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Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
di [user #35616] - pubblicato il

I sistemi digitali avanzano e, se non puoi combatterli, unisciti a loro. La tecnologia permette oggi di racchiudere un intero sistema in una pedalboard compatta e versatile. Line6 sa il fatto suo in questo, e il POD HD500X ne è un esempio eccellente.
I sistemi digitali avanzano e, se non puoi combatterli, unisciti a loro. La tecnologia permette oggi di racchiudere un intero sistema in una pedalboard compatta e versatile. Line6 sa il fatto suo in questo, e il POD HD500X ne è un esempio eccellente.
 
Un po' di tempo fa ho effettuato un cambio di strumentazione e sono passato da una Zoom G9.2tt ad un Line6 POD HD 500X. La Zoom non andava malaccio a parte i microswitch che ogni tanto non funzionavano, cosa veramente frustrante, ma si è venuta a creare l'esigenza di avere maggiore versatilità e affidabilità. Senza contare che avevo voglia di cambiare, cercavo una gamma di suoni diversi e volevo un dannatissimo giocattolo nuovo!
 
Sono sempre stato abbastanza attratto dalle pedaliere multieffetto, le trovo comode e funzionali. Ammetto di non rimpiangere affatto il periodo in cui facevo il tip tap tra i vari pedalini, e nemmeno il mio portafoglio lo rimpiange. Negli ultimi anni il settore digitale ha fatto passi da gigante nella qualità dei suoni e così, guardando e provando un po' di pedaliere sul mercato, alla fine mi sono buttato su Line6 (già conoscevo il mondo che offriva). Il POD HD 500X mi sembrava affidabile e soprattutto robusto.
La prima differenza che ho notato con la G9 è nella struttura: il POD è interamente in metallo e sia lo chassis sia i microswitch sembrano decisamente più resistenti della G9. Inoltre il POD ha un display più grande e più leggibile, che permette di fare modifiche o di creare facilmente una patch sulla pedaliera.
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
Ma andiamo con ordine.
Appena l'ho portata a casa, ho aperto la scatola con la tipica gioia del bambino che ha appena ricevuto un regalo per il compleanno e ho cominciato a rovistare il contenuto. Pieno di emozione ho tirato fuori la pedaliera, il cavo USB e l'alimentatore. Poi uno spesso tomo (che non è il manuale bensì la garanzia scritta in 52 lingue), una brochure di due pagine che scoprirò essere la guida veloce e... basta? Ma come? Dov'è il dannato manuale? Niente panico: si può scaricare (insieme ai driver e al software per l'editing) gratuitamente dal sito Line6, previa registrazione. Peccato che, dopo averlo accuratamente spulciato seduto in bagno (il posto dove si leggono tutti i manuali), ho scoperto che è del tutto insufficiente per mettere mano in profondità nella creazione delle patch. E a questo punto mi sono lasciato tranquillamente prendere dal panico totale.
 
Subito dopo aver corso per la casa urlando e strappandomi i capelli, ho lanciato fiducioso il software per il patch editing e ho notato da subito che presenta gioie e dolori: da un lato risulta essere molto intuitivo, veloce e comodo per la visualizzazione o la modifica della catena di effetti, dall'altra, però, si sente tanto la mancanza di una funzione "undo" per tornare sui propri passi e il fatto che gli effetti di equalizzazione abbiano le percentuali al posto delle frequenze ti fa capire che alla Line6 hanno davvero un senso dell'umorismo macabro e perverso.
 
