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Perché ci innamoriamo di una chitarra
Perché ci innamoriamo di una chitarra
di [user #17404] - pubblicato il

Che cosa fa sì che una chitarra ci conquisti? E perché, tra tante, ce n'è una che sentiamo nostra? A cercare di rispondere, come nell'innamoramento, saremo sballottanti tra una serie di ragionamenti e considerazioni che oscillano senza trovare equilibrio tra passione e raziocinio, istinto e tecnicismo.
Perché ci piace una tale chitarra, perché scegliamo proprio quella è un pensiero simile a quello dell’innamoramento: soggetto a così tante varianti, considerazioni e pulsioni da risultare inafferrabile. Potremmo sederci a tavolino armati di squadra, compasso e calcolatrice ed elencare - magari disegnare - in maniera puntigliosa tutte le cose che desideriamo e che per noi funzionano in una sei corde. Tracciare un identikit che punti come un cecchino alla nostra chitarra prediletta tra le mille che il mercato offre. Ma sarebbe come scegliere la propria compagna (o compagno) sfogliando le pagine di una rivista di moda per trovare tra le modelle quella perfetta: con capelli, fianchi, gambe, occhi e tutto il resto che ci stuzzica, si armonizza, non sfigura o - più facile - non fa sfigurare le nostre linee, l’ altezza e il nostro portamento. Però, con uno schiocco di dita la modella potesse prendere vita ed essere nostra, quali certezze avremmo che a questa perfezione di forme, a questo mix sublime di dettagli selezionati, corrispondessero anche un carattere, un pensiero e una voce adeguati, appaganti?
 
Perché ci innamoriamo di una chitarra
 
Ho visto tanti chitarristi che dopo aver inseguito tra mille cataloghi, recensioni se non addirittura progetti la loro chitarra ideale, quando finalmente con uno schiocco di portafogli se la sono trovata tra le mani sono rimasti atterriti: il manico, perfetto nelle dimensioni appuntante sulla carta, era un tronco. I pick up deliziosi, analizzati in centinaia di test, ora nel loro amplificatore borbottavano stitici e sgraziati. Per non parlare di linee e forme: al collo del dimostratore che la suonava in fiera, la chitarra pareva leggera e aggraziata come un violino. Ora che la indossano, sembra un pedalò appuntato al petto con una brutta tracolla.
Questa lista di sconfitte non è di sicuro inferiore a quella dei tanti amici che si sono intestarditi a corteggiare donne bellissime, senza averle conosciute a dovere, per scoprirle solo dopo, più irritanti di una verruca. Che delusione e che perdita di tempo!
Per questo, la frequentazione, la pratica di un rapporto che si consolida nel tempo sono gli unici autentici metri di giudizio per valutare la solidità di un legame: sia questo tra uomo e donna che tra chitarra e chitarrista. La chitarra perfetta, quella che ci seguirà per sempre, raramente sarà la prima. E forse nemmeno la seconda o la terza. Così come la donna che invecchierà al nostro fianco, difficilmente sarà la stessa che abbiamo corteggiato durante la settimana bianca alle scuole medie, o quella con la quale uscivamo al liceo. 
La chitarra perfetta non è quella che ti incanta in un test o ti strega provandola in negozio: è quella che ti resta fedele concerto dopo concerto, che in studio non da grattacapi con ronzii o accordatura e dopo anni riesce ancora a stupirti con il suono opportuno. Ti aiuta a studiare di più senza affaticare la mano e nelle foto ti fa sembrare più ganzo.
 
Perché ci innamoriamo di una chitarra
 
La chitarra perfetta non è quella giusta per te sulla carta e nemmeno quella che ti fa suonare bene. E’ quella che ti fa bollire il sangue quando, attraversando la stanza, la incroci con la coda dell’occhio appoggiata su una poltrona e, qualunque cosa tu stia facendo, non resisti e la imbracci per strapazzarla almeno cinque minuti. Ti fa perdere la testa e per questo, con lei, inevitabilmente suonerai di più. E diventerai più bravo.
Perché la chitarra perfetta non è solo quella che suona meglio. E’ quella che ti fa sentire meglio.
Magari quel modello leggendario, iconico, così intriso delle suggestioni dei grandi guitar hero che l’hanno imbracciata prima di te da cedere un po’ di quello scintillio magico a chiunque l’accarezzi.
 
lo spunto per questa riflessione l'ha acceso Ryan Roxie, vigoroso chitarrista hard rock in forza nella band di Alice Cooper. Con lui abbiamo parlato di fraseggio, scale pentatoniche e imparato alcuni dei più celebri riff di Cooper ("No More Nice Guy". e "Poison" e "School's Out") Quando a fine intervista, gli abbiamo chiesto come mai avesse scelto le chitarre Gibson la sua risposta ci ha spiazzato e insieme conquistato. Nessuna argomentazione tecnica o specialistica: erano semplicemente le chitarre dei suoi guitar hero, quelle che gli facevano battere il cuore e sentire meglio quando le imbracciava.

gibson les paul lezioni ryan roxie
Link utili
Il sito di Ryan Roxie
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