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Uno sguardo a fondo dentro il cavo
Uno sguardo a fondo dentro il cavo
di [user #17844] - pubblicato il

Si fa presto a dire "un buon cavo". I parametri da tenere d'occhio per scegliere quello più adatto sono molteplici. Con Ettore Cichetti di Bespeco, ci siamo addentrati nel tecnico per comprendere cosa connota un conduttore di qualità e come assemblarne uno al meglio anche in casa.
Si fa presto a dire "un buon cavo". I parametri da tenere d'occhio per scegliere quello più adatto sono molteplici. Con Ettore Cichetti di Bespeco, ci siamo addentrati nel tecnico per comprendere cosa connota un conduttore di qualità e come assemblarne uno al meglio anche in casa.

Quando si ha a che fare con strumenti elettrici ed elettronici, non basta imparare a suonarli: bisogna interfacciarsi con mille aspetti legati al trattamento e alla trasmissione del segnale elettrico. Se l'orecchio resta sempre la prima arma per individuare un prodotto valido, imparare a interfacciarsi con termini come "capacità" o "attenuazione" aiuta a orientarsi con maggior cognizione nel mare di strumenti e accessori che il mercato offre oggi.
Certo, non bisogna essere degli esperti elettronici, ma scendere un po' nel tecnico spesso aiuta a chiarire dubbi e sfatare miti. Lo abbiamo fatto con Ettore Cichetti che, in attesa di condividere informazioni e dettagli specifici sui prodotti Bespeco al prossimo SHG (9 novembre 2014, al Quark Hotel di Milano!), ci porta fin dentro il cavo presentandoci conduttori, isolanti, guaine e saldature.

Quando si parla della qualità di un cavo, si fa sempre riferimento alla capacità elettrica. Perché è importante questo parametro, e a quali altri bisogna fare attenzione?
Vorrei fare una premessa: dalla mia esperienza ho notato che i più sensibili all’argomento che mette in gioco le caratteristiche elettriche e fisiche di un cavo, oltre ai fonici professionisti, sono i chitarristi. Ho notato che il chitarrista con una certa esperienza e che conosce lo strumento nelle sue minime sfumature ha la "capacità" appunto, perdona il gioco di parole, di percepire anche le minime differenze di suono utilizzando cavi diversi sullo stesso strumento, differenze che altrimenti si noterebbero con strumenti di misura. Premettendo quindi di non essere un chitarrista, risponderò basandomi sulla lettura dei risultati degli strumenti di misura nelle varie prove effettuate.
Teoricamente ci sarebbero altri elementi da nominare oltre alla capacità: la resistenza, la reattanza, l’induttanza e altri, tutti elementi in relazione tra loro. Si fa quasi sempre riferimento alla capacità perché, su un cavo coassiale comunemente utilizzato per chitarra, è l’elemento che, detto in maniera molto semplificata, agisce maggiormente come filtro e in alcune situazioni anche in maniera piuttosto significativa. La sessione più comune dove la capacità del cavo rappresenta un fattore piuttosto rilevante è rappresentata da una chitarra con output ad alta impedenza collegata a un amplificatore con ingresso ad alta impedenza. In questo caso la differenza di capacità tra un cavo e l’altro, misurata tra conduttore e schermo, diventa significativa. Il comportamento di un cavo è assimilabile a un filtro RC passa basso. Utilizzando per il collegamento cavi Jack-Jack relativamente corti (3/4 mt.) il fattore capacità agisce in maniera poco percettibile, ma all’aumentare della lunghezza del cavo, con conseguente aumento di capacità, le alte frequenze subiscono dei tagli considerevoli, modificando la timbrica. Si consiglia pertanto, per le lunghezze di oltre quattro metri, di utilizzare un cavo a bassa capacità.
Gli addetti ai lavori sanno che l’unità di misura della capacità è F (Farad) e che in questo caso stiamo ragionando sull’ordine dei pF (picofarad: 1 pF = 1 x 10 elevato alla meno 12).
Per basse capacità di un cavo per chitarra si intendono valori che vanno in genere dai 70 ai 90 pF; per scendere al di sotto di tali valori subentrano condizioni estreme di costruzione e cioè è necessario fare ricorso a specifici materiali di costruzione come per esempio il polietilene espanso a "celle aperte" come isolante tra conduttore e schermo. Questo materiale, che conferisce bassa capacità al cavo, non gode però di buone caratteristiche meccaniche. In sostanza è poco robusto, poroso all’umidità e potrebbe limitare la vita di un cavo, lo si preferisce utilizzare in cavi per cablaggi a posa permanete. Nei cavi che subiscono ripetute sollecitazioni è opportuno utilizzare come isolante tra conduttore e schermo materiali più robusti, come per esempio il polietilene compatto, che però penalizza il cavo in termini capacitivi.
Per collegare una chitarra è consigliato quindi l’utilizzo di un cavo di lunghezza entro i 4 mt. con caratteristiche meccaniche robuste conferite dai materiali di costruzione, il cui conseguente valore capacitivo si attesti a intorno ai 100/110 pF (max), ma di non superare la lunghezza di 4 mt. Tutto ciò per ottenere il miglior compromesso tra caratteristiche elettriche e meccaniche.

