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Contratti e case discografiche
Contratti e case discografiche
di [user #29011] - pubblicato il

Lo Showbiz, come lo si chiama, ha ramificazioni da ragnatela e un dedalo con traffico intenso, eccessi di velocità, multe ecc. Chi regola il traffico sul vostro tragitto sono avvocati, manager o voi stessi a seconda del caso. Andare a suonare in un pub è semplice, trattare con una casa discografica però...
In questo articolo, io fingo di rappresentare la casa discografica e voi, beh, siete voi!  Dopo una riunione in ufficio vi dico "leggetevi le stipulazioni del contratto, ma fate velocemente, la coda è lunga". A quel punto erano già stati discussi a voce i principi per il contratto da autografare e c'è un manager a rappresentarvi. Di rado sarete chiamati in ufficio.

Proseguendo, i punti salienti sono inevitabilmente i seguenti.

Dapprima un anticipo sulle royalties. Il concetto di "più alto è, meglio è" vale sino a un certo punto. Se il prodotto non vende a sufficienza, la casa discografica va in deficit a vostro riguardo e siete senza lavoro. Con questo in mente vi mettete a leggere. Siete voi a doverci mettere la firma, il manager può al massimo controfirmare. La terminilogia è da avvocati e difficile da capire al volo. Tra le trappole c'è la durata del contratto. Io vi dico "vi vogliamo per la vita e oltre, ma possiamo licenziarvi in ogni momento". La vostra posizione non è certo semplice. La mia è di trovare un compromesso ragionevole, dato che questa band ha "the look". Voi avete un buon seguito di fans oltre a un cantante fenomenale, pezzi propri e bravi musicisti. Ma quanto durerà? Io credo nella band e vi propongo un contratto basato su opzioni consecutive: 

1) primo album sicuro
2) album in opzione

Contratti e case discografiche

Con nuovo anticipo poi due album ulteriori in opzione. C'è il fattore "retention rights", cioè per quanto tempo una casa discografica ha il diritto di vendere. Io vi dico "è meglio avere i vostri prodotti sulla label originale, per sempre" ben sapendo che la label potrà essere venduta o andare in bancarotta. Lasciare una casa discografica per un'altra non implica che prodotti sulla label originale non rimangano loro e potranno fare Best Of a non finire. Ma come sono pagati? In pratica due volte l'anno, con tanto di scartoffie annesse, tre mesi dopo che la casa discografica già ha percepito un gruzzolone. I pagamenti dall'estero sono ritardati di 6-9 mesi. Insomma, potete essere number one in classifica Billboard e non avere qualche spicciolo per l'autobus.

Esaminando il rendiconto scoprite più in dettaglio l'ammontare delle deduzioni applicate, spese video e di varie promozioni extra in primis. Tour support! Queste deduzioni le pagate voi. Da parte loro, la casa discografica paga una percentuale alla casa di distribuzione e una percentuale per i diritti di riproduzione per le vendite. Il rendiconto è basato su... Royalty Base 100%. Questa è la cifra ufficiale di introiti percepiti dalla casa discografica avendo dedotto distribuzione e diritti meccanici. Prima di pagarvi, sono dedotte le promozioni extra e una "Unrecouped Royalty" che in essenza è quello che è il vostro "debito" incluso l'anticipo. I pagamenti per voi sono un'altalena senza fine.

Tra i dettagli c'è la clausola che in buona sostanza dice che se uno di voi si mette a fare il solista resterà per contratto alla label della band in opzione. I diritti si possono però vendere e prenderci anticipo e percentuale senza spese per la casa discografica.

Contratti e case discografiche

Prima di firmare bisogna assicurarsi che il manager se ne intenda. Per fortuna ci sono band che riescono a cavarsela da soli. C'è un band boss (sapete benissimo cosa intendo) che si occupa del vostro lato business.

Per chi compone c'è da fare un accordo con una casa di edizioni musicali. Un contratto segue le linee della BIEM e dunque valido per la SIAE. I rendiconti possono essere incredibili e cumulando live e cover gli autori possono percepire il doppio delle royalties discografiche pagate alla band. Ci possono essere diatribe tra di voi riguardo la ripartizione del copyright - "chi ha contribuito quanto?". Adoro la soluzione Lennon/McCartney e George Harrison per pezzi suoi!

