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Conta di più lo studio o l'esperienza?
Conta di più lo studio o l'esperienza?
di [user #116] - pubblicato il

Per lavorare in musica serve più preparazione tecnica o esperienza sul campo? Sembra scontato rispondere "un po' e un po'", ma se si dovesse scegliere tra un aspetto e l'altro? Noi abbiamo detto la nostra, e voi che ne pensate?
Per lavorare in musica serve più preparazione tecnica o esperienza sul campo? Sembra scontato rispondere "un po' e un po'", ma se si dovesse scegliere tra un aspetto e l'altro? Noi abbiamo detto la nostra, e voi che ne pensate?

Per un musicista di professione è più importante conoscere a menadito il proprio strumento, la tecnica e la teoria musicale, oppure è più importante accumulare esperienza per saper fronteggiare qualunque situazione e imprevisto, anche a discapito di una preparazione tecnica adeguata? Non sono ammessi “hanno lo stesso valore”!

Ci siamo posti questo quesito, in redazione. La risposta non è così facile, e ognuno di noi è giunto a una propria conclusione. Per alcuni il cosiddetto "mestiere" è tutto, per altri non si va lontano senza una buona base di studio alle spalle, ma non sono mancate le sfumature e i punti di vista più particolari.
Visto il tema trattato, abbiamo voluto tirare in ballo alcuni collaboratori speciali: Michele Quaini, ben noto agli Accordiani per le sue lezioni di stile e per i suoi test di strumenti, Dado Nero, docente di basso nella didattica di Accordo con un curriculum strabordante di collaborazioni, da Gianna Nannini ad Adriano Celentano passando per Sanremo, e Roberta Frighi, insegnante di canto qui su Accordo e professionista affermata con esperienze al fianco di nomi del calibro di Ennio Morricone e Andrea Bocelli, oltre ai lavori per Disney e il festival di Sanremo.

Queste sono le nostre opinioni. E voi che ne pensate?

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Paolo Anessi
Bisogna fare distinzione tra l'artista, cioè colui che fa musica semplicemente per esprimersi, e i molteplici ruoli d'impiego che questa offre. A un didatta è richiesta una buona dialettica, curiosità, volontà di tenersi aggiornato, a un turnista invece servono padronanza e musicalità, magari saper suonare le stesse cose del didatta anche senza conoscerne il nome, e così via.
È molto diverso il percorso del talentuoso ma privo di una preparazione: potrà fare indubbiamente l'artista scrivendo e comunicando musicalità attraverso il proprio strumento, mentre il professionista operante nel mondo della musica (turnista, insegnante, compositore, trascrittore, arrangiatore) non potrà muoversi agevolmente e lavorare senza una preparazione di base.
La sintesi finale? L'artista "gioca" con la musica senza pensarci, il professionista "lavora" con la musica godendosela, ma pensandoci!

Gabriele Bianco
Credo che sia fondamentale l'esperienza in quanto è (detta molto banalmente) un accumularsi di eventi che - nel bene e nel male - lasciano un segno e un bagaglio più o meno evidente.
Tutto questo può aiutare a suonare meglio, ad affrontare in modo più immediato eventuali problemi e anche a conoscere più a fondo il proprio strumento.
Insomma, l'esperienza è fondamentale.

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Alberto Biraghi
La seconda. L'esperienza maturata sul campo, la capacità di sfangarsela in ogni situazione sono determinanti. Ovviamente bisogna saper suonare, un cagnaccio scafato resta un cagnaccio scafato. Ma un musicista sopraffino senza esperienza e capacità di improvvisare si perderà al primo intoppo.

Denis Buratto
Per un musicista di professione probabilmente la seconda. Dando per scontato però che abbia raggiunto un livello di tecnica sufficiente per essere considerato un professionista. Sul palco si è soli e bisogna sapere cosa fare e come muoversi per risolvere eventuali problemi. Certo però la tecnica non può mai venir meno, ci mancherebbe, ma un super tecnico che si spaventa se un cavo ronza o non funziona non va proprio bene! Indubbiamente con una buona esperienza live anche la bravura come musicista aumenta, quindi alla fine le due cose evolvono di pari passo.