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È possibile misurare o comunque "leggere" questi valori?
Per quanto riguarda la parte elettrica ci sono strumenti di misura che permettono la lettura dei valori. Per esempio per misurare la capacità di un cavo, l’elemento su cui ruota la discussione, si utilizza uno strumento di misura denominato "ponte RLC".
Tale strumento lo si può trovare anche integrato nei multimetri digitali (conosciuti come "tester"), ma sono molto limitati e in genere privi di cambio di frequenza per la misurazione, funzione che permette di conoscere il comportamento e la stabilità della costante dielettrica di un materiale, la quale ha relazione diretta con il valore capacitivo. Pertanto sarebbe opportuno non limitarsi all’utilizzo di un comune multimetro ma disporre di uno specifico ponte RLC con le giuste funzioni.
Per altre misure, come per esempio le attenuazioni risultanti da diversi valori capacitivi dei cavi, si utilizzano generatori di segnali e di rumore e analizzatori di spettro audio. Inutile dire che gli strumenti di misura vanno costantemente tarati, l’ideale sarebbe prima di ogni sessione di misure.
Nei nostri laboratori, oltre che di strumenti professionali per le misure elettriche, disponiamo anche di strumenti per il collaudo meccanico di un cavo, caratteristica spesso sottovalutata ma estremamente importante in quanto la rottura di un solo capillare in rame interno al cavo compromette le proprietà elettriche del cavo stesso. Per il collaudo della resistenza a fatica, disponiamo di dispositivi che sottopongono il cavo a cicli continui di flessione, torsione e trazione. Ciò, in fase di studio e progettazione di un cavo, permette di scegliere adeguati materiali di costruzione che conferiscano al cavo maggiore durabilità nel tempo. Il consiglio dunque è: si scelga un cavo con la capacità più bassa possibile in relazione all’affidabilità meccanica del cavo stesso.