Tutto questo è per rendere l'idea di come funziona il business della musica in un rapporto cortissimo. Certi drammi di superstar in bancarotta dovrebbero essere un po' più comprensibili.

Riassumendo - alla fine dei conti - i guadagni per label e band non sono così fantastici come si possa immaginare. Per stare a galla servono tour senza fine e una produzione continua di pezzi da classifica. Avendo passato una certa età, si diventa "tribute a se stessi" alla stregua di  Stones, AC/DC e parecchi altri di qualsiasi genere.  

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di ndrecchia [user #43094]
commento del 27/04/2016 ore 07:41:07
Trovatevi un lavoro
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di mattconfusion [user #13306]
commento del 27/04/2016 ore 11:49:37
Più che altro valutate bene cosa volete fare con la vostra musica. Le possibilità dell'autoproduzione (casalinga o no) e di autopromozione oggi si inseriscono bene su un po' tutti i livelli, amatoriale, semi pro e professionista.
"Emergere" (per andare dove non si sa) è difficile nell'anonimato di internet ma anche nel mainstream ormai schiavo dei reality e dei social network.
A questo punto meglio semi sconosciuti ma felici o semi sconosciuti pompati da grande promessa col fegato mangiato da contratti ecc ecc?
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 27/04/2016 ore 08:25:37
Oggi il mainstream passa tutto dalla TV. Per gli altri, non vedo la necessità di andarsi a infognare con le etichette. Prince aveva ragione.
Rispondi
di Iconoclast76 [user #43596]
commento del 27/04/2016 ore 09:10:2
io non ne ho mai capito niente di contratti, appena ne vedo uno oltre a non capirci niente mi viene l'orticaria, meno male nonsono arrivato mai a certi livelli altrimenti son convinto mi avrebbero fatto firmare qualche clausula che mi avrebbe reso schiavo a vita scalando le classifiche e rimanendo un morto di fame ahahahahahha
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di Claes [user #29011]
commento del 27/04/2016 ore 09:37:02
Devo dapprima ringraziare la Redazione per le tre belissime illustrazioni che bene illustrano il senso di questo articolo!!!
Rispondi
di Deadwing utente non più registrato
commento del 27/04/2016 ore 10:37:50
bell'articolo.è un' argomento ancora poco trattato e che spero in futuro venga approfondito
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 27/04/2016 ore 11:32:55
Ho in mente di scrivere qualcosa riguardo il cosidetto direttore artistico (in inglese è A&R - Artist & Repertoire e più consono) e il ruolo del producer.
Rispondi
di Deadwing utente non più registrato
commento del 27/04/2016 ore 12:05:08
non vedo l'ora di leggerlo:)
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 27/04/2016 ore 11:46:31
Grande Claes, mi aspetto che questo sia solo l'inizio di una bella serie di articoli a riguardo!
A tal proposito ci fu un articolo di Steve Albini - con tanto di cifre - che negli anni 90 cercava di rivelare la realtà a ignare band durante l'esplosione dell'alt rock americano. Spiegava cosa si celava dietro i grandissimi anticipi che le etichette elargivano in tempo di vacche grasse e in cerca della nuova gallina dalle uova d'oro, usando A&R provenienti dal mondo indie per avere più credibilità.

vai al link

Qui si legge ancora meglio vai al link
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 27/04/2016 ore 13:47:
Fantastico! E molto dettagliato - articolo lungo, molto più lungo di quanto scrivo io! Faccio una specie di riassunto dato che penso sia più pratico da leggere e meno noioso (e potete fare domande). Vi raccommando però di andare a leggere l'articolo di Steve Albini e Mattconfusion ci ha messo il link. Albini la vede dalla parte della band e con l'ottica USA. L'Europa è però quasi lo stesso...
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 28/04/2016 ore 09:37:10
Recentemente la HBO ha fatto una serie televisiva, Vinyl, prodotta da Scorsese e Mick Jagger. In questa scena i protagonisti - fondatori di una fittizia "American Century Records" - spiegano a dei potenziali acquirenti tedeschi della Polygram come fare soldi anche dai dischi che vendono poco e fare in modo che i costi di produzione vengano fuori sempre a spese dell'artista. Serie straconsigliata.

