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Nobiltà decadente: la Black Beauty del 1971
Nobiltà decadente: la Black Beauty del 1971
di [user #43441] - pubblicato il

L'epoca Norlin è ricordata da alcuni come un momento oscuro della storia Gibson, ma molte rock star non la pensano così. È la storia della Les Paul Custom del 1971, il brutto anatroccolo delle Black Beauty preferito da molti grandi della sei-corde.
La storia che vi sto per raccontare è quella di una grande incompresa, colei che nell'immaginario di casa Gibson avrebbe dovuto svettare fra tutto il panorama delle chitarre elettriche: sua maestà la La Les Paul Custom.
 
Nata e pensata proprio dal nostro amato Les, era di un'eleganza e di una classe ineguagliabili e, mi si conceda, a oggi ineguagliate. Nasce nera lucida come scarpe di vernice sotto lo smoking, con un tripudio di binding ovunque. Manico, cassa, paletta... una goduria per gli occhi, ma non basta: tastiera in ebano, riccamente decorata con intarsi di madreperla e decorazione a diamante sulla paletta. Ne volete ancora? Hardware dorato e P90 in alnico con una pacca da paura.
Siamo nel 1954 e l'acquisizione del gioiello richiede la "donazione di un rene", ma signori miei, che pezzo! Non parliamo poi dell'avvento degli humbucker. Nel '59 ne lanciano sul mercato anche una versione a ben tre pickup, lusso a non finire.
"Quindi?" Direte voi. Quindi non basta. Sì ok, bella, anzi bellissima. Però, se non si suona a un matrimonio o a Buckingham Palace, di tutto questo lusso si può anche fare a meno. E poi non si vede il legno! Vuoi mettere con le nuove sunburst? E poi suona scura! E poi l'hardware dorato è pacchiano e nel tempo si ossida e sbiadisce. E poi guardandola bene, sì ok, carina, ma in TV o ti vesti di bianco o non si vede. Insomma amici, per farla breve, sapete come sono i chitarristi: non la trovano mai pari.
Ok bella, elegante, tutto quel che vi pare, ma non incontra mai i favori indiscussi della massa.
 
Nobiltà decadente: la Black Beauty del 1971
 
La produzione si interrompe alla fine del 1960, anche se ho sentito di alcune che sforano nel 1961. Se sia vero non ve lo so dire, però l'ho sentito.
Come per le sorelle si passa per la fase SG, con alcuni modelli da lacrime a gli occhi, e nel '68 si ricomincia. La reintroduzione è di alto livello e a grande richiesta.
La Custom torna più in forma che mai e la fame di Les Paul che si è creata nel frattempo ne fa un best seller. Ma non dimentichiamoci che siamo in piena era Norlin e bisogna far quadrare i bilanci. Parola d'ordine: Non si butta via niente (come il maiale) e quindi giunti al giro di boa degli anni '70 scattano volute da palazzo rococò, paletta larga, "made in USA" stampato sul retro, numeri di matricola buttati lì come in una partita a dadi, senza un criterio ben definito e il micidiale e odiatissimo pancake.
Parliamo di pesi? Si passa spesso la soglia dei 4-4,2Kg, che è generalmente ritenuta accettabile, e si sale fino a 5,5Kg e in alcuni casi, nel finire degli anni '70, si va quasi a sfiorare i 6Kg.
Insomma parliamo di asce da power lifter più che di chitarre da suonare tutti i giorni.
 
Per fortuna, nel rock e più tardi nel metal la nostra viene capita e apprezzata lo stesso, sennò magari oggi ero qui a citarne l'elogio funebre. Invece no, la Les Paul Custom è ancora fra noi, più viva che mai e con fior di riedizioni e tributi a esaltarne il ruolo nella storia della musica moderna.
 
Nobiltà decadente: la Black Beauty del 1971
 
In tempi recenti, il vostro amabile Big Giorgione è entrato in possesso di una Cenerentola della Norlin Era, più in forma che mai e con mojo da vendere, ed è giunta l'ora di parlarne un po' cercando di scatenare nuovamente la vostra curiosità.
 
Come sempre, la signora porta su di sé i segni di numerose battaglie, ma rimane un legno da guerra! Non mi dilungo sulla cifra di acquisizione che in linea con i tempi attuali, seppur non richiedendo l'espianto di un organo, diciamo che non è arrivata in regalo.
L'hardware è ovviamente sbiadito ma, a differenza di altre sorelline nate prima e anche dopo, questa ha il metallo sottostante che è diventato di un grigio scuro tipo piombo, che tira al nero, ed è questa una caratteristica tipica delle Custom dal '69 al '71-'72 per la conformazione della lega metallica con cui erano costruiti il ponte e lo stop tail.
 
Nobiltà decadente: la Black Beauty del 1971
 
L'ebano della tastiera è una favola e la chitarra alla fine pesa 4,1Kg. Non è l'inferno per chi vuole imbracciarla spesso, ma la vera caratteristica che contraddistingue questa chitarra e in particolare l'annata 1971 è che, a differenza di quel che ci si aspetta da una Custom, il suono è chiaro e potente come in una Standard, ricco di armonici e molto equilibrato, il che la rende perfetta per qualsiasi uso se ne voglia fare. Questa è una caratteristica che si riscontra con una certa regolarità solo in questa annata e la differenzia dal branco.
Le meccaniche "waffle" compiono egregiamente il loro dovere, nonostante i 45 anni di età. La tastiera è stata rifatta (bene) qualche anno fa e quindi non ha più i tasti "fretless wonder" che dovrebbe avere. Pazienza, in compenso ha ancora il suo astuccio originale, un po' provato, ma meglio che niente.
 
 
Alla fine queste Gibson subiscono tantissime critiche come se fossero dei veri bidoni. Invece, io che ce le ho, vi devo sinceramente dire che sono chitarre da rock pazzesche e che comunque vanno veramente alla grandissima.
 
 
Alla fine, se ci pensate, negli anni '70 fior di rockers - da Ace Frehley con la "Budokan" a Randy Rhoads con la Custom bianca, passando per Mick Ronson con la Custom nera e top sverniciato a Marc Bolan con la sua Standard arancione con il manico di una custom nera - hanno usato Custom della Norlin Era.
 
 
Il rock è pieno di musicisti che ne hanno fatto la loro "weapon of choice". Con i suoi 4,1Kg, la mia vecchia signora si suona che è un piacere. Il manico in tre pezzi, è una roccia, non si muove neanche se la suoni sotto la doccia.
 
 
Non mi dilungo sui patent number, che sono a mio avviso i migliori pickup di casa Gibson, talvolta meglio anche dei PAF che non sempre ho sentito suonare bene. Si rientra però nel campo delle opinioni e, si sa, ognuno ha le sue.
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