Se si pensa a un buon cavo, viene in mente uno con uno spinotto bello grosso e una sezione generosa, magari anche piuttosto rigido. Quanto c'è di corretto?
Ciò è relativo. A livello elettrico e in ambiente audio, le dimensioni dello "spinotto" non contano. Esse sono più che altro riferite all’ergonomia del jack, alla praticità per l’inserimento ed estrazione e alla robustezza. È Invece importate verificare che tipo di isolante è utilizzato all’interno del jack tra punta e massa: PVC, ABS, bachelite ecc. Tali elementi hanno valori capacitivi differenti, dunque anche lo "spinotto" ha una sua capacità. L’isolante meno consigliato all’interno del jack è la bachelite perché ha sia una costante dielettrica relativa alta sia una discreta fragilità. Gli altri materiali hanno pressoché la stessa costante dielettrica ma il PVC ha una robustezza maggiore. Per questo è il materiale usato come isolante all’interno di un jack Bespeco.
La sezione esterna e la rigidità del cavo sono dovute alle sezioni degli elementi interni e cioè dei conduttori/schermatura e dallo spessore dei vari strati di isolanti e rivestimenti.
Non è detto che il cavo con diametro esterno maggiore sia migliore, sono altri i fattori che conferiscono qualità a un cavo. In termini meccanici, essi potrebbero essere addirittura inversamente proporzionali alle dimensioni. Infatti utilizzando per esempio un Polietilene Espanso per formare l’isolante tra conduttore e schermo, si otterrebbe una migliore condizione elettrica dovuta al valore capacitivo più basso, ma una peggiore condizione meccanica nonostante un probabile spessore più ampio. Lo stesso vale per il rivestimento esterno: utilizzando PVC per il rivestimento esterno si conferisce al cavo massima robustezza meccanica anche con spessori inferiori, ma sarebbe penalizzata la praticità nell’utilizzo e nell’avvolgimento del cavo in quanto troppo rigido. Pertanto, per il rivestimento esterno, si preferisce utilizzare mescole di materiali in modo da ottenere il giusto rapporto flessibilità e durabilità, ciò indipendentemente dalle dimensioni esterne.
Il numero dei capillari e la sezione dei conduttori interni di un cavo coassiale anch’essi determinano le dimensioni. L’ideale sarebbe avere un cavo con un conduttore interno rappresentato da un unico capillare e con una sezione generosa, tipo quello dell’antenna per intenderci. Purtroppo dopo qualche ciclo di flessione si danneggerebbe irrimediabilmente e inoltre sappiamo quant’è rigido un cavo d’antenna. Il conduttore interno di un cavo Bespeco per chitarra è formato da un trefolo composto da rame e differenti materiali equamente conduttivi ma con resistenze a fatica maggiori del rame stesso. Per la schermatura è preferibile un cavo che, a pari sezione di capillare, abbia una spirale piuttosto che una treccia. La schermatura a spirale garantisce maggiore copertura, conferisce maggiore flessibilità del cavo e permette minori dimensioni. Per evitare che la schermatura si "apra", conseguenza dovuta alle sollecitazioni, a essa viene creata una "sede obbligata". Ciò nei nostri cavi avviene praticando l’avvolgimento della schermatura con lo strato inferiore (composto da guaina in PVC grafitico semiconduttivo) ancora caldo. In questo modo si crea una sede per la schermatura in maniera naturale.
Il target produttivo in genere è dunque ottenere cavi col giusto compromesso elettrico/meccanico e con un diametro esterno intorno ai 6,5 / 7 mm. Se la sezione esterna di un cavo fosse maggiore, sarebbe difficile poi inserirlo nel guidacavo dei jack più comuni in commercio.

Uno sguardo a fondo dentro il cavo

Alcuni, guardando i prezzi dei cavi professionali, preferiscono comprare cavi al metro e jack sfusi, pensando "che ci vorrà a fare due saldature?" Quindi: che ci vorrà a fare due saldature?
Sicuramente un musicista esperto sa come assemblare un cavo, per lo più cavi standard jack-jack, anche se è capitato di vedere cavi assemblati fai-da-te in maniera non corretta. Ci riferiamo dunque a mani meno esperte. L’errore più comune è quello di non eliminare la guaina in PVC grafitico, se presente, tra conduttore e schermo. Essa è semiconduttiva e quindi non deve andare in alcun modo a contatto con il conduttore interno e con la saldatura sulla lamella centrale del jack. Per per ottenere una saldatura bella, lucida e senza fratture è opportuno pre-riscaldare con la punta del saldatore gli elementi. Quando gli elementi sono belli caldi (senza esagerare a rischio di danneggiare le parti) basta appoggiare lo stagno sulla punta del saldatore ancora a contatto con l’elemento e si noterà che lo stagno si diffonderà sull’elemento in maniera uniforme (pre-stagnatura). La stessa cosa avviene pre-stagnando il trefolo di rame del cavo opportunamente spellato.
Infine, mettendo a contatto le due parti pre-stagnate, agendo su di esse con il saldatore e ricorrendo ad ulteriore stagno solo se necessario, si otterrà una saldatura compatta, uniforme e lucida. Mai soffiare sulla saldatura per farla raffreddare, si otterrebbe una saldatura precaria! Non consiglio l’utilizzo di acidi o altro per migliorare l’aderenza dello stagno, ma uno stagno preparato e di qualità in modo che i reagenti siano dosati correttamente. In Bespeco il processo di saldatura viene effettuato in atmosfera locale controllata tale da garantire la saldatura perfetta.

