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La vita in studio prima dei mixer
La vita in studio prima dei mixer
di [user #116] - pubblicato il

Il sound engineer Gianni Ruggiero racconta come funzionava una sessione di registrazione a più strumenti prima che i grandi banchi mixer entrassero negli studi. La vita del tecnico non era facile come oggi.
L'invenzione della sovraincisione ha spalancato le porte delle moderne tecniche di registrazione. Poter incidere uno strumento alla volta e poi unire tutto in due tracce stereo era una rivoluzione, permetteva di correggere errori, di ripetere solo una take venuta male senza buttare via tutto il lavoro e doppiare strumenti all'infinito. Come si dice in questi casi, però, non è sempre oro ciò che luccica, e il multitraccia poteva diventare anche una gran seccatura per il tecnico che aveva a che fare, soprattutto se visto con gli occhi di oggi.

La vita in studio prima dei mixer

Siamo abituati a pensare alla regia di una sala d'incisione come a un enorme computer, con un mixer dai canali infiniti, una scheda audio dalle possibilità virtualmente illimitate e con una DAW che permetta di tagliuzzare ogni nota per lavorare solo sui dettagli che convincono di meno senza rischiare di rovinare il resto. Prima del digitale, l'unica cosa che si poteva fare grazie ai grandi mixer era ascoltare un missaggio preliminare con cui costruire un bilanciamento grossolano degli strumenti prima di andare a rifinire il tutto. Prima dei mixer, neanche questo era possibile, e le sessioni di registrazione procedevano quasi alla cieca.

Gianni Ruggiero, nella nostra visita agli studi Phonotype di Napoli, ci ha raccontato com'era la vita del tecnico del suono ai tempi dei primi multitraccia. Da ragazzo, ci dice di aver lavorato con un Philips a quattro tracce (di cui una guasta), e che non è stata affatto una passeggiata.