vai al link
Rispondi
di mrnippo [user #31138]
commento del 28/04/2016 ore 09:52:2
vero...peccato sia già finita..cmq bella fotografia e grande colonna sonora
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 27/04/2016 ore 15:48:34
Articolo completamente inutile e sbagliato.
La frase chiave è nelle prime righe: "La terminlogia è da avvocati e difficile da capire al volo", grazie, è un contratto, mica la lista della spesa di tua zia. Perdonatemi ma se esiste una categoria che studia e pratica per anni poi si specializza al fine di fare un lavoro, perchè dovremmo aver la presunzione di far da se' e fare bene senza alcuna preparazione? Alzi la mano chi intende operarsi da solo di appendicite.
Dopodichè non capisco il senso della chiusa: "Per stare a galla servono tour senza fine e una produzione continua di pezzi da classifica". A parte che non è così perchè Jingle bells che è il pezzo più remunerativo della storia della musica mi sa che l'autore non la porta in tour da un pochino; comunque quanto detto si traduce in null'altro che "fare il proprio lavoro", tra l'altro il lavoro che si è scelto (quanti possono dirsi così fortunati?). Ovviamente, se qualcuno trova meglio andare in miniera o a scaricare le casse alle 3 del mattino ai mercati generali, non penso che troverà la fila di pretendenti a sopravanzarlo.
Ciao
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 27/04/2016 ore 17:44:39
La frase iniziale per me vuol dire ben altro. Vuol dire: state attenti, perchè in quei termini si possono nascondere alla luce del sole le inculate. E' chiaro che ci vuole un avvocato, ma non solo per l'esperienza ma per proteggersi.
L'esempio con Jingle Bells è sbagliato: qui si parla di band che solitamente vuol dire che sono sia autori che interpreti - spesso UNICI interpreti - della propria musica. Non autori, come nel caso da te citato, tra l'altro di un pezzo evergreen che è quindi un discorso a parte.
Leggevo una intervista di un personaggio dell'indie italiano, in tre band attive nella scena e inserito bene anche come piccolo produttore discografico, sempre ultra indipendente. Bene, questo scriveva che se non riesce a fare tot date con i tre gruppi lui - che fa solo questo, di lavoro - alla fine del mese non ci arriva.
E ok, questo è il mondo indipendente, anche se in Italia tanto "indie" ora ha un contratto Universal, e comunque continua a fare due lavori. Ma non crediamo che nel mainstream sia diverso: sento spesso che la partecipazione a Sanremo oltre alla promozione del disco di quell'anno serve all'artista che ci va a poter vendere la tournè estiva a un prezzo maggiore ai promoter, quindi mangiare. Perchè non sono tanti i "Ligabue" che fanno solo la tournee negli stadi e in 10 date è tutto sold out...
Bisogna ricordarsi di una cosa: fare il musicista è generico, ci sono tanti modi per farlo, ma è un lavoro costantemente precario. In pochi si possono permettere di fare solo quello tutta la vita.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 27/04/2016 ore 19:12:39
Ciao, l'esempio serviva unicamente per indicare che se hai un prodotto di valore (leggasi un brano che funziona) i guadagni arrivano, ovviamente a patto di saperlo vendere; ma questa non è un'unicità della musica, vale per tutti i campi.
Quanto allo sbarcare il lunario, in realtà, mi pare che gli esempi di chi con la musica campa egregiamente ci siano; concordo che non tutti sono Ligabue, ma nemmeno tutti sono Valentino Rossi o Del Piero. Peraltro io conosco almeno due band locali che lo fanno per lavoro; magari non diventeranno ricchi (nemmeno io, se è per questo) ma neppure stanno 8 ore in fabbrica ogni giorno.
Infine, è vero che fare il musicista è un lavoro precario, ma lo sono anche fare l'Architetto o l'Avvocato o vendere le polizze assicurative.
Ciao
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 27/04/2016 ore 22:41:36
"se hai un prodotto di valore (leggasi un brano che funziona) i guadagni arrivano, ovviamente a patto di saperlo vendere;"

Si, fino al secolo scorso.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 29/04/2016 ore 08:32:18
Per Guycho: In realtà è proprio in questo secolo che il self-commerce è più attivo grazie ad internet, non sarai tu che vivi nel secolo scorso?
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 29/04/2016 ore 11:27:53
E' proprio il contrario, almeno nella musica. Tutti si auto promuovono, e funziona poco; ci si rivolge agli uffici stampa, e anche lì è un intasamento.