Molti multieffetti e anche alcune chitarre oggi offrono uscite digitali, tipo USB, che dicono essere superiori a una trasmissione via cavo jack analogica. Perché lo sarebbe? Ma soprattutto, lo è davvero?
Oggi più che porte USB sui sistemi digitali, si trovano connessioni di tipo RJ45, che accolgono cavi CAT5, 5E, e CAT6. Questi cavi utilizzati per le reti e per le trasmissioni digitali hanno una composizione e una filosofia di costruzione differente rispetto a un cavo concepito per la trasmissione analogica. La trasmissione digitale vanta migliori performance su lunghe distanze rispetto a quella analogica. Un segnale audio digitale, però, deriva dal campionamento di un segnale analogico. Come è noto, per la sua trasmissione ci sono altri fattori fondamentali da considerare, quali tra i primi la frequenza di campionamento del segnale, il bitrate, la qualità dei convertitori AD e c’è anche da considerare che prima o poi il segnale digitale per essere ascoltato deve essere riconvertito in analogico quindi di nuovo ci si trova di fronte a un convertitore DA. Al termine della catena il segnale audio analogico rigenerato sarà quasi identico all’originale, ma non uguale. Se non sussistono condizioni ove il digitale è necessario, è meglio restare in ambiente analogico e usufruire, per la connessione, di cavi professionali relativamente corti con caratteristiche elettriche tali da non pregiudicare la qualità del suono.
Non sono un chitarrista pertanto conosco poco i multieffetti per chitarra, però mi viene da pensare che, se nei multieffetti per chitarra sono presenti connessioni di tipo USB, probabilmente la loro funzione è più da intendersi come interfaccia diretta con un computer il quale ha installato un software dedicato alla gestione del multieffetto o per l’editing del segnale in forma digitale.

Uno sguardo a fondo dentro il cavo

A proposito di digitale: sono in aumento i sistemi wireless a prezzi umani. È una tendenza che potrebbe mettere in difficoltà il mercato del cavo o, esattamente come accade per multieffetti e ampli valvolari, è possibile convivere e ogni tipologia avrà una schiera di affezionati con le proprie motivazioni?
I dati che riguardano la mia azienda sono incoraggianti in quanto il mercato del cavo, nel nostro caso, è in costante crescita e questo ci dà ulteriori stimoli per investire nella ricerca di nuove tecnologie applicabili al settore cavi. Comunque penso che la convivenza tra cavi e sistemi wireless sia inevitabile perché, e mi scuso per l’affermazione banale, almeno il ricevitore di un sistema wireless dovrà essere collegato con un cavo, che sia esso per connessioni analogiche o digitali.
Personalmente sono scettico in merito alla trasmissione digitale wireless. Naturalmente la tecnologia odierna ha raggiunto livelli esagerati, ma temo sempre l’imprecisione della trasmissione dovuta alle latenze varie e ai disturbi in etere che potrebbero pregiudicare seriamente la successiva conversione del segnale audio. Prendo sempre come esempio l’effetto mosaico della trasmissione televisiva digitale terrestre. Il disturbo temporaneo in una trasmissione wireless analogica potrebbe essere riprodotto come una scarica, una "ronza", invece lo stesso disturbo in una trasmissione wireless digitale potrebbe essere successivamente interpretato come un qualcosa di molto più fastidioso!