Abbiamo conosciuto Gianni in questo articolo, e nelle prossime settimane ci guiderà alla scoperta dello studio di registrazione, tra storia e tecniche. Prima di entrare nel vivo abbiamo voluto condividere questa "pillola retrò", che può far riflettere molto chiunque si avvicini oggi alla registrazione, sia essa in studio o casalinga, dando per scontata tutta la potenza e la versatilità che solo le moderne tecnologie sono riuscite a fornire, e che un tempo non ci si sognava neanche.
gianni ruggiero interviste phonotype tecniche di registrazione
Link utili
Il primo studio di registrazione in Italia
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di dfatwork utente non più registrato
commento del 21/01/2016 ore 09:09:4
ai tempi antecedenti il multi traccia era buona la prima o si rifacendo tutto daccapo. gli artisti di quei tempi avevano una preparazione che oggi,grazie alle tecnologie attuali, ci si sogna. anche il lavoro al banco non era semplice, pensando anche solo ai livelli che venivano regolati durante la registrazione. come nell'architettura : oggi strutture dalle forme impensabili mille anni fa...ma a quei tempi tutta gente con i controcaxxi. bell'articolo!!
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di SilverStrumentiMusicali utente non più registrato
commento del 21/01/2016 ore 09:55:5
Personalmente, non so perchè, mi trovo molto di più a suonare e registrare tutto in un colpo e se non viene bene si rifà. Quando registro in multitraccia ho sempre la sensazione che le cose siano scollegate tra di loro pure se ci stai ore a lavorarci. Anche se registri in multitraccia tutto insieme. Ecco: sicuramente sono fisime e sicuramente dipende dal fatto che io tecnicamente so che ho registrato tutto separatamente. Però rimpiango tantissimo un mixer e un grande registratore a nastro dove regolare i livelli, gli effetti, premere rec e se è buona, buona, se è cattiva, si rifà. Che poi così tante volte bisogna ripetere ma tante altre volte vengono cose che a pensarci non ti sarebbero mai venute :D
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di mattconfusion [user #13306]
commento del 21/01/2016 ore 10:37:23
condivido, seppur registrando la mia musica in casa e da solo sono costretto a fare una parte alla volta, sovraincisione dopo sovraincisione. Però parlando della singola parte preferisco fare due, tre take complete dall'inizio alla fine e poi scegliere la migliore, per intederci evitando di rifare pezzettini che non sono perfetti. Anche se poi alla fine grazie alla tecnologia delle DAW di adesso è facile scegliere per ogni parte quale "spezzone" di take utilizzare. E viene anche bene, alla fine l'importante è fare i tagli dove è più naturale, a seconda della canzone
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di phunkabbestia [user #42918]
commento del 21/01/2016 ore 10:14:28
ma nel mondo si faceva musica migliore prima o adesso?!! Tutte le raffinatezze di oggi servono solo per far lavorare chi lavorare non sa, per far buttare un sacco di soldi e per far diventare un prodotto una roba che altrimenti non lo sarebbe... c'è stata un'evoluzione?
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di eugenio01 [user #39191]
commento del 21/01/2016 ore 11:30:52
--------> ma nel mondo si faceva musica migliore prima o adesso?!!
Domanda tra le più interessanti e scomode si possano fare.
Impossibile rispondere...e poi bisognerebbe sapere cosa intendi per adesso (secolo o decennio) e cosa intendi per musica ( se un genere particolare o tutta la "musica"..).
E sicuramente c'è stata un evoluzione (è nella natura delle cose) ma la parola evoluzione significa cambiamento e non automaticamente miglioramento.
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di mattconfusion [user #13306]
commento del 21/01/2016 ore 10:50:02
Bel video e bella testimonianza. Tra l'altro quella di fare i "reduction mix" da un nastro all'altro, da una macchina all'altra per lasciare libere le altre tracce per ulteriori sovraincisioni è stata la tecnica dietro a tantissimi capolavori della storia del rock. Basti pensare a Pet Sounds e Sgt Pepper: veri propri album dal suono "orchestrale" e registrati sovraincisione dopo sovraincisione, riduzione su riduzione con macchine a 4 tracce. Basta leggere i vari libri o resoconti di Lewinshon o Emerick - veri e propri diari di studio - per rendersi conto del lavoro immane tra riprese, overdub, editing manual, riduzioni e mix mono e stereo che questi album dovevano avere, e in tempi piuttosto stretti. I Beatles passeranno all'8 tracce solo nel 1968.
Rimanendo sempre in UK, altro esempio eccellente: "Bohemian Rhapsody". Registrata su un 24 tracce - siamo ormai nel 1975 - ma data la mole di sovraincisioni necessarie i mix di riduzione furono tali che il nastro finale è l'8° generazione del nastro iniziale.
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di Claes [user #29011]
commento del 21/01/2016 ore 16:34:30
"Incidere un disco" / "cut a record" significava ai vecchi tempi proprio incidere... un disco vergine. Una volta inciso, non si poteva ascoltarne il master prima di mandarlo in fabbrica altro che su una presa in parallelo. Si incideva di solito 1-2 takes per aggiustare il sound prima di un take finale. Per fortuna è arrivato il nastro magnetico che però, anche se non deteriorato da uso prolungato, si smagnetizza in ogni caso col passare del tempo. Nastri importanti vengono copiati più volte, il che non giova alla qualità del suono. Molto pratico è dunque il digitale anche se la mole di lavoro a pagamento copia nastri è quasi del tutto sparito. Pensateci, ci sono nastri 1/4" preferibilmente su 1/2" per mono/stereo e multitraccia da 1" a 2" sino a 24 piste. Sincronizzando, si poteva usare 2 multitraccia per un totale di 48 piste. ProTools è più pratico ma il sound analogico è migliore anche se copiato da master su nastro al digitale 44.1.