Passiamo ai suoni e in particolare cominciamo dai suoni di fabbrica.
Ho comprato la Zoom G9 diversi anni fa a seguito di infinite prove su svariate pedaliere e, non appena ho sentito la prima, cattivissima, patch nominata "Extreme Metal Distortion", mi sono subito convinto a comprarla: era esattamente ciò che mi serviva per suonare in chiesa durante la messa con il mio gruppo di preghiera.
Con il POD è stato diverso, molto diverso. Ho provato al volo tutti i suoni di fabbrica e dopo una fredda e analitica riflessione ho deciso di sfogare il mio istinto razionale e piangere disperatamente. C'erano un sacco di suoni fighetti pop e funk pieni di effetti (tanto che ho pensato che mi avessero mandato la signature di The Edge degli U2) e dei crunch blues carini, ma non riuscivo a trovare una distorsione high gain decente. A quel punto ho deciso di affidarmi all'attivissima community Line6 che mette a disposizione centinaia di patch gratuite sul sito e ho cominciato a smanettare seriamente sulla pedaliera, a passarci le nottate per tirare fuori il suono che avevo in mente. Dopo essermi fatto sanguinare le orecchie per settimane e dopo aver lanciato parole molto poco edificanti nei confronti di diverse figure religiose, mi sento di dire che il POD ha talmente tante opzioni e parametri che se avete un certo suono in testa, molto probabilmente il POD HD500X lo può tirare fuori, ma ve lo farà sudare, oh se ve lo farà sudare.
 
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
 
In particolare, come accennavo, le difficoltà maggiori ci sono con le distorsioni high gain (tipico tallone d'achille del mondo digitale). Occorre sapere bene come e dove mettere le mani, ma alla fine con il POD si può tirare fuori un suono parecchio violento ma comunque corposo, cristallino, pieno di dinamica e senza la fastidiosa zanzara o la sensazione del digitale (mi riferisco alle ottime simulazioni di MesaBoogie ed Engl, ma soprattutto del superbo Bogner Uberschall).
La possibilità di creare una patch sdoppiata su due percorsi diversi (quindi dandole anche due simulazioni di ampli diverse in contemporanea) crea un mondo totalmente nuovo in cui cimentarsi, per esempio unendo la distorsione chiara, cattiva e tagliente del MesaBoogie a quella mediosa e più scura dell'Engl, dando vita a un suono unico e ampio. Le simulazioni di ampli sono davvero versatili e stracolme di parametri (direi troppi) ed effetti disponibili che permettono di ricreare virtualmente (quasi) qualsiasi tipo di suono.

Su internet potete anche trovare una sorta di bibbia chiamata "Meambobbo PodHD Guide" che risulta indispensabile per capire i fondamenti su cui si basano tutti gli effetti e le simulazioni presenti e modificare al meglio le vostre patch. La guida è solo in inglese, ma non è complessa, è spiegata bene e la versione completa (ci sono due versioni: "veloce" e "completa") entra molto nel dettaglio e fornisce suggerimenti utili per ottenere dei risultati sensati. Alla fine della lettura di questa guida sarete sempre più convinti che alla Line6 fumano roba davvero buona (altrimenti alcune scelte proprio non si spiegano).
 
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
 
Tornando alle simulazioni, i modelli di ampli disponibili non sono tantissimi, ma sono tutti molto particolari e in alcuni casi davvero unici. Onestamente preferisco pochi ampli ma con buoni suoni piuttosto che 200 simulazioni che risultano piatte, super digitali e tutte uguali. Credo che in Line6 abbiano pensato proprio questo. Per ogni modello abbiamo due simulazioni: solo preamp e ampli completo. Con la simulazione completa possiamo utilizzare anche i parametri legati alla simulazione dei cabinet e dei microfoni. Onestamente, anche se Line6 e diverse guide in rete consigliano di usare solo la simulazione dei preamp quando si utilizza il POD attaccato a un ampli o a un finale, io (pur passando da un finale) uso comunque la simulazione di tutto l'ampli (tolgo solo la simulazione del cabinet). Che vi devo dire, mi sembra che suoni meglio, è meno digitale, la trovo più corposa, dinamica e versatile.
 