Pietro Paolo Falco
Credo che la risposta sia figlia del periodo storico e, ora come ora, niente batte una sana gavetta tra palchi e sale d'incisione.
Se si pensa a un'epoca d'oro per gli strumentisti quali sono stati gli anni a cavallo tra gli '80 e i '90, una buona preparazione tecnica erano fondamentali per spiccare sugli altri. Si suonava di più in giro quindi era più facile sopperire a carenze legate a una scarsa esperienza, in alcune fortunate situazioni si era anche pagati a sufficienza da subordinare il ruolo di roadie o tecnico all'amico di turno. Reperire materiale su cui studiare, invece, non era facile come oggi e forse anche per questo i virtuosismi erano visti con occhio diverso.
Oggi tutti sono buoni a studiare un metodo sul tapping, ma raramente quegli esercizi finiscono su un palco. Anche perché non è più così facile salirci, sul palco!
Si suona meno, di ottimi strumentisti è pieno YouTube ma le produzioni musicali non ne hanno bisogno. La vera concorrenza è composta da musicisti che abbiano groove, sappiano "seguire il cantante", presentarsi con buoni suoni, tanti suoni, essere efficaci in sala e pronti a tutto su un palco, poco importa se pensano che "modal interchange" sia il nome di una band indie rock, perché nessuno gliene metterà mai uno davanti.
D'altra parte, molti tra i migliori musicisti di sempre sono cresciuti dietro il giradischi e alle jam, magari a digiuno o quasi di teoria, e potrebbe essere lecito credere che non esista scuola migliore di quella della strada.

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Roberta Frighi
Un musicista completo deve avere entrambi.
Ho conosciuto cantanti appena usciti dal conservatorio con il massimo dei voti che al primo lavoro sono caduti. Non sapevano come approcciare, come comportarsi ed erano nel pallone totale. A volte cantanti con zero studio, pur essendo mediocri, se la sfangavano e portavano a casa la serata.
Personalmente la penso così: se studi, prima o poi l'esperienza te la fai e puoi solo crescere e arricchiti con essa. se non studi l'esperienza aiuta ma ti fermi lì, resterai sempre al "sufficiente" e non andrai oltre. Solo lo studio ti apre orizzonti e possibilità.
L'ho provato su me stessa quando ho cominciato a studiare seriamente: anche sul lavoro venivo trattata con più rispetto, mi si sono aperte nuove porte, sennò sarei rimasta a fare le serate nei pub.

Dado Neri
Dipende dal tipo di professione del musicista....per un turnista una preparazione adeguata è la base su cui si formeranno tutte le esperienze professionali....per un compositore o membro di una band niente è meglio di centinaia di palchi sudati!

Michele Quaini
Personalmente metto al primo posto la preparazione, sia quella tecnica sia quella armonica. Sono indispensabili in ambito lavorativo. L'esperienza è certamente una grande amica del musicista, ma da sola non può sopperire alle carenze tecnico armoniche.
È ovvio che solo l'esperienza ti mette di fronte a situazioni che a casa nel tuo stanzotto non si verificherebbero mai, ma per affrontarle velocemente e in maniera corretta entra in gioco la preparazione.
Lasciando perdere i talenti puri o i mostri dello strumento (beati loro), conosco pochi musicisti mal preparati o carenti in grado di affrontare al meglio le diverse situazioni che si incontrano nella nostra professione. Questo non vuol dire che non la svolgano comunque. Viviamo in un'era e in un Paese in cui non sempre la meritocrazia gioca un ruolo fondamentale in ambito lavorativo, ma questo non ha nulla a che fare con la realtà dei fatti, le difficoltà della professione e la bellezza della musica.
Il mio consiglio è di studiare tanto nei primi anni di approccio allo strumento, una volta passata la fase di "preparazione minima" (4/5000 ore di studio/lavoro sullo strumento) è importante cominciare a percorrere la strada, quindi ok a progetti, band o simili.
Diciamo che per esser dei buoni professionisti occorrono tecnica e preparazione in quantità… Una volta raggiunti è necessario accumulare esperienze su esperienze, palchi, sale prova, progetti, confronti con altri musicisti e via dicendo. Questo lato della professione non si può studiare, si deve vivere, cercare e gustare giorno per giorno, anno dopo anno.