Con i cavi, la lunghezza è sempre un problema: tutti ne vorrebbero a metri, ma il degrado si fa sentire se si esagera. Questo problema non sembra esserci in sistemi come l'XLR, con DI box e simili. Perché, secondo te, il classico jack non è stato mai soppiantato da un buon Cannon o progetti alternativi?
Nei sistemi XLR (eXtra Log Run) e DI box il segnale audio viene bilanciato, soprattutto per lunghe distanze, e trasmesso mediante un cavo bilanciato o più comunemente identificato come cavo stereo (anche se non è il termine corretto) il quale ha minimo due conduttori e la schermatura. Il principio di funzionamento, in maniera molto semplificata, è il seguente: ragioniamo immaginando un segnale di tipo sinusoidale in modo da semplificare ulteriormente il tutto. La sinusoide "audio", attraverso una DI, viene divisa in due segnali di cui uno viene invertito di fase. I due segnali sfasati tra loro viaggiano separatamente sul polo caldo e sul polo freddo del cavo per essere successivamente rifasati e sommati (per esempio in ingresso di un mixer). Se durante il tragitto del segnale viene introdotto un disturbo, esso si posizionerà su entrambe le sinusoidi con la medesima fase, ma quando saranno le sinusoidi ad essere rimesse in fase e sommate, il disturbo subirà la condizione contraria, e cioè si sfaserà e si sottrarrà annullandosi. Se però il disturbo nasce prima del bilanciamento, ce lo ritroveremo comunque fino alla fine. I sistemi di bilanciamento possono essere passivi o attivi. Il bilanciamento sui sistemi passivi avviene mediante un trasformatore di accoppiamento per induzione, pertanto a pagarne le spese sono le basse frequenze. Meglio utilizzare una DI attiva. I cavi per le trasmissioni bilanciate hanno valori capacitivi inferiori per le loro caratteristiche costruttive, questa è un’ulteriore condizione per rendere "sicura" una trasmissione di segnale bilanciato anche per distanze relativamente lunghe.
Per soppiantare il jack con il Cannon è obbligatorio disporre di un segnale bilanciato sin dall’origine e ciò richiede la dotazione su ogni strumento di un’uscita bilanciata, di un sistema di bilanciamento attivo o passivo interno, con tutte le problematiche che potrebbero insorgere.
La ritengo una condizione difficile.

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Molti produttori di cavi moderni vantano di restituire suoni brillanti e trasparenti come non sarebbe potuto essere in passato. La storia, però, ci insegna che i chitarristi sono affezionati a determinati suoni anche se "non perfetti" dal punto di vista fisico/acustico, basti pensare alla diffidenza nei confronti delle chitarre in materiali sintetici. È possibile che un cavo migliore, paradossalmente, mi precluda certe possibilità timbriche tipicamente vintage?
In passato i cavi coassiali di qualità avevano la stessa tipologia costruttiva di quella odierna, anche se veniva utilizzato meno, o affatto, rame OFC. Nonostante questa differenza sul rame, quindi sulla conducibilità elettrica, ieri come oggi l’elemento che più viene considerato per la differenza di suono è la capacità. A mio parere l’affermazione nella domanda non è del tutto corretta dato che, utilizzando cavi coassiali dello stesso genere, relativamente corti, moderni o del passato, la differenza di suono tra uno e l’altro è praticamente impercettibile. Avrebbe senso se l’affermazione fosse rivolta in maniera specifica ai cavi medio/lunghi.
Se lo si desidera è possibile riprodurre un suono vintage meno brillante attraverso un cavo, basta utilizzare un cavo che abbia una capacità piuttosto elevata (oltre i 130 / 140 pf) e abbastanza lungo in modo che le alte frequenze, quelle brillanti, subiscano un’attenuazione considerevole, ma questo lo si può fare oggi come si poteva fare nel passato. Conosco personalmente musicisti appassionati che per gusto riproducono tali condizioni e che, oltre alla strumentazione, fanno molta attenzione alle caratteristiche elettriche del cavo. Non dimentichiamo però che tornano comunque in gioco le impedenze dello strumento e dell’ampli in una condizione tale che il cavo faccia la sua parte importante.

In generale, esiste un cavo semplicemente "migliore" in senso assoluto o, come per le chitarre, bisogna saper seguire anche i propri gusti?
A prescindere del gusto, senza dubbio esistono cavi di elevata qualità e cavi di qualità inferiore, ciò è udibile e tangibile, ma il cavo "migliore" in assoluto dovrebbe avere tutte le caratteristiche elettriche e meccaniche ideali, condizione che, come abbiamo detto, non è raggiungibile in quanto alcuni parametri elettrici e meccanici sono, tendenzialmente, inversamente proporzionali. La scelta preferita da noi in Bespeco è quella di fornire un cavo che abbia delle caratteristiche meccaniche robuste, resistenza a fatica sopra la media, durabilità e affidabilità nel tempo elevate e con ottime proprietà elettriche tra cui il più basso valore di capacità che si possa ottenere per garantire una trasmissione di segnale pura dalla fonte all’ascolto. Lasciamo che siamo i controlli di tono dello strumento e gli equalizzatori a modificare il suono come si gradisce.
Salutando la community di Accordo, ribadiamo che in azienda siamo disponibilissimi con chiunque per riflettere in merito a quanto detto e per fornire qualsiasi chiarimento tecnico su quanto esposto.