Passando agli effetti, direi che sono davvero ottimi. Senza nulla togliere ai concorrenti, a mio avviso qui Line6 ne sa davvero parecchio. Unica eccezione i Noise Gate che non sono eccezionali (anzi, fan proprio venire voglia di andare a leggere un manuale...), soprattutto se paragonati al concorrente Zoom (l'ottimo Zoom Noise Reduction). Purtroppo, sui suoni high gain mi capita a volte di subire fischi e feedback non gestiti quando il volume è bello alto.
Menzione d'onore al pedale d'espressione, che è molto solido e funziona alla grande.
Anche questa versione di POD ha la possibilità di venire usata come "Stompbox simulator", trasformando la pedaliera in otto pedalini virtuali con cui si possono attivare i relativi effetti nella catena.
 
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
 
Passiamo ai collegamenti.
Il POD può essere collegato a tutto quel che vi viene in mente. Possiede due uscite jack non bilanciate, due uscite cannon bilanciate, uscita cuffie, fx loop, uscita digitale, uscita MIDI, collegamento USB, entrata microfono, aux in, entrata CD/MP3, attacco per la Variax o per gli ampli Line6 DT (L6 Link) e ingresso per un pedale esterno. Ha tutti i collegamenti possibili, quindi potrete andare diretti nell'input dell'ampli, nell'fx loop, o collegarlo solo a un finale (il POD è un preamp a tutti gli effetti), o andare direttamente nell'impianto voce. Insomma, con i dovuti accorgimenti potete collegarlo anche al grammofono della nonna. L'unico appunto che potrei fare a Line6 è che, visti il prezzo e le dimensioni, potevano metterci dentro anche un finale (escludibile ovviamente) da 40 watt, così da poterlo collegare direttamente a una cassa (e sbaragliare anche la concorrenza).

Attaccando il POD a diversi finali o amplificatori, ho notato che il suono migliora notevolmente attraverso un finale a valvole che non colora troppo il suono, oppure a finali a transistor davvero buoni (adesso sto usando il nuovo Rocktron 300 ed è perfetto). Ricordo che, per esempio, la Zoom G9 aveva due valvoline a intensità regolabile che in effetti rendevano il suono un pochino più caldo e morbido, ma con la serie HD la Line6 secondo me ha eliminato quella sensazione di digitale e quel suono freddo che nei modelli precedenti mi procurava diversi attacchi di orticaria.
Passando alle dimensioni, devo dire che il POD è grosso e anche pesantino, ma in questo caso il peso è proprio sinonimo di solidità e affidabilità che si avverte da subito. Nel settore floor unit preferisco pesante e di metallo, piuttosto che leggero e di plastica.
 
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
 
Concludendo, posso dire che il POD HD500X è una pedaliera capace di regalare delle grandissime soddisfazioni, ma che potreste dovervi seriamente sudare. I suoni di fabbrica esprimono solo in parte il reale potenziale della macchina (che magari può bastare ad alcuni) ma la qualità dei suoni e i tanti parametri la rendono molto valida e versatile. La struttura in metallo e i footswitch sembrano molto solidi e il cerchietto che si illumina intorno a essi è davvero comodo e ben visibile (sono rimasto ipnotizzato per dieci minuti davanti a quello lampeggiante del tap). Il display si vede bene, modificare le patch dalla pedaliera è comodo e veloce e potete collegarla praticamente a qualsiasi cosa: se casomai dovesse esplodervi l'ampli durante un concerto basta un attimo per collegarla all'impianto voce.
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
Se avete bisogno di registrare, potete usare il POD direttamente come scheda audio e qui la macchina tira davvero fuori gli artigli sapendo regalare dei suoni carichi e compressi, perfetti per il mix.
Se ci state facendo un pensierino, quindi, sappiate che non è una pedaliera per tutti, perché serve molta pazienza per conoscerla e capirla e perché non è economica (attualmente il prezzo si aggira sui 450 euro). In ogni caso, secondo me, vale tutti i soldi che costa.
 
Riflessioni semiserie sul Line6 POD HD 500X
effetti e processori line 6 pedaliere multieffetto per chitarra pod hd500x
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