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Gianni Rojatti
Un aspetto non deve pregiudicare l'altro.
Suggerisco sempre ai miei allievi il fatto di affiancare sempre allo studio un'attività live con band emergenti o alle prime armi. Studio ed esperienza dal vivo devono andare di pari passo. A non curare uno dei due aspetti si rischia di bruciarsi. Un musicista super preparato tecnicamente rischia di perdere credibilità se va in tilt perché non sa gestire un soundcheck, non ha la strumentazione in ordine o non sa comportarsi e litiga con il resto della crew. Un musicista scafato, che suona da una vita rischia una grande figuraccia, se si fa trovare impreparato di fronte a una parte più complessa o diversa dal solito.

Erik Tulissio
L'esperienza vale più di migliaia di ore di studio non applicato.
Questo è estendibile a tutti i campi: puoi avere sette lauree ma se non ti sei mai fatto un piatto di pasta la vita diventa dura!

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curiosità musica e lavoro
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Di fatto avete risposto al ...
di SixStrings2000 utente non più registrato
commento del 18/10/2014 ore 08:20:09
Di fatto avete risposto al quesito che mi era stato posto poche sere fa mentre nel mio salotto suonavo ed all'improvviso mi arriva la domanda: Ale ma hai mai pensato di fare il turnista visto la tua preparazione di base e l'esperienza piu che ventennale di insegnamento, live e studio? Infatti ho postato un diario mi pare uno o due giorni fa precedendovi... Le vostre risposte sono interessanti!
Aggiungo che avendo collaborato nell'ambiente musicale per anni a cavallo degli anni 80 e 90 direi che la base serve ma l'esperienza determina il tutto, si puo conoscere la musica e leggerla quando sei in studio per capire ed interpretare cio che l'artista vuole che quel momento si faccia ma serve avere il feeling con lo strumento, serve capire quale strumento usare per quel determinato brano, serve sapere quale ampli ed effetto metterci in quel frangente e questo lo ottieni per istinto solo dopo avere sentito migliaia di dischi, dopo avere assimilato i vari stili musicali, dopo esserti buttato su un palco ed avere esorcizzato ogni paura ed avere affrontato ogni problema, sia tecnico che esecutivo, una corda che si spezza, un cavo che fa a farsi benedire, una valvola che esplode, il suono che muta improvvisamente e non sai il perche...
Rispondi
Luca Colombo una volta ha ...
di tylerdurden385 [user #30720]
commento del 18/10/2014 ore 08:39:36
Luca Colombo una volta ha dichiarato che a volte puó capitare anche in ambito super professionale di dover paetecipare a un'esibizione senza aver provato e se non ne sai e non riesci a leggere un pentagramma sei fuori. D'altro canto Rino Gaetano conosceva 4 accordi eppure ha scritto una sessantina di canzoni alcune delle quali bellissime. Di fatto, se sei un artista, ti basta saper ció che serve ad esprimere la tua arte, se lavori per gli altri allora devi essere in grado di affrontare recnicamente quello che ti viene proposto. Questo non vuol dire che non esistanti artisti preparatissimi tecnicamente. Ci sono anche i mostri che non sanno bene cosa suonano, ma magari hanno trascorso tutta la loro giovinezza a non fare altro che suonare. Non so voi, ma io al liceo studiavo 5-6 ore al giorno, ecco perchè la chitarra è e rimarrà sempre solo un hobby purtroppo.
Rispondi
Re: Luca Colombo una volta ha ...
di SixStrings2000 utente non più registrato
commento del 18/10/2014 ore 08:45:26
Ascolta a me le tue 5 ore di chitarra suonate ogni giorno in giovinezza non saranno mai perdute, sai perche? han fatto di te cio che sei ora, cio che esprimi ora, han plasmato un tuo stile personale, unico! Sii fiero di quelle ore spese, lo hai fatto per te e sono il tuo tesoro...
Non sei l'unico siamo tutti partiti in quel modo, ce chi è arrivato dove è arrivato, vuoi per talento o per furbizia ma questo non interessa, lascia che la Musica sia un piacere, ricordati che è un Arte per cui un dono del destino, sei allora un prescelto e sappi che non tutti sanno suonare, anche se pensano di sapere suonare, conoscendo l'alfabeto delle note...
Rispondi
Re: Luca Colombo una volta ha ...
di tylerdurden385 [user #30720]
commento del 18/10/2014 ore 09:18:16
Ahahah, grazie per le belle parole, ma mi hai frainteso o forse ho scritto in modo confuso io!? Intendevo 5-6 ore di studio giornaliero per la scuola. Per fortuna/purtroppo mi hanno imposto, e corse anch'io un po' l'ho scelto, di dare precedenza a quello, quindi allo strumento ho potuto chiaramente dedicare solo spazi di tempo risicatissimi; poi sono stato fermo per anni, ma negli ultimi 3 ho potuto suonare in una vera band, tra l'altro lancistissima e riavvicinarmi alla vera passione. Sono un caprone e vabbè, peró mi sono divertito un sacco e sono arrivato alla conclusione che è fichissimo saper dar prova di se su youtube, ma quando suoni un giro semplicissimo di 4 accordi standard e tutti si gasano perchè sanno cos'è, iniziano a cantare prima del cantante e battono le mani insieme facendo il casino più bello del mondo, beh, non c'è storia, se suoni la chitarra devi almeno cercare di provarla quella sensazione, anche se è solo una cover, è tutto lì, 4 minuti in cui ti senti parte di qualcosa di bello e di unico, al di là del protagonismo e delle puelle!
