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Tre studi sugli arpeggi di settima
Tre studi sugli arpeggi di settima
di [user #24327] - pubblicato il

Continuiamo a studiare gli arpeggi di settima. Proponiamo tre studi che mettono in gioco concatenazioni create sul circolo delle quinte, note in comune e cromatismi. Una lezione preziosa per uscire dai soliti box, sperimentare diteggiature e sonorità inedite e lavorare, sodo, sulla tecnica.
Continuiamo a lavorare sugli arpeggi di settima.
Proponiamo tre studi che mettono in gioco concatenazioni create sul circolo delle quinte, note in comune e cromatismi. Una lezione preziosa per uscire dai soliti box, sperimentare diteggiature e sonorità inedite e lavorare, sodo, sulla tecnica.

Come promesso, questa settimana vorrei proporre alcuni esempi basati su quanto detto la volta precedente, in cui avevamo considerato l’uso degli arpeggi di settima sviluppati su due corde. La limitazione di utilizzare esclusivamente le diteggiature degli accordi mostrati nella scorsa lezione mi ha portato a sviluppare il fraseggio in maniera sicuramente diversa da quanto avrei fatto pensando alle forme CAGED.
Il primo esempio è in C maggiore e si basa sul circolo di quinte a partire dall’accordo di tonica (C-G-Dm-Am-Em-Bdim-F). In questo modo le triadi possono essere incatenate l’una all’altra attraverso le due note che gli accordi in relazione di quinta condividono (quinta e settima del primo accordo diventano fondamentale e terza dell’accordo una quinta sopra, ad es. Cma7 e G7 contengono entrambi l’intervallo G-B). 

Tre studi sugli arpeggi di settima

Si parte dalla nota C sul terzo tasto della quinta corda e si sale utilizzando solamente quarta e quinta corda fino al C un’ottava sopra, sul quindicesimo tasto della quinta corda. A questo punto, anziché proseguire con questo schema, ho optato per passare con un leggiadro cambio di diteggiatura (in realtà non molto comodo) alla coppia di corde 3-4 per poi ridiscendere lungo il manico, senza però interrompere il flusso di quinte. 
In questo modo ho voluto soprattutto mettere in evidenza come il collegamento tra due accordi (ad esempio con fondamentali a distanza di quinta come in questo caso) possa essere inserito tanto all’interno di una linea melodica ascendente quanto discendente, ritrovando in entrambi i casi le note nei tasti adiacenti (la conoscenza dei diversi rivolti degli accordi ci permette di non dover saltare da una parte all’altra del manico, come saremmo invece costretti a fare se sapessimo suonare solo gli accordi allo stato fondamentale). Sfortunatamente in questa seconda parte viene meno la regolarità di diteggiatura che avevamo potuto sfruttare nelle prime battute. 
In chiusura la melodia interrompe l’andamento circolare e passa a delineare gli accordi Em7 e Cma7, introducendo l’unica nota non in tonalità (Db) con un passaggio cromatico.

Tre studi sugli arpeggi di settima


Con il secondo esempio ci spostiamo in F maggiore, aggiungendo un po’ di pepe con quel Bb in chiave. Anche qui ci sono due passaggi cromatici che servono semplicemente a rendere più fluido il tutto, mentre tutte le altre note sono sempre basate esclusivamente sugli arpeggi indicati. 

Tre studi sugli arpeggi di settima

Questa volta abbandoniamo lo schematismo precedente per seguire più liberamente il pensiero melodico. Così facendo alcuni colegamenti riprendono l’idea precedente di sovrapposizione degli arpeggi sfruttando le note in comune, mentre in altri passaggi ci si sposta alle note adiacenti (tutto questo viene evidenziato dalle parentesi quadre al di sopra della partitura).

Tre studi sugli arpeggi di settima


Nel file audio di questo secondo esempio la frase prende il via ad inizio battuta anzichè sul secondo movimento come nella partitura, ma non avendo il riferimento armonico sottostante non c’è poi una grossa differenza. 
Per l’ultimo esempio torniamo al confortante C maggiore per non esagerare con troppe emozioni in una volta sola. Nulla di nuovo rispetto a prima, quindi si può procedere oltre senza ulteriori indugi. Si parte sempre dall’arpeggio di C.

Tre studi sugli arpeggi di settima


Questi erano solo alcuni esempi attraverso i quali ho cercato di proporre una prospettiva differente per un argomento arcinoto a tutti come quello degli arpeggi di settima. E dopo questo momento da “attimo fuggente” l’unica cosa da fare è prendere in mano la chitarra e alzare il volume.

Tre studi sugli arpeggi di settima

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.
lettori in cattedra
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Ma come diavolo si fa ...
di qualunquemente1967 [user #39296]
commento del 13/10/2014 ore 16:06:14
Ma come diavolo si fa a ridurre una chitarra in quello stato ? Mah ciao
Rispondi
Re: Ma come diavolo si fa ...
di Benedetto utente non più registrato
commento del 14/10/2014 ore 07:48:43
Mi sono chiesto pure io la stessa cosa...in particolare la terza che sembra una american standard quindi con vernici moderne, boh!
Rispondi
Amici, santa pazienza: cosa centrano ...
di Gianni Rojatti [user #17404]
commento del 14/10/2014 ore 09:45:16
Amici, santa pazienza: cosa centrano questi commenti?
Basta subito parlare di vernici e studiate questa lezione che è modernissima e propone soluzioni e idee davvero fresche. O vengo io con lo scalpello a reliccarvi le chitarre! ;-)
Rispondi
Hai ragione,...
di jotler [user #32545]
commento del 14/10/2014 ore 12:49:13
... ma pure tutte ste foto ! Per studiare comodo me le devo stampare ste lezioni Gianni, mi fate sprecare un sacco di carta e toner :-) E poi tutte queste bellezze distraggono dallo studio
Rispondi
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