Uno sguardo a fondo dentro il cavo
bespeco interviste shg milano 2014
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Stupefacente quanto si possa scrivere ...
di LeleOne1957 [user #33434]
commento del 20/09/2014 ore 10:24:57
Stupefacente quanto si possa scrivere su un "cavo" elemento molto spesso sottovalutato (io odiavo quelli a spirale in foto) erano un filtro passa-basso formidabile, si portavano via tutta la brillantezza del suono strato. Grazie dell'articolo molto esaustivo.
Rispondi
Domanda!!
di swing [user #1906]
commento del 20/09/2014 ore 14:52:40
Un buon buffer può evitare l'acquisto di metri di cavo molto costoso? Spiego meglio: se utilizzo un buon cavo tra chitarra e buffer, poi posso permettermi di risparmiare sul resto dei cavi che girano nella pedaliera?
Rispondi
Re: Domanda!!
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 20/09/2014 ore 16:11:04
il buffer è un amplificatore di segnale, il problema dei pessimi cavi più che il decadimento del segnale è l'alta capacità che taglia le alte....e poi: spendiamo un sacco di soldi tra chitarra, ampli effetti e vuoi metterti a rispermiare sui cavi?
Rispondi
Re: Domanda!!
di swing [user #1906]
commento del 20/09/2014 ore 16:27:59
Il buffer a inizio catena dovrebbe proprio impedire il drastico taglio delle frequenze più alte da parte dei cavi...
Rispondi
Re: Domanda!!
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 20/09/2014 ore 16:42:32
Il buffer ha ragione di esserci quando si hanno troppi pedali true bypass perchè con questi la capacità aumenta parecchio ma non è da considerarsi come un rimedio all'utilizzo di cavi scarsi.
Andare a risparmiare sulla qualità dei cavi solo perchè hai il buffer mi pare davvero stupido.
Rispondi
Re: Domanda!!
di Plettratore_Mannaro [user #16218]
commento del 20/09/2014 ore 17:19:02
Un buffer prima dei pedali ti permette sicuramente di recuperare alte frequenze che andrebbero tagliate da tanti metri di cavo, grazie alla bassa impedenza in uscita che esso presenta. I benefici di un buffer si sentono anche se usi cavi da 100 euro al metro sulle lunghe distanze, infatti lo scopo di tale circuito in questo contesto è proprio quello di rimediare ai difetti del mezzo di trasmissione rappresentato dal cavo classico per chitarra.
In sostanza credo sia meglio spendere soldi in un buffer invece che in cavi eccessivamente costosi, senza considerare che molti pedali sono già dotati di buffers interni.
Credo che sia meglio spendere sul cavo strumento\pedalboard e risparmiare un pò sulle interconnessioni post buffer, ma diciamo che in generale se si viaggi sui 10 euro al metro come cavi già si sta comprando il meglio sul mercato.
Senza considerare che sono da vari test eseguiti su cavi blasonati e molto costosi (monster, mogami, ecc) spesso sono emerse qualità elettriche peggiori rispetto a cavi molto meno costosi.
Conclusione: ci vogliono cavi di buona qualità ad un prezzo ragionevole, per il resto l'elettronica ci viene in aiuto.
E' chiaro che usare cavi cinesi da 1 euro al metro non è il massimo, ma è altrettanto stupido usare cavi costosissimi che non fanno altro che sgonfiare il portafoglio.
L'orecchio umano può essere ingannato facilmente, la fisica no, se determinate qualità elettriche e meccaniche del cavo sono comprese in certi limiti di adeguatezza puoi ritenerti soddisfatto, è inutile cercare ciò che non esiste spendendo cifre esagerate.
Rispondi
Re: Domanda!!
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 21/09/2014 ore 08:52:04
Guarda che nonostante quello che vogliono farci credere ci sono buonissimi cavi a prezzi onesti, è chiaro che se vai a comprare un cavo già con i connettori saldati di certi brand te lo fanno pagare come se fosse oro, se ti guardi il catalogo Tasker per fare un nome troverai ottimi cavi a prezzi onesti e con meno di 10€ di materiale, connettori Neutrik compresi ti fai un cavo da 5mt che non ha niente da invidiare ad altri brand più costosi.
E' chiaro, come spesso succede, che se uno non ha voglia di sbattersi a cercare i componenti ma preferisce andare in un negozio e cacciare 50€ per un cavo certi produttori vanno a nozze.
Rispondi
Re: Domanda!!
di Plettratore_Mannaro [user #16218]
commento del 21/09/2014 ore 19:10:18
Certo, infatti è proprio quello che intendevo, rimane il fatto che un buffer aiuta comunque quando si iniziano ad avere abbastanza pedali in catena e cavi lunghi tra ampli e pedaliera e tra pedaliera e chitarra.
Volevo solo dire che è più sensato spendere in un buffer che in cavi costosissimi, che oltre certe distanze comunque non risolvono i problemi perchè risentono degli stessi problemi dei cavi considerati "normali".
Rispondi
Re: Domanda!!
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 21/09/2014 ore 19:32:00
Il senso del mio commento precedente è che il buffer ha ragione di esserci nel momento in cui hai molti pedali true bypass, in caso contrario i pedali sono già bufferizzati per cui un buffer dove non hai pedali true bypass è pressochè inutile....il buffer non incrementa le alte, non è un palliativo a cavi di scarsa qualità
Rispondi
"Per basse capacità di un ...
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 20/09/2014 ore 16:31:35
"Per basse capacità di un cavo per chitarra si intendono valori che vanno in genere dai 70 ai 90 pF; per scendere al di sotto di tali valori subentrano condizioni estreme di costruzione e cioè è necessario fare ricorso a specifici materiali di costruzione come per esempio il polietilene espanso a "celle aperte" come isolante tra conduttore e schermo. "