Rispondi
Re: Luca Colombo una volta ha ...
di MAXBAGNO [user #41883]
commento del 20/10/2014 ore 11:49:53
ho la tua stessa esperienza quasi al 100%, e sono d'accordo con te al 100%
Rispondi
L'esperienza conta!!
di Chiodo utente non più registrato
commento del 18/10/2014 ore 09:15:51
Io la metterei al 40%, perche' per quanto bravo sei ,avere le paralisi dal vivo e' un'esperienza che non auguro a nessuno!!
Infatti impongo a mia figlia di partecipare a tutti i saggi e manifestazioni al pianoforte...e per fortuna ,senza molta fatica! :)
Rispondi
L'esperienza, indubbiamente ! - secondo ...
di irmo [user #17391]
commento del 18/10/2014 ore 10:03:45
L'esperienza, indubbiamente ! - secondo me-.
Non la puoi comprare in nessuno store di strumenti musicali, a nessun prezzo se non con ore di palco,
in luoghi diversi , distanti anche parecchi chilometri tra loro , in situazioni diverse, con pubblico diverso, acustica diversa, con musicisti diversi, chitarre e strumenti diversi , repertori diversi. Ti accorgi quanto sia importante quando, magari non piu' giovane , ti volti a guardarla e con essa il tuo percorso.
Le carenze tecniche le puoi sempre colmare, anche poco per volta, di pari passo che si presentano,con lo studio mirato, e per poterlo fare, anche li', l'esperienza ti viene in aiuto, e non potra' mai avvenire il contrario.
Negli anni 60 quando, ancora ragazzino iniziai a suonare non avevo ne l'una ne l'altra cosa - ( e chissa' quanti di Noi/Voi avranno una storia analoga ) - sapevo fare a malapena quattro accordi, ma lo standard di allora era quello e andava bene cosi'. Poi e ' arrivato il progressive , si e' cominciato ad ascoltare il jazz, il free jazz e quant'altro e da li la consapevolezza che quattro accordi non bastavano piu', ed allora ? arrendersi ? perche' mai ! Giu' a studiare - con i mezzi di allora, non c'erano ne scuole ne tanti metodi sul mercato ne internet ne you tube e nemmeno le videocassette- , nel frattempo poco per volta l'esperienza comiciava ad avvere un suo piccolo ma impotante peso, ti aiutava a studiare, ad essere e divenire maestro di te stesso. Oggi, pur con tutti i mezzi didattici a disposizione, il discorso non cambia : la tecnica la puoi aquisire e migliorare con lo stuido, d'altra parte c'e' solo l'imbarazzo della scelta su quale mezzo didattico utilizzare, ci sono pure fior di Maestri a disposizione, ma l'esperienza, non puoi certo chiudere gli occhi, concentrarti, spremere le menigi e riaprire gli occhi sperando di averla aquisita.
Rispondi
Le risposte degli esperti di ...
di Oliver [user #910]
commento del 18/10/2014 ore 10:53:52
Le risposte degli esperti di Accordo sono tutte interessanti, e confermano sostanzialmente quella che è la Risposta-Madre: "dipende da cosa si intende fare" :)
Essenzialmente la dicotomia sembra essere, semplificando grossolanamente, lavoro/arte.
Chi lavora non prescinde dallo studio (senza laurea il medico non lo fai, no?), chi preferisce giocare con l'arte punta tutto sul feel che solo l'esperienza o il talento innato possono garantire. E che a volte la tecnica e lo studio possono addirittura inquinare.
Il vero problema è che pochissimi sono così lucidi e determinati da sapere fin dall'inizio dove vogliono arrivare. I più iniziano a suonare per puro divertimento, e se hanno la fortuna di avere un minimo di istinto riescono a progredire con sufficiente soddisfazione senza dovere ricorrere allo studio. Poi raggiungono i propri limiti e, di solito, sentono l'esigenza di approfondire le proprie conoscenze, spesso troppo tardi. Altri iniziano subito con lo studio, e mi pare che moltissimi di questi finiscano per perdere il "fuoco sacro" lungo la strada.
Rispondi
Re: Le risposte degli esperti di ...
di Tito1958 [user #40736]
commento del 18/10/2014 ore 11:25:4
Come al solito considerazioni ineccepibili da parte di Oliver.
Come la natura umana ci insegna i "Geni" in qualsiasi campo
sono pochi e,fondamentalmente,apprendono prima ciò che per gli atri
richiede anni di studio che non porteranno mai ai livelli"creativi"
di chi è geneticamente dotato.
Chi non è professionista prenda in considerazione la fortuna di
poter godere della bellezza di uno strumento che offre varietà
infinite di "giochi" a tutti i livelli.
Senza frustrazioni o rimpianti per quello che si voleva e non si è potuto.
Rispondi
mettendo da parte il fatto ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 18/10/2014 ore 11:11:21
mettendo da parte il fatto che essendo la musica in immane crisi, la professione del musicista non esiste quasi piu', esiste una terza via..

