In queste ore un titolo di quelli che fanno subito ribollire il sangue è rimbalzato in ogni angolo del web: "Il Volo: chi è abituato ai Led Zeppelin non può ascoltarci".
Non mi è mai fregato nulla del giovane trio siculo e ho sempre evitato di prestare attenzione ad articoli del genere, solitamente provenienti da blog dubbi, eppure dopo l'ennesima condivisione su Facebook immancabilmente accompagnata da un commento aspro rivolto ai tre imbratta-alberghi preferiti di Barbara D'urso ho deciso di approfondire, spendendo tre minuti di una pigra domenica pomeriggio alla lettura di un articolo senza il quale avrei comunque continuato a vivere felice.
Tutti i commenti, tra un insulto gratuito e l'altro, lasciavano intendere una sorta di affronto verso gli storici Zeppelin, un po' come la storia di Allevi e del ritmo, eppure tutto quello che ho trovato nell'articolo è stato uno stralcio di intervista: "Chi è abituato ai Led Zeppelin non può ascoltarci. Siamo unici ma non facciamo lirica: nessuno canta come noi a 20 anni. Il nostro è un pop lirico, un vintage musicale. E chiamatemi cantante, non tenore".
Ora, io sono abituato ai Led Zeppelin e in effetti non riesco ad ascoltare loro. Quel poco che ho sentito mi ha lasciato indifferente se non mi ha addirittura annoiato.
Tutto quello che dicono è vero: non fanno musica che possa piacere al tipico fan degli Zeppelin, non fanno neanche lirica, fanno un pop mascherato da Caruso e se lo dicono tranquillamente da soli. Però il web non ha letto quello, s'è fermato al titolo, l'ha interpretato secondo simpatia e lo ha diffuso con un'acidità che neanche il sudore che ho lasciato sulle corde dopo il mio cenone napolenatalizio. Non mi stupirei se in un paio di giorni quel titolo dovesse diventare "Il Volo: noi meglio dei Led Zeppelin" sul bloggaccio di turno.
D'altra parte, forse usare come titolo la frase (che ho apprezzato tantissimo) "chiamatemi cantante, non tenore" non avrebbe avuto lo stesso effetto. |