Per non parlare della miseria che viene in tasca all'artista da servizi come spotify. Sia come indipendente (e comunque ti rivolgi a servizi come Record Union) sia come artista, famoso e con contratto. Tipo i Portishead: 34 milioni di stream, guadagno 2500 dollari.
vai al link
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di Guycho [user #2802]
commento del 15/05/2016 ore 09:38:17
Da qui si percepisce chiaramente che non sai di cosa stai parlando. Quali guadagni, quali vendite? Non ti sei accorto che è finita da un pezzo l'epoca del "disco d'oro"? Self commerce di cosa, di uno streaming da iTunes o Spotify? Stai fresco a campare con quello.
E poi, perchè mai uno che fa musica dovrebbe "saper vendere": è per caso il suo mestiere?
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 16/05/2016 ore 10:08:25
Così confermi di viovere nel secolo scorso. Ti sei mai accorto che su mercatino musicale ci sono migliaia di annunci di privati? o che esistono siti in cui vendere e comprare musica senza necessità di intermediari? E ti sei accorto che con gli strumenti che la tecnologia ci offre, in casa puoi farti un ottimo demo da riversare poi in rete? Se tutto questo non aiuta l'auto promozione!
Curioso: uno che fa musica non dovrebbe saperla vendere ma dovrebbe saper fare i relativi contratti. Un po' di coerenza dai.
Ciao
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 16/05/2016 ore 20:12:57
ma che c'entra mercatinomusicale? Ti risulta che ci sia chi vende la propria musica da solo? Fai molto prima ad andare sotto la metro, almeno qualche spicciolo lo alzi. Ho l'impressione che tu non sappia proprio nulla di tutto questo, non hai mai venduto una canzone che sia una.
Qui si parla di guadagnare con la musica, non di mettere un demo in rete (che poi, chi pagherebbe per un demo?). Senza promozione adeguata non vendi proprio nulla, a malapena e se sei un genio, potresti rientrarci di quel che spendi per registrare un prodotto finito. Persino i nomi mainstream fanno fatica a guadagnare dalle vendite e senza concerti farebbero la fame.

Nel secolo in cui viviamo, da qualcuno ancora incompreso, la gente si va ad ascoltare le canzoni su youtube, non ci pensa proprio a pagare.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 17/05/2016 ore 09:00:06
Venezia 1970, Blues Right Off, autoprodotto di teenager blues e band per l'occasione: abbiamo registrato un demo nello studio di un pittore - 3 microfoni, 2 piste su 1/4" e missato in mono per fare un demo promozionale. Abbiamo portato il nastro a Milano in giro per le case discografiche. Il feedback è però stato "mica male... ma il Blues non vende e mai venderà. Perché non vi mettete a suonare musica commerciale?" e ci siamo decisi a pubblicarlo noi stessi con mezzi nostri..La copertina, se così si può dire, era fatta mano con un sacchetto di iuta e pure la linografia del pittore Vittorio Basaglia per la copertina interna e ci siamo inventati un nome assurdo per una fantomatica label con design nostro. Limited edition, 500 esemplari e poche copie spacciate in un negozio di dischi a Venezia - il resto è stato venduto per strada o regalato a managers, giornalisti e alla radio. Al compositore dei Venetian Power è proprio stato offerto 1000 € per una copia... dopo 46 anni! Ma chi ne avrebbe la pazienza? 10-15 anni fa è cmq stato ripubblicato dapprima su vinile e dopo su CD - di nuovo in 500 esemplari per entrambi.
Potete autoprodurre cose vostre inedite e, se non proprio per strada, vendere copie quando suonate dal vivo. Fatevi una homepage e un fan-club per aumentare l'interesse.
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 28/04/2016 ore 09:10:0
Vabè ma queste due band sono band di inediti? Perchè il senso della discussione era questo.
Faccio un esempio di qualche anno fa, mica tanti: Roberta, basso dei Verdena, che lavorava in un bar per tirare a casa uno stipendio. E i Verdena non sono un nome sconosciuto. Il problema è che fanno un disco - magari doppio - ogni tre anni e una tourneè ogni due.
Un altro caso quello dei miei concittadini Bluvertigo, usciti in un momento di boom mainstream del rock italiano. Non sono certo diventati milionari... ciascuno si è reinventato in qualche modo - musica, ma soprattutto tv... Il progetto solista di Andy lo vedi finanziato su Musicraiser, per dire che il livello tra pro e amatori ormai si è appiattito.