ovvero..

uno puo' essere chiamato a suonare nei progetti altrui sia perche' ha una bella tecnica, sia perche' ha un buon bagaglio di esperienze che gli rende agevole destreggiarsi in ogni situazione, sia perche', semplicemente, ha prodotto qualche brano di successo o vi ha partecipato ...

nel senso che se uno, pur con poca tecnica e/o poca esperienza, ha mostrato in passato, di sapersi esprimere in un modo che fa vendere e/o che aiuta a realizzare bei progetti, poi viene chiamato a suonare ..

anzi, personalmente io punterei a quello principalmente, ovvero fare qualcosa di musicalmente valido per essere riconosciuti "bravi" almeno nell'ambiente dei musicisti per poi....
Rispondi
Re: mettendo da parte il fatto ...
di superloco [user #24204]
commento del 18/10/2014 ore 12:45:39
da semplice appassionato..... condivido appieno l'idea di Yaso.....
Rispondi
Sono un grande estimatore del ...
di DaRTaRieLLo [user #19718]
commento del 18/10/2014 ore 11:36:33
Sono un grande estimatore del detto latino "in medio stat virtus"...credo quindi che servano entrambe le cose. Mi ritrovo però molto nel pensiero di Pietro Paolo Falco, probabilmente perché veniamo dallo stesso posto e siamo quasi coetanei. Credo che tutto stia nel modo di intendere il "lavoro" nella musica: c'è differenza naturalmente tra artista e professionista e raramente le due figure coincidono. L'artista è colui che produce arte (scusate la tautologia) e che in quanto tale non ha bisogno per forza di una preparazione tecnica e teorica eccelsa; viceversa il professionista deve essere fornito di questi elementi per considerarsi tale, soprattutto per essere considerato dal mondo del lavoro come tale. L'esperienza però gioca un ruolo importantissimo nella faccenda: a Napoli ci sono due chitarristi per dieci persone, e molti sono davvero davvero bravissimi, ma ciò che contraddistingue o se volete discrimina e l'esperienza; molti di loro sono chitarristi da cameretta che, se messi su un palco, al primo intoppo hanno completamente in crisi rendendo il 5% di quello che realmente potrebbero rendere...
Rispondi
Perdonate gli errori, gli iPhone ...
di DaRTaRieLLo [user #19718]
commento del 18/10/2014 ore 11:38:08
Perdonate gli errori, gli iPhone stanno distruggendo l'ortografia cibernetica...
Rispondi
La personalità
di TidalRace [user #16055]
commento del 18/10/2014 ore 13:59:11
Io credo che questa sia la dote più importante oggi. Voglio dire avete pubblicato questo articolo sulla sezione Chitarre e quindi si pensa subito ai chitarristi e bassisti, ma la maggiorparte di persone che prova a fare musica sono cantanti o lo diventano con il tempo, soprattutto se donne. Spesso sono proprio i cantanti di un gruppo ad uscirne per tentare la carriera in proprio, ma a quel punto occorre personalità per sfondare, visto che ci sono anche apparecchiature di correzione dell'intonazione. Una volta un personaggio che piaceva ma stonato veniva 'doppiato' da un altro cantante in studio, oggi si correggono le note.
Poi secondo me occorre l'esperienza che si accumula con il tempo e quindi dipende dalla gavetta fatta in gioventù. La tecnica è importante ma solo quella sufficiente al genere suonato, altrimenti gruppi come gli U2 avrebbero smesso di suonare prima ancora d'iniziare.
Rispondi
L'esperienza!
di fcapec1 [user #38549]
commento del 18/10/2014 ore 14:21:57
ESPERIENZA.
Senza bisogno di commenti.
Rispondi
Il discorso è molto ampio... ...
di angusnoodles [user #13408]
commento del 18/10/2014 ore 14:22:44