Strano che un interlocutore competente come il Sig. Cichetti non abbia fatto riferimento al TEFLON: anche questo materiale è un ottimo dielettrico come il polietilene espanso ma a differenza di quest'ultimo ha caratteristiche meccaniche migliori.....i cavi isolati al TEFLON sono molto difficili da trovare, sarebbe interessante sapere da parte del Sig Cichetti del quale ho apprezzato la competenza e l'obiettività in quest'articolo come mai non ci sono investimenti in questa direzione, anche i connettori con isolamento in TEFLON sono impossibili da trovare....ormai il TEFLON è molto diffuso in vari settori dell'industria grazie alle sue caratteristiche fisiche davvero eccellenti e quindi non credo che ci siano grossi problemi di costi.... o mi sbaglio?

Complimenti Rozzo, un articolo con i fiocchi grazie anche ad un interlocutore altamente preparato e competente.
Rispondi
Re: "Per basse capacità di un ...
di bespeco [user #35900]
commento del 22/09/2014 ore 11:58:21
Buongiorno. Grazie per il suo interessante e prezioso contributo.
Come ha ben detto, il Teflon, o col suo vero nome alquanto impronunciabile “politetrafluoroetilene (PTFE)”, è un materiale dalle qualità elettriche e meccaniche molto elevate. Il suo utilizzo sarebbe particolarmente indicato nella costruzione dei cavi ma ci sono dei fattori importanti in merito da considerare.
Un fattore riguarda effettivamente il costo: nonostante i processi di sintesi per ottenere il materiale siano stati tecnologicamente molto semplificati, sono sempre più “complessi” rispetto a quelli del Polietilene, pertanto il costo al Kg del Teflon comparato al Polietilene espanso è ancora troppo alto. Quest’ultimo ha un costo circa cinque volte inferiore del Teflon. Utilizzando quindi il Teflon per la costruzione di un cavo “commerciale” per il settore come quello dell’accessorio musicale , anche se la quantità di materiale utilizzata per un cavo è piuttosto limitata, si rischierebbe di posizionalo in un target fuori mercato.
Appoggio invece la scelta dell’utilizzo del Teflon nei cavi per impianti Hi-Fi, dove il target e ben più alto.
Un altro fattore che paradossalmente va un po’ a sfavore per l’impiego del Teflon nella costruzione dei cavi per chitarra è la sua apprezzata caratteristica “anti aderente”. Il bassissimo attrito del materiale permette si di compensare in parte la diminuzione di flessibilità del cavo data dal fatto che il Teflon è un po’ più “nervoso” (rigido) rispetto al Polietilene espanso, ma allo stesso tempo potrebbe indurre rumorosità durante l’utilizzo del cavo per le continue sollecitazioni a cui esso è sottoposto. Ciò non sarebbe affatto un problema invece per cablaggi a posa permanente.
Lode al Teflon in ambiente saldature. Il materiale durante il processo di saldatura non accenna ad alcun “ritiro” data la sua elevata resistenza ad alte temperature.
Grazie ancora e cordiali saluti. Ettore Cichetti.
Rispondi
Re: "Per basse capacità di un ...
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 22/09/2014 ore 17:57:00
Grazie mille per la sua risposta ricca di informazioni come del resto lo è stata la sua intervista.
