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Le chitarre del Patto di Varsavia
Le chitarre del Patto di Varsavia
di [user #39456] - pubblicato il

Il boom della chitarra elettrica in occidente c'è stato mentre l'Europa dell'est veniva isolata dalla Guerra Fredda, ma la febbre del rock n roll è arrivata anche in Unione Sovietica e strumenti molto diversi dai miti americani nascevano nelle fabbriche comuniste.
La storia ci racconta della Guerra Fredda tra i due grandi blocchi che all'epoca si crearono per terminare con la celebre caduta del Muro di Berlino. La Guerra è stata sia politica sia militare, ma anche di costume. O meglio, le politiche dei due blocchi hanno avuto un grosso impatto sulle persone, e ovviamente anche dal punto di vista musicale. E in particolare dal punto di vista chitarristico.

La chitarra elettrica e le sue musiche sono arrivate tardi in URSS (che è l'ultimo dei Paesi comunisti a conoscere le musica occidentale, jazz, blues e rock and roll), visto lo stato di isolamento in cui il soviet supremo aveva deciso di porre i cittadini. La chitarra elettrica non era ritenuta necessaria.
Poi ovviamente le cose cambiarono, sia perché gli altri Paesi del blocco sovietico le influenze occidentali le recepivano un po' più facilmente, si perché come cantava Eddy Cochran non c'è cura per il blues estivo (e quindi siamo costretti a suonarlo e ascoltarlo!).
Quindi piano piano anche in URSS, dopo che Germania Est, Cecoslovacchia etc avevano iniziato le loro produzioni, viene deciso di realizzare strumenti elettrici.

Diciamolo subito: le produzioni sovietiche sono (a quanto leggo, io non le ho provate) un disastro. Non si è formata una scuola liuteristica, di certo non ci sono scambi culturali con gli USA e quindi si fa quel che si può con quel che si ha. L'URSS è però pieno di ingegneri, e questo fa sì che chitarre insuonabili siano equipaggiate con circuiti all'avanguardia, a volte con effetti cablati. Non c'era il jack di uscita come lo conosciamo noi, ma un attacco a cinque pin.
Le chitarre erano prodotte per la gente comune, non esistevano custom shop, lo strumento era accessibile a tutti e uguale per tutti, in puro stile comunista. Certo venivano prodotte diverse versioni e diversi strumenti, ma i livelli rimanevano molto bassi.

Una delle chitarre migliori è la Aelita, prodotta a Rostov.

Le chitarre del Patto di Varsavia

Secondo il sito specializzato Cheesyguitars.com, per risolvere il problema dei bordi dei tasti taglienti veniva applicato uno strato importante di vernice.

Un'altra chitarra piuttosto diffusa era la Ural (in questo caso il nome è del marchio, che produceva anche l'equivalente -si fa per dire- del Precision Bass). L'Ural 650 era il modello più diffuso nel periodo fine '70 e primi '80. Erano prodotte più di 10mila chitarre all'anno.

Strumento molto pesante, non tiene l'accordatura, e per la leva del vibrato il consiglio è di usarla esclusivamente per il solo finale.

La Tronika è invece la prima chitarra elettrica prodotta in URSS (a partire dal 1969).

Le chitarre del Patto di Varsavia

Come dicevo, difficilmente la scuola liuteristica sovietica poteva avere a che fare con gli strumenti dell'ovest, al massimo si poteva imparare qualcosa dai Paesi confinanti, che tutto sommato avevano standard migliori (la Musima in DDR faceva strumenti suonabili). La Tronika quindi è risultata uno strumento estremamente pesante, con un manico davvero grosso, "che andava bene per tutto eccetto fare musica", secondo cheesyguitar.com.

La lista è lunga, vi lascio un paio di link per i curiosi che volessero approfondire: il già citato CheesyGuitar e JunkGuitar possono togliervi ogni curiosità. Mi sono limitato alla produzione Urss, ma ovviamente anche gli altri Stati del Blocco Sovietico avevano le loro produzioni (spesso migliori di quelle russe).

Su YouTube trovate qualche video test delle varie chitarre, ne propongo uno a caso.


Per chi si fosse convinto di doverne assolutamente possedere una, su eBay si trovano spesso aste. Da quanto ho visto, la valutazione di questi strumenti è sui 2/300 euro. Fate attenzione che lo strumento sia convertito al classico jack e non abbia ancora l'attacco a cinque pin.

