Quello della musica satirica, umoristica o demenziale è un filone ricco e vivace ma sottovalutato e considerato il fratellino discolo tanto della tradizione musicale italiana del melodramma, di storie tragiche e strappalacrime, tanto della canzone Sanremese, serbatoio di nostalgie, amori sofferti e melanconie.
Tradizioni musicali che fanno piangere, struggersi ma non fa pensare. Cosa che, invece, riesce a fare la canzone satirica che dietro a risate – ora crasse ora più a denti stretti – è capace di fotografare il presente che di volta in volta racconta e schernisce, in maniera puntuale; irridendo stili di vita, luoghi, persone e città fa ridere ma insieme riflettere su sui vizi, virtù, pregi e difetti degli Italiani. L’autore è Roberto Manfredi, dagli anni ’70 discografico e grande burattinaio di questa scena musicale nella quale ha lavorato, producendo dischi per Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Paolo Conte, Roberto Benigni, Freak Antoni, Elio e Le Storie Tese. Manfredi, attivo anche come autore televisivo (da “Markette” di Piero Chiambretti a “Crozza Alive” di Maurizio Crozza) dice di essere arrivato all’idea di scrivere questo libro ispirato dal suo stesso curriculum e racconta una lunghissima storia di personaggi geniali e irriverenti, di menti e talenti esplosivi: si parte da Petrolini e il suo Gastone per arrivare a Caparezza; si racconta la Milano magica del Derby, locale sacrario del cabaret fucina di talenti come Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Paolo Villaggio, Diego Abatantuono.
C’è un elogio alla follia punk di Freak Antoni e gli spassosi retroscena della rivalità tra Skiantos e Elio & Le Storie Tese; si riscoprono meteore delle comicità come Paco D’Alcatraz con le sue battute fulminanti (Non ho mai cantato alla radio ma neanche al frigo; Proprio oggi pensavo che è triste sentirsi un coglione quando, soltanto, ieri, me ne sentivo due); e si celebra, soprattutto, il genio dei premi nobel Roberto Benigni ( che debuttò proprio con una canzone comica “L’inno del corpo sciolto”, un’ode alla cacca) e Dario Fo. Fo, l’italiano più censurato nella storia dello spettacolo e del teatro vinse il nobel per la letteratura nel 2007 con la motivazione: “Seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi” Un'altra, potentissima, chiave di lettura e metro di misura della canzone satirica. Un libro divertente e formativo, che può – e deve - galvanizzare i giovani musicisti più brillanti e intelligenti, spronandoli alla ricerca di canali e stilemi lontani dalla paludi melliflue e indolenti del Cuore/Amore.