Il discorso è molto ampio... Se vuoi essere un buon musicista più sai, più studi e più ti eserciti e meglio riuscirai a suonare ed a relazionarti con gli altri musicisti. La musica è una lingua che serve principalmente a comunicare con il pubblico ma permette anche la comunicazione tra i musicisti. L'esperienza darà frutti maggiori se chi la fa ha un bagaglio culturale adeguato che gli permetta di apprendere molte più cose da quella esperienza. D'altra parte però la musica è arte ed anche innovazione, e le più grandi innovazioni sono arrivate da musicisti non proprio dotti. Il non seguire le regole della didattica a volte ti porta per territori inesplorati. Ti perdi durante il percorso e trovi strade che nessuno sapeva esistessero. Quindi in definitiva per me è corretto ciò che è stato detto nell'articolo da un interrpellato: è diverso il contesto e quindi è diverso anche cosa sia più importante per un musicista. Il tempo (la vita) è poco e se stai troppo a studiare produci poco ma se pensi troppo a fare cresci meno... Ci vuole una sana fusione tra studio ed esperienza che varia da un artista ad un altro. Ma il comune denominatore deve essere sempre lo stesso: divertirsi.
Rispondi
Tempi duri quando le congiunzioni ...
di Capra_Poliuretanica utente non più registrato
commento del 18/10/2014 ore 15:17:45
Tempi duri quando le congiunzioni sono sbagliate! :-(
Portano a domande strane.
Purtroppo viviamo in un mondo incui impera la O, e la E è sempre più sminuita.
Studio O esperienza?
Che domanda!
Studio E esperienza.
Solo che lo studio te lo puoi fare pure da solo, l'eperienza comporta la presenza di altre persone, meglio se tante.
E diventa sempre più difficile trovarle. :-(
Rispondi
...dipende da cosa si vuole ...
di garbage [user #41176]
commento del 18/10/2014 ore 16:28:0
...dipende da cosa si vuole fare soprattutto da chi si è! Alcuni studiano molto poco e rendono molto, altri il contrario e lo stesso vale per l'esperienza, c'è gente per la quale non è mai abbastanza e c'è chi si trova a suo agio subito e sa prevenire e gestire tranquillamente ogni situazione. Secondo me non esistono davvero cattive condizioni o scarsa preparazione ma esistono buoni e scarsi musicisti. Uno bravo, anche famoso, lo puoi trovare a 15, 16, 18 anni a suonare come una bestia riscrivendo le regole del gioco, al di là di chissà quale preparazione e di qualunque esperienza. Noi comuni mortali invece... conosco gente che dopo centinaia di concerti, considerato anche di buono livello, va in giro con un suono osceno e non intona un bending manco a pregarlo!
In una pianta sono più importanti le foglie o le radici? Non vale scegliere;)
Rispondi
Studiare serve. Ma ho conosciuto ...
di Sykk [user #21196]
commento del 18/10/2014 ore 16:40:58
Studiare serve.
Ma ho conosciuto gente col triennio jazz che insegnava pure ai ragazzi ma non era in grado di suonare decentemente.
Rispondi
Un bravo professionista o esecutore ...
di Claudio80 [user #27043]
commento del 18/10/2014 ore 18:01:5
Un bravo professionista o esecutore dovrà per forza di cose studiare e conoscere quanti più stili musicali possibili; dovrà inoltre acquisire una discreta conoscenza per tutto ciò che riguarda lo strumento, i vari ampli, pedali etc etc che , coniugato ad una buona attività live porterà ad avere esperienza.
Io ho sempre preferito il musicista che "trascura" magari ore di studio canonico su armonia e teoria ma che comunque fa ricerca sulla musica e sul proprio strumento cercando di capire cosa questo può offrirgli e come relazionarsi con altri musicisti, quindi uno studio basato sulla ricerca, su un tipo di ricerca meno volta a scale arpeggi o pattern vari che, ovviamente servono per formare un musicista e fargli capire la musica da prospettive diverse, ma mirato anche alla composizione a cercare di trasmettere in termini di feeling.
Rispondi
ESPERIENZA OVVIAMENTE
di paoloprs [user #10705]
commento del 18/10/2014 ore 21:10:11
Ricordo alle medie quando la professoressa isterica mi urlava che dovevo studiare la
poesia a memoria ... Odiavo studiare quelle stupidaggini solo per farla ... felice, povera diavola ...
Forse sarebbe bene insegnare ai giovani ad imparare ad imparare .
E questo avviene con l'ESPERIENZA .

