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Rispolverando un Crucianelli Elite
Rispolverando un Crucianelli Elite
di [user #16055] - pubblicato il

Il made in Italy d'annata riserva continue sorprese. Crucianelli è un marchio di Castelfidardo in attività intorno agli anni '60, proprietà dello stesso Crucianelli che contribuì alla nascita di Elka. Trovarsi tra le mani un suo amplificatore d'epoca è un'occasione imperdibile per fare un tuffo nel passato.
Il made in Italy d'annata riserva continue sorprese. Crucianelli è un marchio di Castelfidardo in attività intorno agli anni '60, proprietà dello stesso Crucianelli che contribuì alla nascita di Elka. Trovarsi tra le mani un suo amplificatore d'epoca è un'occasione imperdibile per fare un tuffo nel passato.

Non sapevo dell’esistenza degli amplificatori per chitarra Elite by Crucianelli, tra l’altro costruiti a Castelfidardo, a pochi chilometri da casa mia. Anche facendo ricerche sul web non ci sono molte notizie di questo marchio, alla pari delle loro chitarre.

Ne sono venuto a conoscenza perché di recente mi è stato richiesto di riparare uno di questi amplificatori, probabilmente costruito negli anni ‘60, revisionato tempo fa da un altro tecnico che si occupa principalmente di hi-fi valvolare. L’ampli si accendeva, ma piuttosto che emettere suoni validi era in preda di una continua distorsione fasulla anche a bassi volumi. Ho accettato di revisionarlo, anche se di costruzione un po’ contorta, ma la presenza dello schema elettrico incollato sul pannello posteriore del cabinet, mi avrebbe permesso di capire meglio il percorso del segnale.

Rispolverando un Crucianelli Elite

L’amplificatore infatti possiede due chassis, uno nella parte superiore che ospita la sezione di preamplificazione con le relative valvole e il selettore d’accensione, mentre un altro in fondo al cabinet, per il collegamento del connettore d’alimentazione e del montaggio delle valvole di potenza e della raddrizzatrice. Tra i due chassis ci sono diversi cavetti colorati che portano segnali e alimentazione, mentre altri collegano i due trasformatori fissati sul fondo del cabinet. Un cavo di massa collega poi gli chassis, le carcasse dei trasformatori e addirittura i cestelli dei due altoparlanti insieme. Quest’ultimi sono una coppia da dieci pollici, erano aiutati anche da due tweeter ellittici probabilmente da 2x4 pollici, non più presenti. Per questo motivo ho preferito isolare acusticamente le cavità rimaste con una specie di gomma piuma usata per gli imballi, tenuta a pressione.

Rispolverando un Crucianelli Elite

La sezione di preamplificazione è composta da quattro ingressi, due per ogni canale e controlli di volume e tono separati. Non possiede un riverbero ma un tremolo dotato dei due classici controlli di velocità e intensità, disattivabile sia dal primo controllo sia tramite pedale.
Non vi è nemmeno la presenza dello Stand-By, ma data la valvola raddrizzatrice questa funzione è gestita dallo stesso tubo che impiega almeno trenta secondi prima di erogare la corrente di bias.

Rispolverando un Crucianelli Elite

Come prima cosa abbiamo stabilito di installare un connettore tripolare d’alimentazione, per la sicurezza dell’utilizzatore, al posto del precedente bipolare che aveva tra l’altro già sostituito l’originale connettore essendo l’asola dello chassis più larga del necessario. Ho trovato subito che il trasformatore d’uscita aveva un ramo anodico interrotto e visto che era stato già riparato dal precedente tecnico e in condizioni non certo ottimali, ho preferito proporre un cambio con un componente nuovo (ricambio per Marshall Plexi 18 watt).

Rispolverando un Crucianelli Elite

Il finale possiede due EL84 pilotate da una 12AX7, mentre un’altra gestisce i due canali dell’amplificatore. Il tutto è alimentato da una EZ81. Una terza 12AX7 si occupa del tremolo.
Il progetto di questo amplificatore prevedeva una dissipazione delle due EL84 al disopra della massima prevista, cioè ben 13-14 watt invece che 12 watt, con conseguente breve durata della loro vita, tra l’altro ulteriormente peggiorata con l’introduzione della 230 volt al posto della precedente 220 volt fornita dalla rete elettrica.
Giustamente, il precedente tecnico aveva sostituito la resistenza catodica del valore di 150 ohm, presumibili dallo schema, con una da 270 ohm in modo da diminuire la corrente di bias e far dissipare a riposo solamente 8-9 watt ovvero il 70% del valore massimo. Già in precedenza erano stati sostituiti molti condensatori elettrolitici, evidentemente oramai fuori uso, e apportate varie modifiche, probabilmente dovute al nuovo punto di funzionamento delle finali.

Un errore grossolano commesso dal precedente tecnico è stato quello di collegare il trasformatore d’uscita non all’uscita della raddrizzatrice, ma dopo la resistenza di filtro da 5Kohm/10watt. Questo non avrebbe permesso all’amplificatore di esprimere tutta la sua potenza ed era uno soltanto dei motivi di scarsa efficienza e alta distorsione.
Un’altra cosa a cui non aveva pensato il precedente tecnico riguardava il notevole calo della potenza erogata: dai probabili diciotto watt a circa dieci, questo non era accettabile.
Fortunatamente sulla parte in comune tra le due EL84, ovvero la resistenza di polarizzazione del catodo già nominata, c’è una rete RC, resistenza e condensatore in serie, che dovrebbe cortocircuitare il segnale dello strumento aumentandone l’efficienza. Normalmente questa resistenza non è presente in quanto riduce l’effetto cortocircuitante del condensatore, ho quindi proposto l’uso di un piccolo selettore, proprio per cortocircuitare questa resistenza da 100 ohm e ottenere due potenze dal finale, dieci e venti watt circa. Nella parte a destra dello chassis della sezione di potenza ho quindi inserito questo mini selettore e un connettore RCA per la lettura della tensione catodica, ovvero la tensione di bias, che dovrà rimanere compresa fra i 13 e i 14 volt, in modo da garantire i necessari valori di corrente catodica compresi fra 24 e 26 mA per tubo.

Rispolverando un Crucianelli Elite

Una volta effettuate queste modifiche ho controllato il funzionamento dell’ampli, probabilmente con una timbrica diversa da quando uscì di fabbrica, vuoi per la più efficiente polarizzazione delle due finali, vuoi per la mancanza dei due speaker aggiuntivi. Il simulatore che sono solito utilizzare ha previsto una maggiore potenza d’uscita, una minore dissipazione dei tubi con benefici anche al trasformatore d’alimentazione e una composizione armonica della saturazione migliore, con minor percentuale d’armoniche dispari.

Rispolverando un Crucianelli Elite

All’ascolto con la chitarra, i quattro ingressi che prevedono impedenze diverse fra loro garantiscono quattro suoni diversi, più chiari sul canale 1 e più scuri sul canale 2, l’unico in cui funziona il tremolo, mentre la possibilità della doppia potenza in uscita permette una maggiore corposità al suono e maggiore headroom. I controlli di tono, pur non esaltando mai i toni acuti a discapito dei bassi, sembrano non tagliare solamente le frequenze più alte, intervenendo anche sulle medie.

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Le dimensioni che ho misurato del solo cabinet sono di 650x450x250mm, mentre il peso attuale è di poco superiore ai 15 Kg.

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