Infine il precariato di una band (nel senso di autori e interpreti di inediti) è secondo me una cosa MOLTO diversa da quello di uno che lavora in proprio, è più simile a chi lavora con contratti precari.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 29/04/2016 ore 08:47:10
Capisco i tuoi esempi, ma come tutti sappiamo, ci sono centinaia di band e cantanti e turnisti che invece con la musica ci lavorano e campano. Ribadisco che non tutti possono essere la punta di diamante del proprio ambito commerciale. Ad esempio tu citi un paio di Band di cui a me non interessa nemmeno la figurina, evidentemente non sono il solo o avrebbero venduto milioni di album. Nella squadra di basket della mia città c'è un giocatore conteso da molte squadre di serie C, ma nessuno di serie B se lo fila e deve fare un secondo lavoro; mica è colpa delle società o dei GM se le sue caratteristiche non arrivano fin là.
Infine non sottovaluterei quanto scrive Claes: il successone estivo che muore lì, quanti ne abbiamo sentiti dalla macarena alle Las ketchup? Lì mi pare che le etichette abbiano fatto l'esatto contrario di quanto ci lamentiamo: non hanno affossato una buon prodotto, ma hanno confezionato un buon prodotto unendo un brano orecchiabile alla bella presenza.
Poi ci sta la sfortuna e l'essere sottovalutati, ma che sia così per la maggioranza non mi pare credibile. Anche perchè significherebbe che un'etichetta si diverte a mettere in dififcoltà la band che intende promuovere e grazie alal quale può guadagnare.
Ciao
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 29/04/2016 ore 11:22:54
Il punto è sempre per quanto ci puoi campare, e come. Il motivo ASSODATO per cui la gente fa un tour è perchè i soldi utili - quelli che arrivano subito e sono "sicuri" - arrivano da lì. Ed è il motivo per cui tanti fanno i tour di reunion. I soldi dei dischi arrivano sempre dopo, e se ne vendi veramente tanti li vedi, sennò vivi di anticipo e opzione sugli album successivi.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 27/04/2016 ore 21:45:49
Descrivi bene il mecanismo promozionale che mira al sucesso estivo che poi alzerà le vendite in autunno Storiella targata Sanremo... quand'ero giovane dopo il teenager blues, ho avuto un periodo di turnista a Milano. Si andava a registrare una base però non si sapeva chi l'avrebbe cantata - "proveremo vari cantanti nostri, si vedrà e non è detto che il pezzo sarà usato"! È stato divertente poi andarci - in un coro da hippies per "La bandiera di sole" e Fausto Leali. Il coro era pre-registato a Milano per il playback e la nostra paga era vitto e soggiorno.
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 28/04/2016 ore 09:14:2
Dovresti scrivere articoli di aneddoti e di come hai visto l'industria musicale cambiare!
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 16/05/2016 ore 12:29:17
Mentre scrivo un riassunto in inglese dell'autografia di Jenny Berggren (la mora di Ace Of Base) mi viene in mente un aneddoto... Mega doveva firmare e Ace Of Base controfirmare un contratto con Arista Rec's peril territoria nord e sudamerica, Hawaii e... per persino la base USA di Guantanamo a Cuba! C'erano ovviamente avvocati - per Mega, Arista, Ace Of Base e pure uno per il loro manager. Jenny ha però esclamato "io non firmo un contratto che non capisco"! Un momento di imbarrazzo sino a quando gli avvvocati e gli altri presenti hanno sentenzionato dovessi spiegare io le 90 pagine del caso. Sono andato con Jenny lontano da tutti - e tacimente d'accordo di andare avanti per ore... Alla fine ha proclamato "OK, ho capito e possiamo adesso firmare". La lezione è di non firmare qualcosa che non si capisce!
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 17/05/2016 ore 11:21:12
Ahah bell'anneddoto!
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 17/05/2016 ore 14:25:4
C'è un perenne problema con gli avvocati - quadrare il bilancio delle §§§ è facile e non spendono tempo a far quadrare i $$$ della vita di artisti, bands e managers... e certe volte, neppure della casa discografica!
Rispondi
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 27/04/2016 ore 18:06:09
===Articolo completamente inutile e sbagliato. ====
Io non so che mestiere fai tu, cmq volevo dirti che Claes lo ha fatto per mestiere (lavorare sui contratti per una casa discografica) per molti anni.
Un po' di rispetto.
Inoltre è danese e non italiano, anche se ha vissuto in gioventù in Italia e ama il nostro paese e p er questo è quì.
Grazie.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 27/04/2016 ore 18:58:00
Il rispetto è fuori discussione, il mio commento riguarda l'articolo che, ribadisco, è inutile perchè dire che concludere un contratto è concludere un contratto è una tautologia evidente.
Inoltre non è assolutamente vero che il contratto te lo devi studiare tu: puoi benissimo pagare qualcuno più esperto che lo faccia per te e risponda del proprio operato.
Ma è anche sbagliato far passare il musicista come un poverino che tutti vogliono gabbare e che non può sbarcare il lunario a causa delle case discografiche brutte e cattive. Come per ogni rapporto ci vuole la giusta dose di preparazione e di attenzione prima di accettare o meno un accordo e come in ogni lavoro se vali guadagni, altrimenti non vali a sufficienza.
Infine, ripeto, se fare il musicista è così terribile, ci sono migliaia di altri lavori più appetibili: dal pescare salmoni in antartide al sorvegliare i bagni agli autogrill (e sono solo due esempi a caso).
Rispondi
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 27/04/2016 ore 21:21:43
Hai uno strano senso del rispetto.
Dicendo a una persona che per molti anni della sua vita si è occupato di contratti discografici ora in pensione scrive un articolo per spiegare un po' come vanno le cose nell'industria musicale ovviamente non si può dilungare in tecnicismi legali per non essere noioso invece di apprezzare lo sforzo anche di superamento della barriera linguistica in pratica gli dici che non capisce un cazzo dell'argomento di cui si è occupato per una vita.
Perché scrivere articolo inutile e sbagliato equivale a dire che tu ne sai più di lui e lui dice solo cazzate.
Ripeto io non so quanti anni hai ne che lavoro fai e non credo tu sia una star della musica.
A me sembri solo piuttosto arrogante.

Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 27/04/2016 ore 22:46:40
"equivale a dire che tu ne sai più di lui"

...che equivale a dire che parla a vanvera ;)
Rispondi
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 28/04/2016 ore 10:29:4
E' tautologico! :-)
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 29/04/2016 ore 08:53:35
Ciao Pearly Gates, purtroppo mi attribuisci pensieri esclusivamente tuoi e che non ho mai espresso: mi sono limitato ad indicare che l'articolo è sbagliato perchè parte dal presupposto che il musicista sia solo contro l'etichetta e possa o addirittura debba fare da solo: non è così, ripeto che ci sono fior di professionisti specializzati nel diritto d'autore e segnatamente quello musicale che assistono anche quotidianamente band e musicisti; prima di sparere frasi fatte sarebbe meglio ti informassi. D'altra parte, come in tutte le questioni tecniche (e piaccia o meno, la regolamentazione della musica è non solo tecnica ma anche settoriale), un articoletto di poche righe non può essere di alcun aiuto perchè per sua natura sarà limitato ed approssimativo.
Per Guycho: non so se sono più preparato dell'estensore dell'articolo, di certo ne so più di quanto c'è scritto nel pezzo.
Ciao
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 15/05/2016 ore 09:34:25
" di certo ne so più di quanto c'è scritto nel pezzo."

