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Hollow e semihollow: le differenze amplificate
Hollow e semihollow: le differenze amplificate
di [user #32554] - pubblicato il

Un pickup magnetico può stravolgere le caratteristiche acustiche di uno strumento e tirare fuori delle sonorità lontane da quelle riscontrate unplugged. Alcune sfumature, però, restano ben impresse nella natura di una chitarra, e distinguono profondamente una hollow body, una archtop vecchio stile e una semihollow thinline.
Un pickup magnetico può stravolgere le caratteristiche acustiche di uno strumento e tirare fuori delle sonorità lontane da quelle riscontrate unplugged. Alcune sfumature, però, restano ben impresse nella natura di una chitarra, e distinguono profondamente una hollow body, una archtop vecchio stile e una semihollow thinline.

Come si è potuto constatare con il confronto diretto tra chitarre archtop acustiche, con pickup e semihollow, visibile a questo indirizzo, il suono unplugged nel mondo delle chitarre jazz cambia e anche parecchio. Fattori come volume e dimensione sonora balzano subito alle orecchie come macro differenze ma poi nell'impiego quotidiano, dove quasi obbligatoriamente si entra nel mondo dell'amplificazione attraverso il pickup, le cose cambiano ancora.

In linea di massima, il pickup è indipendente dal comportamento acustico dello strumento e ha un funzionamento diverso rispetto a un classico microfono.
Entrambi i dispositivi trasducono il suono in un segnale elettrico, ma il microfono lo fa catturando gli spostamenti d'aria mediante una membrana. Il pickup, invece, genera un campo magnetico attraverso un magnete e una bobina e "legge" le variazioni elettriche causate dalla vibrazione delle corde in metallo. Proprio a causa della bobina, che può entrare in vibrazione per lo spostamento d'aria causato da rumori ambientali o lo stesso suono acustico dello strumento, il pickup può essere inoltre soggetto a un cosiddetto effetto microfonico. Ciò fa sì che il suono risultante sia, in minor parte e per una sorta di effetto collaterale, influenzato anche da fattori acustici.
Inoltre è possibile verificare che lo stesso pickup montato su due chitarre suoni diversamente, non rimangono quindi dubbi su quanto sia importante il fattore strumento, oltre al pickup. Tuttavia, solamente la sensibile percezione di ognuno di noi potrà giudicare quanto sia fedele l'acustica riprodotta dall'amplificatore.

Per questo test comparativo ho mantenuto in flat l’equalizzazione del Laney A1, utilizzando l’uscita DI per registrare. Il riverbero proviene da uno Zoom MS70 con la patch HD Hall.


La archtop RanDeGal suona forte e squillante da spenta, sufficiente nei bassi e generosa sugli acuti. Una volta amplificata, il suono è molto simile ma con un piccolo aiutino dato dal pickup sulle frequenze basse, più arrotondate e enfatizzate. Resta evidente una sovraesposizione degli acuti che però, essendo duttili e intuitivi nella dinamica, non risultano fastidiosi o sovrabbondanti. L'insieme generale è semplicemente da capire.

La Gibson ES165 Herb Ellis è indubbiamente più scura. Dal sono imponente, ha una voce grossa senza sbavature. Le corde .012/.056 lisce in acciaio confezionano un classico dallo swing a tutto il periodo bebop, diventando un classic sound della tradizione jazz.
Il delicato chord melody, in generale, risulta più gestibile su questo strumento. Il suono è più morbido, limato sulle frequenze acute e aiuta sicuramente la scorrevolezza nell'esecuzione.
Sicuramente lo strumento più bilanciato e simile tra spento e amplificato.

Alle mie orecchie, la Gibson ES335 arriva molto chiara, quasi pungente. Le corde ruvide .011/.053 non aiutano sicuramente nel riprodurre seducenti chord melody, ma credo fermamente che la dura prova del suono clean stia sempre nei brani lenti e rarefatti che possano far percepire con chiarezza sia l'attacco delle note, e con questa semihollow body ne abbiamo a profusione. Il suono in generale è simile da spenta, dove però non sono estremizzati i bassi e gli acuti. Attenzione, indubbiamente la ES335 non è ricca di bassi quanto una hollow body, ma provandola da spenta si può capire come l'elettrificazione aiuti proprio le frequenze più gravi.

Hollow e semihollow: le differenze amplificate

In sintesi, al di là del fattore acustico, ogni specie di semiacustica ha le sue caratteristiche peculiari. Ho avuto occasione di provare diverse semihollow e, nell'essere profondamente diverse tra loro, avevano tutte delle precise sfumature in comune. Stessa cosa dicasi per le archtop che, soprattutto se pensiamo ai modelli privi di pickup dove le esigenze primarie sono volume e timbro, presentano a loro volta una serie di micro differenze tali da far preferire un modello piuttosto che un altro, ma al contempo offrono doti comuni che caratterizzano la categoria.
Quando ci si trova a scegliere una chitarra per sé, tuttavia, quanto detto finora viene a decadere e bisogna pensare solo che il suo timbro dovrà essere quello che ci emoziona di più, portandoci a praticare con passione per tutta la vita.

Chiudo con la prefazione di John Monteleone che gentilmente ci ha donato per il libro "Chitarra Jazz suoni e colori" scritto a quattro mani con l’amico Erich Perrotta.

Caro lettore, caro musicista, caro chitarrista, sarete voi a definire il futuro della chitarra archtop nel mondo del jazz, e al di là dei suoi confini, e l’importanza che essa ricoprirà per la musica nella quale verrà utilizzata.
Se non fosse stato per i musicisti che ci hanno regalato tutta la splendida musica che hanno registrato o eseguito dal vivo, forse non suoneremmo la chitarra archtop così come sappiamo fare. Gli strumenti e la musica vanno mano nella mano a dare ispirazione all’artista musicista nella creazione e realizzazione di quei dipinti che noi possiamo ascoltare. Molto di tutto ciò è stato registrato per la posterità e sarà disponibile per molte generazioni a venire, o almeno per un prevedibile futuro. Alla chitarra archtop è stato assegnato, a mio parere ingiustamente, il ruolo di strumento jazz e, nella maggior parte dei casi, potrebbe anche aver funzionato in questa maniera. Considerando che il jazz è sempre stato sensibile alle influenze di molte altre fonti musicali, sono convinto che anche la chitarra archtop può essere influenzata da altre forme di musica, al di là dell’ambito prettamente jazz.
John Monteleone


Hollow e semihollow: le differenze amplificate
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Link utili
Si fa presto a dire semiacustica
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Bell'articolo, come al solito. Ma ...
di sdl [user #5004]
commento del 19/10/2014 ore 09:52:55
Bell'articolo, come al solito. Ma secondo te...specie limitandosi alle prime due chitarre (bellissima fra l'altro la Ran...io ho avuto una delle sue prime semi solid, tipo Les Paul) che sono concettualmente più vicine, quanta differenza e' dovuta ai pick up e quanta alla costruzione?
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