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NGR Green Spot: non il solito tremolo
NGR Green Spot: non il solito tremolo
di [user #17844] - pubblicato il

Ci sono i tremolo fluttuanti e morbidi, poi ci sono quelli spigolosi ed elaborati, e poi c'è il Green Spot. Il pedale NGR unisce la sonorità singolare delle onde asimmetriche con un boost colorato per creare una miscela dal sapore vintage ma con un tocco alternativo.
Ci sono i tremolo fluttuanti e morbidi, poi ci sono quelli spigolosi ed elaborati, e poi c'è il Green Spot. Il pedale NGR unisce la sonorità singolare delle onde asimmetriche con un boost colorato per creare una miscela dal sapore vintage ma con un tocco alternativo.

Alcuni pedali si apprezzano perché fanno esattamente ciò per cui sono stati progettati. Altri, invece, vengono scelti perché riservano delle caratteristiche inattese, risvolti non strettamente legati ai canoni della loro categoria ma che possono arricchire in modi inattesi la tavolozza sonora di un chitarrista.
Il Green Spot, dell'italiana NGR Pedals, appare come il più tradizionale degli effetti tremolo, ma un test approfondito ne rivela doti inedite.

Sul caratteristico pannello nero dipinto a mano da Francesco De Nigris, creatore del pedale, trovano posto le manopole Volume, Depth e Speed. In cima, due piccoli selettori in metallo. Un LED verde brillante si accende quando si schiaccia il robusto switch d'attivazione e la possibilità di alimentare il circuito con batteria da 9v o con alimentatore standard stile Boss lo rende facile da inserire in pedaliera, complici le dimensioni non eccessive, seppur superiori rispetto a un comune stompbox da una singola "unità". Tutto nella norma, insomma.
Chiunque abbia avuto a che fare in passato con un tremolo saprà orientarsi facilmente con il Green Spot. La manopola Volume gestisce l'output ed è utile a compensare la perdita di volume inevitabilmente percepita quando si spinge un po' con l'effetto tremolo. Depth serve a decidere quanto incisiva sarà l'oscillazione dell'LFO. Speed ne regola la velocità.
Il primo dei due selettori in alto ha il compito di raddoppiare il range della velocità, permettendo così all'utente di accedere a suoni più estremi, da mitragliatore. L'altra levetta modifica la forma d'onda che delinea l'effetto, da una morbida sinusoide a un'onda quadra dalla curva più ripida.


La prima particolarità del Green Spot emerge quando si portano tutti i controlli al minimo, per provare ad ascoltare il suono quanto più vicino possibile al segnale dry. In queste condizioni, il tono non risulta trasparente, bensì appare leggermente ingrossato, più compresso.
In effetti Francesco ci ha spiegato che il booster interno al Green Spot, che permette di ottenere un sostanzioso incremento di segnale mediante la manopola del Volume, introduce una leggera distorsione. Questa non è sufficiente a sporcare in maniera sensibile il suono, ma lo comprime dandogli maggior omogeneità e corpo.
Ancora prima di far entrare in gioco le oscillazioni, il Green lascia già intendere di poter sopperire tranquillamente alla mancanza di un clean boost per ringalluzzire un suono troppo pulito o ingrossarne uno anche distorto.
Avvicinandosi di più allo stompbox, si nota che il dorso riporta un ultimo switch con una funzione tutt'altro che comune per il suo genere: col Green Spot è possibile scegliere tra una modalità ad alta impedenza (Hi-Z) e una a bassa impedenza (Lo-Z).
Tale opzione è stata inserita dal momento che il booster è progettato con un ingresso a bassa impedenza, e con il pedale impostato di conseguenza riesce a generare un sound morbido, tendente al vintage. Se si passa alla alta impedenza, invece, il timbro acquista brillantezza e il segnale ne risulta leggermente amplificato, forse più moderno durante l'uso combinato dell'oscillatore. La scelta di una modalità piuttosto che un'altra si riduce essenzialmente al gusto personale: per la prova, noi abbiamo preferito concentrarci sulla Lo-Z.
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È curioso ritrovarsi ad attivare le oscillazioni solo dopo diversi minuti dall'accensione del pedale, ma ciò che accade dopo non è meno interessante di quanto già scoperto giocando con diverse combinazioni di volume e impedenza.

Il controllo Depth entra in gioco violento, pur conservando sempre degli spigoli appena smussati e piacevolmente "analogici". Verso fine corsa, rivela una spiccata natura di tremolo ritmico old school. È interessante notare come, all'aumentare della velocità, l'intervento del Depth sembri a tratti meno deciso, e potrebbe essere necessario alzarlo un pizzico per conservare la stessa dose di "abbattimento del volume". La soglia più estrema, dove il segnale oscilla talmente da sembrare un on/off piuttosto che un tremolo, si riesce comunque a raggiungere tranquillamente in ogni condizione.

In modalità sinusoide, per ottenere un tremolo classico, appena accennato ma sufficientemente udibile all'interno della band, bisogna lavorare di fino e rincorrere un equilibrio sottile. Il rischio è che il tremolo sia troppo delicato, e si perda quindi nel mix, o eccessivamente marcato, allontanandosi dalle sonorità fluttuanti che si potrebbero voler cercare in un pedale del genere. D'altronde, sembra che lo stompbox non nasca per questo: il modo in cui il volume oscilla non appare regolare tra ascesa e discesa, favorendo una sensazione di "accelerazione" graduale nella fase in cui il segnale cresce, per poi sparire in minor tempo. Con alcuni particolari settaggi, sembra quasi di avere a che fare con un effetto reverse.

Il divertimento vero, insieme al carattere più puro del Green Spot, arriva quando ci si inoltra nelle opportunità offerte dalla modalità a onda quadra e quando si comincia a prendere confidenza con i ritmi scanditi da un Depth usato senza riguardo.
Le note vanno e vengono con durezza, descrivendo un preciso pattern metronomico che diventerà in breve un fattore fondamentale nei riff di chi si suona.

È chiaro che l'ispirazione del progetto non si trova né negli effetti vintage in stile Fender né nei moderni tremoli "step". Si ha a che fare con qualcosa nella direzione del vecchio Vox Repeat Percussion, ma con una voce tutta sua. L'oscillatore a celle di sfasamento con onda asimmetrica ha sicuramente un ruolo in questo.
Un'apprezzabile silenziosità del circuito si affianca alla versatilità notevole garantita dalle due forme d'onda e dalla doppia velocità.


Se il tremolo del vecchio valvolare vi ha stancato, se siete in cerca di un suono nuovo che possa stimolare attivamente la vostra creatività di compositori oppure, perché no, anche di un fat boost con tutto al posto giusto, il Green Spot potrebbe essere ciò di cui avete bisogno, o quantomeno ci si avvicina di molto.
Per il test è stato utilizzato un DV Mark Multiamp. L'amplificatore ci ha colpito per la qualità dell'audio e la risposta dinamica, e abbiamo scelto di adottarlo come banco di prova per le future recensioni insieme a Ciro Manna. Ciò garantirà una maggiore uniformità tra i test e permetterà agli Accordiani di confrontare strumenti diversi su un suono di base simile, eliminando le variabili introdotte dall'utilizzo di amplificatori, casse o microfoni differenti.
Clicca qui per la recensione del Multiamp.


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