Vostro Paolo
Rispondi
Mi sembra una domanda completamente ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 19/10/2014 ore 05:40:22
Mi sembra una domanda completamente errata nei suoi presupposti. Spiego rapidamente il perche'.


La domanda e', per un musicista di professione è più importante:
1) conoscere a menadito il proprio strumento, la tecnica e la teoria musicale, oppure
2) accumulare esperienza per saper fronteggiare qualunque situazione e imprevisto, anche a discapito di una preparazione tecnica adeguata

Ok, allora ragioniamo per assurdo, come faceva la prof di geometria ;) e diciamo 2. Niente preparazione tecnica e musicale, ma esperienza. Alla prima volta che gli metti davanti uno spartito, che fa? Richieste di lavoro all'ultimo minuto? Lavorare con orchestre? Arrangiamenti per film? Direi che e' alquanto limitante. Senza contare poi che, senza una conoscenza buona dei principi teorici, di armonia, non si puo' veramente sfruttare il proprio strumento. Lo studio armonico e la conoscenza teorica richiedono tempo ed impegno che non sono acquisibili solo suonando e facendo esperienza, ma richiedono tempo dedicato specificamente a questo studio. Limitante.

Va da se quindi che la risposta giusta e' la 1, perche' uno con esperienza ma zero teoria e tecnica andra' avanti a suonare nei suoi circoli, facendo le sue cose, magari avra' una sua specializzazione di nicchia, ma finisce li. Il vero musicista invece non e' il rocchettaro smanettone dell'immaginario collettivo, quello che un giorno scrive la canzone del secolo e viene catapultato sui palchi internazionali. Il vero musicista, e quindi il vero chitarrista, e' quello che lavora quotidianamente, faccendo il suo, lontano dal glamour delle primedonne, collaborando, parlando lo stesso linguaggio musicale degli altri musicisti, e quindi ha una profonda comprensione della teoria. Grazie a questo fara' esperienza, e avra' una conoscenza sempre piu' sofisticata del suo strumento di lavoro. E magari, come spesso accade, anche in questo caso trovera' la sua nicchia, ma sara' una nicchia reale, non una nella quale si sara' auto-relegato per colpa di limitazioni teoriche e collaborative.

Quindi la risposta e' 1, perche' chi ha preparazione tecnica e teorica fa esperienza, ma chi ha esperienza non acquisce preparazione tecnica e teorica automaticamente, e se lo fa sara' in modo meno completo o comunque meno rapido.

