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Michael Lee Firkins: suono, tecnica e talento.
Michael Lee Firkins: suono, tecnica e talento.
di [user #116] - pubblicato il

Arriva in Italia Michael Lee Firkins, chitarrista tra i più interessanti degli ultimi 25 anni ma che nel nostro paese, deve forse ancora ottenere la meritata attenzione e considerazione. Lee Firkins è un vero virtuoso della chitarra blues, country e southern rock capace, però, di fondere questi generi anche con il rock più duro e addirittura lo shred. Nell'attesa di ascoltarlo dal vivo all' Hi Folks! di Vittuone (Mi), ne ripercorriamo la carriera.
Proprio questa audace commistione stilistica tra country e shred fu la chiave del successo che questo chitarrista ottenne al suo debutto, nel 1990. Il suo omonimo album d'esordio uscì per la Shrapnel, la stessa etichetta discografica che in quegli anni stava sfornando e scoprendo talenti come Paul Gilbert, Richie Kotzen, Vinnie Moore, lanciando la moda dello shred. "Michael Lee Firkins" fu un trionfo discografico che fece il botto vendendo 100.000 copie;  Lee Firkins venne votato dai lettori di  Guitar Player come il miglior chitarrista dell’anno e per tutto il successivo decennio rimase uno dei chitarristi più rispettati dagli addetti ai lavori.


Il suono di questo album era molto particolare: per assecondare il trend del periodo – erano gli anni in cui shred, speed  e neoclassico facevano scintille – Firkeens incattivì e rese il più aggressivo possibile il suo sound. Ma quello che si sentiva non era metal, perché non era quella l’autentica influenza di Michael: lui era cresciuto a pane Lynyrd Skynyrd, Led Zeppelin, Black Sabbath e AC/DC. E si sentiva. Così, il songwriting di tutto il disco era convincente e articolato, come quello di chi ragiona in funzione della canzone, da musicista da band e non da solista virtuoso. E anche dal punto di vista del fraseggio Lee Firkins era totalmente originale; mentre tutti i chitarristi del periodo si affannavano a fare il verso a Paganini, lui sembrava rileggere la scuola di Jerry Reed, Chet Atkins, Albert Lee e Danny Gatton attraverso il suono e la nuova pronuncia di Van Halen. Sciorinava un linguaggio nuovissimo con hybryd picking, double stops, banjo rolls suonati su una Yamaha a 24 tasti, con humbucker e Floyd Rose sparata dentro un Marshall imballato. Proprio nell’utilizzo della leva poi, Lee Firkins ostentava uno degli elementi più distintivi del suo stile, riuscendo a simulare in maniera straordinariamente efficace il suono dello slide.


Per tutti gli anni ’90, Firkins continuò la sua produzione discografica sotto la Shrapnel, confezionando una manciata di buoni album che segnavano però una decisa evoluzione stilistica: l’impronta rock e metal si facevano via, via, sempre meno pronunciate a favore di un fiero avvicinamento a sonorità smaccatamente ’70, tra blues, rock e incantevoli suoni crunch.
Nel 1996 Lee Firkins stupì e lasciò un’altra volta a bocca aperta la comunità chitarristica incidendo le chitarre principali di “Perspective” l’album composto da Jason Becker, fenomenale virtuoso shred neoclassico costretto all’immobilità dalla SLA. 


Lee Firkins riuscì a suonare in maniera straordinariamente efficace le parti composte dal virtuoso, stupendo per una capacità tecnica e una versatilità fuori dal comune. La precisione, il timing e l’intonazione con la quale sono eseguite le particolarissime melodie di “End Of The Beginning”, la maniera unica di interpretarle con l’utilizzo della leva, uniti ai vorticosi arpeggi neoclassici eseguiti in sweep nel finale,  rendono questo brano un vero capolavoro e confermarono Michael Lee Firkins un chitarrista straordinario.
Ma è solo una parentesi nobile e temporanea questo riconcedersi al chitarrismo più moderno e virtuoso, perché Lee Firkins continuerà  a essere sempre più calato nel rock blues, vicino al suono degli anni ’70.


Nel 2013 esce “Yep” disco delizioso per suoni, suonato e produzione. Quest’album sembra essere la perfetta quadratura del cerchio della carriera di Lee Firkins: "Yep" è stato inciso a Nashville nel Tennessee e registrato tutto in analogico, 24 tracce su nastro da 2 pollici. La Yamaha con il Floyd Rose è oramai nella custodia, dimenticata sotto il letto da anni e Michael spupazza chitarre d’impronta più vintage, guadagnandone in suono e tocco. Con lui ci sono la sezione ritmica dei Gov't Mule e Chuck Leavell's, tastierista dei Rolling Stones che suona l’organo. Lee Firkins è oramai un verace chitarrista blues country a tutti gli effetti, capace però - quando schiaccia l’acceleratore - di far girare la testa per velocità e articolazione del fraseggio, anche allo shredder dell’ultima generazione.
Queste date in Italia (sono quattro: Verona, Milano, Modena e Pisa) rappresentano un'occasione preziosa per ascoltare dal vivo - o scoprire per chi ancora non lo conosce come dovrebbe - un talento realmente fuori dal comune. Noi seguiremo in prima fila la data di Vittuone (Milano) all'Hi Folk.

michael lee firkins
Link utili
Il sito di Michael Lee Firkins
La pagina dell Hi Folks!
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