Non sarai l'unico a saperne di più, magari sono molti che ne sanno molto di meno, ed è per questo che non puoi dire che l'articolo è inutile. Non ci sei solo tu.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 16/05/2016 ore 09:32:50
Ed è per questo che l'articolo è sbagliato: tratta con superficialità questioni tecniche che dovrebbero essere delegate ad esperti, ingenerando l'idea che ci si possa districare da soli. Come ho accennato sarebbe come voler fare il medico perchè ho visto un tutorial su internet di alcune manovre mediche di base.
Ciao
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 28/04/2016 ore 09:12:0
Fare il musicista non è più terribile di altri mestieri, figurati. Il senso è: siete sicuri di volerlo fare da professionisti oppure in fin dei conti vi potreste accontentare di fare le cose a un livello più tranquillo?
Rispondi
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 27/04/2016 ore 18:03:32
Bravo Claes questo argomento è/era il tuo pane quotidiano.
Non c'è nessuno meglio di te per spiegare queste cose.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 28/04/2016 ore 10:26:19
Sì, è vero - ho avuto la GRANDE fortuna di poter cominciare presto e sapere parlare l'inglese era per me un vantaggio in Italia. Credevo però che musica e chitarra sarebbe rimasto un hobby... A quei tempi si comunicava per Telex trattando contratti - era una specie di telegrafo! Sarei rimasto in Italia. La situazione politica, MSI e Brigate Rosse stava escalando e dopo è arrivata la polizia nel ben mezzo di una session. Hanno trovato un paio di grammi di "roba" come la si chiamava e siamo tutti andati in gattabuia!!! Nel frattempo, la polizia ha rubato (!) parecchie cose nello studio di cui ero co-proprietario. Salvato dal consolato danese a Venezia sono stato spedito in Danimarca col foglio di via. Ho subito trovato lavoro e da allora abito a Copenaghen. È dal 1975 che ho lavorato da A&R, contratti, prodotto pur continuando su chitarra e keyboard e ora in pensione. Su Accordo vi sono pezzi di Pearly & Gates ma è da tempo che non ho l' inspirazione giusta per i testi. Il pezzo P&G "Hard Way, Byway" è da ascoltare!
Rispondi
di mattconfusion [user #13306]
commento del 28/04/2016 ore 09:31:46
Un altro articolo controverso: Courtney Love (sulla quale evito di esprimermi ma che quando parla di soldi diventa incredibilmente concentrata) che espone la tesi "abbiamo regalato musica gratis all'industria fino ad adesso, se tanto non ci guadagno nulla perchè fare la guerra alla pirateria se mi porta più gente alle date del tour [sulle quali guadagno di più]?" vai al link
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 29/04/2016 ore 11:26:36
È vero. La "pirateria" è ormai una forma di promozione per concerti live.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 17/05/2016 ore 16:31:18
Gates e Sony con questa politica hanno sbaragliato il mercato.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 17/05/2016 ore 16:45:19
C'è da scrivere un intero articolo su come sono partiti Sony e Universal per essere le due potenze dominanti di adesso! La stessa concorrenza è quella tra IBM-Apple. Non siamo arrivati e spero mai a questi livelli nel mondo della musica.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 30/04/2016 ore 11:45:12
Una specie di promozione è il merchandising. I contratti non sono di solito competenza della casa discografica amenoché siano finanziati da loro. Per le band di successo sono i manager che si occupano di questo. Album e tour, però anche posters. Vi sono pure magliette vintage.
Merchandising è cmq utile come promozione anche senza l'avere un contratto discografico e l'esempio tipico (già lo sapete) sono le magliette. In questo caso non c'è da aspettarsi un vero guadagno per voi - si cerca di coprire costi e produrne un pò alla volta. I vostri fans saranno una promozione in giro di continuo per voi.
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di Claes [user #29011]
commento del 09/05/2016 ore 12:36:34
Ho cominciato a scrivere un prossimo articolo per descrivere il ruolo di un A&R in una casa discografica - è un direttore artistico ma non esattamente lo stesso. Stay tuned...
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