Il bello è che appena vi è stata una evoluzione tecnologica in studio i musicisti hanno inventato cose musicali inedite usando le nuove tecniche a disposizione. Le grandi ditte hanno reagito e inventato apparecchiature sempre più potenti e così via arrivando a come l'è ora.
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di Foglio [user #19480]
commento del 21/01/2016 ore 17:55:06
Bellissimo articolo!!!!
I dischi registrati 30 o 40 anni fa si sentono veramente bene rispetto a quelli di oggi.
Ricordo ancora il primo demo registrato con un Tascam da 4 tracce negli anni '90.
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di Claudio80 [user #27043]
commento del 21/01/2016 ore 18:21:29
Bellissimo articolo!! Me lo sono gustato tutto, leggendolo piano e con grande passione. Ho sempre adorato il processo di registrazione, ogni sua sfumatura, ogni dettaglio e segreto che si nasconde dietro questo lavoro mi affascina tantissimo. Sono convinto che prima musicisti e fonici avessero davvero le BALLE, perché con un 4 piste si è stati capaci di creare capolavori assoluti; il limite tecnico delle macchine non ha impedito a chi non aveva limiti mentali di produrre cose originalissime. Anche io come tanti per registrare la mia musica, sono "costretto" a fare tutto da solo, registrando anche un album con un Teac A3340 a quattro tracce, perché volevo avere la consapevolezza di cosa significasse registrare su nastro, e per sentirmi anche più vicino ai metodi più "vecchi"! A volte, spesso devo dire, si è rivelato un lavoro fruttuoso, altre volte ho sentito la mancanza di un partner musicale con la quale confrontarmi su idee, o differenti vedute musicali. Spesso mancano le persone con un po' di apertura mentale, altre volte si litiga perché non si ha la pazienza e la dedizione che ci vuole, o si hanno pregiudizi e preconcetti su determinate cose. Oggi nell'epoca del voglio tutto e subito si è perso quel gusto della ricerca e della sperimentazione che ha resto,tra le altre cose, la musica di un tempo molto più interessante di oggi... Oggi non c'è più curiosità, e senza curiosità un uomo è spacciato!
Un saluto e grazie per questa serie di articoli!
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di E! [user #6395]
commento del 22/01/2016 ore 20:37:04
Ciao Claudio, condivido molto di quello che dici, ma non tutto.
Posso assicurarti che oggi c'è ancora sperimentazione e c'è ancora curiosità. Basta solo trovare i musicisti/progetti giusti.
Probabilmente non sono conosciutissimi, probabilmente non lo saranno mai, ma ci sono un sacco di persone che lavorano nel "sottobosco", spinti da una passione (e una competenza) di prim'ordine.
Il vero problema è che difficilmente emergono, ma ti assicuro che ci sono; si tratta solo di cercare nelle giuste direzioni e dovremmo farlo tutti più di adesso.
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di Claudio80 [user #27043]
commento del 23/01/2016 ore 07:04:54
Condivido, e in effetti avrei potuto spiegarmi meglio. C'è assolutamente gente che meriterebbe di venir scoperta perché ha grandi qualità; ma il problema è che oggi avere qualità creative sembra più un difetto piuttosto che un pregio!
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di E! [user #6395]
commento del 23/01/2016 ore 17:09:38
Ah si, vero, l'industria discografica fomenta questa brutta impressione, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.
Inoltre anche noi musicisti siamo a volte molto "conservatori" e poco curiosi: ne conosco tanti che sono più attenti alla firma sulla paletta che alla qualità della musica che ascoltano.
Il guaio è che si tende ad ascoltare (e gradire) solo la musica che si conosce, ma così facendo ci perdiamo un sacco di artisti geniali che lavorano al di fuori della nostra "zona di comfort", e questo è un vero peccato.
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di elgaldil [user #22921]
commento del 22/01/2016 ore 09:47:31
Quando avevo 14 anni o giù di lì (nei primi 90's) usavo con lo stesso principio due qualsiasi cassettine (e dire che già stavano passando di moda) su cui incidevo passando dall'ingresso mic di un vecchio stereo... Il nastro inciso passava sul mio walkman (ca*** che tempi) che veniva buttato nell'ingresso aux dello stereo. Et voila: fino a 4-5 sovraincisioni il risultato era vagamente ascoltabile, ma in ogni caso io mi divertivo come un matto :-)
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di Claes [user #29011]
commento del 22/01/2016 ore 13:50:29
Sei dunque nato per registrare - direi predestinato!
Rispondi
di Claudio80 [user #27043]
commento del 23/01/2016 ore 17:27:15
Fantastico, facevo la stessa cosa anche io con un mio amico!! La cosa mi gasava di brutto, specie quando facevo gli sovraincisioni, mi sentivo davvero in studio!!!:-) avevo solo 17 anni...
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di pickuppato utente non più registrato
commento del 22/01/2016 ore 17:36:52
Fatto sta che oggi si registra in una settimana e ne esce il prodotto finito dopo mesi di post produzione, nonostante i mezzi a disposizione.
E infatti oggi lo chiamano post rock, post blues, post punk, post jazz etc...ma post de che?
Ne ha fatti di danni la tecnologia ;)
Rispondi
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