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Dinamiche in studio con gli archi MIDI
Dinamiche in studio con gli archi MIDI
di [user #32554] - pubblicato il

Dai primi gemiti di Cubase sino a oggi, ho avuto modo di dargli in pasto un'infinità di strumenti virtuali. Oggi - a circa 20 anni di distanza - mi trovo a dovermi confrontare con un problema che dagli albori dei VSTi perseguita i "musicisti virtuali": le dinamiche!
Dai primi gemiti di Cubase sino a oggi, ho avuto modo di dargli in pasto un'infinità di strumenti virtuali. Oggi - a circa 20 anni di distanza - mi trovo a dovermi confrontare con un problema che dagli albori dei VSTi perseguita i "musicisti virtuali": le dinamiche!

Ho iniziato a lavorare con Cubase nei primi anni '90 e più precisamente con l'ausilio di un Atari 1020 STE. Cubase ancora era alla versione 1.0 - ovviamente in bianco e nero - e permetteva di gestire 16 tracce MIDI e nulla più, ma la cosa più intrigante consisteva nella possibilità di editare e cambiare una valanga di parametri per ogni nota scritta in griglia. Si poteva persino visualizzare tutto su di un pentagramma.

Quasi da subito mi trovai a gestire i primi lavori professionali in studio (più o meno tra il '92 e il '93). Facevo piccole colonne sonore per documentari naturalistici destinati alla vendita su video cassetta. Qualche pianoforte, saltuariamente uno shaker e tantissimi archi, il tutto poi riversato in formato audio e riprocessato con outboard a rack. Alla fine suonava credibile, sopratutto per i canoni dell'epoca.

Sono passati oltre 20 anni e uno dei problemi più ostici nel controllare il suono attraverso il MIDI, rimane lo stesso: le dinamiche!

Sfruttabili al 100% se la parte è programmata (in quanto è un semplice parametro editabile), ma se la parte è densa di note, oppure particolarmente articolata e sopratutto se si è impossibilitati dal programmarla perché ci sono troppe intenzioni ritmiche spostate dalla griglia di quantizzazione (in questi casi tengo su off l'autoquantize), sorgono alcuni problemi. Per registrare una parte in real time in modo tale che possa risultare credibile al successivo riascolto, è necessario riuscire a gestire nel miglior modo possibile le dinamiche, sopratutto per quanto riguarda gli strumenti ad arco, laddove la loro credibilità risiede - guarda caso - principalmente in questo parametro espressivo del suono.

Dinamiche in studio con gli archi MIDI

In questi giorni sto arrangiando e incidendo diverse parti proprio di archi. Ho scoperto come utilizzare e controllare al meglio la dinamica "pianissimo" della suite Miroslav Philharmonik (IK Multimedia). Ho quindi impostato nel progetto di Cubase una traccia  di tipo instrument che gestisce il MIDI, ma che si riversa automaticamente nell'out del mixer audio. Quindi ho l'opportunità di trattare il segnale come se fosse un audio al quale associare tutti i plug-in Vst che solitamente uso per i segnali e le tracce audio. Così facendo metto in send un compressore per contenere il suono entro una certa soglia, mentre non tocco la dinamica in entrata.
Fatto questo imposto il volume del VSTi al massimo, ovvero + 20db.

Ho scelto di ascoltare dalle cuffie e non dai monitor per accentuare la sensazione di immersione nel mix quando si incide la parte. Tenendo a mente che il volume del VSTi è al massimo, si è praticamente costretti a suonare pianissimo con la master keyboard e in caso di superamenti di soglia, ci sarà il compressore a contenere il volume evitando quindi di sgraziare la parte da incidere.

Finita la registrazione, è stato sufficiente abbassare il volume master su Philharmonik, rendendo il suo livello adeguato agli altri strumenti.Così facendo ho ritoccato giusto qualche nota, ma ho potuto suonare in real time sfruttando e godendo appieno delle possibilità espressive offerte dal "pianissimo", parametro dinamico fondamentale per la credibilità della suite che gestiscono gli strumenti ad arco.

Di fatto questi strumenti sono molto particolari nell'emissione sonora. Praticamente privo d'attacco, modificando la pressione dell'archetto si ha la possibilità di far crescere il volume dopo che la nota ha iniziato a suonare, inoltre la gestione delle dinamiche leggere è fondamentale in arrangiamento in quanto si punta a rafforzare il volume grazie alla perfezione esecutiva e unisono che arrivano a interessare sezioni di 20 e più archi che suonano contemporaneamente.
Inoltre la suite Philarmonik permette di interagire con tanti parametri che vanno dai riverberi per gestire la spazialità e dimensione ambientale, alla possibilità di ritoccare l'equalizzazione.

Inoltre si può attingere a una banca dati davvero cospicua e ben fornita con tanti parametri d'esecuzione differenti (tremolo, pizzicato) e tanti tocchi esecutivi diversi. Rimane imprescindibile la mano dell'esecutore quando si usa questa suite e il poter sfruttare appieno le dinamiche di "pianissimo" è stata una vera scoperta e rivelazione!

Per farla breve, la ricetta consiste nel mettere il compressore in send e il volume al massimo sul VSTi. Si potrà così suonare con scioltezza e fluidità in punta di dita sui tasti bianchi e neri sfruttando tutta la gamma dinamica di questo prezioso strumento virtuale.

Ecco un esempio - ancora in fase evolutiva - di quanto detto.



ik multimedia miroslav philharmonik virtual instruments
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