Non avevo pensato alle caratteristiche di auto lubrificazione che il TEFLON possiede, immagino già conduttore centrale e calza che scivolano dentro ed attorno all'isolamento... (:-D) .... da quello che ho capito Lei lo vedrebbe bene comunque come elemento isolante nei connettori se non ho capito male.
Grazie ancora, buona giornata.
Rispondi
Re: "Per basse capacità di un ...
di bespeco [user #35900]
commento del 22/09/2014 ore 18:33:5
In tutta sincerità non abbiamo avuto modo di mettere in pratica l’utilizzo del Teflon come isolante sui connettori in quanto siamo molto concentrati sui test relativi al cavo in se ed ai materiali che lo compongono, pertanto non possiamo emettere “sentenza” pratica. In teoria però non ci sono elementi che potrebbero insorgere a sfavore di tale ipotesi. Personalmente e teoricamente reputo il Teflon ottimo come isolante nel connettore, basandomi sia sulle caratteristiche elettriche che meccaniche e, perché no, pensando anche alle saldature quindi alte temperature. Prossimamente tenteremo dei test nei nostri laboratori per poter dare delle risposte certe.
Grazie per la sua disponibilità e per aver contribuito ad arricchire di contenuti l’intervista.
Buona giornata.
Rispondi
Re: "Per basse capacità di un ...
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 22/09/2014 ore 18:46:50
Grazie a Lei....non è comune poter dialogare con i diretti interessati.
Rispondi
Ottimo articolo, grazie. ...
di MM [user #34535]
commento del 21/09/2014 ore 11:02:50
Ottimo articolo, grazie.
Rispondi
:)
di stepuc78 [user #11233]
commento del 22/09/2014 ore 12:21:26
bell'articolo, ricco di info e denota l'alta competenza dell'interlocutore in questo campo!
Rispondi
molto interessante ...
di superloco [user #24204]
commento del 22/09/2014 ore 14:44:34
molto interessante
Rispondi
Bespeco Silos... economici ma alla grande!
di marchino72 [user #29854]
commento del 22/09/2014 ore 17:51:2
Stimolato dall'omaggio ricevuto all'SGH di due anni fa ("1mt di Silos") ho voluto rifare il cablaggio di tutta l'effettistica. I Silos sono economici, con jack pressofusi, ma devo dire che suonano molto bene (almeno nel mio caso).
La scelta l'ho fatta usando la LP diretta nell'AC30... E così ho buttato metà dei cavi che avevo perchè suonavano malissimo...!

PS: Non ho apprezzato modifiche del suono usando cavi Silos dai 3 ai 6mt.
Rispondi
Bespeco
di robiannu [user #38333]
commento del 27/09/2014 ore 08:05:11
Bell'articolo e soprattutto molto chiaro (dote che appartiene solitamente a chi le cose le ha capite fino in fondo). Terrò presente questo marchio per i prox acquisti.
(mi sapete indicare quale negozio a Napoli tratta i vs cavi?)

Thx
Roberto
Rispondi
Re: Bespeco
di bespeco [user #35900]
commento del 29/09/2014 ore 12:11:53
Buongiorno e grazie. La invitiamo a visitare il nostro sito Bespeco nel quale troverà un elenco completo dei rivenditori di zona.
Grazie ancora, cordiali saluti.
Rispondi
di musicando [user #44062]
commento del 06/07/2017 ore 14:00:39
I cavi buoni si trovano,basta cercare, io per esempio mi sono trovato benissimo con i cavi acquistati dalla MPE audio 20 euro l'uno i silver veramente ottimi..
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