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Gibson SG Standard
di Zenzero [user #36862] - pubblicato il 26 ottobre 2015 ore 07:30
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Non si può pensare alla SG senza immaginarla tra le mani di Angus Young. Molti fan della leggerissima Gibson sono anche seguaci degli AC/DC e la chitarra sembra fatta a posta per la loro musica, ma diverse caratteristiche ne fanno un'arma valida per una buona gamma di applicazioni. |
Nei nostri incontri precedenti, abbiamo visto due chitarre di fascia economica: la e l’. Oggi alziamo un po' l’asticella del prezzo e andiamo ad analizzare una chitarra di fascia media: la Gibson SG Standard. Colgo l’occasione per ringraziare Davide, mio grande amico, per avermi concesso di recensire e farvi sentire la sua chitarra.
 Davide è sempre stato un grande appassionato, sin dalla tenera età, della band australiana hard rock iconica per eccellenza, gli AC/DC. Dopo aver imparato a suonare la chitarra con una Fender Squier Stratocaster, riesce finalmente a realizzare il suo sogno e acquista l’amata chitarra Diavoletto nel 2009. Come ogni giovane chitarrista con ancora poca esperienza però, decide di acquistarla presso un piccolo negozio della provincia veronese a scatola chiusa per la modica somma di 1099 euro.
Passano poche settimane e la Solid Guitar arriva in negozio, nemmeno il tempo di ricevere la telefonata che il giovane chitarrista si precipita ad abbracciare la sua amata. Il proprietario del negozio la toglie dal cartone in cui è stata accuratamente impaccata e mostra la custodia nera riportante la dicitura "Gibson" al giovane strimpellatore, che con mano tremante preme ogni singolo gancio e imbraccia come estasiato la sua nuova fiammante ascia rossa. È stato amore a prima vista, inutile negarlo.
Passano gli anni, Davide acquista esperienza e comincia a suonare per la provincia, finché una sera d’estate non incontra il sottoscritto, con cui nasce una meravigliosa collaborazione musicale. Dopo aver notato con interesse il primo articolo dell’Ibanez, decide di concedermi la sua amata con la raccomandazione di trattarla bene per farne una videorecensione.
La Gibson SG è davvero leggera, uno dei suoi più grandi pregi è poter essere suonata tranquillamente per ore senza affaticare la schiena. Il manico e le corde, pur essendo delle classiche .010, non stancano assolutamente le mani. La verniciatura e il legno sono davvero belli, mentre lo strumento è senza dubbio ben rifinito e piacevolmente sbilanciato verso l’alto: ciò consente, in posizione eretta, di raggiungere ogni singola parte della tastiera con facilità. Ma, aimè, per quanto ben assemblata la chitarra non è esente da difetti. Se naturalmente suonarla da seduti si rivela difficoltoso, la vera magagna sono le meccaniche che non tengono bene l’accordatura. Seppure sembri sia una caratteristica comune di questo strumento, è un vero peccato dover aggiustare l’intonazione dopo dei bending particolarmente violenti e dei passaggi che possono stressare le corde.
La chitarra, oltre alle classiche quattro manopole di tono e volume, possiede uno switch a tre posizioni che dà voce ai pickup '57 Classic. Il corpo è un unico pezzo di mogano, con manico incollato e tastiera in palissandro. Il ponte è un classico fisso Gibson.
 La Diavoletto ha dei clean rotondi, ma un poco secchi, che non possiedono un volume particolarmente elevato. Personalmente li ho trovati interessanti, ma non sono sicuramente fra i più belli da me sentiti. Il volume, inoltre, è abbastanza basso e solo quando si va ad agire sulla saturazione la chitarra tira fuori finalmente la grinta. È indubbio che questa è una macchina da crunch: il suono con un bell’overdrive richiama le sonorità classiche della storica band australiana, seppur sia presente una prevalenza di alti un po' troppo invadenti a volte (ma un'aggiustatina sull’equalizzazione o sulla manopola di tono risolve la situazione).Il suono è bello grintoso, ma tuttavia pare un po’ poco personale. Chiariamoci: non dico che sia sterile, ma la freddezza della distorsione fatica a tirare fuori del calore nei passaggi e nelle fasi di solo, e io personalmente faccio fatica a far sentire un’impronta mia nella voce dello strumento. Il sustain è poco, non posso negarlo, e anche a volume elevati è impossibile farla urlare e generare feedback o suoni molto lunghi. Ma anche questa è una caratteristica di questa chitarra. La posizione migliore, sia in pulito sia in saturazione, è quella al ponte, che riesce a regalare un discreto attacco e un buon colore. Mentre la posizione centrale si rivela interessante, quella al manico l’ho trovata piuttosto neutra e piatta.
I problemi saltano fuori quando la signorina va in distorsione: mi aspettavo che il gain alto potesse regalare un po’ più di sostentamento alle note, ma la chitarra invece si scurisce parecchio, diventando zanzarosa e vetrosa. Le note impastano molto e solo abbassando il volume per tornare al crunch la situazione migliora. Gli assolo invece acquistano maggior vigore, pur non riuscendo a bucare il mix.
Se l’ascolto è fastidioso in questa modalità, la chitarra è molto piacevole da suonare "alla AC/DC", dove la definizione delle note non necessita di un’importanza rilevante. Infine, le manopole di tono sono buone, permettendo di chiudere e aprire il segnale in maniera soddisfacente, mentre purtroppo quelle del volume non riescono a ripulire bene il suono in crunch, lasciando sempre che le note si increspino un poco.
Mi sono comunque divertito a suonarla, è stata una piacevole esperienza e sono comunque contento che il proprietario ne sia pienamente soddisfatto. Il voto che mi sento di elargirle, contando i fattori estetici, di rifinitura e di suono, è un bel 7.5. Vi ricordo che queste recensioni sono create con lo scopo di cercare di capire se la spesa per una chitarra di fascia superiore valga la candela. Dopo aver sentito i video, a voi la parola: io vi lascio con una bella "Whole Lotta Rosie"!
I video sono stati registrati con un Kemper Profiler, Logic Pro X e una scheda audio Roland Tri Capture. Per maggiori informazioni sui profili degli amplificatori utilizzati, vi invito a visionare il video della prova dell’Ibanez RG170DX.
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