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Il mio "one off" firmato Gwynnett in classe A
di [user #17844] - pubblicato il

Trasmettere le sensazioni date da un amplificatore non è facile, quando poi si tratta di un single-ended in copia unica con pezzi introvabili può sembrare un esercizio fine a se stesso. Quindi, semplicemente, ecco a voi la 6V6 d'epoca che, da qualche tempo, mi riempie di soddisfazioni.
Sono passati molti mesi da quando, chiacchierando di musica e attrezzatura, Gwynnett mi avanzò la proposta-sfida di costruire un amplificatore originale tutto per me.
Gwynnett, cioè Paolo, è ben noto ai lettori di Accordo per i suoi valvolari di altissimo livello. Non ha un vero e proprio marchio né una catena produttiva stabile ma, con un'esperienza maturata in decenni sul campo e sui libri, filamenti e torrette non hanno segreti per lui. Così, quando mi si è presentata l'opportunità, l'ho afferrata al volo senza tanti complimenti.
Ci siamo sentiti per telefono, ne abbiamo parlato di persona quando si è presentata l'occasione, e alla fine un profilo di massima si era formato. L'idea iniziale era di mettere a punto un prototipo da "aggiustare" in corso d'opera: volevo qualcosa di bassa potenza, che fosse trasportabile e gestibile, senza troppi controlli, con un timbro vicino agli standard Fender ma il più lineare e trasparente possibile, da modellare eventualmente con dei pedali senza preoccuparmi che li digerisse o meno. Si pensava a un prototipo, dicevo, ma sta di fatto che quella testatina da cinque watt presentatami all'incontro successivo mi ha conquistato all'istante, e si è adagiata tra le mie mani esattamente così com'era stata partorita a seguito delle mie vaghe richieste filtrate dalle idee ben chiare e pratiche di Gwynnett.
Da allora ci ho giocato molto, ho imparato a conoscerla e anche voi avete avuto modo di ascoltarla in qualche articolo, forse senza saperlo, ma di sicuro l'avete vista in questo test e nel video qui di seguito.



Ora è il pezzo intorno al quale ruota il mio setup minimale per swing e rockabilly e, dopo averle costruito maldestramente un cabinet intorno, è così che si presenta.

Il mio "one off" firmato Gwynnett in classe A

Come detto è un "one off", il solo esemplare della sua specie, e l'unico a sapere di preciso cosa c'è dentro è Gwynnett. Le mie competenze si fermano a ciò che si può vedere dal retro della sua nuova casetta di legno verdastro e da quello che esce dai coni. Tutto quello che posso dirvi è che fonda le sue radici nella miglior tradizione dei single-ended in classe A della scuola californiana di metà del secolo scorso.

C'è una sola valvola preamplificatrice. È una classica 12AX7 che Paolo mi consiglia di sostituire con una 12AY7 nel caso avessi voglia di maggior pulizia del suono. Non ne sento davvero il bisogno ma, se me ne dovesse capitare una di qualità sotto mano... chissà!
Segue una 6V6 marchiata Fivre, responsabile dei quasi cinque watt di potenza erogati. È una valvola d'epoca, usurata il giusto, attualmente nel fiore degli anni per ciò che riguarda il suo periodo vitale. Secondo Gwynnett, è anche grazie a lei che questo amplificatore suona... beh, come suona. È la graditissima ciliegina su una torta già favolosa di per sé.
L'ultima valvola fa da rettificatrice. Sopra ci si può leggere una sigla che somiglia a un 5U4C. In realtà, le lettere sono caratteri cirillici, quindi alzo le mani e, nel lasciare spazio a chi è più "dentro" quel tipo di mondo, mi limito ad assicurare che, nell'insieme, fa evidentemente il suo sporco lavoro alla grande.

Il mio "one off" firmato Gwynnett in classe A

Il pannello frontale è ridotto all'osso. Ha solo un volume master, un controllo di alti e uno di bassi, ma è tutto ciò di cui si può avere bisogno per gestire a dovere l'intera curva d'equalizzazione, facendo risaltare gli estremi di banda per un suono più bright e percussivo o tirandoli giù per far emergere i medi con un calore maggiore.
Non c'è alcun controllo dedicato alla distorsione vera e propria, ma il bello di avere un amplificatore del genere è portarlo sulla soglia di breakup, quando è il finale a sentirsi un po' al limite, e godere di quella compressione naturale che diventa un leggero crunch quando si calca la mano, ma che non sparisce nel mix se si fa un po' di roll-off sulla chitarra. Se richiesto, il resto lo faranno i pedali.

Gli ingressi sono due, di cui uno attenuato a -6dB che probabilmente non userò mai ma, come detto da Paolo, "eddai, fa brutto lasciarci il buco!".
Non c'è stand by, ma le prese per il loop effetti direttamente sul davanti.
Il retro dello chassis è lasciato libero, con la sola presa per l'alimentazione, l'uscita per la cassa e lo switch per commutare tra 4 e 8 ohm.

Il mio "one off" firmato Gwynnett in classe A

La targhetta con il nome d'arte di Paolo e il mio nickname è una chicca che mi sono voluto concedere, nonché un umile tributo al padre di questa bestiola. Artigianale come il resto, è un semplice foglio di carta stampato e appiccicato dietro una piastrina di plexiglass tagliata su misura.
Le scritte sui controlli e il colore nero sul pannello dell'ultima foto invece, lo ammetto, sono frutto di un fotoritocco. Credo possa aiutarvi a orientarvi tra i (pochi) controlli dell'amplificatore e, a me, serve a chiedervi: che ne dite se le faccio così?

Arrivati a questo punto, credo che parlare del suono sia superfluo: è un oggetto tutto mio, e l'unico modo di averne uno simile sarebbe contattare Gwynnett e chiedere lumi.
Per questo non ho voluto fare una recensione vera e propria. Ci ho attaccato una simil-Strat solo per i primi secondi, nel tentativo di dare un'idea generale della sua voce abbinata a uno strumento "standard". Per il resto, mi sono divertito con la Cabronita, corde lisce e con i suoni che piacciono a me collegando il tutto a una cassa DV Mark 4x12 con coni al neodimio.

Come un bambino che mostra i propri giocattoli preferiti agli amici, ho registrato un breve clip per voi, senza effetti né altro, con una rapida carrellata dei suoni su cui sto costruendo un progetto musicale (in cantiere, me tapino, ormai da troppo tempo). Non c'è l'intenzione di dare una panoramica delle caratteristiche proprie dell'amplificatore ma, se vi resta l'acquolina in bocca e vorreste conoscerne il comportamento in distorsione, o siete curiosi di sapere come rende in altri contesti, con effetti e quant'altro, o con chitarre e altoparlanti più comuni, non c'è da preoccuparsi: ne sentirete, e lo sentirete, in molte occasioni ancora.

amplificatori gwynnett
Link utili
Il test in cui è stata usata la testata
Costruire un cabinet per la testata
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