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Sunhouse: Sensory Percussion e l'evoluzione del trigger
Sunhouse: Sensory Percussion e l'evoluzione del trigger
di [user #16140] - pubblicato il

Con i loro pregi e difetti, i trigger hanno fatto la gioia di buona parte dei batteristi. Chi per rinforzare il suono del proprio set, chi per controllare processori di dinamica o sequenze, chi per sostituire il suono di alcuni elementi e chi, soprattutto in generi spinti, per tenere costante il volume di ogni colpo sferrato su alcuni elementi della batteria nei passaggi più rapidi.
Per quanto riguarda i trigger, sino a oggi regnavano spavalde due tecnologie più qualche timido tentativo di sostituirle. I due tipi di trigger erano (e sono) piezoelettrici e FSR.
I primi, sono sensibili alle vibrazioni. Sostanzialmente, ogni colpo sferrato sull'elemento al quale il trigger è connesso, genera una vibrazione di una data intensità. Questa, viene tradotta in un segnale elettrico. Tra i vantaggi, sicuramente la sensibilità. Tra i contro, sicuramente la sensibilità. Non è un refuso, è un vantaggio che in alcuni casi, si trasforma un uno svantaggio. Questa tipologia di trigger è spesso soggetta (se non ben isolata e di buona fattura) a un fenomeno denominato "crosstalk".
Si parla di crosstalk quando, colpendo un punto non direttamente a contatto con il trigger, quest'ultimo comunque si attiva. Semplifichiamo la cosa parlando delle batterie elettroniche nelle quali questo tipo di trigger è utilizzatissimo.
Il fenomeno è spesso accentuato nei pad destinati a uso piatto, in quanto la struttura che li avvolge risulta ridotta rispetto a quella dei pad destinati ad altri utilizzi. Sono quindi meno isolati. Per cui picchiando l'asta del piatto (o un qualche altro elemento ben distante, ma ancorato allo stesso rack), si innesca il trigger.

I trigger di tipo FSR (acronimo di Forse Sensig Resistor) invece hanno la capacità di rilevare la pressione applicata alla superficie sulla quale sono installati (tipicamente pad di set elettronici). In questo caso non si cade nel crosstalk.

Sunhouse: Sensory Percussion e l'evoluzione del trigger

In entrambi i casi c'è un limite: un trigger gestisce solo una zona, quella comunemente chiamata zona di sensibilità. Per cui se vogliamo ottere il suono del cerchio e il suono pieno del rullante, servono due trigger. Colpendo con la stessa intensità (anche se impossibile) differenti zone della stessa area di sensibilità, si otterrà comunque lo stesso suono. Anche se alcuni produttori di strumenti virtuali e/o batterie elettroniche, hanno ovviato creando per lo stesso livello di intensità del colpo set di campioni differenti.

Torniamo ai trigger. Sunhouse con Sensory Percussion propone - attraverso una campagna di raccolta fondi su Kickstarter, una nuova tipologia di trigger capace di interpretare ogni singolo colpo sulla pelle del tamburo e assegnargli un suono definito dall'utente attraverso un apposito software con il quale mappare le varie zone del tamburo cui è applicato il trigger. Si parte dal fatto che ogni colpo produca un suono unico e ogni zona di (tanto per citarne uno) un rullante produca un suono differente.
Lo stesso software utilizzato per creare la mappa con la quale definire le varie zone sonore, ha anche il compito di trasformare - sulla base dei gusti dell'utilizzatore - i colpi catturati in uno dei tanti suoni a disposizione. Questo con l'ausilio di un solo trigger per tamburo. 

Il trigger realizzato da Sunhouse, per riuscire in quest'impresa, sfrutta una configurazione ibrida che prevede più di un sensore. Necessita di alimentazione phantom e - almeno al momento - il software riesce a gestire sino a un massimo di quattro trigger.

La campagna di raccolta fondi, si prefiggeva di arrivare a una cifra di $80.000 che è stata ampiamente superata per fortuna e gioia del produttore.



L'idea risulta veramente interessante, così come sarebbe interessante provarla e averla (in caso di commercializzazione) a un prezzo concorrenziale. Per ora rimane una buona prospettiva.

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