazzute: ma quanto costa vendere l’arte? Chi ne decide il prezzo? E soprattutto, che ruolo hanno creatori, fruitori e intermediari di questo mercato? Chi è più importante?


Domande irrisolte, direi. E forse irrisolvibili. Fatto sta che per me si era fatto tardi, dovevo rientrare. Erano quasi le due, e per tornare a Salerno dalla Mostra d’Oltremare ci vogliono circa due ore (manco fossimo a 200 chilometri di distanza, ma Napoli fra le sue grandi difficoltà annovera anche il trasporto pubblico e l’assenza di parcheggi a costi umani). E ritornando indietro, mi sono detto che alla fine, dopo lo scontro fra i titani Bennato-Zard, potendo intervenire avrei detto questo:

"Ragazzi, non illudiamoci. Ci hanno messo in una scatoletta, un piccolo recinto, da cui sarà difficile uscire; e ci danno ogni tanto un po’ di mangime. La didattica, la cultura, la ricerca, i loro valore sul mercato, e la possibilità di far emozionare le persone attraverso percorsi culturali ben formati e validi sono oggi estremamente marginali per la filosofia neo-liberista (nemmeno tanto post-capitalista) che è ancora imperante nella nostra società contemporanea. Chiunque provi a fare cultura oggi viene trattato come un paria. Che sia un musicista, un impresario musicale, un docente universitario, un docente di conservatorio. Per cui, prima di andare a buttare la musica nei cessi dei conservatori (cit. Leo Ferré e Pelella), chiediamoci quanto guadagna un docente di conservatorio, e in che condizioni è costretto a lavorare, tutti i giorni lavorati dell’anno. Una vita che ti toglie la motivazione per fare tutto. E se continui a sentirti motivato, è solo per l’amore e la passione che hai verso la musica, e verso tutti quei ragazzi che vogliono diventare musicisti, accentando il più che fondato rischio di andare ad alimentare la schiera dei morti di fame italiani.
E concludo: farci la guerra, fra la guerra a noi stessi e fra noi stessi, è quindi un esercizio futile, sterile, controproducente, autolesionista. Perché non deve essere Zard il vero avversario di Bennato (così come non era Placanica il vero avversario di Giuliani): i nostri "nemici" sono altrove, fuori dal mondo della musica. Sono quelli che ci hanno messo nella scatoletta, nel recinto, e usano ancora oggi "Lehman Brothers" (ovvero un LORO errore catastrofico) per mortificare le intelligenze e le sensibilità di milioni di persone che vorrebbero vivere facendo cultura. Vivere, non sopravvivere."

Chiudo. Grazie Alberto per aver avuto anni fa tutte le idee che hai avuto e la voglia di sostenerle per tutti questi anni. Grazie a tutto lo staff di SHG per aver scelto di dare a Napoli una possibilità. Grazie ai ragazzi napoletani SHG tutti che hanno trovato il modo migliore per interfacciarsi alla grande con la realtà complessissima della loro città. E speriamo che a tutti voi non passi la voglia, e che torniate anche l’anno prossimo.
E poi: grazie anche a coloro che non hanno avuto il coraggio o l’interesse per venire a SHG di Napoli, perché in questo modo hanno aiutato ad evidenziare tutti i problemi di cui Bennato ha dato ampia testimonianza.

Tanty Graffy a Tutty

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ottimo articolo, nel quale mi ...
di SilverStrumentiMusicali utente non più registrato
commento del 18/04/2014 ore 08:30:19
ottimo articolo, nel quale mi identifico molto e mi piacerebbe molto essere stato ad ascoltare ciò che Edoardo (e un po' tutti a dire la verità) hanno avuto da dire a riguardo. Io non so se sapete cos'è la nostra "impresa". Già... dico IMPRESA come termine letterale. Perchè tale si è rivelata. Noi siamo in una zona che è praticamente la PERIFERIA della PERIFERIA e non so se possiate avere idea cosa può significare fare digerire un po' di cultura da queste parti. Cultura poi nemmeno troppo alta... è semplicemente la passione per la musica che sia rock, blues... e di qualunque tipo. La parola che si adatta di più è proprio IMPRESA. Dopo due anni che siamo qui ci guardano ancora come un club d'elite, come degli estraniati e dissociati, come quelli che "ma quelli la partita non la mettono, si guardano a quelli che suonano, comm se chiammano? Ah si, "'e ddie 'e purp" (Deep Purple)! Forse il discorso originario era un pochino diverso ma si adatta alla nostra realtà in questo modo. Ma al di fuori di questo, forse, è un po' l'era moderna e il rapportarci con la musica che ci ha plasmato in questo modo. I SOLDI. Grave male e deformità dell'umana mente. Così loro non guardano "e' ddie 'e purp" perchè non ci guadagnano niente non potendosi giocare la bolletta sull'assolo di Blackmore, così gli artigiani non vanno avanti perchè la gente acquista i propri strumenti pensando alla rivendibilità, così la musica si vende in maniera diversa in base all'orecchiabilità, alla spensieratezza e alla semplicità. C'era un pezzo di Simone Cristicchi, artista spesso molto sottovalutato, che era molto iconico sotto questo punto di vista. Si chiamava "Canzone per l'estate". Ma si. Perchè la gente, il pubblico, tutti... oggi vogliono la comodità, vogliono fare il più possibile muovendosi ed impegnandosi il meno possibile. Così calano le vecchie buone maniere, le usanze e muoiono tante cose SANE che attivavano il nostro essere. Da qui poi c'è tutto in bestiario di discorsi categoricamente altisonanti che però non voglio affrontare, altrimenti finisco di scrivere domani. Forse noi musicisti siamo l'ultima speranza di un mondo e di un modo di essere che qualcuno sta cercando di stroncare. Basta che non ci facciamo fregare.
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Un dibattito con David Zard!
di Claes [user #29011]
commento del 18/04/2014 ore 09:55:21
Tuttora attivo? Non lo avrei creduto... Me lo ricordo quando era in concorrenza con Franco Mamone e i suoi accoliti Francesco Sanavio e Toni Tasinato. Il suo dibattito con Bennato deve essere stato interessante. Il "business" lato manager è vasto più di quanto si penserebbe - bisogna che faccia promozione diretta a case discografiche e spesso anche per passaggi TV oltre a pianificare strategia e tempismo per il live. Deve oltretutto intendersi di fattori contrattuali e saperne di più che un avvocato!
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trustizzazione
di xamata [user #41068]
commento del 02/06/2014 ore 11:08:55
anche l'editoria,soprattutto la sua distribuzione, ha formato cartelli,basta pensare a ciò che ha fatto Berlusconi con i nostri soldi comprandosi la Random House.
Aggiungiamo il fatto che agli editori si sono sostituiti i manager con il compito di generare standard di profitto si può capire il baratro esistente tra arte e capitale ;si salvano gli scriba con il compito d'incensar potenti.
E da tempo che non ci sentiamo,ho anche perso la tua mail.
Francesco Maglione
fm@h-e.it
339-7478115
it.linkedin.com/pub/francesco-maglione/30/742/1a5/
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