I miei 2 cents ;)
Rispondi
Come in tutte le discipline
di Criss79 [user #38354]
commento del 19/10/2014 ore 11:20:59
Nessuna delle due trascende dall'altra.
Rispondi
mia opinione
di maxventu [user #4785]
commento del 19/10/2014 ore 11:39:0
sarebbe troppo facile rispondere "tutti e due" o meglio: l'una non sostituisce l'altro.
Ho letto il thread e ho visto spesso citato Luca Colombo: ecco, è chiaro che per diventare come lui servono tanto studio/preparazione tecnica teorica e tanta esperienza (oltre ovviamente ad una buona dose di talento di partenza).
io sono un dilettante autodidatta, e mi rendo conto che se avessi avuto un percorso di studio musicale strutturato, a parità di anni di pratica alle spalle, a questo punto sarei ad un livello superiore. Pochi anni di studio = molti anni di esperienza.
A mio avviso, se uno cerca di comprendere l'armonia e l'improvvisazione solo con la pratica/esperienza, i tempi per giungere a un risultato sono moltiplicati rispetto ad un altro musicista che, a parità di risorse di partenza (tempo investito nello studio e predisposizione naturale), si approcci alle stesse in maniera didattica strutturata. Con l'esperienza puoi diventare un dio del blues, del rock e della pentatonica in tutte le salse, ma se non hai studiato un minimo, al primo momento in cui ti ritrovi in una situazione dove servano basi più solide (ad esempio con musicisti diversi dai soliti con cui suoni, o in generi musicali diversi etc), rischi di fare brutte figure. Almeno questo è il mio pensiero.
ciao
Max
Rispondi
Un PS - l'orecchio
di CCDK49 [user #41591]
commento del 19/10/2014 ore 14:32:00
Anch'io sono uno dei trogloditi anni 60. Vi erano spartiti di musica leggera, insegnanti di chitarra classica - da chitarrista elettrico bisognava imparasi tutto quanto. Ascoltare un disco mille volte chitarra in mano. Serviva l'orecchio. Serve tuttora e sono d'accordo con voi tutti.Aggiungerei che anche l'esperienza è studio - anzi, si imparano cose non possibili a scuola.

Una ultra-tecnica diventa sempre di più necessaria - io non ce l'avrei fatta! L'orecchio non basta.
Rispondi
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semplice
di ginakman [user #34956]
commento del 19/10/2014 ore 22:33:2
are you expirienced?
ho già detto troppo!!!!!
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Re: semplice
di thyeah [user #40067]
commento del 20/10/2014 ore 13:44:27
hahaha
you win!
Rispondi
il cane che si morde la coda....
di sibor [user #11654]
commento del 20/10/2014 ore 15:03:35
Per avere esperienza devi aver studiato..... Lo strumento qualsiasi esso sia indipendentemente dal livello che vuoi raggiungere...
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Re: il cane che si morde la coda....
di yasodanandana [user #699]
commento del 20/10/2014 ore 15:40:18
uno puo' essere completamente autodidatta, o per niente "didatta" e avere un'esperienza di registrazione e live sconfinata ...
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Mi è piaciuto...
di endyamon [user #35616]
commento del 03/11/2014 ore 13:58:37
Mi è piaciuto molto il pensiero di Paolo Anessi che separa l'artista dal musicista e su cui mi trovo molto d'accordo. Il mondo musicale ci insegna che non occorre essere dei maestri di musica (anzi...) per diventare molto famosi ed apprezzati, ma che occorre avere la giusta dose di esperienza per salire e tenere la scena su palchi importanti. Ci sono band che hanno creato delle canzoni fantastiche con 4 accordi delle balle e che magari, se sono suonati da altri anche tecnicamente più bravi, non rendono alla stessa maniera.
La musica, secondo me, non è solo studio ed esperienza, ma è anche carisma e sentimento. Se non si sente la musica che si sta suonando, puoi essere bravo quanto vuoi ma risulterai sempre freddo e la tua esecuzione non sarà altro che un esercizio di stile. L'esperienza aiuta moltissimo, più che a suonare tecnicamente bene, a trasmettere emozioni che è il vero fine ultimo della musica.
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