Infine una nota su questo produttore di effetti, ancora attivo: se avete qualche rublo fate un giro qui.
chitarre elettriche curiosità gli articoli dei lettori vintage
Link utili
Cheesyguitars
Ural Bass
JunkGuitars
Effetti russi
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di f.n [user #3760]
commento del 16/03/2016 ore 11:03:19
Che bell'articolo. Complimenti per la visione aperta che offre.
Grazie
Federico
Rispondi
di MojoKingBee [user #39456]
commento del 16/03/2016 ore 11:57:06
grazie a te!
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di Oblio utente non più registrato
commento del 16/03/2016 ore 14:36:26
Interessante !! E bello conoscere l'evoluzione di uno strumento sicuramente demonizzato e poi sdoganato anche nell'altro ex blocco!!
Che palettone da cricket e quei decori intorno ai poli del pickups , gridano ancora.. "morte al rock'n'roll "!! :D
Rispondi
di ciun [user #15167]
commento del 16/03/2016 ore 19:56:05
L' articolo è bello, ma le chitarre ammazza se sono brutte!!!!
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 17/03/2016 ore 08:57:30
Ma le Ural si potevano avere anche con il sidecar? ;)

Scherzi a parte, un dubbio però mi viene: nella ex-URSS il rock non andava molto, però la musica cd. classica era coltivata con interesse e passione; e non mancavano violinisti, e liutai che provvedessero strumenti idonei. Possibile che nessuno, tra questi liutai, abbia mai studiato il modo di realizzare una chitarra elettrica dignitosa? OK, il governo non incoraggiava, e la "puzza sotto il naso" certe categorie ce l'hanno a prescindere da ideologie e regime politico, però... niente?
Rispondi
di MojoKingBee [user #39456]
commento del 17/03/2016 ore 11:02:23
Grazie anche a te per l'intervento.

Provo a risponderti da quello che ho letto, non prima però di correggere il nome in Tonika anziché "Tronika", e l'anno di inizio produzione, che ora trovo essere il 1964.

Credo che la chiusura all'altra parte del mondo, quello che ha fatto della chitarra elettrica quello che è oggi, l'ha fatta da padrone: non cerano i modelli a cui ispirarsi, e non cerano nemmeno artisti che avrebbero potuto dare consigli alla produzione. Le chitarre erano prodotte forse più come forma di cultura che come forma espressione artistica.

In ogni caso la produzione era gestita centralmente: esistevano più fabbriche, ma i progetti erano detenuti dal potere centrale. Ognuna di queste fabbriche metteva il suo tocco, come nel caso della Tonika che nel 69 aveva queste varianti:
- quella prodotta a Leningrado era la più brutta, presenteva una paletta stile firebird
- quella prodotta a Rostov aveva binding sulla paletta e lungo la tastiera
- qualla di Sverdlovsk aveva i segnaposto differenti, reattangolari con angoli arrotondati
etc etc.

fonte: vai al link, dove specifica che non è nota la genesi dei primi strumenti, che di sicuro non nascevano per i professionisti del rock'n'roll.

Non c'era l'esigenza di alta scuola liuteristica elettrica: se c'era quella acustca semplicemente credo che continuasse ad occuparsi di quella acustica.
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 17/03/2016 ore 16:30:44
Grazie a te per la cortesia, è anche un argomento -a suo modo- interessante. Io ho avuto per le mani, diverso tempo fa, un'acustica costruita in Cecoslovacchia: meccaniche tremende, compensato di qualità infima, eppure... suonava!!! Con un timbro, tra l'altro, molto particolare, risonanze quasi da sitar (provai anche ad amplificarla col famigerato Schaller...). :)
Però non mi ero mai interessato più di tanto al mondo chitarristico di oltrecortina (si diceva così, no?), e questo articolo è senz'altro una bella vetrina. Tra l'altro ho appena visto che sulla baia vendono un basso Ural a 150 euro... :D
Rispondi
di yasodanandana [user #699]
commento del 17/03/2016 ore 10:55:23
mai avute solid body russe, ma ho una semiacustica (da "jazz"), manico come un palo della luce, ma mi ci diverto molto … ho pure intenzione di portarla sul palco
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 17/03/2016 ore 21:05:18
Il concetto di questa chitarra mi ricorda certe Eko con quella sfilza di pulsantini. Il set-up del ponte con vibrato è molto interessante! Si capiva poco russo ma la dimostrazione è ben capibile.
Rispondi
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